L’amministrazione Biondi è arrivata, proprio in questi giorni, al giro di boa del secondo anno di mandato.
“Sono stati due anni persi, inconcludenti” attacca l’opposizione, secondo la quale difficilmente l’attuale giunta arriverà a completare tutti e cinque gli anni di consiliatura, appesa com’è ai precari destini del governo gialloverde.
“Due anni sono sufficienti a fare un bilancio” ha affermato il capogruppo del Pd Stefano Palumbo in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte tutti i consiglieri di minoranza, eccetto quelli del Passo Possibile e Carla Cimoroni della Coalizione sociale.
“I primi due anni di una consiliatura sono quelli più importanti invece abbiamo assistito a una sfibrante partita a Risiko tra le varie forze della maggioranza, senza esclusione di colpi, per conquistare scranni più prestigiosi sia in Regione che in parlamento” ha incalzato Palumbo. “Tecnicamente rimarrebbero altri tre anni ma qualora si tornasse a votare per le politiche, siamo certi che Biondi si candiderà in un seggio blindato per Fratelli d’Italia. Lo diciamo sulla base del fatto che c’è il precedente delle regionali, quando il sindaco era pronto a candidarsi come presidente dopo appena un anno e mezzo di governo, e anche guardando all’impostazione generale di un’attività amministrativa fatta di annunci o di provvedimenti spot e non di progetti di lungo respiro. Biondi sta gestendo tutte attività che hanno un ritorno immediato in termini di consenso ma il compito di un sindaco dovrebbe essere un altro”.
“In più” ha concluso Palumbo “il sindaco ha ormai un consiglio comunale che gli è apertamente ostile, e lui ne è perfettamente consapevole. Basta guardare quello che accade nelle commissioni, diventate un vero e proprio Vietnam per gli assessori, che infatti, se possono, non vanno. Questa città avrebbe bisogno di riforme strutturali invece in questi due anni non solo non abbiamo visto nulla di tutto questo ma c’è stato un peggioramento in tutti i settori”.
“Dal centro storico ai parcheggi al Piano regolatore siamo all’anno zero su tutto, in questi due anni la città è stata tenuta in ostaggio” ha dichiarato Stefano Albano (Pd), secondo il quale “gli unici meccanismi che questa giunta ha inceppato sono quelli della pianificazione. Due anni fa D’Eramo, all’epoca assessore all’Ubanistica, disse che il nuovo Prg sarebbe stato approvato in 18 mesi, al termine di una discussione ampia che avrebbe coinvolto tutta la città. Non solo questa discussione non c’è stata ma per il Prg, come ha ammesso anche un dirigente rispondendo a una nostra interrogazione in consiglio, l’ultimo atto amministrativo risale alla giunta Cialente. Siamo ancora fermi al documento preliminare”.
“Negli ultimi giorni” ha attaccato Lelio De Santis (Italia dei Valori/Cambiare insieme) “abbiamo assistito a un teatrino di basso livello tra il sindaco e l’ex assessore Di Cosimo e forse Biondi dovrebbe dare una risposta ad alcune questioni poste dalla Di Cosimo, come la lotta per gestire i 700mila euro dei fondi Restart”.
Secondo De Santis, il fallimento della giunta Biondi è misurabile soprattutto su tre temi: gestione del Progetto Case, cura e manutenzione ordinaria del decoro urbano e ricostruzione pubblica.
“Il Progetto Case, come vado denunciando da tempo” ha osservato e Santis “sarà la tomba del Comune. In questi anni non si è fatto niente per recuperare i 16 milioni di euro di canoni e utenze non pagati che l’ente deve ancora incassare”.
Quanto all’ordinario, l’esponente dell’Idv ha sottolineato “la sporcizia e l’incuria in cui versa la città, preda, ormai, delle erbacce. E dire che in bilancio ci sarebbero anche 700mila euro per la pulizia e lo sfalcio dell’erba. Questa amministrazione ha tolto l’affidamento del servizio di manutenzione dei cimiteri a una cooperativa sociale per affidarlo a una società che ha vinto la gara con il massimo ribasso, come si è fatto per il servizio di pulizia del Progetto Case”.
Infine, sulla ricostruzione pubblica, De Santis ha sottolineato come “non sia partito nemmeno un appalto. E sul Parco Urbano di Piazza d’Armi, dove tutto è fermo da anni, rischiamo di perdere anche il contributo dello Stato. In altri tempi, durante la Prima Repubblica, la gente sarebbe scesa in strada con i forconi”.
Angelo Mancini (L’Aquila Sicurezza Lavoro) è tornato sul tema dell’abbattimento delle tasse locali presente nel bilancio di previsione rivendicato dalla maggioranza. Secondo Mancini, è solo un’operazione di facciata: “A parte qualche piccola riduzione della Tari per i commercianti del centro storico, all’Aquila si continua a pagare il massimo di Tasi e un’Imu oltre l’8 per mille. Quanto alla Tari, poi, continuiamo a dare all’Asm 14 milioni di euro l’anno ma la pulizia della città è sotto gli occhi di tutti e la raccolta differenziata è ancora molto lontana dall’obiettivo minimo del 65%. Vorrei ricordare che i tributi locali vengono calcolati sulle rendite catastali, che però all’Aquila sono crollate dopo il terremoto ma di questo non si è tenuto conto. La maggioranza ha sbandierato il taglio del 10% del Cosap (la tassa sull’occupazione di suolo pubblico) alle imprese impegnate nella ricostruzione, che di vantaggi ne hanno già avuti molti. Ma per i commercianti e i proprietari dei bar del centro non si è fatto niente. Per non parlare delle scuole: Mattarella verrà a inaugurare l’anno scolastico in un Musp perché non è stata ricostruita nemmeno una scuola e l’unico cantiere avviato è quello della Mariele Ventre. Sulle verifiche degli indici di vulnerabilità si è ancora molto indietro, il prossimo anno il Cotugno continuerà a essere dislocato in tre sedi diverse mentre all’istituto alberghiero i lavori per abbattere la palazzina inagibile che tra l’altro grava proprio sopra i laboratori si dovrà aspettare il 2021”.
Giustino Masciocco, capogruppo di Articolo 1/Mdp, ha sarcasticamente osservato come Biondi si “sia distinto sopratutto per le nomine alle partecipate, al capo delle quali, dall’Asm al Ctgs, ha messo tutte persone in odore di incompatibilità o inconferibilità”.
“Anche dall’osservatorio della Quinta commissione da me diretta” ha detto Elisabetta Vicini (Democratici e socialisti) “viene fuori un livello di questa amministrazione ancora più basso. Non parlo di visioni e strategia ma proprio di amministrazione con la a minuscola, dell’abc. Siamo a una percentuale bassissima, per esempio, di ordini del giorno e mozioni approvate dal consiglio a cui è stato dato seguito. Qualcuna ha portato all’elaborazione di qualche bozza, di mezzi documenti, ma a niente di concreto e attuale. Un esempio è la mozione, approvata all’unanimità dal consiglio l’anno scorso, per sollecitare l’istituzione territoriale del garante dei detenuti. La vicenda dello sciopero della fame delle due detenute rinchiuse nel carcere dell’Aquila poteva essere una buona occasione, per il sindaco, per dare attuazione a quel documento e fare bella figura. Ma non è stato in grado. Ormai è evidente che ha abbandonato la nave in attesa che approdi fortunosamente da qualche altra parte”.