"Prima gli onesti" e "mai più italiani cittadini di serie B".
Sono le linee guida della proposta di legge per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica presentata nel pomeriggio, a Palazzo Silone, dal presidente della Giunta regionale Marco Marsilio e dall'assessore delegato al Patrimonio e all'Edilizia sociale Guido Quintino Liris; ora, il provvedimento verrà discusso in Giunta per essere poi discusso in Consiglio per l'approvazione definitiva.
"La nostra intenzione è di rimettere mano, in particolare, al tema delle assegnazioni", ha spiegato Marsilio; "sapete che nel panorama più ampio dei servizi sociali si è creata una sostanziale disparità, una iniquità di fondo tra i cittadini italiani che hanno il dovere di dimostrare la propria condizione patrimoniale, sottostando a regole rigide, ad una burocrazia necessariamente poco sensibile, e una platea, in genere costituita da immigrati, a volte persino clandestini, che non hanno gli stessi oneri e riescono dunque, più agevolmente, a primeggiare nelle graduatorie. Per questo, abbiamo medie del 35-40% di assegnazioni di alloggi a questa platea di beneficiari. Questo produce delle tensioni, dei risentimenti da parte degli strati più poveri della popolazione di cittadinanza italiana che vivono con forte disagio la loro condizione: è uno dei motivi per cui in determinate periferie urbane della nostra Regione l'intolleranza nei confronti dei beneficiari immigrati sta superando il livello di guardia".
"Noi vogliamo ripristinare condizioni di equità - ha aggiunto Marsilio - di maggiore legalità e controllo".
Ad entrare nel dettaglio è stato l'assessore Guido Quintino Liris che ha inteso chiarire, subito, come non si intenda enfatizzare il concetto, caro alla Lega, del "prima gli italiani" che, ha aggiunto, "è utile a riempire le pagine dei quotidiani ma non è affatto efficace dal punto di vista amministrativo, non essendo consentito neanche dalla Costituzione. Piuttosto, l'obiettivo è di premiare gli onesti: fuori dagli alloggi i furbi, chi delinque, chi non rispetta le leggi e i valori della nostra Repubblica".
E dunque, la legge propone un inasprimento delle cause di esclusione e di decadenza dal beneficio per chi si macchia di reati di vario genere, tra cui quelli contro la pubblica amministrazione, l'amministrazione della giustizia, l’ordine pubblico, il patrimonio e la persona: "L’attuale limite di condanna, superiore a 5 anni di reclusione per l’assegnazione della casa popolare, viene abbassato a 3 anni", ha spiegato Liris. Che ha aggiunto: "La riforma introduce il principio per cui chiunque non rispetti la Nazione, le sue istituzioni e i suoi emblemi, non ha diritto all’alloggio popolare; quindi viene escluso o decade chi si macchia del reato di vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate".
In sostanza, la legge regionale attuale pone quale limite per l’assegnazione della casa popolare una condanna superiore a 5 anni di reclusione, "il che equivale a non escludere nessuno - è stato spiegato in conferenza stampa - visto che la maggior parte dei reati, anche quelli più gravi, con le attenuanti determinano condanne al di sotto dei 5 anni e, per di più, alcuni reati sono stati depenalizzati dal governo Renzi. Dunque, se si mantenesse il limite dei 5 anni, anche i condannati per reati contro il patrimonio, violenza privata, furto, spaccio di stupefacenti, corruzione verso la PA, truffa ai danni dello Stato, frode, omissione di soccorso, violazione di domicilio potrebbero ottenere un alloggio".
La legge introduce, altresì, la decadenza dall’assegnazione dell’alloggio per gli autori di delitti di violenza domestica, mantenendo però il diritto di abitazione per i conviventi.
Non solo.
Come già avviene per i cittadini italiani, anche gli stranieri "dovranno dimostrare il possesso delle condizioni economiche, reddituali e patrimoniali" e per coloro che non avessero la possibilità di fornire la documentazione richiesta si farà riferimento alle Ambasciate. A farla breve, non sarà più consentita l'autocertificazione. "La modifica proposta, ben lungi dall’essere riconducibile ad un intento discriminatorio, mira a stabilire il principio per cui una dichiarazione sostitutiva relativa a situazioni esistenti fuori dall’Italia e proveniente da un cittadino dell’Unione o extracomunitario, se diretta ad una PA italiana, potrà essere ammessa solo se quest’ultima disponga, direttamente o indirettamente (cioè con l’apporto prestabilito dell’Autorità estera del luogo interessato), di mezzi di controllo adeguati, corrispondenti a quelli di cui dispone rispetto alla dichiarazione resa in Italia dal cittadino italiano".
Tra l'altro, la proposta di legge stabilisce, in maniera più chiara, il requisito della non titolarità del diritto di proprietà, comproprietà, usufrutto di un alloggio non solo in Italia ma anche all'estero.
Il provvedimento prova a tutelare, inoltre, la formazione culturale dei giovani, "inserendo tra le cause di decadenza dal beneficio coloro che abbiano riportato denunce per inosservanza dell’obbligo scolastico per i figli minori" ha proseguito Liris chiarendo che l'iscrizione ai bandi sarà aperta anche ai "coniugi separati o divorziati, i quali, seppur nominalmente titolari di case di proprietà, non possono usufruirne in quanto assegnate dalla legge all’altro coniuge e si trovano pertanto in forte difficoltà economica e abitativa".
Infine, si intende intervenire per rafforzare il regime dei controlli da effettuarsi anche per coloro che siano già assegnatari e, nel corso del tempo, in ordine alla permanenza dei requisiti degli assegnatari: "le verifiche da parte degli enti preposti dovranno avvenire obbligatoriamente ogni due anni, ovvero in qualsiasi momento, laddove se ne ravvisi la necessità", ha tenuto a chiarire Liris.