Pali di fondazione poco armati e l'armatura non sarebbe neppure per tutta la lunghezza.
La sede del Consiglio regionale in piazza Unione, a Pescara, non è affatto sicura: "la presenza dell'edificio sul lato Sud influenza enormemente il comportamento dinamico della struttura, potendo comportare anche pericolosi martellamenti in caso di sisma".
Si legge nella relazione commissionata dal servizio Tecnico dell'Emiciclo all'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) che ha verificato la stabilità del fabbricato, costato finora quasi 10milioni di euro. E così, l'Ufficio di presidenza del Consiglio - nella seduta del 13 febbraio - si è visto costretto a chiudere al pubblico la sala 'De Cecco'.
Per mettere a norma il palazzo, servirebbero altri 2milioni di euro. Una spesa enorme. L'Ufficio di presidenza ha dunque stabilito di interessare l'Avvocatura regionale per valutare la "trasmissione degli atti alla Corte dei conti, per una opportuna verifica della esistenza di un eventuale danno patito dall'amministrazione acquirente".
"Il candidato in pectore del centrosinistra alle regionali, Luciano D’Alfonso, spieghi agli aquilani come la pensa sulla notizia circa la non completa sicurezza sismica della sede della Regione in piazza Unione a Pescara”, hanno chiesto in una nota i consiglieri comunali di opposizione dell’Aquila, Guido Quintino Liris (Forza Italia) e Alessandro Piccinini (gruppo misto).
L'acquisto della sede a Pescara aveva fatto molto discutere. Si era opposto il centrodestra e parte del centrosinistra con, in prima linea, i democrat aquilani e Rifondazione Comunista che avevano ravvisato nell'acquisto dell'edificio un inutile spreco di denaro.
Nient'altro che doppione della sede aquilana, assolutamente inadeguato ad ospitare l'auspicata sede unica e che ha - di fatto - generato una anomalia amministrativa. "L’acquisto e l’adeguamento del fabbricato, costati in tutto quasi 10 milioni di euro della collettività abruzzese, furono una volontà dell’allora presidente del Consiglio regionale, Marino Roselli, pupillo di D’Alfonso, suo principale ‘sponsor’ elettorale, che difese tale scelta anche contro le perplessità di una parte del Partito democratico aquilano, il sindaco Massimo Cialente e l’attuale senatrice Stefania Pezzopane, che oggi vanno a braccetto con l’ex primo cittadino di Pescara", ricordano Liris e Piccinini.
"Allora si beccarono la reprimenda di D’Alfonso che li invitò 'a mettere da parte i campanilismi', anche in risposta a chi, nel centrodestra, ed erano in tanti, pensava (e pensa ancora) che la sede pescarese rappresenti solo un inutile doppione di cui non si sentiva la necessità".
"Cinque anni dopo - continuano i consiglieri aquilani - con D’Alfonso rigenerato dalle assoluzioni di primo grado nelle inchieste giudiziarie che lo hanno visto protagonista e in piena campagna elettorale, Cialente e la Pezzopane sembrano aver messo da parte le incomprensioni di un tempo e fanno da claque alle passerelle aquilane dell’aspirante governatore".
"Sarebbe interessante sapere – concludono Liris e Piccinini – se i componenti della ‘triplice’ che guida il centrosinistra aquilano, contando tra essi anche l’ex deputato Giovanni Lolli, promesso ‘sposo’ di D’Alfonso nel ticket per la Regione, continuano a pensare che la sede di piazza Unione sia un ‘oltraggio al capoluogo’, come dissero in occasione del taglio del nastro, oppure la ragion di Stato democratica gli impone il silenzio su questa vicenda dai contorni più che oscuri".
Con l'auspicio che gli organismi competenti, su tutti la Corte dei conti, chiariscano se l’acquisto della sede di piazza Unione sia un altro capitolo del malgoverno del centrosinistra e delle spese allegre che ne hanno caratterizzato la gestione della Regione.