Domenica, 22 Settembre 2019 12:59

Biondi ad Atreju: "Saviano e Zerocalcare non ce li voglio a L'Aquila, è una città nobile e aristocratica"

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Un sindaco di lotta e di governo, verrebbe da dire.

Pierluigi Biondi, nella lunga conferenza stampa organizzata a L'Aquila all'indomani delle parole della direttrice artistica del Festival degli Incontri, Silvia Barbagallo, che aveva denunciato di "censura" il primo cittadino per essersi messo di traverso alla presenza di Roberto Saviano e Zerocalcare nel cartellone dell'evento, aveva spiegato che, in realtà, non si trattava affatto di censura - anzi, "non ho mai posto veti: si sarà trattato di una suggestione di Barbagallo... " le sue parole - piuttosto di una richiesta legittima di maggior pluralismo della proposta culturale mettendo accanto a Saviano, magari, "Pietrangelo Buttafuoco, cultore di Leonardo Sciascia, per discutere dei professionisti dell’antimafia". 

Insomma, la presa di posizione del Comune dell'Aquila non c’entrava nulla con la censura: "non ho mai segnalato un nome, un concerto, un service, un grafico, un facchino sebbene il Comune programmi e distribuisca milioni di euro per la cultura. Chiedete alle Istituzioni aquilane se ho mai messo becco nei programmi", si era difeso il sindaco dell'Aquila; piuttosto, i problemi erano altri: Biondi aveva chiarito che, a meno di un mese dall'evento, non era a conoscenza del programma del festival, che non era stato ancora approvato un bilancio di previsione, che l'organizzazione non si era ancora occupata delle richieste per l'occupazione del suolo pubblico e così via.

Questioni rilevanti, sia chiaro. Questo è il Biondi di governo.

Se non fosse che il sindaco del capoluogo di Regione, ospite della kermesse di Fratelli d'Italia Atreju, ha vestito i panni del sindaco di lotta. "Sono stato accusato di censura semplicemente per aver detto ad una 'tizia' che non era possibile spendere 700 mila euro in quattro giorni per fare una sorta di carnevalata di sinistra dove era assolutamente assente il pluralismo", le sue parole dal palco.

Ora, la 'tizia' è Silvia Barbagallo, direttrice artistica del festival, personaggio noto nel mondo della cultura italiana - è la presidente dell’associazione Minimondi, conosciuta per aver ricoperto, tra le altre cose, l’incarico di capo del coordinamento esecutivo del festival della piccola e media editoria ‘Più libri più liberi’ - selezionata a seguito di un bando pubblico del Ministero dei Beni culturali da una giuria composta da Daniele Perchiazzi (rappresentante Mibac), Enrico Storelli, Tullio Buzzelli, Ettore Pellegrino (presidente) e Giorgio Paravano, avendo la meglio su nomi altrettanto quotati. 

Va ricordato, altresì, che è stato proprio il sindaco dell'Aquila, con l'allora sottosegretario Gianluca Vacca, a sottoscrivere l'accordo che ha destinato 700mila euro alla realizzazione di un festival di 4 giorni.

Non è questo il punto, però: Biondi parla esplicitamente di "carnevalata di sinistra", ribadendo l'assenza di pluralismo che, nel mondo della cultura, si fa concetto piuttosto scivoloso se non lo si maneggia con cura. Sta di fatto che il sindaco del capoluogo ha chiarito meglio il suo punto di vista: "Su Repubblica sono usciti i soliti titoloni: 'il sindaco censore, non vuole Saviano non vuole Zerocalcare'. Sì, in realtà non ce li voglio a L'Aquila: L'Aquila è una città plurale, nobile, aristocratica, bella, che non merita questo genere di cose; è una città in grande trasformazione, venite a vedere quanto è cambiata rispetto alle immagini che tutti voi avete visto in tv dieci anni fa".

E dunque, ci chiediamo: il problema vero è la manchevole organizzazione del festival oppure un calendario di eventi effettivamente non gradito al primo cittadino perché considerato di sinistra? E' accettabile una tale ingerenza? Può un sindaco decidere chi debba o non debba essere invitato in città per partecipare ad eventi pubblici finanziati con fondi del Ministero dei Beni culturali, ideati da professionisti selezionati a valle di un bando pubblico nazionale? Come si definisce il pluralismo, un confronto tra idee o la censura di personaggi che non si vogliono in città?

Non capiamo, poi, il motivo per cui una città plurale non "meriti" la presenza di uno scrittore e di un fumettista di successo, e tantomeno il riferimento alla presunta nobiltà e aristocrazia dell'Aquila. Cosa si intende, esattamente?

 

 

Ultima modifica il Lunedì, 23 Settembre 2019 15:32

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