Mercoledì, 09 Ottobre 2019 02:17

Precari ricostruzione, Comune studia soluzione per stabilizzazione

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C’è tempo fino al 31 dicembre 2020 per stabilizzare i 42 dipendenti a tempo determinato del Comune dell’Aquila.

Per quella data, infatti, oltre ai contratti dei lavoratori, scadrà anche la finestra temporale prevista dalla legge Madia per dar modo alla pubblica amministrazione, enti locali inclusi, di ridurre, al proprio interno, i contratti a termine e valorizzare la professionalità acquisita dal personale con rapporto di lavoro a tempo determinato.

Malgrado manchi poco più di un anno, un vero iter per assicurare ai lavoratori (ai quali vanno aggiunti anche i 13 precari dell’Usra e i 20 dell’Usrc) un contratto a tempo indeterminato non è mai partito. Assunti in piena emergenza post-sisma, rischiano di essere mandati a casa ben prima che la ricostruzione sia terminata. Senza contare che, con il tempo, sono diventati pedine essenziali per mandare avanti servizi fondamentali e irrinunciabili, dall’ufficio tributi al sociale, dalla gestione del Progetto Case agli asili nido.

Il Comune aveva avviato un tavolo con il precedente governo, nelle persone dell’ex ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e dell’ex capo dipartimento della Funzione Pubblica Maria Barilà, per trovare una soluzione ma il cambio di maggioranza ha resettato tutto e si dovrà ricominciare da capo.

“La volontà della giunta, formalizzata anche con una delibera approvata lo scorso 17 settembre, è quella di assorbirli tutti con contratti a tempo indeterminato” afferma l’assessore comunale al Personale Fausta Bergamotto “ma in questo momento scontiamo alcune difficoltà dovute sia al non avere, nel governo, un interlocutore di riferimento sia al capire in quale quadro economico e normativo muoverci”.

Ieri se ne è parlato anche in commissione Bilancio, davanti a una delegazione di lavoratori e ad alcuni rappresentanti sindacali (presenti, però, solo come uditori).

Secondo i sindacati, i lavoratori hanno tutti i requisiti previsti dalla legge per poter essere assunti stabilmente, avendo sostenuto, a suo tempo, una procedura concorsuale.

Il problema, dunque, non sarebbe tanto di ordine normativo quanto economico-finanziario. Attualmente, infatti, questi lavoratori vengono pagati con dei fondi (poco meno di 2 milioni di euro) provenienti non dal bilancio comunale ma da una contabilità speciale chiamata Fondo per l'assistenza tecnica.

Nella delibera approvata lo scorso 17 settembre, è scritto che il Comune sta provando a verificare se è possibile avere quei fondi – che per un bilancio statale non sono molti - in via stabile. In caso contrario, si legge nel provvedimento, “dovranno essere utilizzate le somme del bilancio comunale ed bisognerà operare nei limiti delle vigenti normative in materia di contenimento della spesa del personale […] prevedendo anche la possibilità di ricorrere a assunzioni a tempo indeterminato con contratto di lavoro a tempo parziale”.

In altre parole, se il Comune riuscirà a ottenere in via permanente dallo Stato tutti i fondi necessari alla stabilizzazione, potranno essere assunti subito tutti i lavoratori. In caso contrario, se, cioè, quei trasferimenti non dovessero arrivare o dovessero essere concessi solo parzialmente, il Comune è pronto a ricorrere alle risorse presenti nel proprio bilancio, utilizzando, magari, una parte degli avanzi di amministrazione e facendo ricordo a contratti part-time. E’ chiaro che, qualora ciò avvenisse, le stabilizzazioni non potrebbero esserci “tutte e subito” ma andrebbero effettuate a scaglioni, gradualmente e quindi, per non lasciare nessun lavoratore per strada, andrebbe probabilmente chiesta una deroga alla Madia.

L’assessore ha fatto sapere che una ricognizione per capire se queste risorse ci sono è già iniziata.

La Cgil chiede di accelerare perché è convinta che i fondi ci sono. Nei prossimi anni, infatti, sostiene il sindacato, con il turnover, ossia con pensionamenti, rimarranno vacanti, nella pianta organica del personale, molte posizioni. Vuoti che potrebbero essere ampiamente colmati assumendo in via definitiva i lavoratori precari.

Naturalmente tutti questi scenari rimarrebbero in piedi qualora si riconoscesse che la selezione fatta a suo tempo da questi lavoratori sia equiparabile a tutti gli effetti a un concorso pubblico. Cosa, secondo alcuni, non del tutto scontata. In questo caso, il Comune sarebbe chiamato a procedere a un nuovo concorso con riserva, con il 50% dei posti messi a bando riservati ai precari e il restante 50% agli esterni. Ipotesi che evidentemente scontenterebbe molto i lavoratori.

C’è, inoltre, un altro aspetto da considerare e potrebbe rappresentare un freno per il Comune dell’Aquila. Se venisse attivata la procedura di stabilizzazione di tutti i precari, l’ente avrebbe, per qualche tempo, le mani legate, nel senso che non potrebbe procedere a nuove assunzioni a tempo determinato.

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Ottobre 2019 14:17

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