Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha accolto con favore la proposta del primo cittadino di Teramo, Gianguido D’Alberto, di tenere un Consiglio comunale congiunto per discutere del riordino della rete ospedaliera regionale e, in particolare, del Dea di secondo livello delle aree interne; “verificata la disponibilità dei presidenti delle rispettive assise consiliari – ha chiarito Biondi – l’intenzione è di fissare il Consiglio congiunto in tempi brevi. Col sindaco D’Alberto abbiamo già individuato il luogo dove tenerlo, presso l’Emiciclo, nella sala del Consiglio regionale”.
“Il tema della sanità aquilana, e più in generale delle aree interne – ha sottolineato ieri il sindaco dell’Aquila, in Consiglio comunale – è assai delicato, con diverse sfaccettature e problematiche da risolvere. E’ in discussione la sopravvivenza stessa della sanità aquilana, il posizionamento delle aree interne nel piano di riordino regionale che muove dai rilievi del tavolo di monitoraggio, oltre agli investimenti infrastrutturali e in risorse umane. Sono ancora tante le questioni insolute, ed in particolare per l’azienda della provincia dell’Aquila e penso, tra le altre cose, al punto nascita di Sulmona”.
Ovviamente, l'argomento sul tavolo è la funzionalizzazione dei presidi di L’Aquila e Teramo come Dea di secondo livello: “tuttavia – ha tenuto a ribadire Biondi – dovremo affrontare la questione complessivamente, in termini di sanità provinciale, salvaguardando le eccellenze degli altri presidi ospedalieri, la Chirurgia vascolare di Avezzano per esempio. C’è poi un tema di governance da risolvere in tempi brevi”, ha aggiunto il sindaco dell’Aquila.
“Senza alcuna vena polemica”, ha tenuto a specificare il primo cittadino del capoluogo, “ma mi fa davvero piacere che, finalmente, le forze politiche, in modo trasversale, concordino sulla necessità di un Dea di secondo livello delle aree interne; la delibera di Giunta regionale del maggio 2017 è stata frettolosa e mal scritta, allorquando si è capito chiaramente che il percorso di funzionalizzazione dei presidi ospedalieri di Chieti e Pescara, propedeutico alla realizzazione in project financing dell’ospedale unico dell’area metropolitana, era in stato assolutamente avanzato. Con quella delibera, si avviò - in modo piuttosto stentato - lo studio di fattibilità per la funzionalizzazione del San Salvatore e del Mazzini. Ora bisogna accelerare. Per questo, ho accolto positivamente l’apertura del sindaco di Teramo, con cui pure avevamo avuto delle divergenze sulla fusione tra le Camere di Commercio di L'Aquila e Teramo: sono convinto che vada esaltata una vocazione complementare tra i territori dell’aquilano e del teramano, L’Aquila deve saldarsi con Teramo anche per fare massa critica e rispondere in termini numerici alle aree costiere”.
Biondi lo ribadisce, sottolineando, d’altra parte, come in passato la sanità teramana abbia tentato di far passare il progetto di un Dea di secondo livello autosufficiente, “trasferendolo verso la costa: l’allora manager dell’azienda sanitaria teramana, Roberto Fagnano, attuale direttore del Dipartimento sanità di Regione Abruzzo, aveva rappresentato più volte la disponibilità di risorse economiche significative per realizzarlo”.
Ecco il motivo per cui il sindaco dell’Aquila si dice “soddisfatto” per la richiesta di Consiglio comunale congiunto avanzata da D’Alberto; finalmente, anche sull’altro versante del Gran Sasso si è capito che, da soli, non si va da nessuna parte. “In questi mesi, ho scritto decine di lettere, sollecitato in forma istituzionale e non a mandare avanti i lavori della Commissione che si sta occupando di definire il piano di fattibilità sulla funzionalizzazione dei presidi ospedalieri di L’Aquila e Teramo. Come accennato, però, c’è anche un problema di governance da risolvere”.
Va aggiornata, infatti, la composizione della Commissione paritetica locale – nient’affatto banale, considerato che l’Università dovrà avere un ruolo rilevante nella riorganizzazione della rete ospedaliera - oltre che della Commissione sul Dea di secondo livello: “a seguito dell’insediamento del nuovo rettore dell’Università dell’Aquila – ha spiegato Biondi – ci è stato chiarito che sarà proprio Edoardo Alesse a detenere la delega che, negli anni scorsi, l’uscente Paola Inverardi aveva affidato al prorettore Carlo Masciocchi. In questo senso, ho sollecitato a fare in fretta: debbo dire che il rettore Alesse si è mostrato attento e assolutamente interessato alla vicenda”.
Non solo.
Il Dea di secondo livello dovrà muoversi sulla qualità e sulla chiarezza della direzione delle strutture, delle unità operative: “al San Salvatore va affrontata la questione della Terapia intensiva neonatale che, stando al Decreto Lorenzin, può essere mantenuta purché vi siano almeno 1000 parti l’anno; a L’Aquila siamo un pochino sotto la soglia: ecco l’importanza della battaglia, fatta e vinta, per il parto indolore, per dare la possibilità alle pazienti di accedervi durante tutto il corso della giornata e della settimana e non soltanto ad orari stabiliti come accadeva in passato per carenza di anestesisti. Attendiamo inoltre le ultime autorizzazioni per la Fecondazione assistita che, col parto indolore, sarà un altro importante attrattore che potrebbe permetterci di incrementare il numero dei parti mettendo in sicurezza la Tin”.
Altra questione da risolvere attiene alla Neurochirurgia che, dopo il trasferimento di Renato Galzio, è retta da Alessandro Ricci: “in una recente riunione della Commissione paritetica si è proposto il trasferimento dalla conduzione universitaria a quella ospedaliera per consolidare la posizione del facente funzione”. Inoltre, a breve andrà in pensione il primario della Chirurgia vascolare, Marco Ventura, “e c’è la necessità di individuare un primario facente funzione: gli universitari sono finiti e, dunque, si dovrà ricorrere ad un ospedaliero. La vicenda andrà affrontata in una prossima Commissione. Inoltre, Anestesia passa da ospedaliera ad universitaria, la Chirurgia diagnostica endoscopica da universitaria a ospedaliera: insomma, chiederà all’assessore regionale Nicoletta Verì di procedere alla modifica del piano aziendale in tempi brevi, così che la sanità aquilana si trovi pronta a concorrere, senza sorprese, alla funzionalizzazione dei presidi nell’ottica di realizzare un Dea di secondo livello delle aree interne”.
C’è poi il tema della carenza di personale che sta assumendo contorni drammatici: “la legge 161 ha imposto il rispetto degli orari di lavoro dei medici e, intanto, quota 100 rischia di falcidiare ulteriormente la nostra Asl che già aveva un fabbisogno stimato di 700 unità di personale, solo in parte coperto da contratti di lavoro atipici".
Insomma, la vicenda è complessa: "bisogna avere un filo conduttore logico che richiederà i suoi tempi. D’altra parte, il Dea di secondo livello dovrà reggersi sulla sostenibilità dei numeri, sulla qualità dei servizi e sulla capacità di fare investimenti. Serve una unità d’intenti forte, politica e territoriale”.