Saranno nove le liste che appoggeranno la candidatura di Luciano D'Alfonso alle elezioni regionali del 25 e 26 maggio.
L'ex sindaco di Pescara sarà sostenuto da Pd, Sel, Psi, Idv, Centro democratico/Scelta civica, Abruzzo liberale, Abruzzo facile e veloce, Luciano Presidente, D'Alfonso Presidente (le ultime tre saranno liste civiche). Una coalizione che potrebbe allargarsi anche all'Udc, qualora il partito decidesse di schierarsi con il centrosinistra.
Mancano poche settimane alla chiusura delle liste. “Stiamo lavorando” dice il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci, che giudica positivo il fatto che la coalizione si sia ampliata arrivando ad abbracciare partiti e singole personalità di certo non annoverabili, per trascorsi e appartenenza politica, nel centrosinistra.
La scelta di dar vita a ben tre liste civiche, del resto, è stata dettata anche dalla necessità di trovare un posto a tutte le 240 persone che si sono messe in lizza per una candidatura. E', insomma, un modo per dare un salvagente a transfughi, trombati, rottamati, convertiti dell'ultim'ora e altri personaggi in cerca di un posto al sole.
“Anche in altre regioni dove si è votato o dove si voterà” ha affermato Luciano D'Alfonso, che venerdì mattina ha partecipato ai lavori del congresso regionale della Cgil (per lui, però, nessun intervento) “ci sono o ci sono state liste di identità partitica e politica, liste del territorio, liste della società, liste composte semplicemente da coloro i quali vogliono mettere a disposizione la loro esperienza. L'importante è che poi ci sia la volontà di mantenere unito il quadro. Per quanto mi riguarda, ogni volta che ho governato l'ho fatto avendo a fianco persone provenienti da esperienze politiche diverse”.
D'Alfonso non nutre nessun timore o imbarazzo nel candidarsi a capo di una coalizione che va da Sel a Daniela Stati (ex Pdl) e alla famiglia Toto (Fli) e che, una volta al governo, proprio in virtù di questa eterogeneità, potrebbe avere problemi di tenuta e stabilità, specie se dovrà attuare un programma ambizioso come quello prpoposto dall'ex sindaco di Pescara: “Nei primi 4 mesi preciseremo gli obiettivi dell'azione di governo; nei successivi 52 mesi adotteremo i provvedimenti; infine, negli ultimi 4 mesi esibiremo le fotografie dei risultati raggiunti. Non ci sarà mai più un allungamento della legislatura".
"Io” ha detto D'Alfonso “mi candido per fare quello che non si è fatto non solo in questi ultimi 5 anni ma anche in anni meno recenti: stiamo coltivando un programma all'altezza della sfida che riguarda questa regione, un programma che coltivi decisioni puntuali per rilanciare l'economia, la natalità delle imprese, i territori organizzati. Vogliamo fare in modo che ciò che ci ha donato Dio - le bellezze ambientali - riprendano e riguadagnino la loro lucentezza e il loro splendore originario, perché questa regione deve essere preferita non solo da chi ci vive ma anche da chi ci deve venire a investire”.
D'Alfonso sembra aver definitivamente archiviato anche il maggior impedimento che si frapponeva tra lui e la sua ascesa alla carica di governatore, vale a dire le vicende giudiziarie che lo vedono ancora coinvolto come imputato e la questione del codice etico.
Temi che, negli ultimi giorni, hanno trovato grande spazio sulla stampa nazionale, in particolare su Repubblica, Il Fatto Quotidiano e, per ultimo, sull'Espresso, che, nel numero uscito oggi, pubblica un articolo, firmato da Marco Travaglio, abbastanza duro nei confronti di D'Alfonso. Il quale, però, ha risposto così: “Il codice etico è chiarissimo, l'articolo 5 è indiscutibile. Io finora ho collezionato 53 assoluzioni, pronunciate dai giudici perché il fatto non sussiste. Credo sia giusto a questo punto che abbracci il consenso di coloro che vogliono la mia amministrazione”.
Dello stesso avviso è anche il segretario regionale Silvio Paolucci, anch'egli presente al congresso Cgil: “Il codice etico non è un impedimento. Nel caso di specie si parla di un post giudizio perché il giudizio c'è già stato. Credo che il vero problema democratico sia, piuttosto, che la destra si è trovata al governo della regione e di importanti città come Pescara grazie a delle vicende giudiziarie che poi sono arrivate a sentenze del tutto opposte rispetto alle tesi accusatorie (anche se Del Turco è stato condannato a nove anni, ndr). Chi ha scritto l'articolo su Repubblica” ha concluso poi Paolucci “ha un contratto parlamentare con il senatore Fabrizio Di Stefano, ex vice coordinatore regionale di Forza Italia”.