"L’avviso pubblico partorito dall'amministrazione comunale va cambiato subito, per questo depositiamo un atto formale, una mozione in consiglio comunale, visto che alle tante sollecitazioni di pezzi sani della società aquilana, dalle associazioni ai professionisti che ringraziamo, la giunta cittadina si presenta sorda. Di qui la nostra richiesta: a fronte delle altre città d'Abruzzo che hanno convocato i propri consigli comunali, si dia possibilità anche nella città dell'Aquila di discutere, soprattutto in presenza di evidenti errori amministrativi".
L'affondo è della segretaria cittadina del Partito Democratico, Emanuela Di Giovambattista, e del consigliere comunale Stefano Albano che spiegano come il bando vada modificato, innanzitutto, per la scelta procedurale adottata dall'amministrazione.
"Siamo di fronte ad un ritardo vergognoso della Giunta nell'applicare l'Ordinanza di Protezione civile e nel costruire il bando in questione. L'Aquila arriva come ultima città d'Abruzzo, mentre altri comuni, come ad esempio Pescara, città complessa e governata dal centro destra, e perfino quelli piccoli del nostro comprensorio, costretti a condividere il segretario generale e senza dirigenti a tempo pieno in organico, stanno distribuendo concretamente già nelle giornate di oggi e domani i buoni spesa voluti dal governo ai cittadini bisognosi. A fronte di tale ritardo però, come non bastasse, si decide di fare una graduatoria, non richiesta dalla norma nazionale, che inevitabilmente allungherà ulteriormente i tempi per la consegna effettiva dei buoni, col risultato di famiglie aquilane che non otterranno subito gli aiuti in oggetto e passeranno di conseguenza una Pasqua senza il sostegno previsto dallo Stato. Risulta evidente come l'amministrazione non abbia compreso la ratio dell'Opcm che ha distribuito le risorse ai comuni italiani: non la volontà di mettere in campo misure generiche di sostegno al reddito, bensì un aiuto veloce e concreto a coloro che a causa dell'epidemia si trovano senza lavoro o con riduzione significativa dell'orario lavorativo in attesa che diventino operative le misure nazionali come la CIG, un aiuto concreto nell'emergenza quindi in cui i tempi sono fondamentali".
Qui - stando ai dem - si evince il primo fallimento di questo bando comunale.
C'è poi un'altra criticità, la restrizione del campo ai residenti. "Oltre che grondante di motivazioni ideologiche incomprensibili e inaccettabili in un momento come l'emergenza in cui stiamo vivendo, durante la quale dovrebbero prevalere soltanto il buon senso e la solidarietà, appare evidente come il bando comunale in tal senso vada a confliggere con le norme nazionali e con l'Opcm sopra citato. Utilizzando il criterio della residenza e del permesso di soggiorno di lunga durata (contrario a quanto disciplinato dal TU sull'immigrazione) infatti non soltanto si escludono dagli aiuti gli stranieri presenti sul territorio (molti dei quali ex beneficiari del progetto sprar integratisi nella comunità) e i richiedenti asilo, entrambe categorie oggi impossibilitate a lasciare il nostro paese stante il blocco internazionale della mobilità, ma si escludono anche i soggetti senza fissa dimora, di qualsiasi nazionalità essi siano perfino se italiani, e tutti i cittadini italiani rimasti bloccati nella nostra città dall'inizio dell'emergenza. Ribaltando il ragionamento, se un comune italiano avesse adottato tali criteri escludendo dei cittadini aquilani, li domiciliati ma non residenti e rimasti impossibilitati a spostarsi, il Sindaco dell'Aquila avrebbe tuonato contro tale ipotetica amministrazione gridando allo scandalo?".
E poi perchè lo strumento della graduatoria, fatta, oltretutto, con criteri discutibili e confusi - si chiedono i democratici - "dove si utilizzano le classiche categorie delle fragilità sociali che nulla hanno a che fare con le difficoltà economiche legate all'emergenza e che andrebbero certo aiutate ma con altri strumenti? Perché escludere completamente dal bando i percettori di sussidi economici piuttosto che, come previsto dall’Opcm, inserirli in subordine? Perché non si è rispettato il solco tratteggiato dalla norma nazionale? Si ha preoccupazione che le risorse possano terminare? E i soldi di Marsilio promessi da Giorgia Meloni in persona con tanto di manifesto? Che fine hanno fatto? E perchè inoltre non attingere dai soldi frutto di donazioni all'Ente per non escludere nessuno?".
Infine, Albano e Di Giovambattista contestano anche la modalità di presentazione delle domande. "Le domande possono essere presentate esclusivamente sul sito del comune, usando un link ed accedendo ad un format, e non si è prevista alcuna forma di assistenza (tranne quella telefonica del SED), tutoraggio o sportelli territoriali di aiuto per molti che, privi delle necessarie dotazioni strumentali o competenze, abbiano difficoltà ad accedere esclusivamente in via telematica. Anche qui forse la rete del terzo settore poteva essere d'aiuto. Davanti ad una simile approssimazione ribadiamo quindi con forza l'assoluta necessità a modificare quanto prima questo bando, affinchè non siano i cittadini a pagare sulla propria pelle l'inerzia e l'incompetenza di questa amministrazione".