Una proposta di deliberazione, la numero 272 avente ad oggetto il “Resoconto delle attività e le disposizioni organizzative per la gestione dell’emergenza epidemiologica”, ha mandato in subbuglio la maggioranza di centrodestra al governo della città dell’Aquila. Ed ha messo in luce, d'un colpo, i malumori di alcune forze politiche che, nelle ultime settimane, hanno mal sopportato il ‘dirigismo’ del sindaco Pierluigi Biondi.
Di fatto, l’opposizione di alcuni esponenti dell’esecutivo comunale ha ‘costretto’ il primo cittadino a ritirare la proposta.
Ma che cosa prevedeva il provvedimento portato all’attenzione della Giunta?
Un passo indietro.
Al fine di assicurare “l’efficiente gestione in ambito comunale dell’emergenza epidemiologica”, il sindaco Biondi – con disposizione sindacale nr. 24105 del 6 marzo scorso – ha costituito un gruppo di lavoro tecnico operativo in relazione “all’attuazione delle misure di informazione, prevenzione e contenimento del rischio sanitario connesso alla diffusione dell’emergenza epidemiologica da covid-19”; con ulteriore ordinanza sindacale dell’11 marzo, la nr. 47, è stata attivata una unità di crisi comunale formata, oltre che dal sindaco, dall’assessore con delega alla Protezione civile Fabrizio Taranta, dall’assessore con delega a Mobilità, sicurezza stradale e polizia locale Carla Mannetti, dal segretario generale, dal Capo dipartimento Servizi al cittadino, dal Capo dipartimento alla Ricostruzione e dal Direttore sanitario del San Salvatore.
Così ha deciso di muoversi Biondi, evitando di attivare il COC, il centro operativo comunale; una scelta duramente contestata da alcune forze di opposizione.
Tuttavia, nel provvedimento contestato si sottolinea come sia indispensabile “la definizione di una chiara e coerente struttura organizzativa” per affrontare, “con la massima efficacia”, l’emergenza in corso “al fine di adottare in tempi celeri le decisioni più opportune e necessarie per fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività”; è per questo che la proposta deliberativa aveva l’ambizione di “definire una disciplina organica della struttura organizzativa straordinaria di livello comunale preposta alla gestione dell’emergenza”.
Di qui, l’idea di strutturare una “unità di crisi covid-19”, in continuità con il sistema di governance già operante.
Stante alla proposta deliberativa che newstown ha potuto visionare, l’unità di crisi avrebbe dovuto operare secondo livelli decisionali ed aree di intervento articolate in strutture amministrative:
1^ livello: decisionale
A) Responsabile unità di crisi – Sindaco;
B) Cabina di regia di indirizzo programmatico.
2^ livello: organizzativo
A) Responsabile dirigente con funzioni di coordinamento;
B) Gruppo Tecnico Operativo – G.T.O.
3^ livello: attuativo
A) Struttura Coordinamento istituzionale;
B) Struttura Coordinamento attività giuridico/amministrativa;
C) Struttura Coordinamento attività gestionale/operativa;
D) azioni di sistema/ implementazione progetti speciali;
E) azioni di protezione civile e attività strategiche;
F) Supporto Informatico e Logistica.
All’unità di crisi si sarebbero volute attribuire “tutte le competenze connesse alla definizione ed attuazione delle misure di prevenzione e contenimento del rischio di contagio, in conformità ed in esecuzione delle disposizioni normative - amministrative emanate a livello nazionale e regionale”, ed in particolare:
a. coordinamento, programmazione ed attuazione a livello comunale delle più opportune misure per la prevenzione e gestione del rischio di contagio;
b. programmazione ed attuazione delle misure previste per far fronte alle situazioni di difficoltà e/o di pregiudizio anche di carattere economico-sociale per la collettività, quale conseguenza dell’attuazione delle misure connesse alla gestione dell’emergenza in corso;
c. coordinamento e raccordo con le strutture istituzionali sovracomunali competenti in materia di gestione dell’emergenza epidemiologica;
d. definizione ed attuazione delle misure finalizzate al supporto ed al rilancio del sistema economico – produttivo del territorio.
Era demandata ad un successivo provvedimento del sindaco “l'adozione delle disposizioni attuative della deliberazione”, ed in particolare la “designazione dei Dirigenti comunali preposti alla responsabilità delle strutture; la designazione - su proposta dei Dirigenti comunali - della dotazione di personale da assegnare alle Strutture; la definizione delle disposizioni logistiche volte ad assicurare, nell’operatività dell’unità di crisi, l’attuazione di misure finalizzate a limitare la presenza fisica presso i locali comunali”.
Ora, che cosa ha fatto saltare il banco, portando alcune forze di maggioranza a pretendere il ritiro del provvedimento?
Primo, il rischio di un vero e proprio commissariamento della parte 'politica', e del Consiglio comunale in particolare. “Anche al fine di assicurare il necessario raccordo con il consiglio comunale e le relative commissioni consiliari”, si legge nella proposta deliberativa poi ritirata, l’unità di crisi avrebbe dovuto provvedere ad inviare appositi resoconti periodici ai capigruppo in Consiglio comunale e, inoltre, avrebbe potuto ricevere dagli stessi “proposte e suggerimenti volti all’implementazione delle attività di contrasto all’emergenza sanitaria in atto nonché alla conseguente crisi di natura sociale, psicologica e economica che il tessuto produttivo e i singoli cittadini stanno vivendo”. Tuttavia, “dette proposte e suggerimenti” sarebbero state “valutate dall’unità di crisi”.
L'unica apertura stava nella possibilità che la struttura fosse integrata, per la fase decisionale, “e con particolare riferimento alle scelte con riflessi attinenti agli indirizzi generali e programmatici dell’amministrazione, da tre componenti del consiglio comunale, di cui uno in rappresentanza della minoranza”.
E poi, vi erano altri due specifici punti del deliberato, legati l’uno all’altro, che sarebbero risultati particolarmente indigesti ad alcune forze di maggioranza.
Il primo, l’indicazione di “demandare ad un successivo provvedimento” del sindaco “l’individuazione dei procedimenti relativi alla realizzazione delle Opere Pubbliche, e comunque dei procedimenti amministrativi che, anche in considerazione dei riflessi economico-sociali delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica attualmente previste”, fossero stati ritenuti di “carattere strategico per l’ente anche nell’ottica di incentivare e sostenere la ripresa economica”, affidando tra l’altro al Segretario Generale “la definizione delle misure volte ad assicurare la semplificazione - accelerazione dei suddetti procedimenti, anche mediante assegnazione della relativa responsabilità a Dirigenti diversi da quelli ordinariamente competenti in virtù dell’organizzazione dell’Ente”.
Un 'accentramento' di responsabilità ritenuto assolutamente eccessivo, e non giustificabile con la situazione contingente.
Il secondo, la volontà di integrare “le funzioni e i compiti” del settore ‘AQ Progetti speciali per la rinascita’, relativamente “ad azioni e progetti implementati o da implementare per fronteggiare e superare l’attuale fase emergenziale, anche per quanto attiene al rilancio del settore economico – produttivo del territorio”.
A farla breve, è a quel settore - inquadrato nell'ambito delle strutture di staff del sindaco - che si sarebbero affidati i procedimenti strategici.
Come noto, il 27 febbraio scorso a capo dell'articolazione - per 12 mesi, eventualmente prorogabili - è stato nominato un dirigente extra dotazione organica, ai sensi dell'art. 110 comma 2 del Tuel e dell'articolo 22 del Regolamento sugli Uffici e servizi. La scelta è caduta su Fabio De Paulis, 50 anni da compiere, già assessore alla Cultura per pochi mesi durante il secondo mandato di Biagio Tempesta e considerato molto vicino al primo cittadino.
Stando all’incarico, De Paulis dovrebbe occuparsi "della progettazione e realizzazione degli interventi straordinari e urgenti per le manifestazioni di rilevanza nazionale, del coordinamento dei progetti di rilevanza strategica per la ricostruzione e lo sviluppo socioeconomico post-sisma, della promozione della città dell’Aquila come modello di gestione delle emergenze e modello per la rinascita, assicurando il coordinamento di tutte le strutture coinvolte, dei Comitati a tal fine istituiti ed istituendi". In sostanza, la struttura è chiamata a gestire i progetti finanziati col 4% dei fondi della ricostruzione destinati allo sviluppo economico. La nomina aveva fatto parecchio discutere, e non soltanto per il previsto compenso da 128mila euro, ma per il ritardo con cui era avvenuta, almeno rispetto agli eventi pensati e realizzati per il decennale.
E' chiaro come l'idea di integrare le funzioni e i compiti del super dirigente, in ambiti estremanente delicati, ha fatto traboccare un vaso che, d'altra parte, era già colmo da giorni.
Un ultimo punto è parso piuttosto discutibile: col provvedimento si chiariva che, in caso di attivazione del Coc, "allo scopo di assicurare la completa interazione ed il pieno coordinamento tra i livelli operativi delle diverse strutture comunali preposte alla gestione dell’emergenza”, le funzioni dell'unità di crisi sarebbero confluite nel Centro operativo comunale, "integrandone la composizione e le modalità di funzionamento". Insomma, anche si fosse attivato il Coc le 'mazze' sarebbero rimaste, comunque, in mano all'unità di crisi.