"La democrazia e il ruolo del Consiglio Comunale non sono mai andati in quarantena; questo deve essere il messaggio che spero arrivi forte e chiaro al sindaco Biondi. Il confezionamento di una delibera da far passare subdolamente durante un'emergenza sanitaria che esautora il Consiglio comunale dalle sue prerogative è un fatto di una gravità inaudita".
L'affondo è del capogruppo di Italia Viva in Consiglio comunale, Paolo Romano, in merito alla proposta di deliberazione 272 portata in Giunta e poi fatta ritirare da alcune forze di maggioranza [ne abbiamo scritto qui].
"Le proposte dei consiglieri comunali devono essere portate in Consiglio comunale e non di certo vagliate da una Unità di Crisi che ambisce persino al commissariamento del CoC", ha sottolineato Romano; "il ringraziamento, seppur da posizioni diverse, per aver sventato quest'atto va a quelle forze di maggioranza che si sono opposte all'approvazione in Giunta. Ora però mi aspetto da subito una presa di posizione netta da parte del presidente del Consiglio comunale e una convocazione immediata di una conferenza dei Capigruppo su questa questione. Perché nella delibera c'era di più. Si voleva far passare l'individuazione dei procedimenti relativi alla realizzazione delle opere pubbliche e di quelli amministrativi relativi al contrasto dell'emergenza epidemiologica e dei suoi riflessi economico-sociali solo tramite ordinanze del Sindaco. La prova madre di quello che da tempo serpeggia tra gli ambienti comunali e cioè che Biondi voglia commissariare tutta la politica e buona parte della dirigenza dell'ente".
L'occasione giusta "gliel'ha data l'emergenza CoVid", ha aggiunto il capogruppo di Italia Viva, "il grimaldello invece sarebbe stata la figura del dirigente AQ Progetti Speciali. Senza entrare minimamente nel merito della persona e della sua riconosciuta competenza, occorre ricordare che il sottoscritto lo scrisse non appena fu pubblicata la delibera per la ricerca di questa nuova figura di staff; era il 6 novembre del 2019 e già da allora si intuiva che il vero raggio di azione della nuova figura dirigenziale sarebbe stato ascrivibile ad un generale coordinamento della vita ordinaria dell'ente comunale e che questo nuovo dirigente sarebbe diventato una sorta di direttore generale in grado di coadiuvare il sindaco nella sua azione politica. Il problema è nel principio stesso di questo dirigente di staff, preso per un progetto speciale di cui non si sono mai rispettati i contorni come recita la norma e con l'aggiunta di fargli presiedere l'Unità di Crisi che di certo non è un progetto speciale".
Dunque, la stoccata di Romano: "L'Aquila non farà la fine dell'Ungheria come è evidente che Biondi non sarà mai un piccolo Orban, benché evidentemente ci aspiri".