Martedì, 28 Aprile 2020 15:59

Covid e sanità, il Pd attacca ancora il centrodestra: "Manca strategia"

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Un piano operativo per programmare la spesa dei 120 milioni di euro che lo Stato ha assegnato alla Regione come fondi aggiuntivi per la sanità, rafforzando la rete dei presidi territoriali e non puntando solo sull’ospedalizzazione; tamponi e test di massa per affrontare in sicurezza la fase 2, potenziando i laboratori del S. Salvatore.

All’indomani del consiglio comunale straordinario sulla sanità abruzzese, il Partito democratico dell’Aquila torna a incalzare la giunta Marsilio e tutto il centrodestra abruzzese.

“Nel consiglio di ieri” afferma il segretario comunale del Pd aquilano Emanuela Di Giovambattista “abbiamo assistito all’ennesima rappresaglia del sindaco, che, come in passato, si è scagliato a suon di invettive contro chi gli si contrappone. Per il resto, da parte degli altri rappresentanti istituzionali, abbiamo ascoltato solo dichiarazioni di intenti, alcune delle quali anche contraddittorie. Ma continuano a mancare atti scritti e proposte concrete su come fronteggiare la fase 2. L’ordine del giorno che il Pd, insieme ad altre forze politiche, aveva preparato e che non è stato nemmeno discusso, andava proprio in questa direzione”.

“Il nostro era un documento che voleva dare concretezza e impulso a una discussione che invece è stata solo chiacchiera da bar” dichiara il capigruppo del Pd in consiglio comunale Stefano Palumbo “Da diversi giorni c’è un dibattito che si trascina su un binario sbagliato, quello della infrastrutturazione dell’ospedale, quando invece si dovrebbero allargare la prospettiva e l’orizzonte, andando oltre la gestione dell’emergenza. La fase 2 richiederebbe programmazione e un cambio di paradigma legato al potenziamento della rete sanitaria territoriale. Invece su tutto questo la Regione continua a essere assente”.   

Il consiglio di ieri ha palesato in maniera brutale quanto la classe dirigente che oggi governa L’Aquila e la Regione sia più incline all’autocompiacimento e a aggredire chi è all’opposizione che a costruire un progetto che sappia vincere l’emergenza e sappia gettare le basi della ripresa e della ricostruzione” attacca la deputata Stefania Pezzopane.

“Nel 2020 la Regione avrà, per la sanità, 120 milioni di euro in più rispetto a quelli che aveva avuto negli scorsi anni. Sono soldi che devono essere usati per riorganizzare la sanità. Per farlo, però, ci vogliono un disegno generale e degli obiettivi. Finora l’unica determinazione di Marsilio è stata quella per l’ospedale covid di Pescara, un ospedale da 214 posti letto, di cui 40 di terapia intensiva. Per realizzare questo obiettivo, la giunta ha impegnato tutto lo stralcio iniziale dei fondi assegnati dal Cura Italia, determinando una diminuzione di disponibilità per il resto del territorio”

“Per ottenere le rimanenti risorse già assegnate e in cassa” osserva Pezzopane “ci vuole un piano operativo. Marsilio ieri ha detto che è una perdita di tempo  ma così si avanza a tentoni, cedendo a spinte campaniliste. Noi vogliamo dare il nostro contributo, facendo in modo che le risorse arrivino all'Aquila e a tutta la provincia, e non solo per le strutture ospedaliere ma anche per la fase 2. Finora in Abruzzo abbiamo avuto un grande vantaggio, un numero di contagi limitato e concentrato in un’area ben precisa. Per mettere in salvaguardia la popolazione e le attività produttive anche nella fase 2 dobbiamo puntare alla medicina del territorio”.

“Sono allibita dagli attacchi personali” conclude Pezzopane “Biondi sul S. Salvatore ha rivendicato interventi già programmati da tempo. In tempo di emergenza non si delegittimano gli avversari politici. Il sindaco deve rappresentare tutti, invece ieri ha parlato come capo di Fratelli d’Italia”.

“Non è vero che il consiglio comunale di ieri è stato inutile” osserva polemicamente il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci “Per me è stato significativo perché ha certificato la confusione che regna oggi in Regione. Non c’è un solo atto di programmazione, e non da oggi, ma da 14 mesi. Se la giunta Marsilio non ha ancora fatto un piano operativo è perché dentro l’assessorato alla Sanità manca il management, sono 14 mesi che sono in quarantena. Noi abbiamo dato prova di responsabilità cercando un confronto ma finora ci è stato sempre negato”.

“La seduta di consiglio di ieri” continua Pietrucci “ha certificato anche il nervosismo del sindaco dell’Aquila, che sta soffrendo questa situazione perché sa che a livello regionale sono stati commessi degli errori. Il delta medico non sarà ricostruito perché è già pronto, come hanno ammesso anche il manager della Asl Testa e Giorgio De Matteis. La Regione taglierà il nastro di opere realizzate da altri. Sulla centrale del 118, finora ci sono solo i 2 milioni dell’Emilia perché la Regione non ha adottato ancora nessuna delibera per recepire i 4 milioni dello Stato e bloccare i 250 mila euro che dovrebbe, secondo il protocollo d’intesa, mettere di tasca propria. Quello che è stato approvato è stato solo uno stralcio”.

“Con la riapertura del delta medico” continua Pietrucci “si recupereranno posti letto preesistenti e si ridarà un po’ di ossigeno a tutti quei reparti che dopo il terremoto sono stati costretti a ricollocarsi in locali di fortuna, spesso vivendo situazioni di autentico disagio. Con il nuovo ospedale covid, la città di Pescara potrà contare su 800 posti letto pubblici, ai quali vanno sommati i 700 delle clinche private. Se poi a questi aggiungiamo i 600 posti letto di Chieti, ne viene fuori un quadro in cui l’area metropolitana Chieti-Pescara avrà oltre 2 mila posti letto. La provincia dell’Aquila non avrà nulla di tutto questo perché né per il s. Salvatore né per gli altri ospedali, da Pescina a Avezzano, da Tagliacozzo a Sulmona a Castel Di Sangro, sono stati programmati interventi. Manca una strategia. Quando si governa, gli interessi di partito non possono venire prima del bene comune. Io nella passata consiliatura ho spesso contestato le decisioni di D’Alfonso per difendere gli interessi del mio territorio. Se quello che ha fatto Marsilio lo avesse fatto D’Alfonso, avrei ribaltato i tavoli”.

“La questione vera è come affrontare la fase 2” osserva Massimo Cialente “ma su questo la Regione non ha una posizione chiara. Stiamo andando alla cieca, così c’è il rischio di ripiombare nella fase 1. Sarebbe devastante, sia per i nuovi decessi che ci sarebbero sia perché il sistema Paese non reggerebbe”.

La Regione ha puntato tutto sull’ospedalizzazione” afferma l’ex sindaco dell’Aquila “Stiamo predisponendo a livello regionale 600/700 posti covid. Ma il virus, per usare una metafora calcistica, si batte pressandolo, non aspettandolo in area di rigore. Va contrastato identificando le persone potenzialmente infette e quelle che possono essere contagianti. Questa cosa si può fare in un solo modo, con tamponi e test sierologici di massa. Su questo siamo molto indietro, abbiamo pochi tamponi e quelli che vengono fatti hanno ritardi anche di due settimane, un lasso di tempo nel quale un malato può infettare parenti e sconosciuti. La provincia dell’Aquila ha 300 mila abitanti, finora abbiamo fatto solo 4 mila tamponi. Si è detto che forse il laboratorio del S. Salvatore potrà arrivare a farne 80 al giorno. Di che parliamo? Basterebbero a mala pena per smaltire le persone ricoverate in ospedale. Per la fase 2 servono tamponi e test sierologici a tappeto, da fare anzitutto al personale sanitario, a quello delle Rsa, alle categorie produttive che quando ricominceranno a lavorare staranno a più stretto contatto con le persone. L’ospedale dell’Aquila deve attrezzarsi, basterebbero 140 mila euro per mettere in condizione il laboratorio analisi di processare i tamponi. Testa ieri ha detto in consiglio che non sa nemmeno se le persone in vigilanza attiva stanno facendo i tamponi, vuol dire che non sa nemmeno come lavora la struttura di cui è a capo”.

“Avere una strategia significa anche ripensare completamente la nostra sanità” conclude Cialente “Ci vuole una nuova idea. L’ecatombe della Lombardia, che rimarrà una pagina nera nella storia europea, è avvenuta perché lì non esiste più la medicina di base. Giorgetti lo disse: ‘Basta con i medici di base’. Noi abbiamo un progetto, siamo disponibili a condividerlo e a portarlo avanti, se qualcuno deciderà di ascoltarci”.

Ultima modifica il Martedì, 28 Aprile 2020 16:20

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