Venerdì, 19 Aprile 2013 02:21

Elezioni Quirinale: flop di Prodi, fumata nera nel quarto scrutinio

di 

Aggiornamento 18:55 Concluso lo scrutionio della quarta votazione, il Pd ne esce a pezzi: 394 voti per Romano Prodi, 213 Stefano Rodotà, 78 Anna Maria Cancellieri, 15 Massimo D'Alema, 15 schede bianche e 13 voti altri. Scattato l'allarme rosso: nella coalizione di centro sinistra mancano 103 voti. Tantissimi i franchi tiratori, insomma. Se considerate che i grillini sono 162, Rodotà ha ottenuto 51 voti in più di quanto si attendeva. Poi ci sono i 15 voti a D'Alema. Inoltre, la Cancellieri ha ottenuto 9 voti in più rispetto agli elettori montiani. Un segnale evidente, per Bersani. Sarà una lunga notte di incontri e consultazioni. Domattina, il quinto scrutinio. 

Aggiornamento 18:42 255 per Romano Prodi, 113 Stefano Rodotà, 47 Anna Maria Cancellieri, 8 Massimo D'Alema, bianche 7.

Aggiornamento 18:31 106 per Romano Prodi, 44 Stefano Rodotà, 19 Anna Maria Cancellieri, 3Massimo D'Alema, altri 4, bianche 7.

Aggiornamento 18:11 Concluse le operazioni di voto: tra poco, i risultati della quarta votazione. Il Pd davanti allo specchio: quanti voti otterrà Romano Prodi? Sotto i 450 voti, la candidatura sarebbe bruciata. Oltre i 504, l'ex professore sarebbe il dodicesimo presidente della Repubblica.

Aggiornamento 17:48 Pippo Civati a RaiNews24: "se Prodi, in quarto scrutinio, dovesse ottenere meno di 450 voti, scatterebbe l'allarme rosso". Gli elettori del centro sinistra sarebbero 497: qualora ci fossero una cinquantina di franchi tiratori, le cose si metterebbero male.

Aggiornamento 17:36 Stefano Rodotà a Reggio Emilia per la quarta edizione delle Giornate della laicità con i movimenti per l'acqua bene comune: sta per tenere una lezione magistrale. Parlerà del "Diritto di avere diritti". Intanto, il Movimento 5 Stelle sta pressando il Partito Democratico: "se convergete sul giurista e costituzionalista, si aprono praterie per un governo di centro sinistra", ha detto Vito Crimi.

Aggiornamento 15:52 La Boldrini interrompe le votazioni e invita Alessandra Mussolini ad uscire dall'aula: indossa una maglietta con scritto "il diavolo veste Prodi". "Si può collaborare, almeno oggi?" chiede la presidente della Camera.

Aggiornamento 15:28 Sta per iniziare il quarto, importantissimo scrutinio. Serve la maggioranza assoluta, 504 voti. Il Pd voterà Romano Prodi: se tutti votassero compatti, anche Sel e il centro di Tabacci, si arriverebbe a 497. Mancherebbero, insomma, 8 voti per eleggere il professore. Si spera di ottenerli da Scelta civica, che ha annunciato però il voto alla Cancellieri, o dal Movimento 5 stelle che porterà avanti la candidatura di Stefano Rodotà. Insomma, i numeri attualmente non ci sarebbero. Il Pdl, con le parole di Berlusconi, ha annunciato battaglia: "ora lotta dura". Insieme alla Lega, al momento del voto, abbandoneranno l'aula. A Montecitorio, intanto, a protestare contro il voto a Prodi ci sono anche i militanti di CasaPound. 

Aggiornamento 13:50 Concluso il terzo scrutinio: Rodotà 251, D'Alema 34, Prodi 22. Le schede bianche sono 465. Si va alla quarta votazione, nel pomeriggio. Basterà la maggioranza assoluta dei voti, non quella dei 2/3: questo vuol dire che il dodicesimo Presidente della Repubblica verrà eletto con 504 voti. Voci dal Transatlantico dicono che Rodotà starebbe pensando al ritiro per favorire l'elezione di Romano Prodi. Alle 15, manifestazione di protesta del Pdl. 

Aggiornamento 13:15 Scrutinio in corso. Rodotà 108, D'Alema 16, Prodi 10, Cancellieri 6, altri 51, bianche 181.

Aggiornamento 12:50 Terminata la terza votazione. A fine mattinata, il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ha dichiarato che "nessuno si è mai sognato di votare Prodi al Quirinale e non se lo sognerà neanche in futuro". Stefano Rodotà non si ritira, si va avanti con il giurista. In Transatlantico, sembra tiri un brutta aria intorno al nome dell'ex presidente del Consiglio. Con Monti che, come detto, ha annunciato il voto per la Cancellieri. Il Pdl, intanto, ha annunciato una manifestazione alle 15 contro la candidatura del professore, "una candidatura che porterà il paese alle elezioni".

Aggiornamento 11:00 Scelta Civica non convergera' sul nome di Romano Prodi per la Presidenza della Repubblica. Sembra questa, stando a quanto si apprende, la posizione dei montiani che si sono riuniti questa mattina a Montecitorio per decidere il da farsi alla luce del nuovo nome espresso dal Pd. E, riferiscono ancora fonti di Scelta Civica, ci sarebbe anche l'ipotesi di esprimere un proprio candidato che, al momento, sarebbe quello di Anna Maria Cancellieri, attuale ministro dell'Interno, che sarebbe proposta da Scelta Civica dalla quarta votazione. Intanto, Franco Marini annuncia: "non c'è più la mia candidatura".

Aggiornamento 10:30 E' iniziato la terza votazione per l'elezione del presidente della Repubblica. Stamane, nella riunione dei grandi elettori, il Pd ha scelto Romano Prodi, la cui candidatura è stata accolta da lunghi applausi. Il partito di Bersani sembra, almeno per ora, ricompattarsi intorno all'ex presidente del Consiglio, sostenuto da Matteo Renzi e dai suoi senatori e deputati. Anche Sel ha accolto la scelta con favore e voterà il professore. Durissime le reazioni del Pdl che hanno parlato di scelta che divide e che porterà presto il paese alle urne. Resta da capire cosa faranno i montiani, divisi dalla stima per Romano Prodi e dall'obiettivo, però, di arrivare ad una scelta di ampia condivisione. Il Movimento 5 stelle, nella serata di ieri, aveva aperto alla candidatura: staremo a vedere. In terza votazione dovrebbe arrivare l'ennesima fumata nera. Nel pomeriggio poi, con il quarto scrutinio in cui basterà la maggioranza assoluta (504 voti), tutto potrebbe succedere. Respinta la richiesta di spostamento del voto a domattina: stasera potremmo avere il dodicesimo presidente della Repubblica. Se il Pd manterrà la posizione e arriverà allo scontro frontale con Berlusconi. Altrimenti, ipotesi D'Alema per salvare le larghe intese tanto invocate. 

 

 

Militanti che occupano le sedi del partito in giro per l’Italia, tessere bruciate davanti a Montecitorio, il flop di Franco Marini che ottiene in prima votazione un centinaio di voti in meno rispetto al quorum e si sente, comunque, ancora in corsa perché “il Pdl non mi ha scaricato, dovrà decidere il Pd cosa fare”. E ancora, le schede bianche al secondo scrutinio, Matteo Renzi che si precipita a Roma, accolto come una rockstar alla stazione Termini, annunciando che nelle prossime ore ci saranno degli incontri con il gruppo dirigente, non con Bersani però. In serata l’idea delle primarie, per scegliere nella riunione convocata per stamattina, alle 8:15, un nuovo nome da proporre a tutto il Parlamento.

Per il partito Democratico, quella di ieri, è stata la giornata più lunga. Il segretario sembra preso in una morsa. Ha annunciato nuove riunioni, un'assemblea dei Grandi Elettori. Si prende tempo. Ma il danno è fatto e la scollatura tra apparato e militanti appare profonda quanto mai in questi anni.

L'effetto Rodotà è stato dirompente. Lo scacco matto di Grillo. E’ su questa scelta che i Cinque Stelle hanno giocato la loro partita, stuzzicando il Pd con piccole aperture ad un esecutivo Bersani se il centro sinistra avesse votato il giurista.

La domanda che si è rincorsa per tutta la giornata, rimbalzando dalle pagine dei social network fino alla Camera dei deputati, è stata tanto semplice quanto destabilizzante per i sottili equilibri del partito: "Perché no? Perché non votare Rodotà?". Il passaparola, contagioso, ha colto nel segno, se tanti democratici hanno ammesso di aver infine votato per l'ex garante della Privacy. Compresa Stefania Pezzopane.

Domanda valida anche per la votazione di questa mattina. In un solo colpo, d’altra parte, il partito Democratico potrebbe mettere definitivamente all’angolo Berlusconi, contestato nel tardo pomeriggio di ieri a Udine, svelare il gioco di Beppe Grillo convergendo sul nome proposto dai militanti del Movimento 5 Stelle, che hanno dimostrato una innegabile vocazione di sinistra nelle scelte delle Quirinarie, riallacciare i rapporti compromessi con larga parte della base, disinnescare l’offensiva di Matteo Renzi e ricompattare la coalizione con Sinistra ecologia e libertà.

Invece, Bersani starebbe pensando ad una rosa di nomi da sottoporre al voto dei suoi grandi elettori: tra le scelte, Romano Prodi e Massimo D’Alema. Così si mormora.
Difficile immaginare che il centro destra voterà il professore. Berlusconi potrebbe accettare, al contrario, il nome di D’Alema. E sarebbe salvo, così, il principio delle larghe intese. I renziani, però, vorrebbero la candidatura di Prodi. I deputati e senatori vicini al sindaco di Firenze, ieri, hanno votato Sergio Chiamparino. Niente più di un depistaggio: il vero obiettivo sarebbe proprio l'ex presidente del Consiglio. E’ con questo nome in tasca che, nella serata di ieri, Renzi è arrivato a Roma per giocare la sua partita con Bersani, una partita chiamata governo. "La spaccatura nel partito l'ha provocata chi non ha gestito questo passaggio come invece era stato gestito nel '99 e nel 2006 – affonda il colpo - nel 1999 c'erano Veltroni segretario, D'Alema presidente del Consiglio, il centrosinistra fece una operazione di metodo ma anche di merito individuando un nome che andasse bene a tutti, quello di Ciampi".

"Nel 2006 - ricorda ancora Renzi - Fassino segretario e Prodi presidente del Consiglio, il centrosinistra fece una operazione comune trovando" convergenza su "quello di Napolitano. Stavolta c'è stato un metodo profondamente diverso e, a mio giudizio, profondamente sbagliato".

Anche altri big del partito sembrano aver voltato le spalle al segretario, all'idea di un inciucio con il centro destra: durissimo il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che in un tweet ha chiesto "a Bersani e a tutta la segreteria di dimettersi e lasciare ai gruppi parlamentari il compito di sintonizzarsi con il popolo italiano".
"Marini non è passato. A questo punto bisogna fermarsi e trovare una soluzione diversa, insistere sarebbe stato impensabile", scrive su Facebook il deputato ed esponente dei giovani turchi Matteo Orfini. Ancora più netto Walter Veltroni: "Per il Quirinale bisogna ora scegliere una personalità indipendente, come sarebbe stato giusto fare fin dall'inizio”.

Fiutato lo scontro in seno al Pd, il Movimento 5 stelle con l'intenzione oramai evidente di evitare una scelta davvero condivisa, quella di D'Alema in particolare, è tornato a stuzzicare Bersani mostrando interesse per l'eventuale candidatura di Prodi: "Beh, già che rientra nella rosa di nomi votati dal nostro elettorato alle Quirinarie. Sarebbe una gran cosa", ha detto la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi. 

Che sia la svolta? Bersani è di nuovo all'angolo, stretto tra chi vorrebbe l'accordo bipartisan, con il benestare di Monti, e chi invece preferirebbe eleggere il Presidente con i voti del Movimento 5 Stelle. I renziani, in particolare.

Staremo a vedere. Alle 10, il via alla terza votazione. Con tutta probabilità sarà un’altra fumata nera in attesa del quarto scrutinio, quando basterà la maggioranza assoluta dei 1007 elettori. Con il Pdl che gioca di rimessa, arroccato sulle sue posizioni, l’idea è di prender tempo: il partito Democratico vorrebbe rimandare a domattina il quarto scrutinio, previsto in realtà per il pomeriggio di oggi. Il centro destra, per ora, ha respinto l'ipotesi. Potrebbe, però, cambiare idea.

Ultima modifica il Venerdì, 19 Aprile 2013 19:07

Articoli correlati (da tag)

Chiudi