Per uscire dall’emergenza Covid, serve un Piano Operativo per tutti i settori strategici dell’economia regionale: dalla sanità al sociale, dai trasporti alle attività produttive.
Ad affermarlo è il Partito democratico dell’Aquila che, in una conferenza stampa svoltasi a Piazza Palazzo, ha presentato una propria proposta da 300 milioni di euro.
"Risorse di cui la Regione in parte già dispone, basti pensare ai fondi extra per la sanità sbloccati dal decreto Cura Italia e dal Fondo sanitario nazionale: la quota parte per l’Abruzzo è di oltre 100 milioni di euro ma che potrà ulteriormente incrementare attraverso una rimodulazione/riprogrammazione dei fondi europei, e altre misure che l'unione europea adotterà nei prossimi mesi".
“La Regione Abruzzo e il Comune dell’Aquila” hanno detto in conferenza stampa Giovanni Lolli, Massimo Cialente, Emanuela Di Giovambattista, Stefania Pezzopane, Stefano Palumbo e Pierpaolo Pietrucci “finora hanno vissuto alla giornata, senza mettere in campo una programmazione adeguata. Il Pd mette a disposizione le proprie competenze, proponendo le proprie linee di un Piano Operativo”.
“L’Abruzzo” ha affermato Lolli “è una delle poche regioni a non aver redatto piani operativi. Nelle situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo occorre avere un’idea, un progetto. La parola d’ordine è organizzare. Questo non è stato fatto. Sulla sanità, Marsilio ha addirittura chiesto alle parti sociali di appoggiarlo nella scelta di non fare un piano operativo. Ma senza una programmazione a lungo termine, senza un progetto che guardi al futuro e non solo al presente, magari mediante la distribuzione a pioggia di risorse, come è stato fatto con il Cura Abruzzo 2, si rischia di commettere degli errori che avranno conseguenze pesanti”.
Per quanto riguarda i fondi europei, ha spiegato Lolli, “la Regione può rimodulare quelli 2014-2020. Per la prima volta esiste una procedura attraverso la quale le somme rimodulate, destinate cioè a nuove finalità, vengono interamente restituite dal Governo con il 100% di copertura europea. Inoltre, verrà concessa la possibilità di anticipare i fondi della prossima programmazione, quella 2021-2027. Si tratta di una quantità di risorse che la Regione non ha mai visto in passato, per le quali proponiamo un piano operativo di un anno per almeno 300 milioni di euro. Questo si può fare solo coinvolgendo attivamente associazioni di categoria, sindacati, parti sociali. Ovviamente queste risorse devono integrare le misure che nel frattempo lo Stato sta assumendo.”.
Sociale, sanità, turismo, credito e trasporti sono, secondo il Pd, gli ambiti di intervento primari.
Il sociale chiama direttamente in causa il Comune dell’Aquila che, ha affermato Lolli, “deve mettere mano a un nuovo Piano sociale territoriale, perché ci sono migliaia di famiglie ridotte alla fame. Tamponare solo con i soldi dei buoni spesa non è sufficiente”.
Sanità, turismo, credito e trasporti sono invece materie di competenza della Regione.
“Sul turismo” ha incalzato Lolli “non stiamo facendo niente. L’Abruzzo, e la provincia dell’Aquila in particolare, sono stati poco toccati dall’epidemia. E’ un punto sul quale bisognerebbe far leva, come stanno facendo altre regioni, ad esempio Umbria e Puglia, per attirare turisti per la stagione estiva. Qui non si riesce nemmeno a far funzionare le seggiovie perché mancano i collaudi”.
Per quanto riguarda il credito, ha osservato Lolli, “la misura del prestito da 25 mila euro, che sarà portato a 30 mila, garantito dallo Stato non sta funzionando come dovrebbe, perché molte piccole aziende hanno un fatturato inferiore a quello richiesto. La giunta regionale faccia una convenzione con il sistema delle banche che operano in Abruzzo perché queste assumano un atteggiamento radicalmente diverso da quello avuto in queste settimane. Ci sono poi i 10 milioni per il credito garantiti dai fondi Restart che ancora non vengono spesi”.
Trasporti e sanità vanno, invece, completamente riorganizzati.
Per quanto riguarda la sanità, in particolare, ha spiegato Cialente, “le direttrici di intervento sono due: la prima è legata alla gestione della Fase 2, la seconda deve individuare una strategia per l’intero sistema sanitario”.
“E’ ormai scontato, anche scientificamente” ha detto Cialente “che il virus va aggredito e pressato sul territorio con un controllo, prima mirato e poi esteso, dei potenziali infettati. Continuare a puntare sulla ospedalizzazione sarebbe un errore drammatico. Bisogna fare più tamponi e test sierologici, anche in vista della riapertura delle scuole e dell’università. E’ necessario aumentare la capacità di screening diagnostico, investendo sul laboratorio analisi del San Salvatore i 140.000 euro necessari a portarlo a livello BSL3, così da effettuare tamponi, test sierologici e almeno 100 test su antigene. Serve un investimento in personale medico e tecnico per eseguire i tamponi con squadre sul territorio e per lavorare nel laboratorio su tre turni”.
Tamponi e test, ha detto Cialente, “devono essere gratuiti per i lavoratori delle categorie più esposte e avere costi contenuti per tutti gli altri cittadini. Sento parlare di ticket da 60 euro, è follia. Tra un mese l’ospedale potrà fare 350 tamponi al giorno, al costo di 18 euro. I test sierologici, invece, si possono fare a 5 euro”.
Sulla riorganizzazione del sistema sanitario, “la sfida è superare la dimensione “ospedalecentrica” sostenendo la medicina di base portando gran parte dell’offerta sanitaria sul territorio. L’epidemia ha evidenziato il ruolo essenziale della sanità pubblica e universalistica, insieme alla imprescindibile efficacia ed efficienza della medicina territoriale. Lo Stato ha già previsto, come organizzazione della medicina territoriale, le Utap (associazioni dei medici di base, ndc) e le Uccp (aggregazioni dei medici di medicina generale insieme a specialisti ospedalieri, ndc) per offrire assistenza sul territorio h24. Nel nostro comprensorio si dovrà pensare a due Uccp: una nell’area est ed una ad ovest. Con un investimento contenuto in attrezzature tecnologiche e l’impiego della telemedicina, si possono erogare servizi diagnostici anche di 1° livello avanzato, riducendo le liste d’attesa con una maggiore appropriatezza nella richiesta di esami e visite specialistiche”.
Infine, per quanto riguarda il San Salvatore, ha concluso Cialente, “bisogna riaprire al più presto il Delta 7, procedere all’adeguamento strutturale e funzionale della Rianimazione e del Laboratorio Analisi. E’ inaccettabile che un ospedale così importante con un reparto di Malattie Infettive all’avanguardia, e una città sede di una facoltà di medicina non disponga di un settore microbiologico di qualità. Va inoltre confermata la vocazione del San Salvatore ad ospedale oncologico, con l’acquisto della Pet (metodica di diagnostica per immagini che consente di individuare precocemente i tumori, ndc)., apparecchiatura che non può essere utilizzata a singhiozzo, in un Tir, e peraltro in affitto. Ma soprattutto si deve procedere a completare le piante organiche di tutto il personale: medico, paramedico, socio-assistenziale ed amministrativo. L’attuale carenza di personale non permette neanche di effettuare sedute operatorie complete, determina turni stressanti, ridotto utilizzo delle apparecchiature diagnostico-terapeutiche e delle sale operatorie, ritardi nelle diagnosi e terapie, vergognose liste d’attesa. E poi 350 lavoratori interinali hanno un costo spropositato, proprio per il contratto di somministrazione: fare i concorsi consentirà di risparmiare. I ritardi della Asl in questo settore sono ormai inaccettabili”.