Mercoledì, 30 Aprile 2014 19:44

Pietrucci: "Da Chiodi nessuna politica di accoglienza degli immigrati". Giuliante: "Prima gli italiani"

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Complice, forse, l'allarme dato dal Viminale sull'arrivo imminente di 800 mila migranti sulle coste italiane, il tema dell'immigrazione diventa oggetto della campagna elettorale abruzzese, con un botta e risposta tra i candidati aquilani Pierpaolo Pietrucci (Pd) e Gianfranco Giuliante (Forza Italia).

"Il governo di Gianni Chiodi si è caratterizzato per una totale assenza di una politica di accoglienza degli immigrati. Una superficialità che va messa da parte" scrive Pietrucci in una nota. "Da consigliere regionale mi farò promotore di una serie di misure che diano il segno concreto di un cambiamento di rotta [...]per consentire interventi a sostegno degli stranieri immigrati nella nostra Regione" promette il candidato aquilano del Pd.

Immediata la risposta di Giuliante, assessore regionale uscente candidatosi nelle fila di Forza Italia: "Leggo Pietrucci che sciorina una serie di argomentazioni sugli immigrati che da sempre vengono utilizzate con sinistre conseguenze. La civiltà di un Paese si misura attraverso la capacità di scegliere le risposte adeguate rispetto al contesto nel quale si opera. L’accoglienza" replica Giuliante "quando possibile, è un atto di civiltà ma per un malcelato senso solidaristico non può trasformarsi in una serie di privilegi in danno di italiani altrettanto bisognosi che si vedono scavalcati in graduatorie, nella gestione degli alloggi e quant’altro".


La nota completa di Pietrucci

La civiltà di un Paese e di un territorio si misura anche dalla qualità dell’accoglienza agli immigrati. Il nostro territorio ha una lunga tradizione di emigrazione: verso altre regioni italiane, verso gli altri Paesi europei e gli altri continenti. Gli abruzzesi conoscono i sacrifici che un emigrante deve affrontare quando lascia la sua terra per cercare fortuna altrove.

Li conoscono e li rispettano, ben sapendo che un’accoglienza di qualità agli stranieri misura la civiltà di un popolo e aiutare gli immigrati significa sostenere un territorio, la sua economia, la sua cultura. Peraltro gli stranieri in Abruzzo ormai rappresentano il cinque per cento della popolazione. Non si può continuare a fare finta di niente.

Gianni Chiodi non lo sa o perlomeno sembra essersene dimenticato: il suo governo regionale si è caratterizzato per una totale assenza di una politica di accoglienza degli immigrati. Una superficialità che va messa da parte.

Da consigliere regionale mi farò promotore di una serie di misure che diano il segno concreto di un cambiamento di rotta. Innanzitutto il rifinanziamento della legge 46 del 2004 per consentire interventi a sostegno degli stranieri immigrati nella nostra Regione: Chiodi l’ha messa da parte e non l’ha mai finanziata. E’ fondamentale inoltre assicurare il pediatra di base ai neonati privi di permesso di soggiorno (come stabilisce la legge Balduzzi del 2012 e la Conferenza Stato Regioni). Si tratta di una battaglia di civiltà.

Occorre poi riattivare la consulta regionale per l’immigrazione che raggruppava associazioni straniere, Asl, sindacati e tante rappresentanze di altri mondi che hanno bisogno di parlarsi per crescere insieme, assieme ai centri polivalenti provinciali (coordinamenti delle associazioni straniere) soppressi dalla Regione attraverso il mancato finanziamento. In parallelo c’è bisogno di una consulta per seconde generazioni di immigrati nati e cresciuti in Italia, fondamentale per un contributo a una riflessione sul futuro della società abruzzese. Tutti luoghi questi dove sarà promosso il confronto, dove gli immigrati saranno parte di un percorso di crescita sociale, economico e culturale che la nostra Regione deve finalmente farsi carico di sostenere.


La nota completa di Giuliante

Leggo Pietrucci che sciorina una serie di argomentazioni sugli immigrati che da sempre vengono utilizzate con sinistre conseguenze. La civiltà di un Paese si misura attraverso la capacità di scegliere le risposte adeguate rispetto al contesto nel quale si opera!

L’accoglienza, quando possibile, è un atto di civiltà ma per un malcelato senso solidaristico non può trasformarsi in una serie di privilegi in danno di italiani altrettanto bisognosi che si vedono scavalcati in graduatorie, nella gestione degli alloggi e quant’altro.

Affrontiamo poi le problematiche connesse all’accoglienza secondo un principio di verità.

L’accoglienza ha un costo spropositato che gli abruzzesi pagano insieme a tutto il Paese: i dati Eurispes chiariscono che in Italia a fronte di entrate di gettito fiscale prodotte dagli emigranti pari a 3,3 miliardi di euro, lo Stato Italiano attiva per gli stessi una spesa di 52 miliardi .

Prima si spende per le prime accoglienze, poi bisogna provvedere alle abitazioni, all’assistenza sanitaria, all’assistenza scolastica; bisogna inoltre ricordare che il 37% della popolazione carceraria è di origine extra-comunitaria e che notevoli sono le spese sostenute dal Paese Italia per tutte le espulsioni ed i rimpatri. Possiamo ancora permettercelo? O è pensabile affermare un diritto di cittadinanza che preveda prima di tutto, la soluzione dei problemi di quelle fasce povere italiane e poi per gli altri?

Una scelta più equa, oltre che essere profondamente giusta, potrà servire anche a recuperare sacche di risentimento nei confronti di “privilegiati” extra comunitari, divenuti in una guerra tra poveri senza senso, oggetto di risentimenti da parte di Italiani bisognosi che si sono visti financo scippare diritti dalla scelte “folli” che spesso sono state attuate (diritto all’alloggio, pagamenti prioritari, esenzioni, graduatorie che li privilegiano a m' di categorie protette). E tutto ciò in nome della civiltà. Siamo certi che proprio questa è la civiltà?

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 01 Maggio 2014 17:01

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