“L'epidemia è in rapido peggioramento e risulta compatibile, a livello nazionale, con lo scenario di tipo 3” che prevede “l'interruzione di alcune attività sociali e culturali maggiormente a rischio”.
Parole di Giuseppe Conte che ieri, alla Camera dei Deputati, ha risposto ai quesiti dei gruppi parlamentari; di nuovo in Aula stamane per riferire sulle misure restrittive adottate nel decreto del 24 ottobre, il premier ha inteso ribadire che “il provvedimento si basa su principi di massima precauzione, proporzionalità e adeguatezza”: le misure, ha aggiunto Conte, hanno l’obiettivo di “mitigare e raffreddare” la curva del contagio “al fine di alleviare il carico già pesante” sul sistema sanitario nazionale.
Conte non ha nascosto che si è trattato di una decisione dolorosa, chiarendo, però, che la scelta di sospendere o ridurre le attività in alcuni settori non deriva dal mancato rispetto di misure di sicurezza, che sono state adottate anche a prezzo di sacrifici, ma è legata piuttosto “all'esigenza di ridurre un contagio diffuso e esponenziale, incidendo sulle occasioni di socialità, specie in quei contesti in cui è più facile che venga abbassata la guardia”. La scelta discende esclusivamente dalla necessità, fondata su evidenze scientifiche, “di diradare il più possibile i contatti sociali. Per lo stesso motivo abbiamo deciso la didattica a distanza" per le scuole superiori.
Restrizioni che servono per gestire la pandemia “senza rimanere sopraffatti” ha proseguito il Presidente del Consiglio, nel tentativo di “scongiurare un nuovo lockdown, che danneggerebbe ancora di più l'economia”; per questo, è presumibile che ulteriori eventuali restrizioni saranno assunte soltanto dopo aver valutato gli effetti del nuovo dpcm, dunque nell’arco di almeno due settimane.
D’altra parte, se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente portando al limite la tenuta del sistema sanitario - la soglia fissata è di 35-40mila contagi in più al giorno, ieri sono stati quasi 25mila - l'Istituto superiore della Sanità, il ministero della Salute e il Comitato tecnico scientifico avrebbero già individuato le misure compatibili con lo scenario 4, un lockdown meno duro di quello della scorsa primavera, simile a quello annunciato ieri sera dal Presidente della repubblica francese Emmanuel Macron: aziende, fabbriche e uffici aperti, ma tutti a casa, negozi chiusi (tranne gli alimentari), si uscirebbe solo per andare a lavoro e portare i bambini ai nidi o alle elementari, per fare la spesa e per ragioni mediche. Scatterebbe con ogni probabilità anche lo stop agli spostamenti oltre i confini comunali e regionali, con lockdown territoriali (questa volta ferrei) nelle città più colpite dal virus.
Una stretta che, stando alle intenzioni del Governo, arriverebbe non prima del 9 novembre, e se necessario per almeno un mese, fino alla metà di dicembre per tentare di salvare almeno il Natale. Non è escluso, però, un anticipo del giro di vite nel caso di un peggioramento repentino della situazione.
Alla Camera dei Deputati, Conte ha quindi annunciato che "questo pomeriggio si farà un punto sulla situazione sanitaria in video conferenza con gli altri capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea e in questa occasione la presidente della commissione Ursula Von Der Leyen illustrerà il pacchetto di risposte europee alla pandemia Covid" con attenzione particolare "ai test e ai vaccini anti-Covid".
"L'impegno del governo si dispiega sin dall'inizio della pandemia, anche in sede Ue", ha concluso Conte; "senza una risposta coordinata dell'Europa e sul piano globale nessuno Stato può superare la crisi, sia sul piano sanitario che economico".