Martedì, 01 Dicembre 2020 17:29

Vaccini antinfluenzali: medici costretti a scegliere a chi somministrarli

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In Abruzzo, nell'anno della pandemia globale, rischiano di non vaccinarsi contro l'influenza neanche i soggetti a rischio

Oltre la propaganda, è questa la verità. E se farsi trovare impreparati alla seconda ondata di coronavirus, pure annunciata, è colpa grave, non aver saputo garantire le dosi richieste di vaccini per tentare di evitare, almeno, che i picchi influenzali possano mettere in ginocchio il sistema sanitario regionale, è peccato capitale. 

Almeno su questo, l'auspicio è che si accertino le responsabilità.

"In Abruzzo mancano circa 160.000 dosi di vaccini anti influenzali", hanno denunciato in queste ore i consiglieri di opposizione in Consiglio regionale; "a fronte di un fabbisogno di 405.000 dosi - certificato dalle 4 Asl Abruzzesi - la Regione ha aggiudicato il 78% delle dosi dei vaccini necessari, pari a 331.500 ma ha consegnato solo 247.700 dosi, pari al 60% del fabbisogno. E non si sa se il restante 40% arriverà. Anzi, è fortemente probabile il contrario".

Quanto la situazione sia grave si evince dalla nota che la Asl 1 ha inviato, domenica sera, ai medici di famiglia dell'aquilano comunicando che "non è arrivato, e molto probabilmente non arriverà neanche in seguito, il quantitativo di vaccino preventivato a livello aziendale per cui necessariamente occorre definire le categorie cui offrire, in via prioritaria, la vaccinazione", e aggiungendo poi che "verrà consegnato un numero di dosi destinato, per il momento, ai soli assistiti ultra 65enni che terrà conto del 70% di quanto indicato nella ricognizione telefonica, delle dosi precedentemente consegnate e del n. di assistiti ultra 65enni in carico".

"Ci stiamo trovando in seria difficoltà" denuncia Vito Albano, segretario provinciale della FIMMG, la Federazione italiana dei medici di medicina generale; "abbiamo sempre fatto campagne di vaccinazione piuttosto ampie e, dunque, i pazienti si erano abituati a venire da noi. Inoltre, quest’anno si era pensato di allargare la campagna, anche per evitare un alto numero di influenze e, quindi, la necessità di andare a fare analisi differenziali rispetto al covid, abbassando l'età per il vaccino gratuito a 60 anni".

I medici di famiglia avevano garantito alla Asl 1 che avrebbero preso in carico i cittadini anziani, onde evitare assembramenti, con l'azienda che si sarebbe dovuta occupare dei giovani e dei portatori di patologie critiche. Ebbene, "non solo i vaccini sono arrivati in ritardo - dovevamo partire con la campagna il 1° ottobre e ne abbiamo avuto disponibilità dal 15 - ma ne è arrivato un quantitativo insufficiente. Eravamo partiti con una certa tranquillità - prosegue Albano - ci avevano assicurato che sarebbero arrivate altre dosi; al contrario, abbiamo avuto una interruzione abbastanza lunga, di quasi un mese, e poi, domenica sera, abbiamo ricevuto una mail che ci informava che i vaccini erano arrivati in quantità insufficiente, per cui ci forniranno un numero di dosi che potranno coprire solo gli ultra 65enni, e per di più solo per il 70%".

Insomma, i medici di famiglia non solo non riusciranno a vaccinare la fascia di età tra i 60 e i 64 anni, ma non potranno coprire neanche tutti gli ultra 65enni. "Da un punto di vista etico, non è facile dire ad un paziente che non può fare il vaccino perché è stato somministrato ad un altro", lo sfogo amaro di Albano; "è chiaro che dovremo fare una selezione in base a criteri di carattere clinico, di gravità di rischio. E non siamo neanche sicuri che tutti coloro che si rivolgeranno alla Asl avranno la possibilità di vaccinarsi. La situazione è veramente grave".

I medici di famiglia avevano chiesto alla Regione già a fine aprile di muoversi per tempo, "ci sembrava importante non solo fare la campagna di vaccinazione antinfluenzale ma estenderla. Ora ci troviamo a dicembre con un numero esiguo di persone vaccinate, ed io avrò somministrato persino meno dosi dell’anno passato a fine campagna. Ciò sta portando a confronti anche aspri con alcuni pazienti, e ci sta causando problemi personali, interiori. Tra l’altro - prosegue Vito Albano - tutti gli anni cerchiamo di sensibilizzare alla vaccinazione perché l’influenza potrebbe ridurre la sua presa se noi riuscissimo a vaccinare almeno l’85% della popolazione; quest’anno non dico che ce l’avremmo fatta, ma con la paura della epidemia ci saremmo andati vicino. E invece, siamo scivolati su una buccia di banana: il motivo di fondo è che la Regione ha istruito il bando tardissimo, a luglio, in ritardo rispetto alle altre regioni per cui ci siamo trovati in coda. Ed ora, non è neanche sicuro arrivino tutti i vaccini richiesti: per la Asl dell’Aquila erano state richieste 92mila dosi, ieri mi dicevano alcuni funzionari del Servizio Prevenzione che ne sono arrivate poco più della metà".

E' evidente che costringere i medici di base a dover scegliere quali dei loro pazienti vaccinare è vergognoso.

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Dicembre 2020 09:20

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