“C’ero anch’io alla manifestazione in cui fu ucciso da un candelotto lacrimogeno Saverio Saltarelli. Avevo 17 anni compiuti da poche ore, era una delle prime manifestazioni cui partecipavo e ne ho il ricordo ancora molto vivido. Era il primo anniversario dalla strage di piazza Fontana. Valpreda e i suoi compagni erano in carcere, non era stata ancora scoperta a Treviso la pista nera, quella di Freda e Ventura, e il clima era molto difficile”.
A parlare è il magistrato Guido Salvini, l’uomo che più di tutti ha cercato nei tribunali la verità sulla strage di piazza Fontana (1); all’epoca, faceva parte di un collettivo chiamato ‘Movimento Socialista Libertario’, una frangia ridottissima della sinistra extraparlamentare milanese del periodo - “in sostanza eravamo in due: io e Michele Serra”, ha raccontato Salvini in una intervista al Manifesto (2) - di estrazione cattolica e radicale.
“Andai alla manifestazione indetta in piazza del Duomo dai gruppi libertari con l’appoggio del Partito Comunista Internazionalista, un piccolo ma storico gruppo bordighista, e pochi altri. Era stata vietata, senza alcuna giustificazione dalla Questura. C’erano poche centinaia di persone, non protette, come chi stava partecipando invece al presidio del Movimento Studentesco, dai muri dell’Università Statale”.
Era già buio. “I manifestanti erano assolutamente pacifici ma il corteo non partì nemmeno. Venne caricato dalla Polizia all’angolo tra piazza Duomo e via Torino, una strada piena di negozi e di passanti che in quei giorni facevano compere. Partirono subito i candelotti lacrimogeni. Ricordo molti giovani e anche passanti che cercavano di trovare rifugio nei portoni. Quasi tutti fuggirono in direzione di piazza Missori e via Larga per raggiungere il presidio all’Università e trovare protezione. Anch’io ero con loro”.
L’imbocco di via Bergamini, una piccola traversa che da via Larga porta all’Università, era invaso dal fumo dei lacrimogeni tirati dalla Polizia attestata intorno in vari punti, anche davanti alla libreria Feltrinelli vicinissima a piazza Fontana. “C’erano solo slogan, qualche pietra tirata contro la Polizia schierata ma comunque fuori tiro, nessuna vera violenza, solo un gesto di protesta”.
Saverio Saltarelli cadde lì, “a meno di 100 metri dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Credo di non essere stato molto distante”, ricorda Salvini.
Da allora in alto su un muro all’angolo con via Larga c’è una targa che ricorda Saverio Saltarelli. Non si ferma nessuno, è quasi del tutto dimenticata. Solo qualche volta, ma raramente, il Comune durante le celebrazioni fa depone una corona.
“Certamente anche Saltarelli è una vittima diretta, e quasi dimenticata, della strage di piazza Fontana”, chiosa il magistrato Salvini.
Saverio non aveva alle spalle né un gruppo politico forte, né una famiglia attrezzata a comunicare. “Era un giovane generoso, come migliaia in quegli anni di fuoco. Uno studente figlio del ’68 che riteneva inaccettabile il divieto di manifestare a Milano, un anno dopo piazza Fontana, al grido dello slogan che già allora proclamava la verità proibita, quella che in seguito diventerà, se non compiuta verità processuale, almeno verità storica: ‘Valpreda è innocente, la strage è di Stato’”, le parole di Gianni Barbacetto in un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano in occasione del quarantesimo anniversario di Piazza Fontana (3).
A ricordargli Saltarelli era stata Lydia Franceschi, la mamma di Roberto, lo studente della Bocconi ucciso dalla polizia tre anni dopo, davanti alla sua università. “Lydia ha consacrato la sua vita a mantenere viva la memoria del figlio e degli ideali di quegli anni”, ha raccontato Barbacetto, “e si rattrista che Saverio sia stato, nella battaglia tra memoria e smemoratezza, certamente meno fortunato di suo figlio, che ha avuto tanti amici, oltre ai suoi genitori, che hanno lavorato perché non se ne perdesse il ricordo".
‘Quando Roberto tornò a casa dalla manifestazione del 12 dicembre 1970’ - ha raccontato Lydia Franceschi al giornalista - ‘era sconvolto perché era il suo primo impatto con la violenza istituzionalizzata. Non riusciva a capire come si potessero sparare candelotti ad altezza d’uomo contro cittadini che chiedevano di conoscere la verità su una strage che era costata la vita a 17 persone, più quella di Giuseppe Pinelli. Seduta con lui sul suo letto, passai quasi tutta la notte a discutere. Mi è rimasto sempre molto caro Saverio Saltarelli’”.
La tragica uccisione dello studente abruzzese colpì profondamente anche Dario Fo e Paolo Ciarchi che gli dedicarono una sorta di rap ante-litteram:
Pò, pò, pò...
No, no, no...
Saltarelli!
No, non dovevi farlo,
di venire a morire proprio lì in via Larga
Non non era proprio il caso,
né l'ora, né il giorno quello lì di sabato
in piazza Duomo, per dio,
c'era la manifestazione unitaria
indetta dal picì, con il psì,
con il prì, con il plì
dallo psiup, c'era lo psiup
s'eran persino l'anpi e la dicì...
Porco cane perché
ti sei fatto accoppare proprio lì...
In via Larga poi! Andiamo! pò, pò, pò...
Scusa Saltarelli
ma sei stato proprio un guastafeste
a morire così...
Per un candelotto! pò, pò, pò...
Provocatore extraparlamentare
in collusione con le destre...
Come ci sta bene dice il picì
Infatti era dentro ad un gruppetto di quelli lì
Quali, quali?
Che fan finta
di voler la rivoluzione comunista proprio qui
(risatina)
Ma son d'accordo con la reazione
per distruggere lo stato democratico...
Proprio questo! Quello borghese...
Sì, è così, l'ha detto anche Berlinguer...
Quale Berlinguer?
Il vicesegretario del picì...
Ah... È bravo quello lì... pò, pò, pò
E l'ha detto anche Colombo della dicì
No! No! No! No! Saltarelli
non dovevi morire proprio così
pò, pò, pò...
Saltarelli! Lo sapevi che era una marcia autorizzata
con tutti i partiti democratici?
Salvo l'emmeesseì!
Il questore è addirittura
un ex partigiano della dicì...
È della dicì il questore
E ci aveva pure autorizzato di gridare
«Franco boia», «Fuori dalla Nato»
E basta così.
E invece voi vi mettete a gridare
«Abbasso questo stato»
Stato assassino, proprio così, pò, pò, pò
E il meno che ti possa capitare
è di andarti a incocciare
con un candelotto di circa un chilo o giù di lì
Saltarelli l'hai voluto tu! pò, pò, pò...
Chi va a provocare l'uso dissennato della polizia
finisce sempre così
Potevi stare tranquillo
sotto l'egida del picì e anche dello psì...
Saltarelli!
Hai cercato di sfasciare l'unità
dei partiti democratici borghesi
Borghesi, pò, pò, pò...
Volevi suscitare una mobilitazione generale
contro la repressione
Con la furia ti hanno ammazzato con un candelotto
grosso così, in via Larga...
I sindacati non ci son cascati han scioperato
come hanno fatto ad Avola, a Battipaglia,
anzi ancora meno di così, pò, pò, pò...
vigilando in fabbrica e fermi lì...
Tutti fermi lì...
No, Saltarelli!
Non t'è riuscito il trucco d'avere...
non ha scucito, non ha scalfito l'unità
Il prestigio, la vitalità
delle istituzioni democratiche borghesi
come ha detto giustamente il picì, la dicì,
il prì, il psì, il spi, il psissi...
Senti, Saltarelli
portalo via quel cadavere lì
andiamo, non lasciamolo in mezzo ai piedi
ci da un po' fastidio...
Per favore, sii gentile...
popopò po, po, po pò...
Profetico, in effetti, l'ultimo capoverso: "Saltarelli, portavolo via quel cadavere lì. Andiamo, non lasciamo in mezzo ai piedi: ci da un po' fastidio". Una sorta di rimozione collettiva, forzata.
Per trovare echi della vicenda di Saltarelli bisogna ascoltare il Canzoniere del proletariato di Lotta Continua (4).
Saverio Saltarelli è anche citato esplicitamente in Katanga, la canzone popolare del Movimento Studentesco, riferita al gruppo omonimo che si occupava del servizio d'ordine e spesso si scontrava con forze dell'ordine e gruppi fascisti.
Primo anniversario della strage,
fatta con le bombe dei padroni;
loro l’hanno calcolata bene
per fregarci con la repressione.
Carcere, denunce, rappresaglie;
hanno stipendiato le canaglie,
i fascisti, facce da carogne,
li hanno ripescati dalle fogne.
Dodici dicembre a Milano,
manifestazione per la Spagna,
passa un corteo partigiano
coi carabinieri alle calcagna.
Poi si scioglie, alcuni vanno via,
altri restan lì coi pugni alzati,
a gridare “Viva l’Anarchia,
Guida, Calabresi fucilati!”
Vittoria vicequestore con la radio,
chiama autoblindo e camionette,
con la bocca secca sputa odio
e ordina la carica e le botte.
Scoppiano dovunque candelotti,
bruciano i polmoni da star male.
C’è chi cade sotto i poliziotti
e chi corre verso la Statale.
In via Torino non ci sono santi,
San Babila i fascisti sono a messa,
in via Larga ci son gli studenti
con il casco e la bandiera rossa.
Urlano feroci le sirene,
arrivano gli anarchici di corsa;
i compagni danno protezione
e Vittoria non si perde l’occasione.
Era proprio quello che voleva,
con la scusa dell’inseguimento,
in via Larga coi caramba arriva
e si getta sullo sbarramento.
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Tanti hanno paura, scappan via
Restano a combattere i Katanga:
sulle ossa della polizia,
picchiano col ferro della spranga.
La questura spara col fucile
E coi sassi noi ci difendiamo;
ne mandiamo tanti all’ospedale,
ma stavolta cara la paghiamo.
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Noi ti abbiamo visto lì per terra,
con la bocca aperta e gli occhi gialli,
eri morto come in una guerra,
circondato, ucciso da sciacalli.
Primo anniversario della strage,
fatta col le bombe dei padroni;
loro l’hanno calcolata bene
per fregarci con la repressione.
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Kata-, Kata, Katanga, -nga
Ma vi fregherà il Proletariato,
quando, e sarà forse anche domani,
non si parlerà di sindacato,
ma di Comunismo e munizioni!
E allora tu ci lascerai la pelle,
tu, Marzotto! E tu, Giovanni Agnelli!
Perché ce ne saranno altri mille,
per ogni Saverio Saltarelli!
E allora tu ci lascerai la pelle,
tu, Marzotto! E tu, Giovanni Agnelli!
Perché ce ne saranno altri mille,
per ogni Saverio Saltarelli!
1) Salvini Guido, L’Alter Ugo, lo spazio web di Ugo Maria Tassinari, 16 dicembre 2018
2) Salvini Guido, Intervista di Mario Di Vito, Il Manifesto, 10 dicembre 2019
3) Barbacetto Gianni, Il Fatto Quotidiano, 13 dicembre 2010
4) Canzoniere del Proletariato, Lotta continua, L'ora del fucile, Compagno Saltarelli noi ti vendicheremo, 1971
La prima puntata: 12 dicembre 1970: una giornata cupa a Milano / 1
La seconda puntata: "La repressione colpisce gli operai, il revisionismo li disarma"