Otto giorni per chiudere la crisi della maggioranza di centrodestra al Comune dell'Aquila ed evitare, così, di vivere un anno, il prossimo - l'ultimo 'pieno' della legislatura per il sindaco Pierluigi Biondi considerato che nel 2022 si tornerà al voto e, come tradizione, i sei mesi che precedono l'apertura delle urne si trasformano in una sorta di 'semestre bianco' di campagna elettorale - sul filo del rasoio, sotto ricatto dei numeri ad ogni Consiglio comunale.
Otto giorni per sancire la pace con la Lega: è questa la sfida di fine anno per Biondi; entro il 31 dicembre deve riunirsi il Consiglio comunale per approvare, tra l'altro, la delibera inerente la razionalizzazione delle società partecipate che deve ancora passare dalla Commissione bilancio. Il 21 dicembre scorso, infatti, l'assise presieduta da Luigi Di Luzio ha votato il rinvio della discussione sul provvedimento su proposta delle opposizioni che hanno ottenuto il voto favorevole della Lega; in altre parole, la maggioranza è andata sotto.
Non si è discusso del merito della delibera, piuttosto del metodo; i consiglieri di opposizione hanno chiesto tempo per approfondire il provvedimento, oltre 500 pagine, che attiene ad un ambito assai importante per il Comune dell'Aquila, e cioé la tenuta delle società partecipate che si occupano di garantire alcuni servizi pubblici essenziali; una richiesta condivisa dalla Lega che, non avendo più assessori in Giunta, ha ricevuto il deliberato, come gli altri gruppi consiliari, a poche ore dalla seduta della Commissione.
Ma il nodo è politico, come detto, ed è soltanto l'ultimo capitolo di una vicenda che si trascina stancamente da un anno: dodici mesi fa, di questi tempi, la Lega non votava il bilancio di previsione dell'Ente, l'atto amministrativo più importante del governo cittadino. Da allora, le spaccature tra il Carroccio e il sindaco Pierluigi Biondi si sono acuite fino ad esplodere nel luglio scorso, con l'intervento del capogruppo leghista Francesco De Santis che è arrivato a dire di "vergognarsi" per l'inerzia amministrativa della maggioranza; è seguito il ritiro delle deleghe agli assessori Daniele Ferella, Fabrizio Taranta e Fabrizia Aquilio fino alla decisione di revocargli l'incarico.
E non è stato ancora chiarito alla città il motivo di una crisi che ha lasciato la Giunta 'azzoppata' in un momento storico delicatissimo.
Sta di fatto che la Lega, forte dell'accordo raggiunto con i consiglieri Luciano Bontempo e Roberto Jr Silveri che si sono 'federati' col gruppo consiliare del Carroccio, chiede ora al sindaco Biondi il reintegro dei tre assessori altrimenti la rottura sarà totale. E se i leghisti dovessero rompere con la maggioranza, il centrodestra non avrebbe più i numeri per governare considerato che il primo cittadino potrebbe contare su soli 15 consiglieri contro i 12 delle opposizioni di centrosinistra cui si aggiungerebbero i 5 esponenti della galassia salviniana.
Insomma, Biondi è costretto a scendere a più miti consigli, facendo un passo indietro rispetto alla decisione di revocare l'incarico agli assessori della Lega. Fino ad oggi, è stata una guerra di nervi: ora, però, i nodi stanno arrivando al pettine.
E' lecito immaginare che l'accordo si possa trovare a metà strada, considerato che la rottura avrebbe ripercussioni a livello regionale, per la tenuta stessa della maggioranza di centrodestra che sostiene Marco Marsilio, e finanche a livello nazionale; tuttavia, il sindaco dell'Aquila è nelle condizioni di dover tendere la mano alla Lega.
Altrimenti l'anno prossimo vivrà in bilico ad ogni Consiglio comunale, col rischio di andare sotto ad ogni provvedimento all'ordine del giorno; una situazione insostenibile considerato pure che parliamo, come anticipato, dell'ultimo anno 'pieno' di legislatura prima del 2022, l'anno che segnerà il ritorno alle urne. Un logoramento continuo che il sindaco Biondi non può permettersi. A meno di non pensare a maggioranze variabili, non a rimescolamenti di carte, sia chiaro, ma ad un supporto esterno da parte di qualche esponente delle opposizioni su provvedimenti specifici: pure dovesse andare così, però, è chiaro che la maggioranza si troverebbe a percorrere vie strette, impervie e, di certo, poco spendibili politicamente.