Ieri, in Consiglio comunale, è stato scritto l'ultimo capitolo del romanzo della crisi di maggioranza al Comune dell'Aquila; una crisi che, formalmente, si trascina da un anno, da quando, alla fine di dicembre del 2019, la Lega decise di non votare il bilancio di previsione dell'Ente ma che, in realtà, ha 'segnato' il governo Biondi sin dall'insediamento, anzi da prima, dalla campagna elettorale, allorquando il Carroccio dovette digerire la decisione del tavolo nazionale di puntare sulla candidatura dell'esponente di Fratelli d'Italia, nient'affatto condivisa dalla Lega che aveva indicato il nome di Luigi D'Eramo.
Lo strappo consumatosi ieri durante la riunione dell'assise che avrebbe dovuto votare, tra l'altro, la razionalizzazione delle società partecipate, rischia però di essere una frattura non più ricomponibile; d'altra parte, l'approvazione del piano era un atto dovuto per legge entro il 31 dicembre: il mancato via libera espone l'Ente, e dunque i cittadini aquilani, ad una sanzione amministrativa, che potrebbe essere comminata dalla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, che va da un minimo di 5mila a un massimo di 500mila euro.
A dire che potrebbero essere gli aquilani, di nuovo, a pagare lo scotto di una crisi incomprensibile.
Una crisi che va ricostruita dal principio, per comprenderne appieno l'irritualità e l'irragionevolezza, in un momento, tra l'altro, delicatissimo per la città, alle prese con gli effetti sanitari, economici e sociali della pandemia che si sommano alle criticità irrisolte del post terremoto.
Dicembre 2019: la Lega non vota il bilancio di previsione E' il dicembre 2019: la Lega, il primo partito della maggioranza di centrodestra stando, almeno, ai risultati delle elezioni politiche e regionali, non vota il bilancio di previsione; se non fosse per la decisione dei consiglieri del gruppo d'opposizione del Passo Possibile, che restano in aula, non ci sarebbero neanche i numeri per avviare i lavori. Tiziana Del Beato rompe col Carroccio: passerà dal gruppo Misto per approdare, come chiaro sin dal principio, a Fratelli d'Italia. Un punto a favore di Biondi che strappa un consigliere al gruppo della Lega.
Basterebbe questo, a rigore di buon senso, a dire che non esiste più una maggioranza di governo al Comune dell'Aquila; al contrario, si va avanti come se nulla fosse accaduto.
Tra l'altro, alla città non vengono spiegate le ragioni di una crisi così grave da portare ad uno strappo sul bilancio, il provvedimento più importante per una amministrazione: tra i silenzi delle forze di maggioranza, si comprende che l'episodio scatenante è la presunta volontà di Fratelli d'Italia e Forza Italia di mettersi di traverso all'elezione di un rappresentante del Carroccio alla presidenza della Commissione Politiche sociali, a valle delle dimissioni di Elisabetta De Blasis; la classica goccia che fa traboccare il vaso: erano mesi, infatti, che la Lega si sentiva messa all'angolo, isolata dalle forze di maggioranza intenzionate a fare argine all'ascesa dei salviniani in città e in provincia. Una guerra sotterranea senza esclusione di colpi, e che si aveva finito per intrecciarsi, d'altra parte, con il livello regionale. Sullo sfondo, le amministrative di primavera a Chieti e Avezzano: dopo aver lasciato L'Aquila e Teramo a Fratelli d'Italia - con la coalizione di centrodestra vincente nel capoluogo di Regione e sconfitta a Teramo - e Pescara a Forza Italia con l'elezione di Carlo Masci, il Carroccio reclamava per sé le candidature a sindaco in entrambe le città. Fratelli d'Italia e Forza Italia, però, si erano messe di traverso.
A marzo scoppia la pandemia: la Giunta continua a lavorare, con gli assessori della Lega - Daniele Ferella, Fabrizio Taranta e Fabrizia Aquilio - che operano con i fondi appostati sui loro capitoli da un bilancio che non hanno condiviso e votato. Succede soltanto all'Aquila, probabilmente.
Luglio 2020: lo strappo di Francesco De Santis Passata la prima ondata del coronavirus, con la città soltanto sfiorata dal virus, a luglio c'è un altro strappo: in Consiglio comunale, il primo riunito dopo il lockdown caratterizzato da una comunicazione compulsiva del sindaco Pierluigi Biondi in abiti da Protezione civile, il capogruppo della Lega Francesco De Santis prende la parola e lancia un atto d'accusa durissimo alla Giunta comunale: "avevamo regalato un sogno all’Aquila, vincendo le elezioni in modo inaspettato e, direi, rivoluzionario, cavalcando un’onda che avrebbe dovuto portarci a rinnovare la città. Ci siamo ritrovati imbrigliati e di questo mi vergogno", le sue parole.
Di nuovo: basterebbe questo a dire che non esiste più una maggioranza di governo al Comune dell'Aquila; viene certificato, di fatto, il fallimento di un progetto politico.
E stavolta, il sindaco Biondi reagisce: "Quando il capogruppo della Lega sostiene di sentirsi in imbarazzo per l’azione della compagine che guida la città, viene da pensare che lo stesso sentimento sia indirizzato anche nei confronti degli assessori attuali che la sua formazione esprime in giunta ed evidentemente anche per quelli passati, che oggi ricoprono importanti ruoli istituzionali e politici a livello nazionale e regionale. Il partito spieghi se si tratta di una posizione condivisa o personale", chiede il primo cittadino.
Biondi ritira le deleghe agli assessori della Lega Non arrivano risposte, segno che l'intervento di De Santis è condiviso dai vertici del Carroccio: dunque, 48 ore dopo Biondi ritira le deleghe agli assessori Ferella, Taranta e Aquilio che, tuttavia, restano in Giunta, non vengono revocati dall'incarico; in sostanza, mantengono l'incarico di assessori senza deleghe, continuando a percepire regolarmente lo stipendio pur non partecipando, per scelta politica, alle riunioni dell'esecutivo. Elisabetta De Blasis lascia il gruppo consiliare della Lega e, passando per il Misto, approderà anche lei in Fratelli d'Italia: un altro punto a favore di Biondi che strappa un altro consigliere al Carroccio che si ritrova, dunque, con un gruppo di soli tre elementi, in una posizione di forte debolezza.
Eppure, si va ancora avanti. Non ci sono comunicazioni sulla crisi, la città non viene informata, in modo pubblico e trasparente, su ciò che sta accadendo tra le forze di maggioranza cui il voto aveva delegato il governo della comunità.
I consiglieri del Carroccio votano tutti i provvedimenti che approdano nelle Commissioni e in Consiglio comunale: addirittura, la Lega vota favorevolmente sull'assestamento del bilancio che non aveva approvato. Di nuovo, succede soltanto all'Aquila.
Le elezioni amministrative: D'Eramo giura fedeltà a Biondi Intanto, si avvicinano le elezioni amministrative: la Lega ha strappato le candidature a sindaco a Chieti con Fabrizio Di Stefano e ad Avezzano con Tiziano Genovesi ma la coalizione di centrodestra non tiene, si spacca, presentandosi divisa ad entrambi gli appuntamenti elettorali; Fratelli d'Italia, formalmente, sostiene i candidati leghisti ma la tensione è altissima e c'è chi si dice convinto che i meloniani potrebbero addirittura boicottare i candidati a sindaco di coalizione espressi dal Carroccio.
In questo clima, il 12 settembre - a qualche giorno dal voto - il coordinatore regionale della Lega, Luigi D'Eramo, a sorpresa, prova a cancellare la crisi con un colpo di spugna: il Carroccio, mette nero su bianco in una nota, "sostiene e sosterrà il sindaco Pierluigi Biondi con la convinzione e la determinazione del primo giorno".
Le amministrative per la Lega andranno malissimo: sconfitto Di Stefano a Chieti, sconfitto Genovesi ad Avezzano.
L'accordo di maggioranza non digerito dalla Lega: Biondi caccia gli assessori E il clima si fa di nuovo rovente: ad inizio ottobre, le forze della maggioranza di centrodestra si ritrovano e, a quanto si apprende, decidono che la ricomposizione della Giunta dovrà avvenire secondo il principio di un assessore ogni due consiglieri, col rispetto delle 'quote rosa'; significa che alla Lega spetterebbe un solo assessorato, e non i tre che ancora manteneva, sebbene privi di delega. In realtà, l'apertura al Carroccio passa dalla proposta di esprimere due assessori, un uomo e una donna. La Lega, però, si mette di traverso: la segreteria regionale non ha intenzione di sacrificare né Daniele Ferella né Fabrizio Taranta.
Arriviamo così al 14 ottobre: a tre mesi dal ritiro delle deleghe, Biondi revoca gli incarichi agli assessori della Lega.
Fine della storia, direte voi. E invece no: il Carroccio continua a votare favorevolmente sui provvedimenti della maggioranza in Commissione e in Consiglio comunale, altro che rottura. Fila tutto liscio, con una Giunta azzoppata, per altri due mesi.
Tuttavia, la Lega 'piazza due colpi' - per usare una terminologia più consona al calciomercato - accogliendo nel gruppo il consigliere Roberto Jr Silveri e federandosi con l'Udc rappresentata da Luciano Bontempo. Di fatto, il gruppo del Carroccio è di nuovo composto da cinque consiglieri. Pari e patta col sindaco Biondi.
E arriviamo così ai giorni nostri.
L'ultimo capitolo della crisi Il 21 dicembre scorso, la Giunta porta in Commissione Bilancio la delibera sulla razionalizzazione delle partecipate: la Lega vota con le opposizioni per il rinvio della discussione sul provvedimento che deve essere approvato, pena una sanzione amministrativa, entro e non oltre il 31 dicembre; passano alcuni giorni e, riconvocata l'assise, il Carroccio si astiene permettendo così alla maggioranza di portare il documento in Consiglio comunale.
La resa dei conti, però, è solo rimandata.
La richiesta è chiara: la Lega rivuole i tre assessori. Biondi è messo alle strette: se si arrivasse a rottura, infatti, non avrebbe più i numeri per governare. Il primo cittadino tende una mano al Carroccio: ai nostri microfoni, spiega di aver scritto una lettera a tutti i coordinatori regionali dei partiti del centrodestra, "offrendo la massima apertura per una ricomposizione della crisi: ho chiesto che, dinanzi alla possibilità di ristabilire un dialogo con la Lega, si possano ridiscutere le regole che il tavolo si era dato, non in mia presenza tra l’altro. Ho chiesto la convocazione di una riunione, sono in attesa. Personalmente, mi sono dato un principio aureo: non ricatto nessuno e non subisco ricatti; per un motivo semplice: ricattare è uno strumento deleterio della politica e farsi ricattare significa mettersi sotto padrone".
La regola che il tavolo di maggioranza si era dato è quella nota, un assessore ogni due consiglieri col rispetto delle quote rosa; Biondi chiede alle forze partitiche di arrivare ad una sintesi: "se lo stesso tavolo dovesse accordarsi diversamente, sono disponibilissimo a prenderne atto".
Risposte non arrivano. E così ieri, in Consiglio comunale, il Carroccio ha abbadonato i lavori facendo venire meno il numero legale. Una maggioranza non c'è più. Ed ora, è davvero difficile a credersi che si possa andare avanti ancora, di nuovo, come se nulla fosse.
Una situazione non più sostenibile. La città merità una maggioranza capace di governare, in un momento così delicato; è dovere del sindaco Biondi e della Lega chiarire i motivi della crisi, le ragioni che hanno portato ad una paralisi amministrativa lunga un anno in settori chiave come l'urbanistica. E' compito delle forze partitiche di centrodestra parlare in modo chiaro e trasparente, rendendo conto ai cittadini elettorali che hanno delegato questa maggioranza alla gestione della 'cosa pubblica'.
Così, non si può più andare avanti.