“Ambire ad essere è diverso dell’essere, questo dovremmo avere a mente quando ci definiamo Città della Cultura, siamo infatti, una città con una grande cultura, delle persone, dei luoghi, della storia, che molteplici enti e associazioni portano avanti, ci manca però una buona pratica comune, un reale raccordo tra mondo politico amministrativo e operatori del settore. Il nostro Comune da troppo tempo non definisce una chiara delega, oggi in capo al Sindaco, che ci piace pensare la curi al massimo, seppure con i tanti impegni che un amministratore di una città capoluogo ha e già questo basterebbe a porci degli interrogativi”.
Lo scrive, in una nota, il capogruppo Pd in Consiglio comunale Stefano Palumbo che spiega come la riflessione prenda spunto “dalla situazione del mondo culturale post pandemia e dei suoi lavoratori e dalla nota stampa di Paolo Muzi relativa alla ricostruzione e fruizione dei musei e luoghi d’arte cittadini. Se è vero infatti che diversi ritardi oggi interessano i lavori per il recupero degli immobili che ospitano i nostri luoghi della cultura più cari, ad esempio San Giuliano, la biblioteca Tommasi, l’Archivio di Stato, la sede del Museo Nazionale D’Abruzzo oggi MUNDA, è pur vero che occorre interrogarsi su come renderli in futuro parte di un percorso umanistico fruibile da cittadini e turisti. Tanto più in considerazione dei numerosi immobili storici ancora da recuperare che non avranno più, per varie ragioni, la funzione svolta prima del terremoto ma che potrebbero avere una vocazione culturale. Quale nuova vita immaginiamo per Palazzo Quinzi, per la ex sede dei conservatorio nei pressi di Collemaggio e per tante altre?”
“L’amministrazione comunale intanto - prosegue il consigliere dem - potrebbe ridefinire un settore che si occupi dei musei a gestione diretta, un po’ come fanno tutte le città d’arte italiane, con personale dedicato e competente, magari definire perché no, una delega politica, per meglio gestire questa fase di nuovo inizio della cultura cittadina che avverrà con l’avvenuto recupero delle strutture. Un assessorato dedicato potrebbe farsi poi promotore e coordinatore di una proposta culturale di rete, che si sintetizzi in una Card per i visitatori dell’Aquila come esiste in gran parte delle città d’arte italiane ed estere”, conclude Palumbo.