Alla fine l'incontro-scontro frontale tra il sindaco dell'Aquila Massimno Cialente ed il consigliere di Rifondazione Comunista Enrico Perilli (Prc) sullo sviluppo del Gran Sasso e l'impiego dei 15milioni ad esso connesso messi a disposizione dalla Legge Barca, c'è stato. Si è consumato durante la Commissione bilancio (in cui erano stati invitati per una relazione i vertici del Centro Turistico), ed è stato rimandato "alla prossima riunione di maggioranza".
Certo è, che se le sono promesse.
"Siamo nella stessa coalizione dal 2006 - le parole di Cialente - In questa tornata elettorale vi ho detto che avrei portato a termine il programma di mandato che anche voi avete sottoscritto. Questo dice chiaramente che si puntava sul piano d'area e sul turismo invernale ed estivo. Se il Prc la pensa diversamente non continuiamo un operazione di unione forzata quando esistono differenze programmatiche su questioni centrali. Non possiamo continuare ad avere una situazione di questo tipo di fronte la città. Ho stretto un patto con gli elettori insieme a voi e se si intende rimettere in discussione l'investimento di 30milioni di euro si rompe, perché è chiaro che Rifondazione Comunista non condivide la linea politica. Se necessario si può anche chiedere ai cittadini di tornare al voto".
Poco prima Perilli, che è anche Presidente della Commissione territorio, aveva duramente messo in evidenza alcune presunte irregolarità sulla tardiva attivazione delle procedura per la Valutazione di impatto Ambientale per le nuove Fondari ("Sono state presentate 38 giorni dopo aver indetto il bando") e di come il nuovo impianto richieda una variazione al Piano D'Area stipulato con l'Ente Parco "perché diverso da quello convenuto".
"Vuol dire - ha aggiunto Perilli faccia a faccia con Sindaco e vertici Ctgs - che chiunque voglia impugnare il bando può bloccare tutto. Ogni cosa rimarrà ferma per quattro anni se non si ripresenta in maniera corretta". Ma più in generale per il consigliere del Prc (che in Giunta conta anche un assessorato), è sbagliato investire sulle strutture del turismo invernale: "Ci stiamo infilando in un tunnel in cui investiamo 15miliioni per fare impianti che tra 20anni saranno cattedrali nel deserto a causa dei pochi giorni d'apertura possibili e lo scarso innevamento sotto i 2mila metri. Dei 15mlioni, 10 devono andare al turismo estivo".
Sui ritardi del Via per le nuove Fondari, Sindaco e dirigenti si sono difesi appellandosi alla velocità dei tempi in cui tutto è dovuto avvenire (Piano industriale, stanziamento dei fondi, indizione del bando), alla necessità di aprire per la prossima stagione, nonché all'importanza dell'operazione nel complesso in chiave di rilancio del territorio.
"Se qualcuno vorrà far ricorso ed avrà ragione - ha commentato duro Cialente - ne pagheremo le conseguenze ma se invece sbaglia dovrà essere lui a pagare". Il bando delle Fondari scadrà il 7 luglio e le possibilità di fare osservazioni sul Via il 25 dello stesso mese.
Sulla presenza delle aree di monitoraggio naturalistico LTER lungo l'area dei lavori, in un primo tempo tra le argomentazioni principali utilizzate contro le nuove Fontari dal cartello di associazioni ambientaliste Emergenza Abruzzo, il Sindaco ha affermato che "non esiste una carta in mano al Ctgs che documenti lo studio, nessuna richiesta per farlo c'è mai pervenuta, dubito si stia facendo sul serio. Se ci fanno la richiesta potremmo comunque pensare di spostare di acluni metri i piloni e risolvere la situazione".
Al netto delle polemiche la situazione del Ctgs resta critica.
All'incontro erano stato convocati il Presidente Umberto Beomonte Zobel e il direttore del Ctgs Angelo De Angelis, per riferire sugli ultimi bilanci dell'azienda partecipata.
Il 2013 si è chiuso con 639mila euro di debito, ed è andata bene. L'anno precedente il debito ammontava a 1milione518mila. A preoccupare però è il debito complessivo della Spa partecipata dal Comune: 3,8milioni verso le banche ed 1,5 verso i fornitori.
Secondo il Presidente Zobel "nell'attuale assetto con un solo arroccamento e due impianti non si può riuscire ad avere un equilibrio di bilancio". Troppe le spese per l'immobiliare, l'impiantistica e il personale.
In tal senso, come pure recita il Piano Industriale, si tiene conto dell'entrata di Invitalia "per l'affitto di un ramo d'azienda". Il che significa, almeno secondo i piani di Cialente, che la Ex sviluppo Italia si accolli una parte del debito del Centro Turistico e lo traghetti verso la privatizzazione degli impianti, indicendo un bando che faccia subentrare il privato.
"Affitto del ramo d'azienda" che crea non poche preoccupazioni nei sindacati che tramite Rita Innocenzi (Cgil) e Piero Peretti (Uil) hanno tenuto a specificare che per norma "non si affitta un ramo prescindendo dal destino dei dipendenti".
Fatto sta che ad oggi l'arrivo di Invitalia resta piuttosto incerto così come il futuro di alcuni lavoratori e dei loro stipendi. Il tutto in un altrettanto confuso contesto di riordino delle aziende partecipate (e dei loro dipendenti), con la prospettiva di andare verso quella unica.