Mercoledì, 18 Agosto 2021 21:11

Progetto Case di Sassa NSI, la protesta degli assegnatari che il Comune intende sgomberare: "Non vogliamo andare via". Avviata una raccolta firme, si valutano azioni legali

di  Nello Avellani e Roberto Ciuffini

Un centinaio di persone hanno partecipato all'incontro organizzato dal Comitatus Aquilanus nel quartiere Case di Sassa NSI per fare il punto sulle procedure di sgombero delle 170 famiglie ad oggi alloggiate nelle palazzine post sisma individuate come sede della nascente scuola nazionale di formazione dei Vigili del fuoco

Stando agli avvisi inviati dal Comune, gli assegnatari dovranno lasciare gli appartamenti entro il 31 dicembre ma, ha chiarito l'assessore con delega al patrimonio Vito Colonna, i primi trasferimenti inizieranno già a settembre: si partirà con le 28 famiglie proprietarie di abitazione ancora inagibile, che avranno la priorità di scelta tra due o tre soluzioni alternative proposte dall'amministrazione, per proseguire, poi, con i locatari.

Ma i nuclei familiari non vogliono lasciare gli alloggi, denunciano il poco preavviso dato dall'amministrazione e sottolineano che, oramai, nel quartiere si è creato un senso di comunità che verrebbe spazzato via dagli sfratti. 

Si è deciso, dunque, di avviare una raccolta firme da consegnare in Prefettura per chiedere di non localizzare a Sassa il centro nazionale di formazione territoriale dei Vigili del fuoco ma d'individuare piuttosto un'alternativa che, magari, tenga conto delle esigenze manifestate in questi mesi dalle 'fiamme rosse' della provincia dell'Aquila che stanno protestando contro il progetto di realizzazione della sede operativa in via Panella; in sostanza, l'idea è che si possa trovare un sedime che consenta di costruire una struttura polifunzionale, una sorta di 'cittadella' dei Vigili del fuoco.

Si stanno valutando anche azioni legali.

All'incontro erano presenti i consiglieri di opposizione Antonio Nardantonio (Il Passo Possibile), Lelio De Santis (Cambiare insieme) e Paolo Romano (Italia viva) che chiederanno la convocazione di una Seconda Commissione consiliare con l'audizione del sindaco Biondi e dei residenti di Sassa NSI; non si è visto nessun altro, non c'erano consiglieri di maggioranza e tantomeno rappresentanti della Giunta comunale.

D'altra parte, abbiamo già denunciato come l'amministrazione stia procedendo senza un confronto con le 170 famiglie da trasferire, e senza aver proceduto ad un'attenta analisi delle esigenze, dei bisogni, delle eventuali fragilità sociali ed economiche dei nuclei che stanno subendo lo sgombero [qui l'approfondimento]. Ci sono bambini in età scolare che, trasferiti altrove, sarebbero costretti a cambiare scuola; ragazze e ragazzi che vivono quel quartiere come casa loro; ci sono persone con fragilità, anziani o disabili, che abitano l'alloggio assegnato da anni e hanno necessità di un supporto per trasferirsi altrove, famiglie monoreddito con difficoltà di spostamento.

Per non parlare dei legami sociali che verranno inevitabilmente spezzati.

Lo ribadiamo: un'operazione del genere non si può semplicemente imporre, ma va accompagnata da un'attenta valutazione sociale dell'impatto che produce su cittadini che, in molti casi, sono già provati dalla precarietà di una soluzione alloggiativa che non gli appartiene e che non sentono propria.

"Io personalmente contesto la tempistica; il 9 agosto è arrivato un messo comunale a casa intimando di andare via entro la fine dell'anno. Non lo accetto. Il sindaco Pierluigi Biondi, in campagna elettorale, aveva denunciato la mancata manutenzione del progetto Case: ha vinto le elezioni ma ha continuato a non manutenere gli alloggi ed ora pretende di sgomberarci. Non mi sta bene" denuncia Nicola Faillace, uno dei residenti. "Tra l'altro, ancora non sappiamo dove intendono trasferirci: io sono qui dal 2014, l'alloggio l'ho abbellito, l'ho migliorato, ho fatto dei lavori; ed ora, che cosa ci propongono? Dovrei trasferirmi in un altro appartamento del progetto Case da rimettere in condizione per poterci vivere? A questo punto, essendo in condizione di fragilità sociale - ero stato sfrattato prima del terremoto, sono entrato nel così detto fondo immobiliare - pretendo una casa in muratura". 

"Ho due figli di 7 e 11 anni che sono cresciuti qui" aggiunge un altro dei residenti, Domenico Di Gregorio; "non condividiamo la scelta del Comune, il modo in cui intende portarla avanti. Ci hanno inviato una semplice lettera, informandoci della procedura di sgomberco e chiedendoci di conoscere la composizione del nucleo familiare ma non ci hanno informato su dove intendono trasferirci. Sta per iniziare l'anno scolastico: ci sono famiglie che hanno iscritto i figli a scuola, non è possibile che ora il Comune ci chieda di riorganizzare la nostra vita da un giorno all'altro. Ci stanno facendo una cosa orribile e credo proprio che, dal punto di vista legale, non si possa procedere in questo modo".

Tra l'altro, in questi giorni alle famiglie sono arrivate le maxi bollette riferite alle utenze e ai canoni degli anni precedenti al 2018 (negli ultimi tre anni e mezzo, l'amministrazione non è stata in grado di inviare le bollette): in molti contestano le modalità di calcolo, altri sostengono di aver versato il dovuto; tuttavia, chi non dovesse risultare in regola con i pagamenti rischia di non vedersi assegnato un alloggio alternativo. 

Emergenza sociale che si somma ad emergenza sociale. 

Ultima modifica il Mercoledì, 18 Agosto 2021 21:57

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