Giovedì, 23 Settembre 2021 12:18

78 anni dopo, L'Aquila ricorda i Nove Martiri vittime del nazi-fascismo

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Stamane, a 78 anni di distanza, si è rinnovato il ricordo del sacrificio dei Nove Martiri Aquilani, la pagina più triste e gloriosa della storia democratica della città dell’Aquila.

La storia è nota.

Dopo l’Armistizio con gli Alleati dell’8 settembre ‘43, l’Italia venne occupata dai nazi-fascisti. Per sfuggire al Proclama di Kesserling che obbligava tutti i giovani ad arruolarsi nell’esercito tedesco, un gruppo di giovanissimi patrioti aquilani, per difendere la dignità e la libertà dell’Italia, si rifugiò in montagna.

Nel tentativo di unirsi alle Bande partigiane vennero però sorpresi dai tedeschi, catturati e fucilati.

Il 23 settembre 1943 morirono così Anteo Alleva, Pio Bartolini, Francesco Colaiuda, Fernando della Torre, Berardino Di Mario, Bruno D’Inzillo, Carmine Mancini, Sante Marchetti, Giorgio Scimia.

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Di quell’eccidio il professor Corrado Colacito fece una rigorosa e struggente ricostruzione nel libro “Ricordo storico” (ripubblicato nel 2013 da Textus Edizioni) e le sue parole restano ancora le più belle per proteggere la memoria di quei giovinetti ed offrirla come lezione tutti i giorni ad ognuno di noi: "Nella sua tragica semplicità – scrisse Colacito – l’episodio così commovente dei Nove Martiri illumina di vividi riflessi l’atmosfera ingloriosa di quel settembre ’43: è come una perla nel fango […] un momento di toccante umanità che vide consumare, in un attimo, il sacrificio di nove innocenti cuori giovanili ardenti di amore ideale. Non si ripeta, stolidamente, che quei “ragazzi” s’ingannarono o furono ingannati; non si dica che agirono per imprudenza e per sventatezza dovuta alla loro età, senza nemmeno rendersi conto di ciò che volevano […] soprattutto non si insulti alla loro memoria affermando che il loro sacrificio fu inutile e vano. Il fremito di rivolta che agitò quelle anime pure e generose merita ogni rispetto, ogni ammirazione. Non si mossero, quei “ragazzi”, perché volessero sfidare un immortale destino: essi volevano una cosa molto più semplice ed umana: volevano evitare la vergogna e l’umiliazione di essere schiavi dei nuovi dominatori che calpestavano il suolo della Patria. E non si batterono come “eroi” ma come “ragazzi”: però non ve n’erano molti di “ragazzi” come loro in tutta la penisola durante quel triste frangente. Andarono essi incontro alla Libertà e incontrarono invece la morte sul loro cammino. I Nove Martiri aquilani sono e saranno, perciò, sempre degni di compianto e onore".

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La giornata si è aperta alle 9:00, nella Caserma Pasquali Campomizzi dove i giovani aquilani, tutti tra i 17 e i 21 anni, furono trucidati. Alla celebrazione hanno partecipato il prefetto dell'Aquila, Cinzia Torraco, il vescovo ausiliare Antonio D'Angelo, il Questore Enrico De Simone, il  Comandante del IX Reggimento Alpini Gianmarco Laurencing, il sindaco Pierluigi Biondi che hanno posto una corona di fiori dove furono passati per le armi i Martiri Aquilani alla presenza di alcuni familiari e dei rappresentanti dell'ANPI.

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Le celebrazioni sono proseguite nel piazzale antistante l’Istituto di istruzione superiore “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta”, in ricordo di Fernando La Torre, martire e studente diplomatosi al Regio Istituto Industriale, alla presenza, oltre che del sindaco Biondi e del prefetto Torraco, del vice presidente della Provincia Vincenzo Calvisi e della dirigente scolastica Maria Chiara Marola.

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"I nove Martiri erano ragazzi della vostra età", le parole del sindaco Biondi alle ragazze e ai ragazzi di alcune classi dell'Istituto; "la vicenda che li ha rigurdati, li ha cristallizzati nella loro bellezza di giovani che, con un istinto ribelle, inteso in senso positivo, decisero di combattere una battaglia che non si erano scelti. Non volevano morire, non volevano diventare martiri: l'istinto giovanilistico li ha portati a fare una scelta che hanno pagato con il sacrificio estremo". Ha aggiunto Biondi: "Il ricordo rischia di svanire nel tempo, mano a mano che ci si allontana dai fatti; la memoria diventa un esercizio quotidiano che parte dal ricordo ma che poi offre degli insegnamenti; l'insegnamento più importante della memoria, e prendo in prestito le parole del Presidente della Repubblica, è quello della memoria condivisa che è alla base della riconciliazione, per una compiutezza di memoria collettiva che serva a garantire per sempre la pacifica convivenza". 

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Alle 11, quindi, l'omaggio dell'ANPI alla targa che ricorda i nomi dei Martiri giovinetti nella piazza intitolata alla loro memoria. Oltre al segretario provinciale dell'associazione nazionale dei partigiani, Fulvio Angelini, e al segretario cittadino William Giordano, hanno presenziato il consigliere regionale e comunale Americo Di Benedetto e i consiglieri comunali Stefano Albano, Stefano Palumbo e Paolo Romano.

"Veniamo dalle cerimonie Istituzionali promosse dal Comune dell'Aquila: devo dire, ad onor del vero, che non eravamo invitati come ANPI ma siamo andati e siamo stati accolti benissimo, alla Campomizzi dal comandante Piccirilli, un vero galantuomo che ci ha consentito di tenere la bandiera accanto all'abaro del Comune, e all'Istituto d'Aosta dalla direttrice scolastica che ha presieduto la cerimonia con i ragazzi", ha sottolineato Fulvio Angelini. "Ora siamo qui, sotto la targa che meriterebbe una maggiore valorizzazione; siamo qui in quella che si chiamava una volta piazza 28 Ottobre - durante il Fascismo venne intitolata alla marcia su Roma - e che dopo la Liberazione fu dedicata ai Nove Martiri. Sono loro i protagonisti di uno dei primissimi, qualcuno dice addirittura il primo esempio di Resistenza armata, visto che lo scontro a fuoco si consumò il 22 settembre, a qualche giorno dall'arministizio e dal Proclama di Kesserling che costringeva i giovani ad arruolarsi nelle file nazi-fasciste pena essere considerati traditori e passati per le armi. Quei ragazzi, diversamente da ciò che ha detto il sindaco dell'Aquila, lo fecero per scelta e non per istinto. Prendere le armi e decidere di rischiare la vita è una scelta, coraggiosa".

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La memoria del coraggio e della scelta che fecero "è qualcosa di straordinario allora e attuale ancora adesso, perché ancora oggi, dinanzi alle ingiustizie, ai drammi dell'umanità e della società di tutti i giorni, dinanzi alle limitazioni delle libertà e dei diritti delle persone più deboli, il vero nemico è l'indifferenza. I Nove Martiri ci insegnano a non essere indifferenti, ad avere il coraggio di scegliere. Col loro esempio di allora dovremmo provare a nutrire le nostre scelte, i pensieri e i gesti di tutti i giorni, anche oggi".

Alla breve cerimonia hanno presenziato alcuni familiari dei Martiri giovinetti; Paolo Muzi di Italia Nostra ha portato il saluto di Miriam Mancini, sorella di Carmine, che vive a Palermo e ricorda ancora quei terribili giorni. 

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Ultima modifica il Giovedì, 23 Settembre 2021 17:51

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