Domenica, 02 Gennaio 2022 11:08

Oltre i progetti annunciati, la sfida del Pnrr che L'Aquila rischia di perdere: 'rompere' la marginalità economica

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Ci siamo lasciati alle spalle il 2021, un anno che, stando alle dichiarazioni del sindaco e della sua giunta, avrebbe dovuto vedere il "coronamento di opere pubbliche importanti": tra gli altri interventi, era stata annunciata la pavimentazione di piazza Duomo, con un progetto da 7 milioni di euro, la demolizione e ricostruzione del Ponte Belvedere 'strallato', la restituzione alla città di Palazzo Margherita, la definizione del progetto di Porta Leoni con annesso parcheggio di prossimità a servizio del centro storico e l'inaugurazione del Parco della Memoria.

Dodici mesi dopo, si è riusciti finalmente ad inaugurare il monumento dedicato alle vittime del terremoto del 2009, a valle di una lunghissima e 'dolorosa' gestazione avviata dalla passata amministrazione, ed è stato almeno 'svarato' il cavalcavia del Ponte Belvedere, in attesa di completare le opere di demolizione dei pilastri.

La fine dell'anno, però, più che un momento di bilancio sulle attività 'messe in campo' dall'amministrazione ha raccontato delle 'magnifiche sorti e progressive' che verranno con le risorse del fondo complementare al Pnrr: parliamo di progetti annunciati per 123 milioni di euro che vanno dalla pavimentazione di piazza Duomo - ci risiamo - all'ammodernamento dell'impiantistica sportiva (ma ci si è dimenticati del complesso di Santa Barbara, chiuso da 3 anni), dal Museo della Perdonanza alla valorizzazione della Porta Santa di Collemaggio, dalla rifunzionalizzazione di alcuni edifici pubblici al rifacimento delle strade, con la riapertura di viale Ovidio.

In sostanza, si è preferito 'recuperare' progetti ordinari, puntuali, in una logica meramente compilativa, piuttosto che cogliere l'opportunità storica di ridisegnare la città con un progetto strategico di lungo respiro capace di restituire una prospettiva di crescita, economica e sociale; le uniche operazioni di rilievo - l'insediamento della Scuola nazionale della Pubblica amministrazione e il Centro di formazione nazionale per il Servizio civile universale - stanno dentro una progettualità definita all'indomani del sisma con il famoso studio Ocse e su cui il governo ha deciso di investire: 'L'Aquila città dell'alta formazione' è una leva di sviluppo fondamentale per la crescita del territorio, ma non può essere l'unica. Resta, invece, l'unica idea forte su cui si è deciso di scommettere.

Intanto l'amministrazione attiva fa la lista dei progetti da realizzare, li annuncia con straordinaria enfasi, dimenticandosi degli interventi promessi e che sono rimasti chiusi in un cassetto. Si comunicano opere per 123 milioni di euro, si dimenticano oltre 300 milioni di progetti, alcuni ammessi a finanziamento dieci anni fa, nel 2012; una bozza di elenco, non esaustiva, l'ha messa nera su bianco il capogruppo del Pd Stefano Palumbo: si va dalla sede unica comunale al parco urbano di Piazza d'Armi, dal Parco della Luna al completamento del Palajapan, dal Cinema Massimo alla riscoperta di Porta Barete, passando dal progetto di riqualificazione di viale della Croce rossa con annesso parcheggio multipiano e dal masterplan di San Basilio, senza dimenticare il parcheggio interrato di Porta Leoni che è diventato, almeno per ora, un colata d'asfalto per una novantina di stalli a raso.

In questo senso, la nota di risposta dei capigruppo di centrodestra alla disponibilità ad una candidatura a sindaca della deputata Stefania Pezzopane è parsa una involontaria sottolineatura delle difficoltà emerse in questi anni: dire che stanno partendo i lavori di ristrutturazione dell'albergo di Campo Imperatore significa mettere in evidenza che, sul Gran Sasso, siamo ancora all'anno zero, nonostante le promesse. Rivendicare che sono state inaugurate due nuove scuole evidenzia come in cinque anni, e nonostante i poteri derogatori conferiti al sindaco, non si è stati in grado di fare altro che portare a termine opere avviate dalla passata amministrazione. Due scuole restituite alla città, a 13 anni e mezzo dal terremoto; e non si conosce ancora il piano di ricollocazione scolastica definitivo. Va aggiunto altro?

E ancora: parlare dei progetti di rifunzionalizzazione del progetto Case voluti dal Governo equivale a denunciare come, in questi anni di legislatura, non si siano fatti passi avanti per una gestione virsuosa del compendio immobiliare: anzi, il buco monstre nel bilancio, dovuto al mancato pagamento delle bollette e dei canoni di locazione, si è persino allargato, fino a sforare i 20 milioni di euro che ricadranno su tutti gli aquilani.

Per non parlare della mancata pianificazione urbanistica, con frazioni sempre più lontane dal centro storico, prive di servizi essenziali e scollegate tra loro.

Non è questo il punto, però; o almeno, non è soltanto questo il punto.

Il tema vero è che si sta perdendo l'ennesima occasione per dare risposta ad una domanda non più rinviabile: di cosa vivrà L’Aquila una volta terminata la ricostruzione? Su cosa poggerà l’economia? Che ruolo potrà giocare la città dentro le profonde trasformazioni in atto? E' su questo che si dovrebbe dispiegare una progettualità di lungo respiro capace di generare una rinnovata visione di sviluppo, sfruttando le straordinarie possibilità che si aprono col Pnrr.

E' necessario, oggi più che mai; va accentuandosi, infatti, una marginalità geografica che significa marginalità economica e sociale.

I numeri parlano chiaro: nel corso del 2021, circa 8 mila cittadini hanno percepito il reddito o la pensione di cittadinanza in provincia dell'Aquila; significa che 18mila persone, più o meno, sopravvivono grazie a questo sostegno. A sfogliare le pratiche relative al così detto reddito d'emergenza, si evince che un terzo dei benificiari in regione vive in aree dell'aquilano. D'altra parte, dal 2012 al 2019 nel così detto cratere sismico si sono persi 3mila posti di lavoro nel settore privato, 1.600 nella sola città dell'Aquila; nello stesso periodo, nel resto d'Abruzzo il lavoro privato è rimasto stabile crescendo, invece, di 4 punti percentuale a livello nazionale. Se guardiamo al pubblico impiego, il dato è simile: nel cratere sono 'andati in fumo' altri mille posti di lavoro, mentre a livello regionale e nazionale i numeri erano in crescita.

Nel cratere sismico si sono perse il 5,8% delle imprese, l’1,4% all’Aquila dove, giusto un anno fa, nei giorni di Natale, 1300 nuclei familiari - parliamo di circa 5mila persone - beneficiavano delle misure urgenti di solidarietà alimentare messe in campo dal governo a sostegno dei cittadini che versavano in condizioni di difficoltà economica a causa del coronavirus. E d'altra parte che la situazione in città fosse delicata era apparso chiaro sin dal lockdown, con le 29 realtà che hanno lavorato sul territorio per distribuire viveri e beni di prima necessità che avevano restituito dati sconfortanti. La Casa del Volontariato Provinciale era arrivata a distribuire circa 270 pacchi alimentari, con cadenza settimanale, ad altrettante famiglie; la Caritas Diocesana circa 100 pacchi settimanali. La Croce Rossa Italiana ha assistito all’Aquila e nel comprensorio più di 1.000 persone, con un aumento degli 'assistiti saltuari', ossia non continuativi, di circa il 300% rispetto al 2019. La Rete Solidale, costituita a inizio emergenza da alcune realtà e collettivi sociali, a maggio aveva già distribuito 400 pacchi a 290 persone. Numeri mai visti prima e che non rientravano nell’assistenza ordinaria (circa 30 nuclei familiari) di Fraterna Tau.

Oggi la situazione è ancora peggiore.

La Cgil provinciale ha messo in evidenza come la pandemia abbia fatto venire meno "subcultura di lavoro nero, lavoretti, lavori mal pagati e lavori senza identità, situazioni occupazionali grigie, spesso al limite del lecito, che erano sotto gli occhi di tutti e che convivevano con la retorica della ricostruzione e dell'uscita dalla crisi". E' emersa, così, una povertà diffusa, di famiglie che sono state private di risorse mai censite eppure di fondamentale importanza per la loro sussistenza, e che oggi vivono una quotidianità fatta di difficoltà e sofferenza.

A pagarne le conseguenze, in particolare, sono donne e giovani che, se possono, preferiscono trasferirsi altrove alla ricerca di una opportunità lavorativa; non è un caso che nel cratere 2009 si contino 56 mila pensionati, e parliamo di pensionati che pagano le tasse, non stiamo considerando le pensioni sociali che sommano altre migliaia di persone.

Una popolazione anziana, che tende inesorabilmente all'invecchiamento. 

E ciò nonostante le risorse piovute sul territorio, con i quasi 320 milioni - il 4% dei fondi per la ricostruzione - destinati proprio allo sviluppo economico e sociale: di questi, poco meno di 231 milioni sono stati programmati, con risorse impegnate pari a 147 milioni, di cui 86 effettivamente trasferite e 75 già spese. Ai fondi non ancora vincolati si somma il 4% dei 2 miliardi e 800 milioni assicurati dal governo Conte bis per la conclusione dei processi di ricostruzione, tutti ancora da indirizzare, oltre alla quota parte del miliardo e 780 milioni del fondo complementare al Pnrr destinati ai crateri sismici 2009 e 2016/2017 e ai fondi ordinari del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Un flusso di denaro enorme che, da una parte, va calibrato in modo diverso rispetto al passato e, dall'altro, rappresenta una occasione storica per 'cambiare verso' ad un territorio che invecchia e si spopola. 

Ecco il motivo per cui la classe dirigente della città capoluogo di Regione, che si candida al ruolo di capitale delle aree interne appenniniche, dovrebbe essere in grado di mettere in campo una progettualità chiara e sostenibile per trovare nello sviluppo economico del territorio opportunità nuove di crescita e di investimento capaci di generare occupazione stabile e di qualità. Ecco il motivo per cui non ci si può accontentare di interventi ordinari che, magari - se realizzati - potranno restituire consenso sul breve periodo ma non segneranno la svolta auspicata per il futuro della città e del suo comprensorio. 

Un futuro che passa, inevitabilmente, dalle connessioni che la città saprà generare per rompere l'isolamento geografico che, come detto, va accentuandosi.

In questo senso, è preoccupante il silenzio dell'amministrazione - unica eccezione, l'assessora Carla Mannetti - rispetto alle scelte che la Regione sta assumendo a valere sul Pnrr e sui fondi strutturali europei; una strategia economica proiettata sulla costa adriatica, con lo sviluppo dei porti di Pescara, Ortona e Vasto, e l’alta velocità ferroviaria lungo la dorsale su cui il paese investirà 5 miliardi di euro, dentro la logica di allungamento delle reti Ten-T dall’Emilia Romagna e fino a ricollegarsi con la Puglia, con l’inclusione dell’Abruzzo nelle reti trans-europee dei trasporti. Scelte 'accompagnate' da un forte investimento sulla Zes, la zona economica speciale, con Manoppello a fare da ‘cerniera’ per garantire un collegamento con la costa tirrenica attraverso la velocizzazione auspicatsa della ferrovia da Pescara e Roma.

Intanto, è stato chiarito che si può dire addio - almeno fino al 2040 - al corridoio Tirreno-Adriatico che, si sperava, potesse collegare Barcellona a Ploce passando dall'Abruzzo, con indubbio vantaggio per le aree interne. Se si aggiunge lo stato disastroso delle autostrade A24 e A25, si comprende come gli investimenti che interesseranno la nostra Regione nei prossimi anni, quelli del grande piano di rilancio e resilienza per il paese, 'transiteranno' altrove con ripercussioni gravissime per l'economia dell'Aquila e del suo comprensorio. 

In città, però, il dibattito pubblico è inchiodato sulla valorizzazione del chiostro della Beata Antonia, sulla riapertura di viale Ovidio, sulla rifunzionalizzazione delle ex scuole e sulla pavimentazione del centro storico, interventi importanti, certo, ma che andrebbero programmati in modo ordinario, viste le ingenti risorse destinate alla ricostruzione; la sfida del Pnrr, e del suo fondo complementare, dovrebbe invece chiamare a raccolta le migliori intelligenze della città, attraendone da fuori, per sviluppare un grande progetto di rinascita capace di ridefinire, attraverso i fondi straordinari che stanno arrivando, il futuro della città informando di sé le scelte che si stanno assumendo in Regione.

All'Aquila, però, non si è stati in grado neanche di tenere una discussione informata in Consiglio comunale. 

L'auspicio è che il 2022 porti con sé una riflessione sul futuro della città, fuori dalle posizioni di parte e dalle rivendicazioni squisitamente elettorali, e dentro una presa di consapevolezza diffusa sul rischio che L'Aquila e il suo comprensorio correranno se si perderà l'occasione di cogliere l'importanza del momento che stiamo vivendo. 

Ultima modifica il Domenica, 02 Gennaio 2022 22:04

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