Stamane, il Messaggero ha ospitato sulle sue pagine un intervento del sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, sul recupero del chiostro della Beata Antonia.
"Il fatto stesso che l'amministrazione comunale ritenga che quell'area sia particolarmente significativa nel processo di riqualificazione del centro storico, da ripensare in maniera unitaria con i privati e la città, ha generato un dibattito che, altrimenti, non si sarebbe mai instaurato", ha tenuto a sottolineare Biondi. "Una delle opportunità fornite dal cammino di rinascita, iniziato all'indomani del 6 aprile 2009, è quello di poter superare il dogma del dov'era e com'era: una possibilità che grazie alle risorse del Fondo complementare al Pnrr per le aree colpite dal terremoto si può provare a cogliere, per immaginare uno spazio pubblico ancora tutto da definire".
In effetti, la decisione dell'amministrazione di inserire la riqualificazione dell'area compresa tra il convento e via Sallustio tra i progetti da finanziare con i fondi del Pnrr, ha scatenato un dibattito in città.
"Aver affidato l'incarico per uno studio di fattibilità tecnico economica degli interventi eventuali da realizzare e aver avviato il dialogo con i proprietari e con l'Ater non significa aver già in tasca un progetto esecutivo da attuare e calare sulla città", ha chiarito Biondi. "Allo stesso modo non è esatto dire che su questa visione non vi sia stato alcun confronto: è stata, infatti, al centro di colloqui avuti sia con monsignor Orlando Antonini sia con l'architetto Maurizio D'Antonio, che legittimamente hanno espresso le loro opinioni, anche pubblicamente - così come ha fatto anche l'illustre e autorevole professor Carlo De Matteis - mentre altri non hanno formalmente presentato alcuna proposta pur, magari, avendone da sottoporre all'attenzione dell' amministrazione. Del resto il nostro obiettivo è sempre stato quello di poter condividere i progetti con la comunità".
Biondi ha proseguito con una citazione: "'Un brutto libro si può non leggere; una brutta musica si può non ascoltare; ma il brutto condominio che abbiamo di fronte a casa lo vediamo per forza'": a dirlo è stato Renzo Piano, che in questa città ha lasciato una sua importante testimonianza come l'Auditorium del Parco. Pensare a un nuovo spazio ed eliminare un edificio incongruo con il contesto urbano su un percorso, che per gli aquilani è il Vicolaccio, magari non aiuterà a recuperarne l'antico splendore, ante sventramento, ma può contribuire a lasciare il segno di una ricostruzione diversa, che da quattro anni si sta cercando di fare, soprattutto per le future generazioni".
Alle parole di Biondi ha voluto replicare il capogruppo di Italia viva, Paolo Romano: "Quello che più impressiona leggendo l’intervento del sindaco dell’Aquila sulle pagine del Messaggero circa il futuro del complesso monastico della Beata Antonia è che Biondi considera dei botta e risposta sulle pagine di un quotidiano alla stregua del 'dibattito cittadino'", l'affondo. "Per quanto la vocazione del Messaggero a ospitare interventi su alcuni temi di attualità, come quello sull’assenza perdurante di uno scivolo per disabili nella basilica di Collemaggio, sia un servizio reso ai lettori per la costruzione di una coscienza politica collettiva, è sconvolgente pensare che un sindaco voglia trasformarlo in un luogo di approfondimento politico di ispirazione istituzionale".
Deve essere chiaro che, al contrario, "esso scaturisce proprio dall’assenza di un luogo di conoscenza e confronto collettivi, carenti persino all’interno dello stesso Consiglio comunale; questa volta la cornice conoscitiva è stata fornita dal futuro dei fondi del PNRR, ma l’amministrazione in carica ha già dato larga prova di non voler condividere alcuna scelta sul tema: proprio nell’ultima seduta di Consiglio è stato infatti bocciato l’ordine del giorno a firma del consigliere Palumbo che impegnava a istruire un tavolo permanente di confronto sul PNRR e l’unica volta che in seduta straordinaria si è dibattuto su questi fondi, il sindaco è risultato assente".
L’altra mistificazione che opera Biondi - aggiunge Romano - "è quella di 'appropriarsi' dell’opportunità di esprimere il pensiero che hanno avuto Monsignor Antonini, l’architetto D’Antonio e il professor De Matteis (omettendo bambinescamente di citare l’architetto Placidi solo per repulsioni politiche) quando in coro hanno manifestato disapprovazione per l’idea progettuale in programma; viene da chiedersi a quale fonte di sapere si sia allora abbeverata l’amministrazione se l’opinione di illustri studiosi della storia della città è stata di fatto ignorata e per quale motivo si sia scelto di affidare uno studio di fattibilità tecnico economico invece di una progettazione esecutiva che avrebbe vincolato l’amministrazione a portare a termine l’opera in tempi certi".
E nel merito del richiamo a Renzo Piano: "Biondi lo cita per spacciare le sue false propensioni al diradamento urbanistico e all’innovazione architettonica, ma al contempo sceglie di far fracicare l’opera che lo stesso archistar ha donato alla sua città; eppure sul futuro dell’auditorium si è avuta davvero una larga attenzione cittadina con interrogazioni di stampo consiliare e una raccolta firme che chiedeva interventi di manutenzione urgente per scongiurare l’irreparabile oltre che per mettere un freno all’incuria. Di fatto sono stati tutti inascoltati. Basterebbe questa citazione a spiegare l’immensa faccia di bronzo che ha il primo cittadino quando parla di dibattito cittadino e la propensione invece a calare dall’alto decisioni già infiocchettate".
È dopo aver scartato il pacchetto che in genere si trova la fregatura; "solo quando finalmente sarà consegnato il progetto esecutivo del Ponte Belvedere, altra opera su cui questa amministrazione punta molto, conosceremo il suo vero volto. Per il momento si tratta di un’opera che sorgerà dove era, che sta vedendo solo adesso i sondaggi geologici dell’area e che non ha espresso nessuna riqualificazione concreta del tessuto abitativo sottostante, magari proprio con l’impiego delle risorse del fondo complementare del PNRR e un vero progetto di rigenerazione urbana condiviso con la cittadinanza tramite lo strumento dell’Urban Center. Ma al sindaco non importa pianificare: preferisce investire tutte le sue risorse nella costruzione della nuova figura di padre generoso dalle spalle pesanti e dalla buona parola social per tutti".