Martedì, 21 Giugno 2022 13:43

Pride Week a L'Aquila, il personale è politico

di  Antonia Melaragni

"Una delle prime cose che scopriamo in questi gruppi è che i problemi personali sono problemi politici. Non ci sono soluzioni personali in questo momento. C’è solo un’azione collettiva per una soluzione collettiva.”
Carol Hanisch

Così Eleonora Visalli, del collettivo FuoriGenere, ha aperto il circle-time promosso ieri da Abruzzo Pride, Arcigay “Massimo Consoli” L’Aquila, Aquilasmus, 3e32 e FuoriGenere.
In questo modo il motto degli anni settanta “il personale è politico” fa un lunghissimo viaggio per entrare nelle riflessioni di una delle assemblee che ha animato la data dedicata a L’Aquila per la programmazione della PrideWeek per l’Abruzzo Pride 2022, che si terrà a Teramo il 25 giugno.

Il motto, divenuto uno degli elementi cardine del movimento femminista e transfemminista, identifica nella sfera privata il fulcro dei sistemi di oppressione più ampi presenti nel sistema società. Così nascono i gruppi di autocoscienza, in cui le donne dei movimenti femministi collettivizzavano i propri problemi personali per individuare le criticità sociali e politiche della sfera pubblica.

Il circle-time introdotto dalle associazioni, voleva riflettere sulle barriere sociali e politiche che ogni individuo incontra e che circoscrivono e determinano la propria vita, delle barriere che spesso vengono interiorizzate e che costruiscono l’esistenza secondo degli standard ben precisi.

Esistono delle barriere quando andiamo a scuola o in università, quando siamo a lavoro o quando il lavoro lo stiamo cercando, esistono delle barriere quando qualcuno vuole varcare i confini degli Stati ed esistono delle barriere quando camminiamo per strada e non ci sembra di essere al sicuro, e lo spazio urbano stesso può rappresentare una barriera.

La vita è un sentiero colmo di ostacoli se vieni configurato come una soggettività non conforme.

Ma cosa vuol dire non-conforme?

Vuol dire non rientrare nel modello di uomo, possibilmente bianco, etero, cisgender (individuo la cui identità di genere corrisponde al sesso biologico), eterosessuale.

Uscire fuori da questo seminato ad oggi vuol dire incontrare ogni genere di difficoltà nel rapportarsi alla sfera pubblica, perché esiste uno stigma profondo che deriva da decenni di cultura patriarcale.

Conoscere e riconoscere le forme di oppressione che inevitabilmente il mondo in cui cresciamo ha creato vuol dire liberare tutti, perché i ruoli di genere che ci vengono automaticamente insegnati circoscrivono la vita e le scelte di chiunque, anche chi ha il privilegio di essere conforme alla società.

Per questo il percorso verso il Pride abruzzese voleva riflettere su una questione così importante, il cambiamento richiesto dai pride non è solo politico, ma riguarda anche la cultura in cui viviamo, liberare la società da pregiudizi, giudizi, tabù, ruoli di genere vuol dire sprigionare energie nuove che rendano il mondo un posto inclusivo e a misura di tutte le soggettività.

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