Si è svolto stamattina all’interno dell’ex caserma Campomizzi, dinanzi agli uffici dell’azienda regionale per il diritto allo studio, un sit-in organizzato dalla CGIL e dall’UDU per protestare in difesa delle studentesse e degli studenti e delle lavoratrici e i lavoratori.
La vicenda della residenza universitaria va avanti da anni ed in particolare questa estate ha fatto molto discutere a causa della totale mancanza di risposte da parte degli organi competenti. Come abbiamo riportato in questo articolo (CLICCA QUI), lo stato dell’arte è che il bando per i posti letto è stato indetto, con forte ritardo rispetto agli altri anni, e prevede la messa a disposizione di soli 80 posti, contro i 360 che venivano garantiti nel periodo precedente all’inizio della pandemia.
Delle tre palazzine che venivano messe a disposizione precedentemente, quest’anno solo una verrà utilizzata.
Il problema nel problema però riguarda le borse di studio per gli studenti fuori sede; infatti, per essere considerati tali bisogna garantire di risiedere per almeno dieci mesi nella città universitaria. Tale requisito paradossalmente non è soddisfatto da coloro che accederanno agli ottanta posti della residenza, poiché la convenzione stipulata per l’utilizzo dello stabile della ex caserma scade il 23 dicembre 2022 a soli tre mesi dall’inizio dell’anno accademico.
Per quanto riguarda invece i lavoratori la questione riguarda il rischio dei posti di lavoro, lavoratori e lavoratrici infatti vagano nella totale precarietà da anni, senza sapere dove verrà localizzata la nuova residenza e per quanto potranno quella attuale resterà a Campomizzi.
Fra le ipotesi avanzate per risolvere la situazione quella più accreditata è la ricollocazione della residenza all’interno delle palazzine ATER nei pressi di Cansatessa, all’interno delle quali dovrebbero essere garantiti oltre ai posti letto anche un edificio per la mensa e forse una palestra, ma non è previsto il servizio di portierato.
Quest’ultima mancanza, come ha sottolineato il sindacalista della FILCAMS CGIL Andrea Frasca, vorrebbe dire far saltare venti posti di lavoro, per non parlare della totale mancanza di collegamenti e trasporti con il resto della città. Frasca ha anche dichiarato che è necessario tornare a dare dignità ai lavoratori e lavoratrici coinvolte in questa vicenda “Parliamo di lavoratori che lavorano qui da 30 anni, fanno parte della storia della nostra università. Trovarsi a 60 anni senza una prospettiva vuol dire morire”.
Inoltre, Frascasi ha lamentato il "menefreghismo" delle istituzioni dinanzi alle manifestazioni risposte fatte solo di proclami e ha proseguito dicendo “Bisogna lavorare in sinergia con il comune. Dov’è il sindaco Biondi? ha affrontato questo tema solo durante la campagna elettorale, a dieci giorni dal voto. La regione e l’ADSU devono sentire la responsabilità sociale di questa comunità di lavoratori.” Ha concluso dicendo “Pretendiamo programmazione e condivisione con i lavoratori e le lavoratrici dei tavoli istituzionali”
All’interno della manifestazione è intervenuto il consigliere regionale Americo Di Benedetto, il quale ha dichiarato che l’obiettivo prioritario è quello di riportare a L’Aquila un’affluenza sui servizi di studentato che sia adeguata ad una città universitaria.
Inoltre Di Benedetto ha dato notizia dell’accordo che dovrebbe risolvere il problema dello smantellamento della Campomizzi queste le sue parole “oggi dovrebbe formalizzarsi un accordo di programma con l’ATER per poter posizionare lì il tutto dall'anno accademico 2023/2024 con questo protocollo che oggi si sta in qualche modo definendo ci sarà la possibilità di traslare il bando alla fine di luglio 2023 con l'ulteriore certezza per gli studenti di essere considerati fuori sede, in tal modo dunque si risolverebbe anche il problema delle borse di studio, per tale soluzione resta però da sapere se resterà invariato il livello occupazionale”.
L’accordo di cui parla Di Benedetto però non è ancora stato formalizzato e non è possibile considerarlo fino a quanto non se ne avrà contezza.
Presenti al sit-in anche i consiglieri comunali d’opposizione Pezzopane e Rotellini.
Nel suo intervento la Pezzopane ha dichiarato “abbiamo proposto nei mesi scorsi un'azione incisiva della regione del comune ma non c'è stata e quindi adesso ci troviamo dinanzi a bando farlocco per tre mesi. Questa strutta fu un’operazione geniale del post terremoto che dette posti letto a 380 studenti, adesso saranno meno di 1/3 e per pochi mesi è vergognoso. Questa città una ha una vocazione antica per l'università, non merita questo.”
Inoltre, Pezzopane ha avanzato la proposta di costituire un tavolo in cui tutte le istituzioni convergano e diano un destino preciso alla Casa dello studente. Ha poi sottolineato che nel programma di mandato del sindaco alla casa dello studente sono dedicate due righe senza indicare nemmeno la localizzazione.
Rotellini invece ha denunciato il fatto che nel programma di mandato del sindaco Biondi non venga mai nominata la dicitura “L’Aquila città universitaria e ha affermato che “da 13 anni la questione della ricostruzione della Casa dello Studente non è mai stata trattata. Quello che vogliamo fare è provare a stabilire un ordine del giorno nel Consiglio Comunale per portare all'attenzione di tutta quanta la cittadinanza la condizione degli studenti universitari e dei lavoratori dell'azienda per il diritto allo studio, vogliamo impegnare impegnare il sindaco gli assessori competenti a istituire un tavolo di lavoro con la Regione che stabilisca un cronoprogramma sulla ricostruzione della casa dello studente”.
La protesta si è conclusa con la decisione di proseguire la protesta per alzare il capo, si è ipotizzato un presidio permanente sotto la regione al fine di essere ascoltati e ottenere risposte.