Sono stati rinnovati in questi giorni gli organismi del Partito democratico dell’Aquila, con l’avvio della fase costituente.
Il Pd dell’Aquila è stato antesignano rispetto al partito nazionale, avendo lanciato già prima delle elezioni del 25 settembre, in occasione della Festa dell’Unità tenutasi a San Basilio, il percorso di ‘apertura’ alla società civile, alle intelligenze e ai saperi della città, e di rinnovamento della classe dirigente. A guidare la fase di ricostruzione sarà Nello Avellani, proposto dalla segretaria Di Giovambattista e indicato unanimemente dall’assemblea.
Una missione nient’affatto facile, in questo momento storico.
“Ne siamo consapevoli. Tuttavia, credo davvero ci sia bisogno di un percorso costituente, a livello nazionale e sui territori, per costruire un partito nuovo, socialista aggiungo. Ora, o mai più”.
Dopo che ti sei impegnato a ‘costruire’ un contenitore di sinistra alle passate elezioni amministrative, L’Aquila coraggiosa, come mai hai deciso di spostarti al centro?
“Non mi sono affatto spostato al centro. Non rinnego l’esperienza di L’Aquila coraggiosa, anzi: credo sia stata una lista importante per dare rappresentanza alle istanze di sinistra, e che ha eletto, tra l’altro, due consiglieri comunali che stanno mostrando indiscutibili qualità. Tuttavia, mi sono convinto che non sia più il tempo di ‘avventure’ civiche che, purtroppo, rischiano di durare il tempo di una campagna elettorale e poco più. E sono convinto, altresì, che vada recuperata la dimensione partitica nell’agire politico collettivo: se i giovani, oggi, considerano la politica respingente, se le cittadine e i cittadini non vanno più a votare, se si è svuotato il senso stesso della rappresentanza, è anche perché la fine della prima repubblica ha portato con sé la demonizzazione dei partiti che, negli anni, sono stati invece formidabili strumenti di partecipazione comunitaria, di formazione alla politica, di emancipazione sociale e culturale delle masse oltre che di costruzione di universi valoriali condivisi.E’ questa dimensione che va riscoperta. Pur nelle sue contraddizioni, il Pd è l’unico vero partito di massa rimasto, di certo l’unico non personale, non legato alla figura del leader; è il luogo dove chi, come me, si dice di sinistra, può sperare di mettere insieme un peso politico importante per incidere sui luoghi che vive, in una filiera che dal livello territoriale arriva ai massimi consessi europei. E con la ‘costituente’,c’è finalmente la straordinaria occasione di restituirgli un’identità politica chiara, che non può che essere socialista come dicevo”
Non mi sembra però che, a livello nazionale, si stia avviando un percorso davvero costituente; mi pare si tratti di un confronto tra percorsi individualistici piuttosto che di una vera apertura per ricomporre uno schieramento alternativo alle destre.
“L’avvio di una fase costituente è stata una scelta coraggiosa, e lungimirante; non più rinviabile, aggiungerei. Mi auguro davvero che le traiettorie individuali e le dinamiche correntizie non pregiudichino il percorso. Sarebbe irresponsabile. In questi anni, al Pd è mancata una linea politica chiara, un universo valoriale di riferimento dentro cui costruire una proposta riconosciuta e riconoscibile, che fosse coerente e convincente per l’elettorato che si voleva rappresentare. E qui sta il punto: chi si vuole rappresentare, a quali bisogni si vuole dare voce? La fase costituente dovrà rispondere a queste domande, definire i valori che vogliamo ispirino le nostre proposte politiche, chi intendiamo rappresentare e come. Vale sia a livello nazionale che a livello locale. Detto ciò, credo che sul territorio la ‘nostra’ costituente dovrà andare oltre il congresso nazionale, per costruire una alternativa credibile all’amministrazione Biondi. Ciò che è mancato dal 2017 ad oggi”.
L’Aquila è la città dove Fratelli d’Italia ha iniziato la sua scalata verso il governo nazionale; dopo le elezioni amministrative del 2017, il partito di Giorgia Meloni ha strappato al centrosinistra anche la Regione, la prima a guida FdI. Fino alle ultime politiche, con la premier eletta nel collegio L’Aquila-Teramo e l’indicazione di due sottosegretari aquilani. Come potrà il centrosinistra ribaltare nei prossimi anni questo consolidamento di potere delle destre?
“Innanzitutto, rompendo la narrazione tossica del centrodestra che racconta di una città in perenne rinascita nascondendo sotto il tappeto gli enormi problemi che ne minano, invece, la quotidianità: è oramai siderale la distanza tra propaganda e realtà. Riusciremo a far questo, però, soltanto se saremo in grado di mettere sul tavolo una proposta alternativa chiara e coerente, credibile. Ecco perché sono convinto che la ‘nostra’ costituente, qui, a livello territoriale, debba andare oltre il congresso nazionale. Come si fa? Primo: tornando sui territori, nelle periferie e nelle frazioni in particolare, ad ascoltare, a discutere dei problemi e delle esigenze delle cittadine e dei cittadini: dobbiamo riconnetterci con i bisogni della città. Secondo: andando a ritessere relazioni con associazioni, realtà del lavoro, del sociale, della cultura e dello sport che vogliamo tornino a ri-conoscerci come interlocutori affidabili e credibili. Terzo: affrontando i problemi vivi della città, del territorio, i nodi strategici con sguardo lungo e capacità di immaginare L’Aquila tra trent’anni, aprendoci al contributo delle migliori intelligenze, senza avere alcuna paura della contaminazione”.
Dopo anni di lite interne, riuscirai a mettere insieme vecchia e nuova guardia?
“Questo non è un argomento politico, vecchia e nuova guardia non sono categorie della politica. Credo che il Partito democratico dell’Aquila possa contare su figure politiche di assoluta qualità, che non si ‘misura’ leggendo una carta d’identità; una classe dirigente diffusa che altri partiti non possono vantare. Sono convinto che tornando a fare politica sul territorio, mettendo da parte le aspirazioni personali e le logiche correntizie, e voltando finalmente pagina rispetto a ciò che è successo dal 2017 ad oggi, la nostra comunità potrà davvero offrire alla città un’alternativa: è una responsabilità che chiama in causa tutte e tutti. E aggiungo che se saremo davvero in grado di aprirci alla città, di accoglierne i bisogni e comprenderne i problemi, e di mettere sul tavolo proposte e soluzioni concrete, attraverso la definizione di una identità precisa che sottenda a scelte politiche chiare e radicali, associazioni, movimenti e partiti d’ispirazione progressista si metteranno in cammino con noi”.