Martedì, 09 Settembre 2014 17:44

Colpo di spugna di D'Alfonso: fuori i condannati da enti regionali

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Non mancherà di far discutere la direttiva regionale numero 13, firmata stamane da Luciano D'Alfonso. "I direttori pro-tempore della Regione Abruzzo sono invitati ad assumere i necessari ed immediati provvedimenti (invito urgente di dimissioni e, in caso di inadempienza, revoca tempestiva) nei confronti degli amministratori degli enti nelle società partecipate e di ogni altra realtà ove la Regione Abruzzo possa esercitare potere di nomina commissariale che abbiano riportato sentenze penali di condanna non definitiva per reati nei confronti della pubblica amministrazione (reati previsti dal capo I del titolo II del libro secondo del codice penale), secondo quanto prescritto dall’art. 3 del decreto legislativo 39/ 2013".

In altre parole, chiunque sia stato condannato in sede penale - anche solo in primo grado - non potrà più svolgere alcuna funzione amministrativa in seno agli enti su cui Regione Abruzzo ha potere commissariale e di controllo. Dunque, i direttori regionali dovranno ora mettere in pratica la direttiva firmata da D'Alfonso, anche perché saranno responsabili di eventuali inottemperanze.

Già si vedono i primi effetti: il commissario unico straordinario per la Riforma del sistema idrico integrato, Pierluigi Caputi, ha invitato Fabrizio Bernardini, segretario dell'ente d'ambito pescarese (l'Ato che controlla le Spa del servizio idrico) a presentare quanto prima le dimissioni.

Bernardini infatti, nel febbraio 2013, è stato condannato con rito abbreviato ad un anno di reclusione con l'interdizione dai pubblici uffici. Era accusato insieme a Giorgio D’Ambrosio, Roberto Angelucci, Pasquale Cordoma, Gabriele Pasqualone, Nino Pagano, Alessandro Antonacci e Sergio Franci di aver falsificato artatamente la datazione di una delibera del Consiglio d'amministrazione dell'ente d'ambito - si tratta della numero 62, ad oggetto "provvedimenti di natura amministrativa" - attestando che fosse stata istruita il 29 ottobre 2007 seppure fosse invece successiva di almeno un mese. Non solo: in origine, la delibera aveva un altro oggetto e un altro testo e riguardava l’affidamento di una fornitura del servizio di telefonia.

In sostanza, la ‘nuova’ delibera 62 prolungava di fatto la scadenza degli incarichi conferiti a Nino Pagano, già nominato dirigente del servizio amministrativo, Alessandro Antonacci, dirigente dell’area tecnica dell’Ato, Sergio Franci, consulente dell’ente, e allo stesso Fabrizio Bernardini. 

Giudicato con il rito abbreviato, Bernardini è stato riconosciuto colpevole di aver alterato il registro delle delibere e di aver così "procurato intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale ai soggetti i cui incarichi erano stati prorogati, tutti legati da rapporti di amicizia e di militanza politica e vicini ai componenti del consiglio di amministrazione dello stesso ente d’ambito".

Non solo. A leggere i capi d'imputazione, Bernardini - con Giorgio D’Ambrosio, Franco Feliciani, Nino Pagano e Ercole Cauti - avrebbe favorito la ditta Metron srl con un affidamento diretto da 25mila euro che prevedeva la gestione delle risorse a budget di un progetto europeo da 88.936euro. D’Ambrosio poi avrebbe permesso la rimodulazione degli importi elevandolo fino a euro 53.000. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero persino falsificato la rendicontazione finale del progetto stesso. Inoltre, avrebbe affidato "collaborazioni esterne senza alcuna forma di pubblicità in assenza di procedura di selezione comparativa e in mancanza dei presupposti di legge".

Bernardini si è sempre detto innocente e ha mantenuto il suo posto in Provincia di Pescara - è segretario generale - e in seno all'Ato che controlla le Spa del servizio idrico. Almeno fino al colpo di spugna voluto dal presidente Luciano D'Alfonso. E ora, si cercano altri casi simili tra gli incarichi fiduciari e amministrativi previsti in seno a enti controllati dalla Regione.

Sorpreso il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Domenico Pettinari: "Solo alcuni giorni fa, presentavo una interpellanza al Presidente della Regione chiedendo di intervenire con provvedimenti di decadenza nei confronti dei vertici della Regione e degli Enti controllati che fossero stati condannati in primo grado", ha inteso sottolineare. "Nello specifico, rappresentavo proprio il caso dell'attuale Segretario Generale dell'Ambito Territoriale Ottimale Pescarese (ATO 4 Pescarese), condannato in primo grado ad un anno di reclusione per reati gravissimi contro lo stesso Ente. Il Presidente D'Alfonso oggi emana una direttiva che semplicemente recepisce il Dec. Leg.vo nr. 39/2013 in materia di inconferibilità di incarichi ai vertici della Pubblica Amministrazione in caso di condanna per reati contro la pubblica amministrazione anche solo in primo grado. Mi sorprende il gesto del Presidente D'Alfonso - ha rilevato Pettinari - in quanto solo alcuni giorni fa, in commissione Affari Istituzionali, membri della sua maggioranza presentavano il Progetto di Legge nr. 4/2014 teso a limitare lo spettro di intervento di tale norma nazionale e il nostro gruppo, dopo ampio dibattito, costringeva la stessa maggioranza a ritirare tale disegno di legge. Comunque meglio tardi che mai".

Sta di fatto che la direttiva emanata stamane sembra davvero il primo passo della imminente rivoluzione attesa in Regione Abruzzo, che si prepara a vivere la riforma della struttura amministrativa e dirigenziale approvata in pieno agosto. Non è escluso che si arrivi all'azzerramento degli attuali direttori, attualmente sono 9, che potrebbero essere sostituiti da 6 capi dipartimento e da un direttore generale che sarà diretta emanazione del presidente D'Alfonso.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 10 Settembre 2014 17:13

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