“Abbiamo ascoltato con grande sorpresa le tue dichiarazioni rilasciate domenica 12 maggio nell’edizione serale del TG3 Abruzzo. Non ci pare che esse descrivano correttamente il nostro lavoro di Consiglieri regionali, svolto sempre con grande rispetto di tutte le funzioni istituzionali”. E’ quanto si legge in una lettera firmata da Giovanni D’Amico e Giuseppe Di Pangrazio e inviata al sindaco Massimo Cialente. Che nell’intervista al Tg regionale si era chiesto che fine avessero fatto i consiglieri marsicani del Pd.
E’ il documento che apre un corposo dossier consegnato alla stampa da D’Amico e Di Pangrazio per ricordare i 578 interventi in aula, gli atti istituzionali, le lettere all’allora ministro Fabrizio Barca, a Massimo Cialente e a Gianni Chiodi. Atti istituzionali e lettere sempre inevase.
I consiglieri hanno inteso, così, togliersi qualche sassolino dalle scarpe annunciando il Consiglio regionale straordinario, fissato per il 21 maggio 2013, richiesto per discutere in ordine al contributo che la Regione dovrebbe dare alla rinascita della città. “In tutti i percorsi di ricostruzione, la legislazione e la funzione regionale è stata determinante nella coesione tra il livello statale e quello locale. A L’Aquila, invece, le procedure commissariali attivate dal Governo hanno completamente esautorato la Regione da ogni compito. Tale situazione abbiamo esplicitamente denunciato al ministro Barca, al presidente Chiodi e al sindaco Cialente. Nessuno ci ha risposto. Invece di sederci tutti intorno ad un tavolo per trovare delle soluzioni, siamo arrivati all’insulto personale e quotidiano per mezzo stampa. E’ questo il vero dramma della ricostruzione”, ha detto il capogruppo Giovanni D’Amico. “Speriamo che martedi si riesca a riportare a virtù il ruolo che la Regione deve giocare nella ricostruzione. E’ ora di finirla con le contrapposizioni e con gli insulti. Anche noi siamo stati insultati gratuitamente dal Sindaco dell’Aquila, nonostante le battaglie che per il cratere conduciamo sin dal 6 aprile. C’è insensibilità nel costruire un vero dialogo politico”.
“In Regione, c’è una Commissione sisma che servirebbe a proporre e produrre norme”, continua Di Pangrazio, “ed è stata convocata per il 22 maggio, il giorno dopo il Consiglio regionale straordinario. Dovrebbe accadere il contrario: prassi istituzionale vorrebbe che la commissione si riunisse prima del Consiglio, per arrivare con un documento discusso e condiviso. C’è un nostro progetto di legge che giace nei cassetti della Regione. Il titolo è emblematico: L’Aquila capoluogo d’Abruzzo. Vorremmo che la ricostruzione della città fosse occasione di sviluppo per tutto il territorio. Anche nell’ottica della macroregione Abruzzo-Marche-Molise di cui si è iniziato a discutere”, ha sottolineato. “Bisogna definire una volta per sempre che L’Aquila è città capoluogo senza se e senza ma, riconoscibile e riconosciuta. La legge di ricostruzione servirebbe anche a questo: grandi infrastrutture, grandi investimenti nella ricerca universitaria, grandi industrie di materiali per territori dove ci sono sensibilità sismiche simili alle nostre. Il problema è che manca la volontà politica della Regione di legiferare su L’Aquila”.
Insomma, D’Amico e Di Pangrazio non ci stanno. Attaccano il presidente Chiodi che non si è mai interessato davvero del capoluogo e prendono, allo stesso tempo, le distanze dal sindaco Cialente: “il primo cittadino si è ritrovato isolato. Ha fatto riferimento a noi in un momento di disperazione, di abbattimento, deluso dalle mancate promesse dei Governi e dall’ex ministro Barca, che ha prodotto uno studio molto interessante ma non ha sbloccato un euro per il territorio”, l’affondo di Di Pangrazio.
“Comprendiamo le enormi fatiche dell’emergenza e della ricostruzione. E’ il momento, però, di mettere da parte le contrapposizioni e di lavorare tutti insieme. Il primo cittadino non è riuscito a far sedere tutti intorno ad un tavolo per discutere dell’interesse del territorio. Ha spesso compiuto azioni personali che hanno finito per isolarlo”.
Ancor più esplicito D’Amico: “siamo pronti a sviluppare una battaglia comune per L’Aquila, luogo simbolico e vitale nella storia della nostra Regione. Ma c’è bisogno di un lavoro che sappia andare al di là delle contrapposizioni politiche e personali”.
E’ sembrato una specie di avvertimento per il compagno di partito: non si può fare a meno di pensare che tra qualche mese ci saranno le elezioni regionali e sembra in atto un vero e proprio gioco di riposizionamenti, figli anche della profonda crisi del Partito Democratico a livello nazionale. Il Pd aquilano, come si era visto in occasione delle elezioni del Presidente della Repubblica, con la scelta assai criticata della senatrice Stefania Pezzopane di sostenere la candidatura di Rodotà a dispetto del nome di Franco Marini, pare sempre più isolato.
Siamo in gioco, il messaggio spedito oggi da D’Amico e Di Pangrazio, vogliamo fare la nostra parte per la ricostruzione del capoluogo, che potrebbe avere un ruolo decisivo per il rilancio dell’intera regione, ma basta personalismi. E basta, in particolare, ad attacchi personali che potrebbero fare male in vista delle elezioni. Non è certo il momento delle divisioni. “Basta contrapposizioni: non esistono più centro-destra e centro-sinistra. Esistono problemi da affrontare”, sussurra Di Pangrazio. Il clima delle larghe intese, insomma. Siamo alla terza repubblica, d’altra parte.
Il malumore, insomma, non è neanche troppo nascosto. Non si sarebbe organizzata una conferenza stampa, altrimenti. Non si sarebbe preparato un dossier. Tanto che i due consiglieri del Pd in Regione lanciano un’ultima stilettata al primo cittadino: “è in discussione la legge urbanistica”, ha ricordato D’Amico, “la Giunta comunale ha inviato degli emendamenti a consiglieri aquilani di maggioranza (chiaro il riferimento a Giorgio De Matteis) e non a noi consiglieri d’opposizione. Detto questo, si dovrebbe approvare una legge organica sulla ricostruzione, capace di tenere conto di tutti gli aspetti. Non il contrario”.
Sulla legge urbanistica, d’altra parte, proprio in queste ore si è sollevato un vero e proprio polverone: nella conferenza stampa organizzata da De Matteis nella mattinata di ieri, Ricciuti aveva denunciato che ”da sei mesi aspettiamo gli emendamenti dal Comune dell’Aquila per la legge regionale sull’urbanistica che potrebbe agevolare la ricostruzione del capoluogo abruzzese. È probabile che dovremmo intervenire noi, perché si sta per concludere la legislatura”.
Rabbiosa la reazione dell’assessore alla Ricostruzione, Pietro Di Stefano, che in un incontro con la stampa organizzato stamane in tutta fretta ha mostrato le mail inviate a Ricciuti. In cui, guarda caso, si proponevano degli emendamenti. Una vera e propria guerra di carte. Tra dossier e mail esposte a favore di telecamera. Nel mezzo, la città dell’Aquila e la ricostruzione bloccata. Con la battaglia per le regionali all’orizzonte.
In chiusura di conferenza stampa dei consiglieri Pd, Giuseppe Di Pangrazio ha rivolto una domanda ai giornalisti: “avete capito di chi è la responsabilità di quanto sta accadendo?”. La risposta è dello stesso consigliere: “la colpa è del presidente Chiodi. Che è sempre fuggito dalle sue responsabilità. Sapete che non sono stati rendicontati 300 milioni per il Progetto C.A.S.E? Sapete perché i soldi della ricostruzione vengono bloccati al provveditorato alle Opere Pubbliche? Dove finiscono? Come vengono utilizzati? Qui succedono cose che fanno davvero paura a chi fa politica e come noi prova a denunciarle. Perché non lo scrivete?”.