"I programmi di rilancio dell'Abruzzo che questo governo si è imposto, riconoscono una grande attenzione allo sviluppo delle aree interne che rappresentano un'ampia porzione di territorio che, sebbene ricca di risorse agroalimentari, paesaggistiche e culturali, ha subito un processo di marginalizzazione che si è tradotto in declino demografico, calo dell'occupazione e uso e tutela del suolo non adeguati".
Parole di Luciano D'Alfonso che, sin dai primi giorni da Presidente della Regione Abruzzo, ha posto attenzione al futuro dei centri di piccole dimensioni. Con il duplice obiettivo di adeguare la quantità e la qualità dei servizi di istruzione, salute, mobilità e di promuovere progetti di sviluppo capaci di valorizzare il patrimonio naturale e culturale delle aree interne, puntando anche su filiere produttive locali.
Al primo obiettivo saranno assegnate le risorse nazionali previste dalla Legge di Stabilità 2014. Al secondo, invece, Regione Abruzzo - e così le altre regioni italiane, su impulso del Dipartimento per lo sviluppo e la Coesione economica che ha adottato una precisa Strategia per contrastare la caduta demografica e rilanciare lo sviluppo e i servizi - destinerà una parte dei fondi comunitari (FESR, FSE, FEASR, FEAMP) 2014-2020.
Come sono state identificate le aree da includere nella Strategia del Dps? Base di analisi, il lavoro di mappatura dei territori effettuato dal Dipartimento su base nazionale. Così, le aree interne - di Regione in Regione - sono state individuate in riferimento alla loro distanza dai "centri di offerta di servizi" in grado di fornire, contemporaneamente, servizi essenziali come la presenza di scuole secondarie superiori (primo e secondo grado), la presenza di almeno un ospedale sede di DEA, la vicinanza di una stazione ferroviaria.
Dunque, nell'ambito di questi parametri, Regione Abruzzo ha pre-selezionato quattro macro aree: Area 1 Basso Sangro-Trigno (ha una popolazione pari a 22.568 abitanti e raggruppa 33 Comuni, tutti in aree interne, 20 ultraperiferici e 13 periferici); Area 2 Val Fino-Vestina (ha una popolazione pari a 26.345 abitanti e raggruppa 19 Comuni di cui 19 in aree interne, 3 periferici nella Provincia di Teramo e 5 nella Provincia di Pescara); Area 3 Gran Sasso-Valle Subequana (ha una popolazione pari a 7.551 abitanti e raggruppa 20 Comuni in aree interne, di cui 7 periferici); Area 4 Valle Roveto-Valle del Giovenco (ha una popolazione pari a 24.259 abitanti e raggruppa 12 Comuni di cui 11 in aree interne e uno periferico).
Individuate le aree, una delegazione del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica (DPS), coordinata da Fabrizio Barca, sta effettuando delle missioni per verificare la reale candidabilità delle aree pre-selezionate, anche attraverso un confronto diretto con le realtà territoriali. E dopo aver visitato alla fine di ottobre le prime due zone interessate, la "Basso Sangro-Trigno" e la "Val Fino, Vestina, Val Vomano", oggi ha attenzionato l'"Area Gran Sasso - Valle Subequana" e l'"Area Valle Roveto-Valle del Giovenco".
Nel pomeriggio, nella aule della Scuola Elementare G.T. Rosa di Fontecchio, si è tenuto un focus group sui temi della mobilità, della scuola, della salute e dello sviluppo locale. Ospiti dei tavoli di lavoro, gli attori protagonisti del territorio, impegnati ad immaginare strategie di rilancio e sviluppo possibile. Esperti di mobilità sostenibile, dirigenti scolastici, responsabili dell'Azienda sanitaria locale, piccoli imprenditori, responsabili di associazioni e cooperative.
Presenti, tra gli altri, la Coordinatrice del Comitato tecnico aree interne Sabrina Lucatelli e la padrona di casa, la prima cittadina di Fontecchio Sabrina Ciancone.
A chiudere la giornata è stato proprio l'ex ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca.
"E' una gioia per me essere qui" ha detto Barca ai microfoni di NewsTown "insieme alla Regione e al territorio per concertare politiche ordinarie che affrontino il problema dello spopolamento. E' per me particolarmente importante, mi aspetto molto da questo territorio".
L'area Subequana, secondo Barca, vive un paradosso che è lo stesso che interessa molte altre zone interne d'Italia: "Dal Piemonte alla Basilicata, ci sono aree che hanno un potenziale, dal punto di vista del paesaggio e dell'attrazione turistica, molto forte ma che ciononostante non riescono a far rimanere le persone o a invogliarle ad andarci a vivere. La carta che stiamo giocando è quella di mettere insieme lavoro e servizi, in particolare scuola, salute e trasporti".
"Se vuoi rilanciare un territorio" ha affermato Barca "non devi inventarti cose strambe. Devi partire da quello che ha. Al tempo stesso non puoi accontentarti di quello che c'è ma devi aggiungere il volano della trasformazione, cioè devi innovare. E per innovare ci vogliono teste, conoscenza e le radici di tutto questo stanno nella scuola".
Ciò che differenzia il progetto Aree Interne del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica dagli altri interventi che, in passato, la politica ha messo in atto per rilanciare le zone in via spopolamento è il cambio di approccio, il mutamento di paradigma: "Abbiamo rovesciato l'ordine dei fattori. In passato ci è voluto tantissimo tempo per decidere in quali territori lavorare, poi però si è dato pochissimo tempo per lavorare. Il risultato? Hanno vinto i famosi progetti cantierabili e ogni Comune ha tirato fuori dal cassetto quello che aveva già. Si è speso senza ragionarci su più di tanto. Per carità, si sono fatte anche delle cose buone ma la realtà non è cambiata, altrimenti non ci sarebbe una caduta demografica e un invecchiamento come quelli che invece sono sotto gli occhi di tutti".
"Questa volta" ha spiegato Barca "abbiamo impiegato poco tempo a scegliere le aree. Tra due settimane quest'area saprà se è in partita o no. Se, come mi auguro, lo sarà, a quel punto non dovrà correre, non dovrà avere fretta, perché per preparare una strategia azzeccata, che metta insieme scuola, servizi per la salute, un ridisegno dei trasporti flessibile e adatto al territorio, interventi che incoraggino i giovani a rimanere, ci vuole tempo. Non bisogna dare nulla per scontato, per costruire una buona strategia ci vuole almeno un anno, un anno e mezzo".
L'approfondimento
Le 'aree interne'
La strategia di rilancio del Paese assegna una nuova e forte attenzione alle Aree Interne, un’ampia porzione del territorio nazionale (oltre un quinto della popolazione e il sessanta per cento del territorio nazionale), che, sebbene ricca di risorse, ambientali e paesaggistiche, culturali e del saper fare locale, ha subito gradualmente nel tempo un processo di marginalizzazione che si è tradotto in declino demografico, calo dell’occupazione e uso e tutela del suolo non adeguati. Si tratta di centri di piccole dimensioni, individuati quali aree distanti da centri di offerta dei servizi essenziali dell’istruzione, della salute e della mobilità, assai diversificati al loro interno e con forte potenziale di attrazione. L’impegno per questi territori è assunto nella Strategia nazionale per le Aree interne inserita nel Programma nazionale di Riforma deliberato dal Consiglio dei Ministri in data 8 aprile 2014 e nell’Accordo di Partenariato 2014/2020 trasmesso dall’Italia alla CE il 9 dicembre 2013.
La strategia ha il duplice obiettivo:
- di adeguare la quantità e qualità dei servizi di istruzione, salute, mobilità (cittadinanza);
- di promuovere progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree, puntando anche su filiere produttive locali (mercato).
Al primo obiettivo sono assegnate le risorse nazionali previste appositamente dalla Legge di Stabilità 2014; al secondo obiettivo le Regioni destineranno una parte dei fondi comunitari (FESR, FSE, FEASR, FEAMP) 2014-2020. La strategia è stata già avviata nel 2014 con la identificazione da parte di ogni Regione e Provincia autonoma di un prototipo di area-progetto, seguito da altre aree-progetto.
Operativamente, l’attuazione della Strategia Nazionale per le Aree interne avverrà, con il completamento, d’intesa con le Regioni, dell’individuazione di un’area-progetto prototipo in ogni Regione e Provincia autonoma, sulla quale avviare la progettazione, possibilmente, già nel 2014, assicurando gli impegni dei Ministeri coinvolti, delle Regioni stesse e degli Enti locali attraverso la sottoscrizione dei primi Accordi di Programma Quadro.
Concentrare quindi le risorse ordinarie, appositamente destinate dalla Legge di Stabilità per il 2014, e i fondi comunitari, individuati nell’ambito dei programmi operativi regionali, sui due sopra indicati obiettivi della strategia: mercato e cittadinanza. In particolare, impiegare le risorse nazionali previste in Legge di Stabilità per adeguare, in queste aree, la qualità dei servizi educativi (anche incentivando la mobilità degli insegnanti e intervenendo sulla riorganizzazione o realizzazione di plessi scolastici), dei servizi sanitari (riorganizzando e migliorando l’offerta sanitaria, in modo da assicurare a tutti i residenti rapidità dei servizi di emergenza e diagnostica) e dei servizi di mobilità (con particolare attenzione all’accessibilità alla rete ferroviaria e ai servizi di trasporto polifunzionali). Indirizzare i fondi comunitari disponibili, opportunamente integrati, su progetti di sviluppo locale che valorizzino il patrimonio naturale, culturale, di sapere e produttivo di queste aree. Prevedere tempi certi di attuazione della strategia complessiva, efficacia nel coordinamento dei diversi livelli di governo coinvolti e un monitoraggio sistematico e aperto delle iniziative finanziate.
La strategia della Regione Abruzzo per le 'aree interne'
La Regione Abruzzo, facendo propria la Strategia nazionale per le Aree interne, nell’ambito della Programmazione 2014-2020 ha voluto assumere un focus specifico nei confronti delle politiche di sviluppo dei territori interni più deboli ma, allo stesso tempo, strategici per l’economia regionale. Le Aree Interne costituiscono una delle tre opzioni strategiche d’intervento per la programmazione 2014/2020 insieme a “Mezzogiorno” e “Città” ed il rilancio delle aree interne viene visto come fondamentale e strategico per il rilancio dell’intera Italia.
In stretta sinergia con la “Strategia nazionale per le aree interne del Paese”, fondata sull’intervento congiunto della politica di coesione e delle politiche nazionali settoriali, la Regione Abruzzo intende promuovere la massima collaborazione tra le politiche di sviluppo rurale e la programmazione a valere su FESR, FSE e FEASR, avvalendosi in particolare di tutte le opportunità rese disponibili dai nuovi regolamenti per una concreta integrazione delle fonti finanziarie.
Nel definire i territori da includere nella strategia per le aree interne, si è utilizzato come base di analisi il lavoro di mappatura dei territori su base nazionale effettuato dal Dipartimento per le politiche di sviluppo (DPS). In particolare sono state sviluppate delle analisi socio-economiche per una prima lettura oggettiva del territorio abruzzese che verranno poi sottoposte al vaglio del partenariati locali e di tutti gli stakeholder coinvolti, in relazione alle pregresse esperienze nella programmazione negoziata e nell’associazionismo comunale.
La zonizzazione delle Aree interne viene considerata strumento per circa 80.000 abitanti con il superamento della logica delle provincie; verrà articolata successivamente una pluralità di strumenti per rilevare condizioni di forza e di debolezza che, oggetto di idonei e aderenti strumenti di programmazione regionalista, dovranno liberare tutte le potenzialità di cui sono portatrici.
Tra le aree “bersaglio” individuate con la nota prot. RA/235771 del 9 settembre 2014 ovvero: Aree di crisi (normate a livello nazionale), Aree interne (oggetto di misure della programmazione nazionale ed europea), Aree deboli, Aree innovative, Aree di pregio e Aree forti (tutte al centro di una ambiziosa volontà regolamentare regionale) verrà ricompresa anche la configurazione urbanistica e di pregio estetico denominata dei “Borghi autentici d’Italia”. La proposta, con il corredo degli ulteriori strumenti, sarà oggetto dell’apposito partenariato con le forze economiche, sociali e politiche del territorio.
A livello regionale le aree interne sono state individuate sulla base della loro distanza dai “centri di offerta di servizi” in grado di fornire, contemporaneamente, i seguenti servizi di base (servizi essenziali di cittadinanza):
- presenza di scuole secondarie superiori (primo e secondo grado);
- presenza di almeno un ospedale sede di DEA primo livello;
- presenza di una stazione ferroviaria di tipo almeno “bronze”.
Il progetto per le aree interne può consentire di raggiungere tre distinti ma interconnessi obiettivi generali:
1) tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti. La messa in sicurezza dal rischio idrogeologico diventa efficiente e possibile solo quando viene effettuata o promossa o supportata da una popolazione residente nel territorio, che sia capace di rappresentare gli interessi collettivi e possa divenire “custode del territorio” adottando in prima persona comportamenti proattivi e realizzando azioni quotidiane anziché grandi interventi sporadici;
2) promuovere la diversità culturale e il policentrismo. Le aree interne hanno diversificazione territoriale e il policentrismo. Presentano una straordinaria biodiversità climatica e naturale che ha favorito la diffusione e la sopravvivenza di prodotti agricoli diversi e un modello economico-sociale in grado di assorbire le inefficienze connesse alla diffusione di piccoli insediamenti e assicurare modelli di vita competitivi e complementari con quelli offerti dalle aree urbane e dai territori contigui;
3) concorrere al rilancio dello sviluppo. Avviare nelle aree interne regionali percorsi di sviluppo estensivo ed intensivo perseguendo i seguenti obiettivi:
- aumento del benessere della popolazione locale;
- aumento della domanda locale di lavoro e dell’occupazione;
- aumento del grado di utilizzo del capitale territoriale;
- riduzione dei costi sociali della de-antropizzazione;
- rafforzamento dei fattori di sviluppo locale.
Infatti i Comuni abruzzesi, di seguito individuati per aree interne, sono significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità); dotati di importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere); profondamente diversificati, per sistemi naturali e a seguito di secolari processi di antropizzazione.
Dai dati statistici elaborati dal Ministero risulta che oltre il 70% del territorio abruzzese è area interna (zone ultraperiferiche, periferiche e intermedie) con una incidenza maggiore nella provincia di Chieti caratterizzata da aree interne per oltre l’87% del territorio totale. Dei 305 Comuni del territorio abruzzese, 216 ricadono in aree interne e 99 sui 216 vengono definiti periferici e ultraperiferici.
La lettura congiunta della “distanza dai servizi” con altri indicatori, quali l’andamento demografico, l’indice di spopolamento e l’indice di invecchiamento della popolazione, unitamente al rischio idrogeologico ha portato ad individuare e proporre per l’intera Regione 4 aree interne per un totale di 84 comuni coinvolti di cui 83 di aree interne e di queste aree interne 49 risultano comuni periferici e ultraperiferici. Gli abitanti totali delle tre aree selezionate risultano essere 80.723 di cui in aree interne sono 76.459. In queste aree la popolazione presente in comuni periferici e ultraperiferici è di 36.184 abitanti.
Le aree selezionate
Le quattro aree individuate sono state studiate a livello statistico sulla base dei dati comunali, resi disponibili dal DPS con particolare riferimento agli indicatori e alle variabili demografiche, morfologiche ed ambientali, salute, scuola e trasporti.
Area 1 Basso Sangro – Trigno
L’area ha una popolazione pari a 22.568 abitanti e raggruppa n. 33 Comuni di cui tutti e 33 in aree interne e 20 ultraperiferici e 13 periferici.
Dal 1971 al 2011 (Fonte ISTAT Censimento della popolazione) la popolazione dell’area si è ridotta di oltre il 40% passando da oltre 41.000 abitanti del 1971 ai quasi 28.000 del 2011 con dei picchi che arrivano ad oltre l’81% per il Comune di Roio del Sangro fino al minimo di Lettopalena di poco superiore al 20%. Da segnalare come, nel complesso, per quest’area ci sia stato anche un invecchiamento della popolazione, infatti gli over 65 risultano essere aumentati negli ultimi 40 anni di circa il 44%. Passando ai servizi presenti nell’area ed in particolare a quelli scolastici e socio-sanitari si rileva, come gli stessi siano scarsamente presenti sul territorio. Per quel che concerne le scuole è da rilevare che in 14 Comuni non c’è presenza di scuole e in 20 manca la scuola secondaria di I grado. Sono totalmente assenti nel territorio le scuole secondarie di II grado.
Sul versante socio-sanitario è da rilevare la totale assenza, in tutti i Comuni, di DEA di I livello, di posti letto ospedalieri e di posti letto in strutture residenziali per anziani.
C’è un rischio idrogeologico (basato sui fenomeni franosi) dell’area di livello medio-basso 2,63 (la media dell’area è data da una fascia di popolazione che va dagli 11 ai 75 abitanti sottoposti a rischio idrogeologico).
Nell’area è stata individuata 1 sola stazione ferroviaria classificata “bronze”.
Area 2 Val Fino – Vestina
L’area ha una popolazione pari a 26.345 abitanti e raggruppa n. 19 Comuni di cui 19 in aree interne e 3 periferici nella Provincia di Teramo e 5 nella Provincia di Pescara.
Dal 1971 al 2011 (Fonte ISTAT Censimento della popolazione) la popolazione dell’area si è ridotta di oltre il 30%. Da segnalare come, nel complesso, per quest’area ci sia stato anche un invecchiamento della popolazione, infatti gli over 65 risultano essere aumentati negli ultimi 40 anni di circa il 52,11%. Passando ai servizi presenti nell’area ed in particolare a quelli scolastici e socio-sanitari si rileva, come gli stessi siano scarsamente presenti sul territorio. Per quel che concerne le scuole è da rilevare che nei 19 Comuni ci sono 12 scuole secondarie di I grado. Sono totalmente assenti nel territorio le scuole secondarie di II grado.
Sul versante socio-sanitario è da rilevare la totale assenza, in tutti i Comuni, di DEA di I livello, di posti letto ospedalieri e di posti letto in strutture residenziali per anziani. C’è un rischio idrogeologico (basato sui fenomeni franosi) dell’area di livello medio-alto 3 (la media dell’area è data da una fascia di popolazione che va dagli 76 ai 250 abitanti sottoposti a rischio idrogeologico).
Nell’area non è stata identificata neanche una stazione ferroviaria classificata “bronze”.
Area 3 Gran Sasso – Valle Subequana
L’area ha una popolazione pari a 9.358 abitanti e raggruppa n. 24 Comuni di cui 24 in aree interne e di cui 8 periferici.
Dal 1971 al 2011 (Fonte ISTAT Censimento della popolazione) la popolazione dell’area si è ridotta di oltre il 45%. Da segnalare come, nel complesso, per quest’area ci sia stato anche un invecchiamento della popolazione, infatti gli over 65 risultano essere aumentati negli ultimi 40 anni di circa il 13%.
Passando ai servizi presenti nell’area ed in particolare a quelli scolastici e socio-sanitari si rileva, come gli stessi siano scarsamente presenti sul territorio. Per quel che concerne le scuole è da rilevare che nei 24 Comuni individuati ci sono 2 scuole secondarie di I grado. Sono totalmente assenti nel territorio le scuole secondarie di II grado.
Sul versante socio-sanitario è da rilevare la totale assenza, in tutti i Comuni, di DEA di I livello di posti letto ospedalieri e posti letto in strutture residenziali per anziani.
C’è un rischio idrogeologico (basato sui fenomeni franosi) dell’area di livello basso 1 (la media dell’area è data da una fascia di popolazione che va da 1 ai 10 abitanti sottoposti a rischio idrogeologico).
Nell’area sono state individuate 7 stazioni ferroviarie classificate “bronze”.
Area 4 Valle Roveto - Valle del Giovenco
L’area ha una popolazione pari a 24.259 abitanti e raggruppa n. 12 Comuni di cui 11 in aree interne e di cui 1 periferici.
Dal 1971 al 2011 (Fonte ISTAT Censimento della popolazione) la popolazione dell’area si è ridotta di quasi il 20%. Da segnalare come, nel complesso, per quest’area ci sia stato anche un invecchiamento della popolazione, infatti gli over 65 risultano essere aumentati negli ultimi 40 anni di circa il 42,55%.
Passando ai servizi presenti nell’area ed in particolare a quelli scolastici e socio-sanitari si rileva, come gli stessi siano scarsamente presenti sul territorio. Per quel che concerne le scuole è da rilevare che nei 12 Comuni individuati ci sono 8 scuole secondarie di I grado e solo una scuola di II grado.
Sul versante socio-sanitario è da rilevare la totale assenza, in tutti i Comuni, di DEA di I livello di posti letto ospedalieri e posti letto in strutture residenziali per anziani.
C’è un rischio idrogeologico (basato sui fenomeni franosi) dell’area di livello basso 1 (la media dell’area è data da una fascia di popolazione che va da 1 ai 10 abitanti sottoposti a rischio idrogeologico).
Nell’area sono state individuate 8 stazioni ferroviarie classificate “bronze”.