Sabato, 13 Dicembre 2014 02:10

Patto di stabilità, Cialente a Delrio: "Per L'Aquila serve contabilità speciale"

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"Sono molto preoccupato, direi disperato, per la vicenda del rispetto del patto di stabilità del Comune dell'Aquila, del quale più volte, da quasi due anni, ho segnalato le criticità".

Inizia così la lettera che il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha spedito al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Del Rio, al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e alla Ragioneria Generale dello Stato.

Secondo il primo cittadino, il Comune dell'Aquila, a causa di un conteggio errato compiuto dagli uffici centrali dello Stato e di un'applicazione tanto intransigente quanto cieca del patto di stabilità interno, rischia non solo di non poter approntare il prossimo bilancio, quello del 2015, ma di sforare anche il patto di stabilità sul 2014.

E si sa che le conseguenze per i comuni che non rispettano il patto di stabilità sono molto gravi e si traducono in minori trasferimenti statali, con conseguenti tagli ai servizi essenziali, fino al blocco delle assunzioni e minori possibilità di spesa per gli anni successivi.

“Se non cambiano le regole e non viene concessa una deroga qui chiudiamo bottega” afferma Cialente.

Sindaco, quali sono le criticità da lei segnalate sul patto di stabilità a cui fa riferimento nella lettera e di cui lo Stato non ha tenuto conto?

Innanzitutto vorrei provare a spiegare come funziona il patto di stabilità. Il patto di stabilità dice: se tu Comune hai delle entrate pari a 100, io Stato, per le spese correnti, ti fisso un obiettivo. Ad esempio, prima del sisma, le spese correnti del Comune dell'Aquila erano pari a 61 milioni di euro. Di questi 61 milioni, 3 milioni, per il patto di stabilità, non potevano essere spesi ma dovevano essere messi da parte. Poi c'è stato il terremoto. Con il terremoto, le entrate, per il Comune, sono aumentate, perché lo Stato ci ha trasferito delle risorse con cui affrontare l'emergenza e l'assistenza alla popolazione. Di colpo, siamo passati da una spesa corrente di 61 milioni di euro a una di 250 milioni, cifra salita ancora a 300 milioni. L'anno scorso, grazie ad alcuni risparmi, siamo riusciti a scendere a 180 milioni. Poiché, però, il patto di stabilità viene calcolato sulla media di un triennio, quello  2009 – 2011, che è di 250 milioni. Lo Stato ci tratta come se fossimo un Comune di 500 mila abitanti, come se avessimo gli stessi obblighi di città come Bari o Firenze. Con queste cifre, per stare dentro il patto di stabilità, noi dovremmo accantonare 11 milioni di euro, una cosa allucinante.

Ha sbagliato lo Stato a fare i calcoli?

Sì, è un errore dello Stato. L'anno scorso abbiamo sfondato il patto di stabilità per gli stessi motivi. Abbiamo fatto presente questa circostanza ma ci hanno dato una risposta in netto ritardo. Per questo non abbiamo potuto fare il bilancio prima del mese di ottobre e siamo stati costretti a governare in dodicesimi.

In base ai nuovi parametri, quanti milioni dovrebbe accantonare il Comune per rispettare i vincoli del patto di stabilità?

Per quest'anno sono 11 milioni di euro, nel 2015 dovremmo, in teoria, “tagliare” 31 milioni di euro e nel 2016  34 milioni. E' impossibile. Questo significa per noi non fare il bilancio.

Come se ne esce?

Abbiamo avuto un incontro con la Ragioneria: i tecnici, compresa la dottoressa Del Verme, ci hanno dato ragione ma non sanno come risolvere il problema. O il parlamento vota un emendamento oppure bisogna stabilire, una volta per tutte, quello che io vado chiedendo da tempo, e cioè che il Comune dell'Aquila sia esentato dal rispetto del patto di stabilità. Da due anni chiediamo che i soldi che lo Stato ci dà per affrontare le spese legate al terremoto vengano messe in una contabilità speciale, la stessa che hanno avuto ad esempio Chiodi all'epoca in cui era commissario e anche Paolo Aielli, ma finora non siamo stati ascoltati.

E' un problema per risolvere il quale occorre che si prendano decisioni anche a livello europeo. Come giudica la lettera che il presidente del parlamento europeo, Martin Schulz, le ha inviato in risposta alla sua richiesta di allentare il tetto invalicabile del deficit al 3% per i Paesi colpiti da catastrofi naturali?

Schulz mi ha detto che la mia è una preoccupazione più che giusta e una proposta più che ragionevole. La lettera è stata immediatamente trasmessa al sottosegretario con delega ai rapporti con l'Ue e verrà inserita nel dossier che la prossima settimana verrà portato a Bruxelles. Sarebbe un riconoscimento importantissimo per l'Italia perché i 6 miliardi che noi abbiamo ricevuto per la ricostruzione, in questo momento rientrano nel patto di stabilità europeo e dunque ingessano la nostra economia. Se cambiassero le regole, verrebbero liberate, per l'Italia, risorse per fare investimenti e noi potremmo tornare, anche per i centri storici, al meccanismo Cassa depositi e prestiti, che abbiamo avuto per la ricostruzione delle periferie, per gli edifici le B, C e E. Con questo meccanismo, nel 2019, massimo nel 2020, potremmo aver risolto il problema della ricostruzione privata anche nei centri storici.

Il testo completo della lettera di Cialente

Questa mattina (ieri mattina, ndr) ho inviato la seguente nota al Sottosegretario Graziano Delrio, al Ministro Pier Carlo Padoan, alla Ragioneria Generale dello Stato e ai parlamentari eletti in Abruzzo:

Caro Graziano, gentilissimi tutti,

sono molto preoccupato, direi disperato, per la vicenda del rispetto del patto di stabilità del Comune dell'Aquila, del quale più volte, da quasi due anni, ho segnalato le criticità.

L'obiettivo programmatico per il nostro comune per il 2014 è calcolato sulla media della spesa corrente impegnata nel triennio 2009-2011.
Vale a dire, come a voi noto, che si prende la spesa corrente impegnata nei tre esercizi, e si fa la media.

Per il Comune dell'Aquila:
impegnato 2009 pari a € 157.748.000
impegnato 2010 € 329.596.000
impegnato 2011 € 256.884.000

Pertanto la media considerata è pari a € 248.076.000.

Come si spiega, visto che la media della spesa corrente impegnata nel triennio pre sisma (2006-2008) era pari a  € 60.714.000, e quindi il nostro obiettivo programmatico medio era pari a soli € 3.000.000?

E' successo che nell'impegnato di spesa corrente nel triennio di riferimento 2009-2011, è stata erroneamente computata anche la quota relativa alle spese per la protezione civile che invece non è da considerare in quanto finanziata da trasfrimenti dello Stato. Ciò è accaduto, come noto, in quanto al Comune dell'Aquila non si volle concedere una contabilità speciale per tali spese.

Oggi ci troviamo quindi, ad avere, per mero errore dello Stato, un obiettivo programmatico 2014 pari ad € 11.000.000, assolutamente irraggiungibile , poiché ci ritroviamo una differenza, sbagliata, della media degli impegni di circa 187.000.000, pari a quello che è il totale delle spese del bilancio comunale nella situazione ordinaria.

Con questa previsione di obiettivo, non sono in grado di fare il bilancio 2015 ma soprattutto abbiamo sicuramente mancato il rispetto del patto di stabilità 2014, con tutte le immeritate, sciagurate conseguenze che ne derivano.

Non solo, ma se non si interviene subito, per il prossimo anno, l'obiettivo sarà pari circa a € 31.000.000 milioni, €34.000.000 milioni nel 2016.
Sembra di essere su "Scherzi a parte"!!!!!

Occorre intervenire subito, poiché entro massimo il mese di gennaio dobbiamo votare il Bilancio 2015. E' impossibile gestire l'attuale situazione post sisma in dodicesimi, per errori simili. Già ci è toccato farlo quest'anno, con conseguenze nefaste.

Anche se la maggioranza decidesse di sciogliere il Consiglio Comunale, per l'impossibilità di varare un bilancio, nessun Commissario potrebbe gestire la Città. Non è una minaccia, ma una constatazione.

Chiedo un intervento immediato rispetto ad un errore non nostro, ma probabilmente di chi decise di non volerci assegnare una contabilità speciale, in una visione di totale sfiducia e diffidenza nei confronti del Comune dell'Aquila, che tanti danni, ritardi e spese inutili hanno già comportato.

Per correggere l'errore si chiede pertanto di recepire l'emendamento da noi proposto e consegnato sia al governo che al Parlamento. Altrimenti si "chiude bottega".

Scrivo questa lettera in difesa dei miei cittadini.

 

Ultima modifica il Domenica, 14 Dicembre 2014 10:56

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