Venerdì, 31 Maggio 2013 18:56

Stop al finanziamento pubblico ai partiti: rivoluzione o legge truffa?

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Via libera del Consiglio dei ministri all’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. A dare l’annuncio dell’approvazione del ddl è stato, all’ora di pranzo, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, che in un tweet ha spiegato che con la nuova legge sul finanziamento ai partiti è abrogato il finanziamento pubblico e si passa "all’incentivazione fiscale dei contributi dei cittadini".

Se il ddl verrà approvato senza modifiche dal Parlamento, l’abolizione del finanziamento entrerà a regime totale tra tre anni, nel 2017, quando terminerà l’erogazione del rimborso già previsto per le elezioni di quest’anno. Il primo anno la riduzione dei rimborsi sarà al 60% e proseguirà in modo graduale scendendo al 50% il secondo anno e al 40% al terzo. Il ddl fissa una serie di regole di trasparenza, di democrazia interna e la presenza di uno statuto, ma anche di bilanci certificati, come condizioni per usufruire delle agevolazioni e degli incentivi fiscali. Potranno essere ammessi ad ottenere il finanziamento i partiti politici che abbiano conseguito, nell'ultima consultazione elettorale, almeno un rappresentante eletto alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica o in un'assemblea regionale, o che abbiano presentato, nella stessa consultazione elettorale, candidati in almeno tre circoscrizioni per le elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati o in almeno tre del Senato della Repubblica o delle assemblee regionali, o in almeno una circoscrizione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia.

Fonti ministeriali spiegano che il finanziamento pubblico sarà sostituito da detrazioni per i donatori, il 52% per gli importi fra i 50 e i 5.000 euro e del 26% per tutti gli altri fino a un massimo di 20mila euro, i servizi (come sedi, bollette telefoniche, spazi televisivi) e la libera scelta dei cittadini con il 2 per mille che, per ragioni tecniche, comparirà solo nella dichiarazione dei redditi 2014, ovvero quella che gli italiani compileranno nel 2015 e pertanto ai partiti prima del 2016 non arriveranno soldi. Fino al 2016, dunque, rimarranno in vita i rimborsi tradizionali, anche se drasticamente tagliati di anno in anno.

L’abolizione del finanziamento pubblico ha fatto molto discutere: in molti hanno salutato con soddisfazione l’iniziativa dell’esecutivo, altri però già parlano di “legge truffa”. In particolare, il Movimento 5 Stelle.

In effetti, qualche dubbio è lecito: per il meccanismo di finanziamento ai partiti si profila un sistema tale e quale a quello per la destinazione dell'otto per mille alla Chiesa Cattolica. Se all’articolo 1 è scritto che "è abolito il finanziamento pubblico dei partiti", al punto 4 infatti si legge che "a decorrere dall'anno finanziario 2014, ciascun contribuente può destinare il due per mille della propria imposta sul reddito (IRE) a favore di un partito o movimento politico iscritto nella seconda sezione dell’elenco di cui all’articolo 9".

Come con l’otto per mille, appunto. Questo vuol dire che, a meno di diversa indicazione del contribuente (che può decidere di destinare i soldi allo Stato), i soldi finiranno automaticamente ai partiti. Con un risultato clamoroso: il monte risorse potrebbe non soltanto non ridursi affatto, ma persino raddoppiare. Dai 160 milioni di euro attuali (in 5 anni), fino a - teoricamente - circa 330 milioni l'anno. Basta fare di conto, considerando il gettito Ire totale del 2012, pari a 165 miliardi di euro.

Teoricamente, dicevamo. Perché, come spiega il testo, la quota di risorse verrà individuata "nei limiti di cui al comma 4". Quanto vale questo limite? "Per le finalità di cui al presente articolo è autorizzata la spesa nel limite massimo di XXX milioni di euro a decorrere dal 2014".

Insomma, è facile immaginare che tutto possa ruotare intorno a cosa il governo deciderà di inserire dietro quelle tre X. E così saranno ancora i partiti, una volta che il testo arriverà in Parlamento, a decidere di quanti soldi avranno bisogno. E la polemica è esplosa in rete.

Pronta la replica di Gaetano Quagliarello: "non funzionerà come il finanziamento alla Chiesa. C'è un tetto ed è di 61 milioni di euro, un terzo in meno del finanziamento attuale, ma solo se tutti decidessero di dare soldi ai partiti".

Staremo a vedere. Toccherò al Parlamento approvare il ddl e potrebbero esserci delle modifiche.

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