Come è evidente, la ricostruzione post-sisma all'Aquila è partita già da un paio di anni. Tuttavia, sul territorio comunale, a sei anni dal terremoto del 6 aprile 2009, i cantieri aperti sono pochi – e concentrati soprattutto sulle direttrici principali del centro storico del capoluogo – ma comunque, lentamente in aumento.
Nei quasi sessanta comuni del cratere sismico, invece, la situazione è diversa. Molti borghi sono ancora fermi ai puntellamenti di messa in sicurezza installati nel periodo dell'emergenza. La ricostruzione procede più faticosamente rispetto all'Aquila, anche e soprattutto perché le dinamiche e le complessità implicite nella moltitudine rappresentata dai comuni del cratere sono chiaramente più elevate.
Ma come vengono ripartiti i fondi stanziati dai governi ai comuni del cratere? Negli ultimi anni, e fino a qualche settimana fa, il finanziamento è stato piuttosto omogeneo tra i comuni, a prescindere dalla capacità di questi ultimi di spendere le somme impegnate. Criterio che, però, non trova d'accordo il governo Renzi. Ve lo abbiamo raccontato a inizio anno: una delibera Cipe dello scorso 22 dicembre sblocca circa 168 milioni per il cratere, affidandoli però – per la prima volta – direttamente all'Ufficio Speciale per la Ricostruzione del Cratere (Usrc), che li destinerà ai comuni "a fronte delle istruttorie da essi concluse positivamente, una volta che, sulla base dei dati di monitoraggio, risultino integralmente impegnate le risorse loro precedentemente attribuite". Insomma, secondo il governo si dovrebbe passare dal finanziamento omogeneo a quello differenziato, sulla base dei comuni più virtuosi, cioè quelli che – a giudicare dal monitoraggio dell'Usrc – spendono i soldi che vengono loro assegnati.
Non è una questione di lana caprina, ma riguarda i milioni di euro che verranno trasferiti dall'Usrc ai comuni. Il cambio di rotta emerso dalla delibera Cipe ha aperto una discussione in seno al tavolo di coordinamento delle aree omogenee del cratere (il coordinamento che riunisce i rappresentanti dei comuni in base alle aree territoriali di appartenenza), presieduto da Emilio Nusca, ex sindaco di Rocca di Mezzo. Secondo quanto appreso, alcuni sindaci sarebbero per continuare la via intrapresa già nella scorsa estate, quando il tavolo elaborò una bozza di ripartizione dei fondi in base ai parametri di una precedente delibera Cipe (la 135 del 2013) e al fabbisogno di tutti i comuni, e a prescindere dall'effettivo "tiraggio" (la capacità di spendere i soldi assegnati per progetti di ricostruzione approvati) degli stessi.
Dall'altra parte, al contrario, il titolare dell'Ufficio Speciale Paolo Esposito sarebbe dell'idea di rispettare la volontà espressa dalla delibera Cipe. Per cui, il tavolo di coordinamento avrebbe richiesto un chiarimento – in merito all'interpretazione della delibera stessa – a Roma. Nusca ed Esposito, raggiunti telefonicamente da NewsTown, negano con fermezza l'esistenza di un momento di tensione. Ci sarebbe, insomma, una semplice fase interlocutoria tra il tavolo di coordinamento e l'Usrc, in attesa di capire come ripartire effettivamente i fondi tra i vari comuni.
Come stanno impiegando le risorse i singoli comuni del cratere? Come detto, la complessità della ricostruzione di tanti piccoli borghi non crea certo omogeneità di vedute e di risorse da distribuire all'interno del calderone cratere. Come è possibile vedere dall'ultimo monitoraggio dell'Usrc [tabella in basso], aggiornato allo scorso 31 ottobre – quello aggiornato al 31 dicembre dovrebbe essere diffuso a fine mese dall'Ufficio – ci sono comuni che approvano più progetti di ricostruzione di quanto sia la copertura economica a loro assegnati. Vale a dire che emettono provvedimenti di contributo per la ricostruzione privata che, al momento dell'emissione, fanno parte di fondi impegnati ma non ancora utilizzabili. Ci sono altri comuni, al contrario, che stanno spendendo meno di quello che hanno in cassa. Nella tabella, i comuni che hanno speso meno di quanto assegnato, hanno le caselle con fondo bianco nell'ultima colonna a destra.
In tutto, i comuni che impegnano senza poter spendere e approvano un numero di progetti per fondi maggiori rispetto a quelli attualmente presenti nelle casse comunali hanno, nella tabella, "ulteriori concessioni in attesa di copertura" per un totale di circa 125 milioni di euro. Al contrario, invece, i soldi che risultano nelle casse dei comuni sono circa 103 milioni. I casi più importanti riguardano Pietracamera (mezzo milione speso a fronte di circa 8,5 milioni di assegnazioni), Villa Santa Lucia degli Abruzzi (2,6 milioni su 8 assegnati) e Tornimparte (11, 3 milioni utilizzati su 19,2 milioni assegnati).
Questo, probabilmente, è l'oggetto del contendere: alcuni sindaci chiedono una redistribuzione dei fondi governativi, dal loro punto di vista, più "meritocratica", in base al "tiraggio" nell'approvazione dei progetti e nel provvedimento di contributo per la ricostruzione privata dei borghi. Altri primi cittadini, invece, chiedono continuità rispetto a come proceduto finora: finanziamenti omonegenei, in base alle esigenze dei singoli comuni.
Sapremo nelle prossime settimane chi la spunterà.
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[Scarica il pdf del monitoraggio al 31 ottobre 2014]