Agli abitanti delle frazioni del Comune dell'Aquila le garanzie e le rassicurazioni verbali date dal sindaco Massimo Cialente e dall'assessore Pietro Di Stefano non bastano più.
Per uscire dalla palude nella quale si è invischiata la ricostruzione dei centri storici dei borghi minori, bisogna rimettere mano alla delibera comunale numero 122 del 28 marzo 2014, quella che fissa indirizzi e criteri operativi generali per la ricostruzione privata dell'asse centrale della città dell'Aquila e delle frazioni.
"Occorre integrare quella delibera con deroghe e norme ad hoc” dice Berardino Zugaro, presidente della onlus Salviamo Paganica “perché se tutte le frazioni hanno il diritto ad essere ricostruite, ogni frazione ha una storia a sé, delle particolarità e delle specificità di cui non si può non tener conto".
La giunta, per bocca del primo cittadino e dell'assessore alla ricostruzione, si è impegnata a riequilibrare l'assoluto sbilanciamento nell'erogazione delle risorse, che vede il centro storico dell'Aquila "succhiare" quasi tutti i fondi disponibili.
I numeri erano stati dati due mesi fa dai consiglieri comunali di opposizione: su 368 milioni erogati per i centri storici nel 2014, solo 20 sono stati destinati alle frazioni. Il che vuol dire, in termini percentuali, appena il 5% del totale. Il rapporto, però, doveva essere, per legge, del 60 a 40.
Per fare massa critica, le frazioni si sono unite anche in un coordinamento, composto, per il momento, da Onna, Paganica, Tempera, San Gregorio, Bagno, Monticchio, Bazzano e Roio. “Ma presto chiameremo anche le frazioni della zona ovest, come Sassa e Arischia” promette Zugaro “perché non ci possono essere guerre tra poveri e disparità di trattamento”.
Secondo Zugaro, rivedere la delibera è una questione più politica che tecnica: “Per Paganica, per esempio, quel provvedimento stabilisce che il primo comparto a partire debba essere non quello con gli aggregati che sorgono attorno alla piazza centrale del paese ma quello di Pietralata, una zona marginale. Ma a Paganica tutta la vita si svolgeva intorno alla piazza, che era la vera agorà, il luogo dove tutti si incontravano. Ora che quel centro non c'è più, più passa il tempo e più il paese si va disgregando. Cambiare le norme fissate dalla delibera non è una questione meramente tecnica ma politica”.