Maggioranza spaccata sulla chiusura dei quattro punti nascita di Sulmona, Penne, Atri e Ortona.
Nel tardo pomeriggio, il Consiglio regionale ha infatti approvato una risoluzione - presentata dalle minoranze - volta "a sospendere gli effetti e a ritirare il decreto del Commissario ad acta, così da mantenere i reparti di reparti di ostetricia e ginecologia assicurando ogni iniziativa per garantire sempre maggiore sicurezza per i nascituri e le madri". Il documento è passato con i voti dell’intera opposizione e dei Consiglieri di centrosinistra Mario Olivieri (Abruzzo Civico), Andrea Gerosolimo (Abruzzo Civico), Pierpaolo Pietrucci (PD) e Luciano Monticelli (PD).
"La chiusura è immotivata" ha inteso sottolineare il consigliere di Forza Italia Mauro Febbo. "Ormai la sanità abruzzese è uscita dalla fase di emergenza e inoltre possiamo certificare che i quattro punti nascita oggetto dei tagli sono sicuri perché superano tutti i parametri richiesti. Anche per Sulmona, dove non c'è il parametro del numero di nascite ma quello orografico: pensare che una donna di Scanno, per partorire, debba andare a Pescara o a Avezzano è assurdo".
E a chi affermava che la chiusura dei punti nascita è una conseguenza diretta di un piano di ridimensionamento già avviato dalla giunta Chiodi, Febbo ha ribattuto: "Chiodi non ha mai firmato quel piano. Quella era una previsione di legge che i subcommissari Baraldi e Zuccatelli chiesero a Chiodi di sottoscrivere, cosa che però Chiodi non fece. Così come non firmò nemmeno il decreto sulla compartecipazione. Ciò nonostante non è successo nulla, npur non firmando quei decreti non siamo stati sanzionati né ripresi da Roma".
Come detto, la risoluzione delle minoranze è stata votata anche da alcuni consiglieri di maggioranza. "Ci si rimpie la bocca di aree interne" ha affermato a NewsTown Pierpaolo Pietrucci "si fanno iniziative sui piccoli comuni, poi però quando si arriva al dunque ci troviamo di fronte a intere zone che si spopolano e perdono i principali presidi socio-sanitari. Allora dico: andate a vivere voi nelle aree interne, provate voi a vedere cosa significa perdere progressivamente servizi come ospedali, farmacie, guardie mediche, uffici postali. Sulmona deve essere salvata, la politica deve calare i numeri sul territorio, non si possono fare parti uguali tra disiguali. Una cosa è chiudere Penne, Atri e Ortona, che possono contare su una vicinanza e una mobilità sostenibile su aree vaste; un'altra è chiudere Sulmona, il cui ospedale serve due bacini della provincia dell'Aquila che insieme rappresentano il 47% del territorio regionale".
L’Assemblea ha poi approvato anche una seconda risoluzione, proposta dalla maggioranza, che chiede al Commissario ad acta per la Sanità, il presidente Luciano D'Alfonso, di riconsiderare i criteri che hanno portato alla decisione di chiudere i punti nascita degli stessi ospedali.
Una vera e propria spaccatura, insomma. Che ha costretto la maggioranza di centrosinistra a riunirsi, a margine dell'infuocato Consiglio regionale. Ne è uscito un documento, firmato dai consiglieri di centrosinistra e, per primi, dai 'dissidenti' che hanno votato le risoluzioni contro la chiusura dei punti nascita. "La maggioranza di Governo, a seguito delle due risoluzioni approvate dal Consiglio regionale, ribadisce la necessità di andare avanti con il processo di riforme sulla sanità con l'obiettivo di uscire definitivamente dal Commissariamento e ristabilire il diritto dell'Abruzzo alla propria programmazione sanitaria. Il centrosinistra proporrà un nuovo Patto della salute, fondato sul trasferimento di risorse e servizi sui territori, dall'ospedalizzazione alla medicia del territorio. Indietro non si torna. Abbiamo in mente un modello funzionante come quello della Toscana e non certo proprio delle peggiori esperienze in Italia. Su questo apriremo un sincero e grande dibattito pubblico sul territorio".
Un tentativo di ricucire lo strappo, con il presidente Luciano D'Alfonso, apparso scuro in volto dopo il voto favorevole alle risoluzioni, e con l'assessore Silvio Paolucci. Restano pochissime - se non nulle - le possibilità che il decreto di chiusura dei punti nascita possa essere revocato o modificato con delle deroghe.
I margini di trattativa si sono assottigliati dopo che, la scorsa settimana, l'assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci, e i quattro manager Asl, con la "benedizione" del Tavolo di monitoraggio nazionale, hanno predisposto un cronoprogramma delle chiusure nonché una mappa degli interventi che saranno necessari per rafforzare e potenziare i percorsi nascita di altri ospedali che dovranno supplire alla scomparsa di quelli cancellati. Manovra premiata dal Ministero della Sanità che ha promesso la fine del commissariamento se verranno centrati gli obiettivi prefissati dal Governo.
"Non stiamo tagliando" ha provato a spiegare l'assessore Paolucci che da segretario Pd si era scagliato, in passato, contro i tagli "fatti con l'accetta" dall'allora presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi. "Si tratta piuttosto di una operazione di messa in sicurezza che prevede decine e decine di interventi sui punti nascita rimanenti. Non era mai accaduto che insieme a un taglio ci fosse un investimento. Inoltre stiamo investendo molto sul territorio, come in questa Regione non si faceva da vent'anni. Il tema è la sicurezza. Il racconto che si fa è strumentale e disinformante. Avere un punto nascita con 200 parti è pericoloso, e non lo dico io ma l'Oganizzazione mondiale della sanità". Dopo la chiusura dei punti nascita, secondo Paolucci, si farà molto più concreta e vicina, per l'Abruzzo, l'uscita dalla fase del commissariamento della sanità: "Se tutto andrà bene, prevedo un ritorno alla normalità già entro la fine dell'anno".
Le proteste dei cittadini
Per tutta la giornata, l'Emiciclo è stato presidiato dai cittadini in protesta, arrivati a L'Aquila dai quattro Comuni colpiti dai tagli. La presenza più massiccia è stata quella dei cittadini di Sulmona: una decina gli autobus sono arrivati nel capoluogo e il sindaco Peppino Ranalli ha tenuto in strada una seduta straordinaria del Consiglio comunale.
"Buffoni buffoni!" le urla di protesta scandite dai manifestanti, indirizzate soprattutto all'assessore alla Sanità, Silvio Paolucci. Cori anche contro D'Alfonso: "Prescritto".
Fuori l'aula del Consiglio regionale è giunto anche un gruppo di cittadini di Atessa per manifestare contro la chiusura del reparto di chirurgia dell'ospedale del comune della Val di Sangro.
D'Alessandro: "Indietro non si torna"
"La maggioranza di governo, a seguito delle due risoluzioni approvate dal Consiglio regionale relative ai punti nascita in Abruzo, ribadisce la necessità di andare avanti con il processo di riforme sulla sanità con l'obiettivo di uscire definitivamente dal Commissariamento e ristabilire il diritto dell'Abruzzo alla propria programmazione sanitaria".
E' quanto si legge in un documento della maggioranza alla Regione Abruzzo firmato dal sottosegretario alla presidenza della Giunta Camillo D'Alessandro.
"Il centrosinistra proporrà un nuovo Patto della Salute fondato sul trasferimento di risorse e servizi sui territori, dall'ospedalizzazione alla medicina sul territorio. Indietro non si torna. Abbiamo in mente - si legge nel documento - un modello funzionante come quella della Toscana e non certo proprio delle peggiori esperienze in Italia . Su questo apriremo un sincero e grande dibattito pubblico sul territorio".
"Sulla questione punti nascita abbiamo registrato una differenziazione evidente di posizione, ma non certo sul portato complessivo delle cose da fare, in particolare sulla sanità, dove tutti, nessuno escluso - oserva D'Alessandro - hanno ribadito l'obbiettivo di andare avanti sulla strada delle riforme".
"Nei 66 mesi chi ci ha preceduto non ha stanziato un euro per nessuno dei punti nascita, lasciandoli nell'abbandono. Ma la verità verrà a galla - conclude il sottosegretario - e sarà chiaro a tutti chi ha portato la sanità sui territori e chi l'ha tagliata . I conti si fanno alla fine. Ci attende molto lavoro da fare: presenteremo un nuovo patto della salute, dall'ospedalizzazione alla medicina sul territorio, questa sara' la dritta della nuova sanita' in Abruzzo".
Le altre reazioni
In una nota, il Partito della Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti hanno informato di aver aderito alla manifestazione. "Il Presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha deciso di non mantenere le promesse sulla salvaguardia dei servizi essenziali per il territorio. Nessuna novità. Solo minacce incombono sulle teste dei peligni: da quella dell'inutile e disastrosa opera di metanodotto e centrale della SNAM, alla chiusura del tribunale di Sulmona, all’agonia del settore produttivo senza alcun intervento di rilancio. I cittadini della Valle Peligna non possono permettere che venga leso il diritto alla buona sanità, bene comune essenziale a vivere dignitosamente nel territorio Peligno, già soggetto alla crisi e al conseguente spopolamento".
"La nostra classe politica regionale, che ne ha la possibilità, sappia far sentire alta la sua di voce per difendere ciò che davvero serve al territorio e a chi lo abita, senza cedere a logiche di potere e di economia staccate dalla realtà che, nel nome di un ottimo presunto, dimenticano il vero bene dei cittadini". Lo scrive in una nota l'arcivescovo della diocesi di Lanciano Ortona, Emidio Cipollone, intervenendo sulla questione dibattuta dei tagli che riguardano i punti nascita di alcuni ospedali periferici abruzzesi, tra cui quello di Ortona.
"Si è proprio sicuri che le chiusure preventivate siano la soluzione migliore per i cittadini, specialmente le donne e i bambini, e, paradossalmente, anche per l'economia?. Non è che, come ci ricorda continuamente papa Francesco, in questo modo si sta semplicemente globalizzando l'indifferenza?", aggiunge Cipollone.
"Chiedo scusa per l'impertinenza della domanda, ma quale sarto prima taglia la stoffa e, poi, prende le misure ai suoi clienti? La logica direbbe di fare il contrario! E, allora, mi chiedo, e con me, certamente, se lo chiedono tutti coloro che abitano questi territori, perché chi di dovere, prima di tagliare, non "prende le misure"?", continua il presule frentano nella nota.
"Ci dicono che bisogna 'rientrare', che bisogna 'ottimizzare le prestazioni' e che, per questo, bisogna, tagliare e chiudere, senza andare troppo per il sottile, senza verificare i 'costi umani' di queste operazioni. Come Chiesa locale non abbiamo grandi possibilità di far giungere la nostra voce, che è la voce degli uomini e delle donne che vivono qui, a chi sta decidendo per noi, alle nostre spalle, senza tenere in nessun conto ciò che le persone desiderano. Mi affido a questo comunicato stampa per dar voce a chi non ha voce, nella speranza che la nostra classe politica regionale, che ne ha la possibilità, sappia far sentire alta la sua di voce per difendere ciò che davvero serve al territorio e a chi lo abita, senza cedere a logiche di potere e di economia staccate dalla realtà che, nel nome di un ottimo presunto, dimenticano il vero bene dei cittadini!", conclude l'arcivescovo Cipollone.