Giovedì, 04 Giugno 2015 03:00

Abruzzo Engineering, storia di un'azienda mai nata. Salvataggio ancora in bilico

di 

Il Consiglio regionale sarà chiamato a breve a votare una variazione di bilancio di circa 50 milioni di euro, nelle pieghe della quale dovrà essere approvata anche l'acquisizione, da parte della Regione, di tutte le quote residue di Abruzzo Engineering attualmente in mano a Selex (gruppo Finmeccanica), per il 30%, e alla Provincia dell'Aquila, per il 10%.

Per la verità, la variazione avrebbe già dovuto essere approvata ma è slittata di qualche settimana.

L'operazione si annuncia non facile e dall'esito per niente scontato, per questioni sia tecnico-contabili che politiche, vista l'aperta ostilità manifestata in più occasioni dal centrodestra, in particolar modo da Forza Italia, e dai Cinque Stelle. Entrambi i gruppi di opposizione sono persuasi che sia inutile mantenere in vita quello che hanno definito “un carrozzone” creato dalla cattiva politica negli anni della spesa pubblica facile.

Subito dopo l'acquisizione delle quote di Selex e Provincia, con la quale la Regione trasformerà di fatto AE in una società totalmente in house, è prevista anche l'approvazione del nuovo piano industriale triennale, nel quale, come ha detto l'assessore alle Attività produttive Giovanni Lolli, alla società saranno conferite “specifiche competenze alle quali la Regione dovrà fare riferimento per le alcune attività".

Si tratta di funzioni legate in parte alla ricostruzione post terremoto (parte del personale di Abruzzo Engineering è stato ricollocato, in questi anni, all'interno del Genio civile e negli uffici del settore Ricostruzione privata del Comune dell'Aquila) e in parte a settori come il monitoraggio, la difesa e la sicurezza ambientale e territoriale (rischio idrogeologico, inquinamento, rifiuti ecc.).

Il tutto dovrà essere accompagnato anche da una drastica riduzione dei costi aziendali.

L'obiettivo, ha dichiarato sempre Lolli, è quello di rendere Abruzzo Engineering una società in grado di mantenersi “con le proprie forze, di ragionare e organizzare la propria attività come una società privata inserita nelle logiche del mercato libero, con un quadro economico definito e una compatibilità finanziaria. La struttura amministrativa” ha preannunciato Lolli “sarà leggera, gestita molto probabilmente da un dirigente regionale".

La posta in gioco è alta: in ballo ci sono 181 posti di lavoro.

I dipendenti della società sono ormai senza stipendio né ammortizzatori sociali da mesi. Malgrado ciò, una trentina di loro, per puro spirito di servizio, continua a lavorare, gratis, nel settore della Ricostruzione privata del Comune dell'Aquila. Una presenza senza la quale gli uffici, probabilmente, sarebbero già collassati.

Come si è arrivati a tutto questo? La storia di AE – una vicenda nella quale si intrecciano sì affarismo della politica e cattiva amministrazione ma dove chi ha avuto responsabilità non secondarie nel generare lo sfascio oggi grida ipocritamente al lupo al lupo – affonda le radici lontano nel tempo.

Per provare a raccontarla si potrebbe iniziare partendo da un anonimo capannone situato lungo la strada che porta a Capestrano.

Come e perché nasce Abruzzo Engineeering

Nei pressi del piccolo Comune che affaccia sulla valle del Tirino, in una rimessa chiusa a chiave, sono immagazzinati computer, schermi a cristalli liquidi, cavi e altre attrezzature tecnologiche, del valore di decine di migliaia di euro.

Tutto materiale di proprietà di AE, ammassato lì da anni senza essere mai stato utilizzato. L'azienda lo acquistò, con soldi pubblici, quando ancora aveva come mission principale la digitalizzazione dell'Abruzzo tramite la realizzazione e la gestione di un'infrastruttura in banda larga.

Questi, infatti, sono gli obiettivi con cui AE nasce nel 2007 - sotto la presidenza di Ottaviano Del Turco - dalle ceneri di Collabora Engineering.

Quell'anno vengono approvati il piano industriale biennale da 42 milioni di euro (di cui 17 su attività di banda larga) e soprattutto la legge regionale n. 34 che dà a AE diritti speciali e esclusivi su tutta una serie di materie e fuinzioni (sicurezza ambientale e territoriale, cablaggio delle città, esercizio dei servizi connessi alla banda larga ecc.). La maggior parte del personale è composto da ex lavoratori socialmente utili, dagli esodati del gruppo Irti, dagli ex dipendenti della Meridionale Servizi e dai lavoratori di Collabora.

E' sempre la giunta Del Turco a orchestrare l'operazione che tira in ballo Selex, società del gruppo Finmeccanica, che entra nel capitale con il 30% delle quote. Come presidente di AE, invece, Del Turco piazza Lamberto Quarta.

Malgrado non manchino voci critiche sulla reale utilità di AE, sulla sua sostenibilità economica e su qualche assunzione fatta col manuale Cencelli o su segnalazione dei partiti, il piano industriale alla fine parte: vengono “posati” sottoterra centinaia di km di cavi in fibra ottica, AE arriva a cablare il 70% della provincia dell'Aquila, tutti i capoluoghi di provincia regionali con l'aggiunta di Avezzano e Sulmona. Parte di quella rete verrà utilizzata due anni più tardi, dopo il terremoto, durante il G8.

Contestualmente vengono acquistate decine di migliaia di euro in pc, monitor, hardware, schermi al plasma, parte dei quali dovrebbero servono, tra le altre cose, ad allestire quella la sala nuova operativa della Protezione civile regionale, collocata nel palazzo dove si trova la sede della società, in via S. Andrea (edificio ora inagibile).

La maggior parte di questo materiale non sarà mai effettivamente sfruttato, rimanendo parcheggiato in depositi e capannoni chiusi a doppia mandata.

Nel 2008, con l'arresto di Ottaviano Del Turco e Lamberto Quarta e l'azzeramento della giunta regionale, si blocca tutto. Il programma di cablaggio, mai portato a termine, dell'Abruzzo viene interrotto. A Del Turco subentra Gianni Chiodi, con il quale si apre un altro capitolo per molti aspetti ancor più denso di ombre.

Gestione Chiodi: dal nuovo piano industriale da 128 milioni di euro alla messa in liquidazione

Subito dopo essere entrato in carica, Chiodi ordina ad alcuni esperti, tra cui figura il suo socio di studio Carmine Tancredi, una due diligence, ossia una ricognizione sullo stato dei conti di AE.

La ricognizione ha esito positivo: vengono approvati prima il bilancio e poi il nuovo piano industriale triennale del valore complessivo di 128 milioni di euro, di cui 90 su attività di banda larga e 38 su altre attività. Nel frattempo, però, c'è anche il terremoto.

Il piano industriale varato dalla nuova amministrazione rimane lettera morta: la Regione disattende gli impegni non affidando a AE nessuna attività tra quelle previste.

Si apre così un contenzioso con Selex da 39 milioni di euro, tutti crediti che la controllata di Finmeccanica esige dalla Regione. Solo qualche settimana fa Selex ha accettato uno stralcio di questi crediti, passando da 39 milioni a 4, esattamente la cifra che la Regione dovrà trovare nella variazione di bilancio per incamerare la totalità delle quote di AE.

Senza commesse e piena di debiti, AE entra in crisi e viene messa in liquidazione.

Oggi Chiodi, spalleggiato anche da Confindustria, urla allo scandalo per il salvataggio pubblico di quello che lui stesso non ha mai perso occasione di definire “un carrozzone della politica” ma è innegabile come molti dei problemi maggiori che la società si trova, oggi, a dover risolvere nascano proprio durante il suo mandato: un piano industriale approvato e mai applicato; una legge regionale, la numero 1 del 2011, che conferma la vecchia legge dell'era Del Turco, quella che individuava le attività di AE, togliendo però la parte relativa alla banda larga; il mancato versamento del fondo di liquidazione di oltre 2 milioni di euro, stabilito ma mai messo a bilancio.

Le perdite societarie emergono in tutti i bilanci compresi nel periodo che va dal 2008 al 2012. Eppure, durante la presidenza Chiodi, quei bilanci vengono approvati.

La domanda sorge spontanea: se Chiodi pensava che AE fosse un carrozzone, perché non lo ha liquidato subito? Perché approvare un nuovo, faraonico piano industriale, basato ancora in gran parte sulle attività di banda larga, e poi far votare una legge che toglieva tali attività tra quelle che l'azienda può svolgere?

Fonti bene informate raccontano che i lavoratori di AE abbiano intenzione di mettere alle strette l'ex presidente della Regione nel giorno della discussione della variazione di bilancio in Consiglio regionale. E' probabile che quel giorno nell'aula Spagnoli voleranno gli stracci. 

Ultima modifica il Giovedì, 04 Giugno 2015 09:53

Articoli correlati (da tag)

Chiudi