Continua il braccio di ferro tra l'amministrazione comunale dell'Aquila e alcuni assegnatari degli alloggi pubblici nelle aree del Progetto Case e dei Map. I comitati degli assegnatari, dopo la protesta in consiglio comunale sui costi di affitti e bollette negli alloggi, hanno annunciato lo sciopero fiscale.
Il sindaco del capoluogo Massimo Cialente risponde duramente all'iniziativa, attraverso una nota con la quale ribadisce - come già successo nelle ultime settimane - che dopo la condanna della Corte dei Conti il Comune utilizzerà le maniere forti contro i morosi.
La nota completa di Massimo Cialente
Sono molto preoccupato per ciò che sta accadendo, con gli assegnatari di alloggi Case e Map che, fuorviati da prese di posizione politiche sconsiderate da parte di alcuni consiglieri o da nobildonne, e guidati dall'avvocato Corti, si avviano verso una sorta di sciopero fiscale. Mi rivolgo a loro ma, soprattutto, a tutti i cittadini aquilani, ribadendo e spiegando, per l'ultima volta, come stanno le cose.
Le recenti sentenze della Corte dei Conti e del Tar costringono i dirigenti comunali a riscuotere canoni e utenze, nelle forme previste dalle leggi dello Stato, che ha detto basta all'assistenzialismo, nonché in base alle norme dettate dal Consiglio comunale. Per quanto riguarda gli affitti, coloro che erano affittuari in case classificate E, rispetto a cittadini affittuari in Case B e C, hanno la fortuna di pagare canoni irrisori, posto che questi sono di 2,60 euro al metro quadro, arrivando a 1,5 euro al metro quadro a Bagno o ad Arischia (prezzi che non ti farebbe neanche la mamma!). Inoltre la giunta comunale, per andare incontro alle situazioni più difficili, ha previsto, per le fasce reddituali più basse, fitti di 15- 25 o, al massimo, 50 euro al mese, indipendentemente dalla cubatura dell'appartamento, costo minore quindi di tre pacchetti di sigarette.
Non pagare questi affitti, con i cui ricavi si coprono le spese per le manutenzioni dei 5mila 600 alloggi del complesso Case e Map, vuol dire pretendere che tutti gli altri cittadini aquilani, che si pagano i propri affitti e la gestione dei propri appartamenti, si debbano far carico di assistere altri cittadini. Quindi si deve pagare, anche perché, tranne pochissimi reali indigenti totali, credo che tutti possano arrivare a 15 euro al mese. Ripeto ancora una volta che, per tutti gli altri, pagare al massimo per 100 metri quadri 260 euro al mese, nel quartiere di Sant'Antonio, è un privilegio raro rispetto alle altre famiglie, non assegnatarie di alloggi Case e Map, che ne pagano fra 600 ed 800.
Quanto al canone condominiale o di compartecipazione, la gestione ordinaria di questi 5mila 600 alloggi, tra Case e Map, si aggira intorno ad una cifra superiore ai 2 milioni l'anno, che il Governo ha deciso di non tirare più fuori, dicendo: "adesso basta". Lo scorso anno solo per gli interventi sui Map il Comune dell'Aquila ha speso oltre 300mila euro, soldi di tutti i cittadini aquilani, ai quali non intendo chiedere di assistere 1.114 nuclei familiari. Anche in questo caso le quote sono peraltro bassissime. Trovo pertanto pretestuoso ed inaccettabile, ed il Comune infatti non lo accetterà, che non si paghino queste somme, come peraltro previsto dalla legge. Basta con questo assistenzialismo preteso da alcune persone che scambiano la solidarietà con un privilegio!
Per quanto riguarda i pagamenti delle utenze, alla luce della sentenza del Tar, i cittadini devono pagare le bollette, sino al 2013, sulla base dei consumi individuali. Non vi sono scusanti, dunque, per le morosità, se non quella di volerci marciare. Gli altri 58mila aquilani si pagano, sin dal 2009 quelli rientrati nelle case A e successivamente gli altri, il loro riscaldamento. Perché dovrebbero pagare anche quello dei residenti nel progetto Case? Il pagamento a metri quadri è stato deciso dal Parlamento italiano dopo una lunga discussione della Commissione parlamentare competente, alla luce del dato obiettivo, pubblicato sul sito del Comune dell'Aquila, che 1.350 nuclei familiari che occupano gli alloggi al piano terra pagano il doppio di quelli che abitano al primo e al secondo piano.
Sul quotidiano Il Messaggero di oggi sono riportate le dichiarazioni della signora Luciana, residente a Bazzano, che afferma di vivere in un secondo piano e di non aver mai acceso il riscaldamento ma di avere una temperatura di 22 gradi anche d'inverno. Poiché non credo ai miracoli è chiaro che la signora viene scaldata dagli altri inquilini. Persino un ragazzino di scuola media, che ha appena letto un libro di fisica, capirebbe infatti che se la signora fosse l'unica residente in quella piastra dovrebbe accendere il riscaldamento al massimo. Credo che la dichiarazione di questa inquilina sia la riprova che il Parlamento abbia fatto una scelta giusta, dal momento che non avrebbe potuto accettare che 1.300 nuclei familiari, con appartamenti al piano terra, pagassero il doppio di quelli che abitano al primo e secondo piano. Vorrei ricordare, come risulta dagli atti parlamentari, che quando la parlamentare Pelino si batté contro il calcolo del costo per il riscaldamento in base ai metri quadri, definendolo incostituzionale, il vice ministro all'economia Morante affermò candidamente: "Qual è il problema? Da sempre io pago in base ai millesimi calcolati sui metri quadri".
Per i morosi delle spese di riscaldamento, per i quali ricordo, tra l'altro, che il Comune dell'Aquila ha accettato anche una rateizzazione, scatteranno dunque tutte le procedure per il recupero dei crediti, previste dalla legge, nonché gli sfratti. Su questo aspetto non ho alcuna remora. Se qualcuno intende ricorrere alla Corte di Giustizia europea lo faccia pure ma, intanto, paghi. Ogni mese, infatti, arrivano le bollette di Enel Gas, il Comune dell'Aquila sta anticipando le somme, ma le messe in mora che questi signori, non pagando, fanno scattare, fanno maturare interessi che pagano tutti i cittadini aquilani. Intendo dire basta! Per questo motivo saremo costretti a sospendere i pagamenti, con il conseguente distacco dei contatori. Mi spiace perché, nel tempo che impegneremo per sfrattare queste persone, anche coloro che hanno pagato si ritroveranno senza acqua calda né riscaldamento. Provvederemo comunque a spostarle in piastre "virtuose".
Sia ben chiaro però che, con Equitalia, recupereremo tutto, compresi gli interessi. A questo punto è un fatto di equità e giustizia fra tutti i cittadini. In questo modo, soprattutto, intendo difendere l'immagine dell'Aquila da chi ritiene che, nel post sisma, la città si sia adagiata sulla pretesa dell'assistenzialismo. La sentenza della Corte dei Conti e quella del Tar impongono ai nostri dirigenti di applicare le leggi. Ebbene, le applicheremo. Soprattutto perché non intendo far pagare a tutti gli aquilani le pretese o gli alibi di un migliaio di nuclei familiari che ci stanno marciando. Chi si dovrebbe sentire particolarmente vessato può fare quello che hanno dovuto fare centinaia di famiglie aquilane: trovarsi una casa in affitto.
Ma, a questo punto, pagherebbero molto di più, sia di condominio, sia di riscaldamento. Mi piacerebbe, in ogni caso, sapere quanto pagavano questi signori per scaldare le loro case prima del sisma. Soprattutto chi abitava in prestigiosi palazzi nobiliari e ci fece impazzire per passare da un piano terra un primo piano, adducendo le motivazioni più strampalate. Questa persona aveva evidentemente capito che, stando al piano terra, avrebbe scaldato la famiglia a quello di sopra. Furbescamente, così, ha chiesto di salire al primo piano ed ora fa la pasionaria "con le Hogan".