"Ci sono tre rapporti possibili tra le accademie e gli amministratori pubblici. Un rapporto di tipo collusivo, con gli accademici che dicono agli amministratori le cose che vogliono sentirsi dire per ottenere fondi. Un rapporto competitivo, il più divertente: l'accademico e l'amministratore vorrebbero ognuno fare il lavoro dell'altro. Poi, c'è un tipo di rapporto collaborativo, ognuno fa il suo mestiere in modo indipendente: la mia esperienza di amministratore mi dice che questo rapporto è davvero proficuo se accade davanti al pubblico, in maniera aperta, narrata. Qui, si è instaurato un rapporto collaborativo che si rinnova innanzi al pubblico".
Fabrizio Barca torna a L'Aquila, per il secondo forum organizzato dal Gran Sasso Science Institute, la scuola di dottorato internazionale fortemente voluta dall'allora ministro del Governo Monti che deteneva la delega alla ricostruzione del cratere. "L'Aquila del futuro: progetti per la cultura, la scienza, la società": il Gssi - con il ciclo di tre forum programmati per il 2015, il primo a gennaio scorso, l'ultimo con ogni probabilità a dicembre - ha inteso avviare una pratica di condivisione delle conoscenze tentando di promuovere la cooperazione sui progetti di sviluppo e coesione che le istituzioni, le associazioni e i singoli cittadini dell’Aquila hanno avviato, programmato o delineato.
Ieri, si è posta l'attenzione sul racconto dei “lavori in corso”: sulla città che sta emergendo dagli interventi di ricostruzione fisica, economica, sociale e politica. Non solo. Sono stati discussi anche alcuni lavori, molto interessanti, svolti dagli studenti di Urban Studies sul possibile sviluppo della città: d'altra parte, era ed è uno degli obiettivi più importanti della scuola di dottorato, essere voce critica e propositiva del difficile percorso di ricostruzione.
"Assolutamente si. Sono rimasto piacevolmente colpito dalla capacità dei quattro ricercatori di mettere sul tavolo informazione", spiega Barca a NewsTown. "Il sindaco Cialente, qualche minuto prima, aveva ripetuto un cosa che già sapevamo, non nuova per L'Aquila: ha parlato del silenzio assordante della borghesia cittadina che fatica a prendere posizione, a dire la sua. Con tanti soldi pubblici, e mai come qui a L'Aquila sono arrivati tanti soldi pubblici, molti sono più impegnati a massimizzare i benefici che derivano dalla ricostruzione del proprio palazzo, se proprietari, piuttosto che rischiare per la città, e rischiare anche con attività imprenditoriali".
In altre parole, la borghesia cittadina che ha accumulato ricchezza "non mostra coraggio, non è attrice della ripresa sociale, diventa anzi improduttiva, vive di rendita".
"Le quattro relazioni dei ricercatori, con sobrietà, senza la presunzione del 'noi sappiamo', hanno messo sul tavolo delle informazioni, che possono essere utili e che, già dalla prime risposte pervenute nel corso del forum, hanno aiutato a spostare la discussione su un terreno più informato e, dunque, più produttivo".
Non chiediamo a Barca un giudizio sull'amministrazione, sulla classe dirigente cittadina: ha già faticato parecchio a mappare i circoli romani del Pd. Anche ieri, però, è emerso che il lavoro dei ricercatori, e già prima il rapporto dell'Ocse, lo studio Calafati, non sono stati compresi appieno. Alcune delle cose che abbiamo sentito, le avevamo già sentite tempo fa, e non hanno trovato realizzazione pratica.
"Prendiamo un esempio, è più semplice", risponde Barca. "Prendiamo l'esempio della tendenza, individuata oggi, in maniera scientifica, che rischia di far passare la città da un policentrismo gerarchizzato in cui, si, i centri sono molti, ma il centro storico li orienta, li dirige, è il luogo di socializzazione, ad un policentrismo disperso che non ha più una gerarchia, in cui il centro storico non si sa più a cosa serva. Non è colpa di nessuno: è una colpa complessiva, e se vogliamo la parola colpa è già sbagliata di per se. Non siamo riusciti - e ci abbiamo lavorato in tanti su questa città - a mettere insieme quel gruppo di 5, 6 decisioni che, insieme, avrebbero potuto orientare la ricostruzione in maniera diversa".
Al tempo stesso, però, non è vero che non succede nulla: "La rettrice Inverardi, ad esempio, ha sottolineato come le funzioni fondamentali dell'amministrazione dell'università stiano tornando in centro, il dipartimento di Economia per un certo periodo andrà altrove ma poi tornerà. Vedere nei numeri quello che ti sta succedendo senza che tu neanche te ne accorga, può aiutare a far precipitare certe decisioni".
Barca non nasconde, anzi affronta, gli errori che sono stati commessi in questi anni. "Penso ad un altro passo che non siamo riusciti a fare bene: penso a quando capimmo che dovevamo sostenere i costi di avviamento dei commercianti che decidevano di tornare in centro. L'operazione del de minimis fu condotta male da Roma, lo dico con grande sincerità, dopo la fine del governo Monti per altro Beh, ci si potrebbe ripensare: nell'istante in cui abbiamo la certezza che alcuni palazzi tornano ad essere abitati, sappiamo che in certe piazze accadranno delle cose. Orientare alcune decisioni dei privati attraverso delle certezze pubbliche è, di nuovo, il messaggio venuto oggi e spero che migliori la qualità delle decisioni. Si può dire lo stesso per il turismo", conclude. "La questione non è crederci o non crederci, è orientarlo sulla domanda, capire chi sto chiamando, a chi mi rivolgo".