Lunedì, 31 Agosto 2015 14:52

L'Aquila, la crisi politica: Prc fuori dalla maggioranza, Cialente tira dritto

di 

Passata l'edizione 721 della Perdonanza Celestiniana, 'salutata' l'attesa visita di Matteo Renzi che ha chiarito come di ricostruzione, con il Governo, si tornerà a parlare tra un anno, a L'Aquila può dirsi ufficialmente iniziata la lunga campagna elettorale che porterà alle amministrative della primavera 2017.

Occasione più che ghiotta il Consiglio comunale convocato stamane dal presidente Carlo Benedetti, poverissimo di contenuti all'ordine del giorno eppure molto atteso, se si pensa a come era finita l'ultima volta - non più tardi di una settimana fa - con la lunga maratona nottura per approvare il bilancio di previsione, e la maggioranza che ha mostrato più di qualche crepa, attraversata da vere e proprie spaccature interne.

Una maratona che ha lasciato il segno: stamane, erano assenti Giancarlo Vicini, assessore dimissionato da Massimo Cialente, e il consigliere comunale Gianni Padovani. A sancire, se ce ne fosse ancora bisogno, che i socialisti sono fuori dalla maggioranza di centrosinistra, a seguito del voto contrario al bilancio del consigliere Padovani che ruoterebbe, oramai, nell'orbita sempre più 'frequentata' del neo assessore regionale Andrea Gerolosimo.

Come non bastasse, in Consiglio comunale non si sono presentati neppure gli esponenti di Rifondazione comunista, l'assessore Fabio Pelini e il capogruppo Enrico Perilli. A quanto si apprende, anche Rifondazione avrebbe deciso di uscire dalla maggioranza: la decisione verrà ratificata domani sera, in occasione di una riunione di partito. Insanabile la rottura: a far da detonatore, l'emendamento presentato da Perilli per chiedere lo stralcio della Cabinovia di Monte Cristo dal programma triennale delle Opere pubbliche. Emendamento che, pur bocciato, ha fatto molto rumore, essendo stato votato, oltre che dalla minoranza di centrodestra, anche dal capogruppo di Sel, Giustino Masciocco.

“Se l'emendamento fosse stato approvato – ha ribadito stamane Cialente – avremmo dovuto ritirare il bando di privatizzazione, perso i 3milioni del finanziamento regionale, i 40 milioni che con tanta fatica ho preso letteralmente di peso a Roma e portato sulla nostra montagna”.

Insomma, la maggioranza in Consiglio comunale si assottiglia sempre di più: ad oggi, il primo cittadino potrebbe contare soltanto su 16 consiglieri, una maggioranza risicatissima e che esporrebbe l'amministrazione ad un fine mandato quanto mai complicato. Ad assicurare la tenuta, sarebbe - tra l'altro - proprio 'Sinistra Ecologia e Libertà', in rotta di collissione con il primo cittadino, sfidato apertamente: “Se il sindaco ed il Partito democratico ritengono superata l’esperienza di centro sinistra ed in particolare la funzione di Sinistra Ecologia e Libertà nella maggioranza di governo si assumano loro la responsabilità di mutare il quadro politico che governa la nostra città".

Come dire, se volete 'mandarci via' assumetevene voi la responsabilità.

In questo quadro, non vanno sottovalutati affatto i mal di pancia manifestati, più volte, dal consigliere di maggioranza Pierluigi Mancini. Che ha votato a favore dell'emendamento presentato da Perilli ma che, misteriosamente, non è finito nel mirino di Cialente. La realtà è che d'ora in poi, ad ogni voto, la maggioranza potrebbe ritrovarsi battuta. A meno che Cialente non trovi 'sponde' tra i banchi delle minoranze: in questi mesi, il dialogo con il consigliere Angelo Mancini non si è mai interrotto. Così come non si può escludere che il primo cittadino torni a bussare alla porta di Giuseppe Ludovici, anche se i rapporti con l'oramai ex consigliere di maggioranza sono davvero logori. Non si può dimenticare, inoltre, che al momento del voto sull'emendamento presentato da Perilli, in aula mancavano cinque consiglieri: Giuseppe Ludovici, appunto, oltre a Vincenzo Vittorini, Giorgio De Matteis, Pierluigi Properzi e Roberto Tinari, esponenti delle opposizioni. Con la loro presenza, la maggioranza sarebbe andata sotto. Eccezion fatta per Vittorini - assente perché richiamato all'improvviso per un'emergenza nell'ospedale dove lavora come chirurgo - gli altri, stando alle notizie di cui è in possesso NewsTown, sarebbero stati assenti ingiustificati. Curioso.

Difficile dire cosa accadrà, nei prossimi giorni. La sensazione è che nessuno voglia la fine della legislatura: non il centrosinistra e, tanto meno, il centrodestra che pare impreparato, ad oggi, ad una sfida elettorale. Sarebbe ingenuo credere, però, che i motivi delle turbolenze siano legati solo ad un emendamento, pure importante, sulla cabinovia di Monte Cristo. I motivi sono ben altri, e tutti legati alle prossime elezioni amministrative. Proviamo ad analizzarli.

 

La 'discesa in campo' di Massimo Cialente

Come noto, Massimo Cialente non potrà candidarsi sindaco alle prossime elezioni. Non ha alcuna intenzione, però, di restare 'fuori dai giochi'. L'idea del primo cittadino è di costruire una lista civica, “con i migliori protagonisti della vita cittadina” ha spiegato a NewsTown a margine della visita di Matteo Renzi, a sostegno del Partito Democratico certo, ma con una sua autonomia basata sul progetto di sviluppo della città che il primo cittadino ha in mente.

Stamane, è stato molto chiaro: “Mentre prosegue la discussione intorno al 'Progetto L'Aquila' – ha spiegato – nei prossimi quindici giorni presenterò in Consiglio comunale l'idea di sviluppo che ho in mente per i prossimi dieci, quindici anni”. E' intorno a quel progetto che Cialente vuole ricompattare la maggioranza, con la minaccia – neanche troppo velata – che, in caso contrario, “si andrà tutti a casa”.

Così, il primo cittadino intende tarpare le ali ai giovani del partito, a chi nei mesi scorsi ha lanciato il 'Progetto L'Aquila' per costruire un percorso politico 'oltre' Cialente, aperto a Sel e Rifondazione comunista. Dunque, non sembra affatto un caso che il primo cittadino abbia colto al balzo l'occasione di attaccare le forze che sostengono, da sinistra, la coalizione, 'strumentalizzando' il voto favorevole all'emendamento presentato da Enrico Perilli.

Anzi. Pare proprio che Cialente voglia creare una rottura nel fronte aperto da 'Progetto L'Aquila'. E la sensazione è che ci stia riuscendo: aver spinto Rifondazione comunista fuori dalla maggioranza significa averla spinta fuori pure dal percorso che stava condividendo con il Partito Democratico. 

Cosa ne guadagnerebbe, Massimo Cialente? Maggior peso politico per la sua 'lista civica', ovviamente. E un maggior protagonismo nella costruzione della coalizione. Oggi, è stato piuttosto chiaro: “La nostra, è l'ultima giunta in Italia di stampo 'ulivista', una coalizione che va dalle forze di centro a Rifondazione comunista. Ci ho creduto molto, tanto è vero che – in funzione di questa idea – chiesi l'apparentamento all'Italia dei Valori, pur non avendone un bisogno pratico, e proposi un accordo anche al gruppo di Toto, che si affacciava alla vita politica. Sono ancora dell'idea che pensare ad un Pd autosufficiente sia un errore”. Come dire: bisogna allargare la coalizione anche alle forze di centro, non solo a sinistra. Politica liquida, la definirebbe qualcuno. Senza dubbio 'renziana', se è vero che ai banchi del governo guidato dal segretario nazionale Pd siede persino il Nuovo Centro destra.

Modello è il coacervo di forze che ha portato a Palazzo Silone il governatore Luciano D'Alfonso. Altro che 'Progetto L'Aquila', e le aspettative di chi – al contrario – sta lavorando ad una coalizione che sposti l'asse verso sinistra.

Con questo spirito, verrà costruita la lista civica ispirata da Massimo Cialente – che cosa vorrà per sé, la carica di vice sindaco? Un assessorato? Oppure basterà 'piazzare' ai posti giusti qualche 'pedina'? - che potrebbe accogliere anche personalità politiche apparentemente lontane dal mondo politico di Cialente, come Salvatore Santangelo che proprio il primo cittadino ha voluto alla Gran Sasso Acque scatenando la rabbia di buona parte del Pd. E non si può certo escludere che gli assessori che andranno a sostituire Vicini e Pelini saranno poi tra i volti che animeranno la lista civica. Identikit, per ora, segreto: si vocifera che il sindaco starebbe pensando ad un uomo e una donna, e si è fatto il nome di Massimo Prosperococco che Cialente non ha mai nascosto di ammirare molto.

 

Il Partito Democratico oltre Cialente

E' chiaro che il Partito Democratico sta già pensando al dopo Cialente. Al di là delle dichiarazioni di 'facciata', l'idea di lanciare 'Progetto L'Aquila' va proprio nella direzione di dar vita a percorsi altri per la costruzione della coalizione che verrà, e per la scelta del candidato sindaco evidentemente. Con un asse orientato a sinistra, e senza sottostare alle volontà della così detta 'triade': Cialente, Lolli e Pezzopane.

La rottura tra il partito e Cialente è oramai evidente, conclamata. Si era già consumata alla vigilia delle elezioni regionali, con le primarie tra l'allora assessore comunale Alfredo Moroni – sostenuto fortemente dal primo cittadino – e Pierpaolo Pietrucci, 'cacciato' poco tempo prima da Villa Gioia.

Stravinse Pietrucci, e Cialente dovette fare buon viso a cattivo gioco. Non solo lui, in realtà. E' chiaro che il partito aquilano è spaccato in due: i 'giovani' da un lato, con il segretario Stefano Albano, il capogruppo in Consiglio comunale Stefano Palumbo, lo stesso Pietrucci, Americo Di Benedetto, il capo di gabinetto Mauro Marchetti e altri; i 'vecchi' dall'altro, con Cialente, Pezzopane, Lolli e quella classe dirigente che chiede a gran voce posti di potere temendo di essere scavalcata.

Un vero e proprio braccio di ferro. Per questo, è stato lanciato 'Progetto L'Aquila', con l'apertura a Sel e Rifondazione – che hanno subito sposato l'idea – oltre che alle forze di sinistra interessate al percorso comune. Per questo, in molti hanno manifestato malumori, dal neo assessore Maurizio Capri al presidente del Consiglio Carlo Benedetti, oltre naturalmente alla 'triade'. Per questo, Cialente sta tentando di depotenziare il percorso intrapreso, ponendo i consiglieri dinanzi alla scelta di sposare o meno il progetto di sviluppo che ha in mente. E aprendo così crepe profonde.

Molto si legge tra le righe del comunicato stampa diramato, giusto ieri, dal capogruppo Stefano Palumbo: “Occorre riportare la discussione su una dimensione più politica e meno individualistica”. E ancora: "Quali sono gli intenti e gli obiettivi di ciascuna delle forze politiche che compongono la maggioranza? Quelli del Partito democratico sono espliciti: sostegno al sindaco e alla giunta per portare a compimento le partite decisive per la città e considerazione di queste in un'ottica di lungo periodo, con la consapevolezza che la disponibilità di risorse ci consente, finalmente, di poter impostare politiche e azioni rivolte alla ripresa economica e allo sviluppo della città. Penso al Piano regolatore generale, al rapporto tra città e ateneo, alla partita dei fondi per la ricostruzione economica e sociale, ai progetti per lo sviluppo del turismo con particolare attenzione a quello della montagna. Obiettivi che il Partito democratico ha più volte detto, e dimostrato nei fatti, di voler raggiungere attraverso una maggiore centralità della componente consiliare di maggioranza rispetto ai processi decisionali”.

 

Rifondazione comunista e la 'lunga' battaglia interna

Rifondazione comunista sembra aver deciso di uscire dalla maggioranza che sostiene il sindaco Massimo Cialente. A far da detonatore, l'emendamento sulla cabinovia di Monte Cristo presentato da Enrico Perilli. Senza dubbio, però, la visita in città di Renzi e le manganellate sui manifestanti - in prima fila c'era Maurizio Acerbo, già consigliere regionale e membro della segreteria nazionale del partito - hanno spinto Rifondazione ad un confronto interno non più rinviabilie. Insomma, dove non è riuscito D'Alfonso è arrivato Renzi: era chiaro come fosse assolutamente anomalo che il partito, in corsa con una lista propria e un proprio candidato governatore contro il Pd, fosse in maggioranza a L'Aquila al fianco del Partito Democratico.

Parliamo di confronto interno, e non è affatto un caso. A quanto si apprende, infatti, a spingere per l'uscita dalla maggioranza sarebbero stati Enrico Perilli e il segretario provinciale Francesco Marola. Non ne erano affatto convinti, invece, l'assessore Fabio Pelini e il segretario comunale Goffredo Juchich.

Ha vinto la linea dura.

Che lettura possiamo dare della decisione assunta da Rifondazione comunista, che dovrebbe essere ratificata domani, a meno di clamorosi ripensamenti? Anche stavolta, non si può che pensare alle prossime elezioni. Probabilmente, a primavera 2017 ci sarà spazio per un solo rappresentante del partito: Perilli oppure Pelini.

Restare in maggioranza, avrebbe significato 'sacrificare' Enrico Perilli: il capogruppo, infatti, ha fatto della battaglia sul Gran Sasso motivo di scontro politico e, potremmo dire, ideologico. Considerato che la maggioranza, sul piano di sviluppo della nostra montagna, non tornerà indietro, è chiaro come sarebbe incomprensibile il futuro appoggio di Perilli alla giunta Cialente. Non solo. Il partito – a livello regionale e nazionale – ha sposato e sostenuto la battaglia di Perilli, coinvolgendo altri soggetti vicini al mondo della sinistra extra parlamentare, movimenti e comitati. Rifondazione comunista, inoltre, proprio sulle battaglie ambientaliste sta ri-costruendo un terreno politico importante, in Abruzzo. Non è un caso che Acerbo fosse in prima linea, a contestare Renzi, con la maglietta 'No Ombrina'. In questo senso, uscire dalla maggioranza a guida Pd, a L'Aquila, era diventata una necessità.

Il 'sacrificato' – se così si può dire – è Fabio Pelini, costretto a lasciare l'incarico da assessore, pur detenendo deleghe molto 'pesanti'. Con ogni probabilità, Pelini dirà di condividere le scelte del suo partito: è chiaro, però, che esce sconfitto da un dibattito interno che avrà ripercussioni anche sulle prossime elezioni.

Cosa farà Rifondazione, a questo punto? Se è vero che il partito ha sposato, sin dal primo momento, il 'Progetto L'Aquila', è vero anche che ora, deciso di uscire dalla maggioranza di centrosinistra, è difficile riprendere la discussione con il Pd e con le altre forze che sostengono ancora Cialente. Ed è vero anche che, per i motivi già spiegati, anche a L'Aquila Rifondazione inizierà a guardare a sinistra, a movimenti e comitati, al mondo dell'assiociazionismo, oltre che alle forze civiche già rappresentante in Consiglio.

Potrebbe essere troppo tardi, però. E c'è un'altra incognita: il Movimento 5 Stelle che nai ha sfondato in città. Che risultato otterrà, nel 2017? Potrebbe rosicchiare voti proprio nel campo di Rifondazione?

 

Sel e la decisione di non lasciare: “Ci caccino, se vogliono”

Ad oggi, pare molto più chiara la posizione di Sinistra Ecologia e Libertà che non ha alcuna intenzione di uscire dalla maggioranza. “Se il sindaco ed il Partito democratico ritengono superata l’esperienza di centro sinistra ed in particolare la funzione di Sinistra Ecologia e Libertà nella maggioranza di governo si assumano loro la responsabilità di mutare il quadro politico che governa la nostra città".

Più semplice di così. “Non sono un professionista della politica - ha spiegato Masciocco, nei giorni scorsi - “nella vita faccio altro. Mi considero una persona che si è sempre messa al servizio della comunità, il resto non mi interessa, le polemiche non mi interessano. Capisco che possano esserci, da parte di qualcuno, delle necessità di riposizionamento in vista delle prossime elezioni ma questi sono giochi politici che non mi riguardano”.

La verità è che Sel guarda già al dopo Cialente, esperienza che giudica finita. Non intende, però, far saltare il banco, assumendo la responsabilità di rompere in un momento così delicato per la città. Ha 'sposato' il 'Progetto L'Aquila' lanciato dal Pd, e ha intenzione di far parte della coalizione che si presenterà alle prossime elezioni con un candidato indicato dal Pd, seppure dopo una attenta consultazione con le forze che comporranno la coalizione. E se si decidesse di organizzare le primarie, con ogni probabilità Giustino Masciocco sarebbe anche disponibile a 'correre', consapevole di non poter vincere, convinto però che – a quel punto - avrebbe strada libera per una poltrona da assessore.

Insomma, Sel attende le mosse del Partito Democratico

 

Le reazioni. Juchich (Prc): "Ancora nulla è stato deciso"

"Una discussione rispetto al nostro ruolo in maggioranza la faremo nei prossimi giorni, a partire da domani con l'attivo di Circolo, ma nessuna decisione è stata ancora assunta". 

Replica così Goffredo Juchich, segretario cittadino di Rifondazione Comunita, all'articolo pubblicato da NewsTown. "Bisognerà capire se ci sarà una apertura del sindaco Cialente rispetto al piano di sviluppo del Gran Sasso", aggiunge Juchich. "Noi, la chiederemo. Ripeto: la discussione è ancora tutta da fare".

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Settembre 2015 12:36

Articoli correlati (da tag)

Chiudi