Potrebbe davvero essere vicina a una svolta la vicenda della restituzione delle tasse sospese alle imprese del Cratere dopo il terremoto.
Ieri mattina si sono svolti, contemporaneamente, due tavoli tecnico-istituzionali: uno a Roma, presso il Dipartimento delle politiche europee, al quale hanno partecipato il sottosegretario Sandro Gozi e il direttore generale della regione Abruzzo Cristina Gerardis; e un altro all'Aquila, a palazzo Silone, sede della giunta regionale, a cui invece hanno preso parte il vice presidente Giovanni Lolli, i parlamentari europei David Sassoli e Massimo Paolucci, il deputato abruzzese Antonio Castricone, la senatrice Stefania Pezzopane, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci, la Camera di Commercio, i sindacati e i rappresentanti delle associazioni di categoria e degli ordini professionali.
All'Aquila, al termine della riunione, circolava un cauto ottimismo: “La vicenda è ben incardinata sia a Bruxelles che a Roma” ha detto David Sassoli “e questo è molto importante”. Anche se l'ex giornalista del TG 1 ha tenuto a precisare come tutto questo caos nasca da alcune leggerezze commesse dai governi dell'epoca: “La questione nasce dal fatto che non era illegale lo sgravio ma lo sgravio indiscriminato. Il governo dell'epoca ha indiscriminatamente dato questa possibilità, anche comprensibilmente per carità, però l'Europa ha, come regola, quella di concedere degli sgravi a fronte della presentazione di una documentazione”.
Attualmente, le imprese che, secondo la Commissione europea, dovrebbero restituire al 100% (e non più al 40%) i tributi non pagati in seguito al 6 aprile 2009 sono circa 115.
Tuttavia – ed è questa la prima novità - alzando la franchigia del de minimis dai 200 ai 500mila euro (così come era stabilito dalla normativa europea all'epoca del terremoto), questa platea si assottiglierebbe in maniera significativa.
Issando sino a questa nuova soglia il de minimis, rimarrebbero a rischio restituzione “solo” una trentina di aziende (26 per la precisione), per lo più multinazionali e grandi gruppi industriali (come ad esempio le aziende del polo farmaceutico), le società partecipate e in-house e colossi nazionali come Telecom.
Sulla possibilità di rifarsi al tetto del de minimis vigente all'epoca del sisma, sembra che la Commissione abbia già concesso, sebbene informalmente, un parere favorevole.
Ma secondo Sassoli ci sono i presupposti per arrivare in tempi ragionevolmente brevi a un esito positivo che non lasci fuori nessuno: “A ottobre uscirà un nuovo documento della Commissione che preciserà le violazioni che sono state a loro avviso commesse. Ci sono le condizioni perché tutte le aziende, e non solo una parte di esse, escano da questa vicenda. Le 26 imprese che sforano la franchigia dei 500mila euro sono tutte grandi aziende e sono nelle condizioni di collaborare con la Camera di commercio, il tavolo di Palazzo Chigi e gli altri soggetti istituzionali”.
La questione, insomma, non è solo tecnica ma politica.
Anche Giovanni Lolli, comunque, è convinto che sia possibile giungere a uno sbocco favorevole: “Percorrere questa strada è possibile, e noi la percorreremo fino in fondo. Non vogliamo fare battaglie di principio, che pure sarebbero legittime, ma risolvere i problemi”.
L'ex parlamentare, tuttavia, non vuole dare nulla per scontato. E, anche se per il momento esclude ogni azione legale verso Bruxelles, non dimentica l'antico detto latino si vis pacem para bellum: “Prima di esultare voglio vedere le carte. Se non dovessimo arrivare a raggiungere il risultato che si siamo prefissi, ci prepariamo ad azioni giuridiche e anche politiche non solo verso la Commissione ma anche verso lo Stato italiano. Trovo inaccettabile che, per colpe ascrivibili ai governi e quindi allo Stato, le conseguenze debbano essere ricadere sui cittadini o sulle imprese”.
Lolli, peraltro, a differenza di Sassoli, ha lasciato intendere che, se a rimanere fuori dall'esenzione dovessero essere aziende come Telecom, che sono sì presenti sul territorio ma che non hanno riversato, in questi anni, grandi investimenti a beneficio dello stesso, non sarebbe certo al fine del mondo: “Tra le 26 imprese che superano i 500mila euro di sgravi c'è la Telecom, che sconta problemi di carattere generale e che non mi pare abbia fatto, in questi 6 anni, grossi investimenti sull'Aquila. Ecco, se a dover restituire le tasse dovesse essere Telecom, mi interesserebbe fino a un certo punto”.