E’ stato un dibattito interessante, quello organizzato ieri sera dal Pd in occasione della festa "L'Aquila Bene Comune". O meglio, più che di dibattito si potrebbe parlare di riunione pubblica di lavoro. A scanso di equivoci: poco o nulla si è detto di nuovo sui modi possibili per reperire, al più presto, le risorse necessarie alla ricostruzione dell’Aquila. Stefano Fassina, vice ministro dell’Economia, e il capogruppo Pd al Parlamento europeo, David Sassoli, hanno promesso - come in tanti prima di loro - che la città tornerà priorità nell’agenda del governo, che la ricostruzione sarà una grande questione nazionale. Poche le risposte concrete, però, se non l’impegno a battersi, in seno all’Unione, per fare in modo che venga recepita la proposta del sindaco, Massimo Cialente: in caso di calamità naturale, per la quale l’Ue è intervenuta con i finanziamenti del fondo di solidarietà - attestando quindi la difficoltà reale del territorio colpito - lo Stato membro può impegnare risorse in misura pari a 15-20 volte quanto stanziato da Bruxelles senza che queste incidano sul Patto di stabilità.
Una proposta di buon senso, senza dubbio. L’impegno è a lavorarci, sin dalle prossime settimane.
Niente di nuovo, come detto. Si sono delineati, però, molti dei temi che, presumibilmente, caratterizzeranno le prossime elezioni europee: “sta crescendo un forte sentimento anti-europeo nel paese”, ha sottolineato Giovanni Lolli, introducendo gli ospiti dell’incontro, “e c’è da scommetterci che Grillo e Berlusconi lo cavalcheranno. L’Europa, invece, è un'opportunità. O, almeno, dovrebbe esserlo. Il Partito Democratico dovrà spiegarlo ai cittadini, dovrà far capire che l’Ue non è un contenitore neutro, che si può incidere per cambiare rotta. La ricostruzione dell’Aquila, anche in questo senso politico, può essere una grande possibilità”.
I temi in agenda: le tasse, innanzitutto. “Per fortuna, almeno per ora, abbiamo accantonato l’articolo 35 della Legge europea”, ha ricordato l’ex onorevole, “è impensabile, però, che prima il governo Monti e poi l’esecutivo guidato da Letta, in ossequio alle direttive europee, abbiano provato a far restituire i tributi non versati alle aziende del cratere in nome del principio di concorrenza. Come si può anche solo pensare che le nostre imprese siano state favorite sul mercato con la sospensione delle tasse? Al contrario, la misura è stato un aiuto per chi non ha potuto concorrere alla pari, visti i danni subiti dal sisma. Le imprese tedesche o francesi non si sono certo fermate ad attendere le nostre aziende”.
Poi, i finanziamenti per la ricostruzione: “abbiamo bisogno di 1miliardo e mezzo l’anno, per il cratere. Il governo Berlusconi non ha voluto, all’indomani del terremoto, predisporre una tassa di scopo. Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, lo Stato non ha imposto una tributo per aiutare un territorio colpito da una calamità. Una scelta che stiamo ancora pagando a caro prezzo. Con Tremonti ci eravamo inventati il meccanismo della Cassa depositi e prestiti: ha funzionato alla perfezione, ci ha permesso di spendere 2miliardi. Tanto che Vasco Errani, per l’Emilia Romagna, ha fatto ricorso alla stessa misura ottenendo 6miliardi. Quanto si è trattato di rinnovare la Cassa per il nostro territorio, però, è arrivato il diniego dall’Europa. L’Ue, infatti, ogni volta che uno Stato garantisce il prestito con la Cassa depositi e prestiti, impone che si calcoli l’intero importo nel disavanzo, non la semplice rata del mutuo. Sono questi tecnicismi, figli di una rigida burocrazia che poco tiene conto della realtà, che allontano i cittadini dall’Europa. Che fanno percepire l’Unione come una matrigna e non come un'opportunità. Dobbiamo combatterli, a partire da L’Aquila”.
Le questioni sollevata da Giovanni Lolli sono care al sindaco Massimo Cialente che, da tempo, sottolinea come sia l’Europa il grande ostacolo alla ricostruzione: “abbiamo bisogno di 816milioni per il 2013”, ha ribadito il primo cittadino, “per rispettare il cronoprogramma e assicurare la ricostruzione entro il 2019. Niente di eroico, sia chiaro. Anche in Friuli, più di trent'anni fa, impiegarono 10 anni per tornare alla normalità. Come ha sottolineato Laura Boldrini nella recente visita in città, non chiediamo solo dei fondi ma proponiamo soluzioni. Servono 816milioni, un cantiere però dura almeno 3 anni. Dunque, i soldi non è necessario siano subito in cassa, l’importante è averne la competenza. Abbiamo chiesto al Governo, per rispettare il cronoprogramma, di trovare 316milioni. C’era già l’accordo con le banche per ottenerli con un mutuo: ci hanno risposto che non si può fare, il paese sfonderebbe così il Patto di stabilità. E’ mai possibile, vi chiedo?”.
“Vorrei denunciare pubblicamente”, continua Cialente, “che in 2 mesi saranno finiti tutti i fondi. Non abbiamo più soldi per il 2013. Se non arrivano 316milioni, la ricostruzione slitta di un anno. La verità è che il Governo non sa come trovare le risorse per ricostruire L’Aquila: per il 2014, al cratere serviranno 1miliardo e 700milioni e se non si trovano slitteremo di un ulteriore anno”.
E’ a questo punto della discussione che emerge, con chiarezza, un elemento non trascurabile: è evidente, infatti, che in seno al Partito Democratico le posizioni sull’Europa siano assai distanti. O, almeno, il Sindaco giudica i vincoli europei come un ostacolo a differenza dei suoi interlocutori: “mi sono presentato a Bruxelles con la proposta dell’economista Warren Mosler, grazie all’aiuto di Paolo Barnard che ci ha messo in contatto: il Comune avrebbe potuto stipulare un mutuo con un pool di banche, da restituire in 40 anni. Anche a questa proposta si è detto no per i vincoli imposti da un’Europa che sta riducendo i suoi cittadini alla fame. E’ inaccettabile. E’ insopportabile che non ci sia alcun senso di solidarietà, che i criteri di giudizio siano solo finanziari: si salvano le banche, non chi ha davvero bisogno. Ora c’è un’altra possibilità, ne discutevo con il ministro Moavero: abbiamo ottenuto un allentamento del vincolo. Si è liberato un tesoretto tra i 4 e gli 8miliardi di euro che potrebbero incontrarsi con i fondi europei per il rilancio economico e occupazionale. Se l’Italia mette un euro, per dirla in breve, potrebbe raddoppiarli. La rinascita del centro storico può significare un rilancio occupazione ed economico? Direi di si. Dunque, se il Governo decidesse di mettere 800milioni su L’Aquila, quei soldi potrebbero diventare 1miliardo e 600milioni. Sarà compito nostro, poi, dimostrare a Bruxelles che l’operazione è lecita”.
Tra il pubblico c’è proprio Barnard, si scaglia contro Fassina e Sassoli che tentano di giustificare alcuni dei 'lacci' imposti da Bruxelles: “trovo un po’ fuorviante si metta l’accento sulla necessità di chiedere all’Europa, a tecnocrati che hanno scritto trattati che hanno tolto qualsiasi sovranità all’Italia. Voi non avete coraggio. La politica non ha coraggio. Altri paesi si comportano diversamente: la Germania ha preteso e ottenuto sgravi per più di 6miliardi per le buste paga dei lavoratori in difficoltà. La Francia ha sforato il debito di 20miliardi per salvare le proprie aziende, altro che Patto di stabilità. Voi, invece, siete terrorizzati all’idea di andare contro la Germania. I fondi necessari alla ricostruzione, i 5miliardi e mezzo previsti nel cronoprogramma, significherebbero uno sforamento del debito pubblico di appena lo 0,3%. Una sforamento virtuale, tra l’altro, se si applicasse la proposta di Mosler: il Governo, infatti, garantirebbe il mutuo con il debito di imposta. Proviamoci, torniamo ad essere un paese sovrano, ci vuole uno scatto di dignità.”
Le parole di Barnard, naturalmente, sono accolte dagli applausi di buona parte del pubblico presente al dibattito. Gli ospiti, David Sassoli e Stefano Fassina, sono invece scuri in volto. Non nascondono di avere idee differenti, anche rispetto al sindaco Cialente: il vice ministro dell’Economia, dopo aver espresso il supporto del Pd agli enti locali, in particolare al primo cittadino - “sono orgoglioso che il mio partito esprima sindaci come lui” - non ha nascosto il pericolo che l’Europa si trasformi, nella testa dei giovani, da grande speranza a matrigna. Ha ricordato, però, che i vertici dell’Ue sono stati espressione, in questi anni , delle forze politiche conservatrici, maggioranza in Parlamento e in Commissione. Le cose potrebbero cambiare sin dalle prossime elezioni: “dobbiamo essere in grado”, ha detto Fassina, “di imprimere un cambiamento di marcia alle politiche europee”.
Questo non significa, però, fare discorsi demagoghi e populisti: “conosciamo tutti il quadro finanziario. C’è un problema di vincoli e dati oggettivi con cui bisogna fare necessariamente i conti. Certo, la strada non può essere quella dell’austerità: se hai un problema di debito e mandi giù l’economia, il debito non farà altro che aumentare. Ci sono delle regole, però, che vanno necessariamente rispettate: le proposte del Sindaco sono tutte attuabili, per carità, ma aumenterebbero il debito pubblico. Non possiamo permettercelo. La sola speranza per uscire dalla crisi è stare in Europa, rispettare i vincoli di Bruxelles. Altrimenti andiamo gambe all’aria: i problemi che viviamo non sono banali, la sovranità l’abbiamo persa vent’anni fa ai tempi della crisi finanziaria del ’92. E allora non c’era l’euro, non c’era il fiscal compact, non si parlava ancora di pareggio di bilancio. Le criticità del paese hanno origini antiche: se non fossimo in Europa, se decidessimo di non rispettare i vincoli, finiremmo nel baratro. Se ogni anni emettiamo titoli di debito pubblico al 5% di interesse, e gli investitori decidono di comprarli, è per la stabilità che garantisce la zona Euro. E questo è solo uno degli esempi possibili. Non fate l’errore di dimenticarlo. Lavoriamo, dunque, alla costruzione di eccezioni alle regole: la proposta di permettere lo sforamento del patto di stabilità in caso di catastrofe naturale certificata dall’Ue con gli aiuti del fondo di solidarietà è assolutamente percorribile. La promessa è che, con il Governo e gli enti locali, ci batteremo per renderla concreta”.
Concetti espressi anche da David Sassoli, capogruppo del Partito Democratico a Bruxelles: “quante volte siete stati imbrogliati in questi anni? Quante volte la destra vi ha imbrogliato? Ricordo ancora quando Chiodi e De Matteis vennero in Europa a pretendere la Zona franca urbana sapendo benissimo che la proposta non era attuabile, per tanti motivi. Qui è mancata un’idea di ricostruzione. E’ mancata una regia politica vera: non si va in Europa senza un orizzonte di futuro concreto e condiviso. Sono stati i governi nazionali, in questi anni, a fare davvero poco per L’Aquila, non l’Europa. Le politiche comunitarie non ci piacciono, non piacciono a noi come a voi, ma l’Ue ci fa stare nel mondo. Starne fuori significherebbe marginalizzazione. Ricordo quando Romano Prodi, anni fa, disse che il Patto di stabilità era stupido se non avesse sottintesa una lettura politica. Aveva ragione. Le regole sono necessarie, c’è bisogno però di una capacità di indirizzo politico. E’ mancato, in questi anni, così come il senso di solidarietà, qui come in Grecia. Dobbiamo battere i pugni sul tavolo, a Bruxelles, con ancora maggiore forza. Ma bisogna andare in Europa preparati e con una idea. Ad esempio, sapete che l’Abruzzo ha usato appena l’8,5% del Fondo strutturale? La Regione aveva delle possibilità di sviluppo e, invece, riconsegnerà a breve più di 31miliardi. Soldi fuori dal patto di stabilità, già stanziati, che permetterebbero, tra le altre cose, la ricostruzione dell’Aquila. Perché non chiedete conto di quanto accaduto al Presidente della Regione? L’Europa, nonostante le sue politiche, è un'opportunità se si è in grado di coglierla. Non dimenticate che il Parlamento Ue, nell’ottobre del 2009, stanziò 497milioni per il cratere. Il più importante stanziamento mai votato. Margini di manovra ci sono, non fatevi ingannare da chi grida slogan populisti. Dobbiamo assumere come nostra la proposta del Sindaco: mi unisco alle parole di Fassina, ci batteremo perché sia percorsa con forza. Ci vuole collaborazione e una regia politica chiara per assicurare un futuro a questa città”.
La sensazione è che la campagna elettorale sia già iniziata, non solo a livello regionale ma europeo. La sensazione è che ci sia uno scollamento in seno al Pd, tra la base e i vertici del partito, sul ruolo da giocare in Europa e sul modo in cui starci, nell’Unione. Si legge tra le parole del sindaco Cialente, nelle risposte di Stefano Fassina. Staremo a vedere se davvero si riuscirà a fare squadra almeno nel chiedere all’Unione europea quanto spetta al nostro territorio, di diritto: la certezza di fondi per la ricostruzione, di un futuro al di là di qualsiasi vincolo economico.