Lunedì, 26 Ottobre 2015 15:25

"E' colpa di Martinazzoli...": le catene di Lombardi e, vent'anni dopo, le parole di Cialente

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Martedì 15 febbraio 1994. L'Unità – a pagina 7 – racconta la clamorosa protesta di Enzo Lombardi, all'epoca 51enne, democristiano, senatore della Repubblica ed ex sindaco dell'Aquila, incatenatosi alle grate del Palazzo di Giustizia perché, avendo collezionato 7 avvisi di garanzia, Martinazzoli l'ha escluso dal nuovo Partito Popolare. Racconta Il Corriere della Sera:Plurindagato ma, sostiene lui, anche pluriperseguitato. Così, il senatore Enzo Lombardi, ex dc non ricandidato proprio a causa delle sette inchieste a suo carico, nessuna delle quali ancora definita, ha scelto il clamore della protesta: di buon' ora, in montone e colbacco, si è incatenato alla cancellata d'ingresso del Palazzo di giustizia dell'Aquila dove è rimasto per cinque ore e mezzo sino alla notizia di una telefonata del ministro di Grazia e giustizia che assicurava attenzione alla sua causa. Ex sindaco del capoluogo abruzzese, Enzo Lombardi aveva lasciato il comune per il Parlamento nel gennaio del 1992 ma si era trascinato dietro una serie di inchieste, tutte relative al suo operato di primo cittadino, senza neppure un rinvio a giudizio. Nonostante lo statuto sia della vecchia Dc sia del nuovo Ppi precludano la candidatura solo a politici rinviati a giudizio, o inquisiti di reati gravi quali la concussione e la corruzione (il senatore Lombardi è indagato di falso e abuso d' ufficio), il suo partito ha deciso ugualmente di non ricandidarlo”.

Lunedì 26 ottobre 2015. Ventuno anni dopo, a qualche metro dal Palazzo di Giustizia, in quella che, all'epoca della protesta di Lombardi, era la palestra di una scuola, si riunisce il Consiglio comunale che dovrebbe discutere il documento preliminare al nuovo Prg, approvato in Giunta più di 5 mesi fa. Non lo farà, assente il coordinatore Daniele Iacovone.

Lombardi è seduto tra il pubblico. E il sindaco Massimo Cialente sta lamentando – di nuovo – lo strano clima che si respira in città, tra inchieste, intercettazioni, avvisi di garanzia per esponenti apicali della vita amministrativa cittadina, notificati e persino non notificati, forse inesistenti. Interviene il consigliere comunale d'opposizione Giorgio De Matteis, e riporta alla memoria proprio quei primi anni '90, tramonto della Prima repubblica. “Ascoltare le parole del Sindaco ha generato in me una tempesta di emozioni perché sono tornato, con il cuore e la mente, ai primi anni '90. Lei li ricorda, Sindaco. Ricorda bene quanto pagò il Comune per le reiterate denunce che ricevevano sindaci e assessori del tempo. Vennero sempre assolti. E' vero, a L'Aquila si respira un clima torbido che lei, però, conosce molto bene, fatto di chiacchiericcio, di parole dette dietro le spalle: all'epoca, si evocavano arresti, ogni giorno, ne parlava l'intera città. Nella vita bisogna essere coerenti, sempre. Non si possono contestare pratiche che si sono utilizzate in passato”. Chiaro il riferimento agli esposti, alle denunce, inoltrate dall'allora opposizione alla giunta Lombardi. “I nostri, erano sempre firmati”, la replica del sindaco Cialente.

In un attimo, il 'battibecco' cancella le distanze temporali, come si fosse tornati indietro, a quei primi anni '90. E non è soltanto per il fanciullesco 'non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facessero a te', per la risposta del primo cittadino, è che molti personaggi dell'epoca sono ancora lì, a discutere di fatti vecchi vent'anni. Come se nel frattempo non ci fosse stato un terremoto che ha cambiato – o, almeno, avrebbe dovuto farlo – le dinamiche politiche di una sonnolenta città di provincia che si è ritrovata a gestire un evento drammatico chiudendosi a riccio su se stessa. Con le conseguenze che, oramai, sono sotto gli occhi di tutti.

 

Lo strano clima in città Come si è arrivati a Lombardi e ai primi anni '90? Tutta 'colpa' del consigliere comunale Ettore Di Cesare che ha inteso chiedere conto al sindaco Cialente di alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi. Il primo cittadino, infatti, ha parlato – in più occasioni – di clima strano, di stampo sudamericano, ha evocato addirittura la strategia della tensione, gli anni di piombo. “Nell'evocarla – ha sottolineato Di Cesare – il sindaco ha fatto cenno alle prossime elezioni amministrative: in altre parole, l'opacità di quanto sta accadendo, la strategia della tensione, sarebbe imputabile a personaggi con interessi trasversali, a gruppi di interesse che la città fatica ad arginare. Non solo: qualche giorno prima, si è fatto riferimento ad alcune deviazioni di chi avrebbe dovuto proteggerci”.

Ribadendo che tali affermazioni stanno contribuendo ad alimentare le ombre che sembrano gravare sulla città, Di Cesare ha chiesto dunque a Cialente di fare nomi e cognomi: “Chi sono i gruppi di interesse che la città fatica ad arginare? Chi doveva proteggerci, e da cosa? Sono elementi che vanno assolutamente chiariti così come va chiarito il motivo per cui all'allora consigliere d'opposizione Pierluigi Tancredi fu affidato l'incarico di seguire i lavori di puntellamento in centro storico. Diciamo che è assai strano, infatti, che Tancredi si presentasse a tavoli istituzionali, in rappresentanza del Comune dell'Aquila, ancora prima della nomina. Spieghi cosa è realmente accaduto, altrimenti si potrebbe pensare che, sui puntellamenti, ci fu un accordo tra maggioranza e opposizione, con Tancredi a fare da garante”.

Prima di dare la parola, per la replica di rito, al sindaco Cialente, il presidente del Consiglio Carlo Benedetti ha inteso sottolineare come fosse importante fare chiarezza sul clima di opacità che si respira a L'Aquila. “Ma lei non contribuisce affatto - l'ha interrotto Di Cesare - : non mi sembra opportuno che il Presidente del Consiglio sia il difensore del primo cittadino, e di altri esponenti dell'amministrazione, in processi che vedono il Comune dell'Aquila come parte civile. E' una questione d'opportunità”. Immediata la replica. “Non mi vergogno di fare il mio lavoro: anzi, se dovessi essere messo nelle condizioni di scegliere tra il mio lavoro e il ruolo di Presidente del Consiglio, non avrei alcun dubbio perché vivo del mio lavoro, non di politica”. Benedetti, poi, lancia un primo avvertimento, ne seguiranno altri: “Mi riserverò di verificare la legittimità delle affermazioni che lei solleva”.

Il Presidente dell'assise è un fiume in piena, che tracima spesso gli argini di terzietà che il ruolo pure imporrebbe: si scaglia contro i giornalisti, colpevoli d'aver pubblicato le intercettazioni di Pierluigi Tancredi, contro gli uffici che avevano a disposizione i provvedimenti e che li hanno divulgati, “si tratta di provvedimenti coperti da segreto”. Evoca comportamenti deontologici non corretti, anche di alcuni colleghi avvocati: “Questa città deve difendere il proprio onore, iniziando ad impedire tali comportamenti. Le intercettazioni non sono atti pubblici e, spesso, i giornalisti non hanno neppure gli strumenti per interpretarle, diciamo che escono 'fuori tema'. Come nel caso degli articoli pubblicati nei giorni scorsi. Così, si creano dei veri e propri danni, perché ne scaturisce un dibattito in città, poi in Consiglio, e si generano dei 'tormentoni'. Si discuta dei fatti, non delle inutili dietrologie: è necessario recuperare la dignità della città attraverso una lettura competente degli accadimenti”.

Risposte nel merito delle questioni sollevate dal sindaco Cialente, però, non ne arrivano. “Le cose che ho scritto, le confermo”, sottolinea piuttosto il primo cittadino. “Farei offesa alla vostra intelligenza se dovessi spiegare che clima si respira in città: è chiaro che sta succedendo qualcosa. Dal 17 settembre scorso si parla di un avviso di garanzia nei miei confronti, tutti sanno che si sta indagando su lavori fatti a casa mia nel 2004, quando mai avrei pensato che sarei diventato sindaco della città. Insomma, stanno succedendo cose su cui spero che si stia indagando: una cosa è la diatriba politica, e ci può stare di tutto, altra cosa è l'utilizzo improprio di strumenti illegittimi”. Cialente torna a parlare di metodo Boffo, di diffusione d'atti che non dovrebbero essere diffusi, con lo scopo di creare dei dossier, sottolinea come si sia ritrovato a testimoniare tre volte, sotto giuramento, “e si passano sempre i guai a testimoniare, sembra portare sfiga”, spiega i motivi che lo portarono ad affidare a Tancredi l'incarico di supporto alla ricostruzione del patrimonio artistico della città - “e non la gestione dei puntellamenti - come ha appena detto anche lei (rivolto a Di Cesare, ndr) e come si continua a scrivere su alcuni giornali, creando ancora maggiore confusione - che partirono, invece, soltanto dopo le dimissioni di Tancredi” - e, in sostanza, scarica la responsabilità su Roberto Riga che molto aveva insistito perché l'incarico venisse affidato all'allora capo dell'opposizione.

Poi, soltanto poi, arriva al punto, senza entrare nel merito. “Ci sono dei poteri ben finanziati, in lotta tra di loro per il controllo della città – in particolare, dei 260milioni di euro stanziati per lo sviluppo economico del cratere - farei volentieri i nomi, ma in questo momento si sta indagando e ho grande rispetto della magistratura”.

A quali poteri si fa riferimento? Chi li sta finanziando? Su che cosa si sta indagando, in Procura. E soprattutto, perché il sindaco ne è a conoscenza? Domande che restano, ancora, senza risposta. C'è tempo, invece, per un avvertimento piuttosto chiaro: “Il bello della Provincia è che ciascuno di noi sa tutto su tutti: luci, ombre, comportamenti e più si è vecchiotti, come me, e più si sa”. Qualche indizio in più sembra darlo il Presidente del Consiglio comunale: “Ci sono pezzi di città, pure trasversali, che per motivi politici o per un pezzo di pane, starebbero creando situazioni capaci di sovvertire la realtà politica, prassi che ricorda ben altri tempi”.

Parole che non fanno altro che alimentare il clima di sospetto, sottolinea il capogruppo di Forza Italia, Guido Quintino Liris. Un clima quasi 'mafioso', se è vero che il consigliere di Rifondazione Comunista, Enrico Perilli, ha raccontato di minacce di aggressione, di siti che parlerebbero di lui quasi fosse un 'pedofilo', di pranzi (o cene?) al ristorante con l'invito ad accomodarsi nel retro per evitare problemi. E questo, per l'attività politica svolta, per le 'denunce' sul mancato rispetto delle convenzioni urbanistiche strette, negli anni, dal Comune dell'Aquila con imprenditori molto noti in città, e per la battaglia condotta, negli ultimi mesi, a 'difesa' del Gran Sasso. “Viviamo un pericoloso regresso culturale”, ha sottolineato Perilli. “Si usano diffamazioni, minacce di denunce o di avvisi di garanzia per tentare di demolire le persone giudiziariamente. Così, stiamo sprecando tempo per la buona amministrazione”. Pensiero condiviso, seppur da altra prospettiva, proprio da Liris che ribadito come l'opposizione sia interessata a sollevare le vicende di mala amministrazione più che a cavalcare l'onda di presunte indagini. Lasciando intendere, anzi, come sia piuttosto nell'interesse della maggioranza alimentare un clima di sospetti, intrighi e poteri forti, per nascondere le inefficienze di una politica “fallimentare: si pensi all'aeroporto, a quanto sta accadendo sul Gran Sasso, alla gestione del progetto Case e Map”.

Ultima modifica il Mercoledì, 28 Ottobre 2015 00:23

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