Lunedì, 28 Febbraio 2022 13:46

Parco urbano piazza d'Armi, Cialente e Di Stefano: "Errori dell'amministrazione"

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"Dopo 5 anni, i nodi stanno arrivando al pettine; 5 anni dopo l'insperata meta segnata da un'ala all'ultimo secondo, è arrivato il momento di aprire una riflessione sul governo cittadino. 'Lasciateli lavorare - si è detto - sono giovani e tocca a loro'; per questo, sono rimasto in silenzio, invitato, anche, da associazioni di sinistra che mi chiedevano di farmi da parte. Ho atteso che il Consiglio comunale eletto e le forze civiche, che negli anni del mio mandato non sono state mai tenere nei miei confronti, anzi, svolgessero il loro ruolo. Ma ora, tacere sta diventando omertoso".

Parole dell'ex sindaco dell'Aquila Massimo Cialente che, stamane, ha tenuto una conferenza stampa nella sede cittadina del Pd con l'ex assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano; una occasione per fare il punto sul pasticcio amministrativo che rischia di far saltare definitivamente la realizzazione del parco urbano di Piazza d'Armi, ma anche per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

"Fare il sindaco - l'affondo di Cialente - significa delineare una strategia di sviluppo per la città, e in questi anni è mancata completamente la capacità di disegnare un futuro per L'Aquila, e amministrare le questioni complesse. La mia amministrazione ha lasciato progetti per milioni di euro, tutti finanziati, dal masterplan di San Basilio alla riqualificazione di viale della Croce rossa con annessi parcheggi a servizio del centro storico, dal progetto di Porta Leoni allo sviluppo del Gran Sasso fino alla pista ciclabile dell'Aterno. Per non parlare dei sottoservizi, che non è dato sapere che fine faranno, e del Piano regolatore generale, che andava soltanto approvato. Purtroppo, in questi anni non si è amministrato. E ciò che si sta annunciando, dalla scuola di formazione della Pubblica amministrazione alla scuola dei Vigili del fuoco, sono progetti realizzati dai governi che si sono succeduti in questi anni: la città è stata amministrata più da Stefania Pezzopane e dai partiti del centrosinistra che dalla attuale Giunta".

Dunque, Cialente è arrivato al punto: il parco urbano di piazza d'Armi. "La giunta di centrodestra, guidata all'epoca da Biagio Tempesta, voleva realizzarvi un business park, con uffici e centri commerciali. In campagna elettorale, nel 2007, promisi che ci saremmo ripresi l'area per realizzarvi un grande parco urbano: e così feci, con la collaborazione del compianto Carlo Agnelli che guidava la Commissione territorio. Riuscimmo ad acquistare 18 ettari di terreno, nel cuore della città, a prezzo agricolo: il centrodestra abbandonò l'aula, l'ultimo giorno utile per completare l'operazione; per fortuna, all'ultimo minuto arrivò un consigliere di maggioranza che non doveva esserci. Questa è storia. Trovammo anche i soldi: partecipammo ad un concorso per la riqualificazione urbana e arrivammo primi, ottenendo 15 milioni di euro; altri 4 milioni li chiesi al Pd, a valere sulla Legge Mancia; 3 milioni arrivarono dai cittadini australiani come segno di solidarietà per la città colpita dal sisma".

Totale: 22 milioni.

Ad entrare nel dettaglio di ciò che accadde dopo è stato Pietro Di Stefano che, innanzitutto, ha voluto liberare il campo dalle polemiche sul ribasso d'asta di oltre il 60% applicato dalla Rialto Costruzioni spa che si aggiudicò la gara per l'appalto esecutivo. "Scegliemmo l'appalto integrato perché ci consentiva di affidare la redazione del progetto definitivo alla società che si sarebbe aggiudicata il concorso internazionale di progettazione". Così è andata: vinse Modostudio che, per la stesura del progetto definitivo, consegnato nel 2014, aveva collaborato con l’artista spagnolo Cova Rios. Dunque, "Rialto costruzioni spa si aggiudicò la gara per la redazione del progetto esecutivo con un ribasso del 60%: un ribasso nient'affatto anomalo, e vi spiego perché. Pervennero 44 offerte: le prime 10 classificate, proponevano ribassi di oltre il 50%; il motivo è presto detto: all'epoca, il ribasso poteva applicarsi soltanto agli importi per i lavori e non alla manodopera e agli oneri di sicurezza. Considerato che si prevedevano 4 milioni e 109 mila euro di costi di manodopera e circa 800 mila euro di oneri di sicurezza (201mila euro diretti e 559mila indiretti), il ribasso venne applicato sull'importo lavori, e cioé 13 milioni e 300mila sui 18 milioni circa totali. Dunque, parliamo di un ribasso sul progetto definitivo messo a gara del 44,7%. Niente di anomalo: tant'è vero che l'Anac aprì una indagine a seguito dell'esposto dell'allora senatrice Enza Blundo e sentenziò che l'offerta era congrua".

Il progetto definitivo verrà consegnato dalla Rialto costruzioni spa il 25 maggio 2017, a pochi giorni dalla fine della legislatura; insomma, non c'è alcuna responsabilità imputabile alla passata amministrazione. 

Con l'insediamento dell'esecutivo Biondi, però, il progetto si è arenato; fino ai giorni nostri, con l'Anac che, in un parere, ha stigmatizzato l'azione amministrativa.

Che cosa è accaduto? La Rialto costruzioni spa ha presentato un progetto esecutivo che presentava modifiche sostanziali rispetto al definitivo, con un aumento dei costi considerevole, da poco più di 10 milioni (l'offerta, col ribasso di cui si è scritto) a 15 milioni e mezzo circa, che - scrive l'Anac - avrebbe dovuto indurre il Comune a procedere con la risoluzione del contratto "per grave inadempimento e gravi irregolarità". E così la pensa anche Di Stefano: "Il contratto di appalto e il capitolato speciale allegato parlavano chiaro; d'altra parte, l'appalto integrato impone a chi redige l'esecutivo di stare entro i limiti di spesa indicati nel definitivo. L'amministrazione avrebbe dovuto rescindere immediatamente il contratto e far scorrere la gradutoria".

E' andata diversamente: l'amministrazione ha incaricato una società verificatrice che non ha potuto far altro che bocciare la progettazione esecutiva. 

Neanche a quel punto, però, si è deciso di rescindere il contratto; anzi, si è data la possibilità alla Rialto costruzioni spa di presentare un secondo progetto esecutivo, oltre i termini indicati nella gara, con l'importo dei lavori che è schizzato a quasi 13 milioni di euro. Non solo: si è affidato l'incarico di verifica ad un'altra società verificatrice: ad oggi, risulta ancora in corso la procedura. "Ma è chiaro che il progetto verrà bocciato di nuovo", l'affondo di Di Stefano.

Insomma, un vero e proprio pasticcio: "hanno sbagliato e continuano a sbagliare dal 2017, e ciò per le mancanze della Giunta che non si è interessata della questione, non fornendo alcun indirizzo agli uffici".

Di Stefano ha risposto anche ad un'altra censura dell'Anac che chiama in causa la passata amministrazione, e cioé la mancata previsione nel progetto definitivo della procedura preventiva per la bonifica dei suoli: "era giusto che non ci fosse", dice; "avevamo i soldi per occuparcene come Comune e, comunque, la bonifica non era necessaria".

Al contrario, l'amministrazione attiva si sarebbe dovuta preoccupare per la procedura di concordato preventivo in continuità che ha interessato la Rialto costruzioni spa e ancora non si risolve. "Sebbene avrebbero dovuto rescindere il contratto prima, al deposito del primo progetto esecutivo, avrebbero dovuto di certo farlo dopo, allorquando la ditta è andata in sofferenza. Il Provveditorato alle Opere pubbliche lo ha fatto - Di Stefano ne è funzionario, ndr - e proprio con la Rialto, per un appalto Ater. Ho firmato l'atto io stesso, essendo venuti meno i requisiti in capo all'impresa".

Ed ora? "Ed ora il rischio è perdere i 15 milioni di euro che il Comune dell'Aquila aveva ottenuto dal concorso di riqualificazione urbana. Per evitare di perdere le risorse, mandando in fumo un progetto strategico per la città, l'amministrazione - ha chiarito Di Stefano - dovrebbe immediatamente risolvere il contratto con l'impresa, acquisendo il progetto esecutivo redatto e depositato - pagandolo regolarmente alla Rialto costruzioni spa - e mettentolo a gara. Certo, saremmo oltre la soglia comunitaria ma almeno potremmo avviare le procedure evitando che lo Stato si riprenda il finanziamento. Non ci sono alternative", ha avvertito l'ex assessore alla ricostruzione.

Staremo a vedere.

Ultima modifica il Lunedì, 28 Febbraio 2022 17:36

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