Venerdì, 06 Novembre 2015 15:12

Terremoto: imprenditori agricoli ancora in attesa dell'indennizzo

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Oltre il danno – quello provocato dal terremoto - anche la beffa. Causata, quest'ultima, non dalla furia della natura ma dagli errori della burocrazia

E' davvero disperata la situazione di una decina di allevatori e imprenditori agricoli aquilani che, a quasi sette anni dal terremoto, ancora non riescono a incassare i rimborsi per il ripristino delle strutture aziendali (macchinari, attrezzature, immobili) danneggiate dal sisma.

Un'ingiustizia, un'evidente disparità di trattamento rispetto ad altre attività produttive che invece hanno avuto il totale ristoro dei danni.

Le imprese coinvolte, in realtà, sarebbero una sessantina, dislocate su tutto il Cratere, ma ad allarmare di più sono una decina di casi, riguardanti alcune aziende di medie e grandi dimensioni localizzate per lo più nell'aquilano.

Della vicenda si è fatta portavoce la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, che ha inoltrato un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Agricoltura Stefano Martina per chiedere un intervento riparatore in grado di sanare i guasti del passato, causati nella fattispecie dall'amministrazione regionale.

Cosa è successo?

Dopo il terremoto, la Regione intervenne per risarcire i danni subiti dalle aziende agricole. Ma, anziché prevedere un meccanismo basato sugli indennizzi, come fu fatto per tutte le altre imprese (rimborsi immediati fino all'80% del danno subito), l'assessorato all'Agricoltura, allora guidato da Mauro Febbo, scelse un'altra strada, quella dei bandi di finanziamento per gli investimenti.

Quest'ultima, però, era una procedura completamente diversa, che implicava che le aziende dovessero anticipare i soldi di tasca propria, per incassare il contributo alla fine.

Quel che è accaduto è che una parte consistente di queste aziende si è esposta con le banche per anticipare l'investimento ma poi, per una serie di difficoltà - di mercato, di accesso al credito ecc. - si è ritrovata con centinaia, se non milioni, di euro di debiti. Un'altra parte, invece, nemmeno ha potuto iniziare l'investimento.

La Regione, con D'Alfonso, ha riconosciuto l'errore e ha cercato di correre ai ripari adottando una serie di correttivi – per esempio l'abbassamento del coefficiente dell'anticipazione - per facilitare le aziende.

Alcune, quelle che si erano esposte per poche decine di migliaia di euro, sono state salvate; per quelle – una dozzina – che invece avevano fatto investimenti più grandi, dell'ordine anche di milioni di euro, un rimedio ancora non è stato trovato.

La Regione ora sta valutando la fattibilità di alcune misure, come ad esempio un fondo di rotazione che dovrebbe garantire le aziende con le banche o la costituzione di un plafond ad hoc nell'ambito dell'operazione 4%, ma il problema non appare affatto di facile soluzione.

 

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