Stare in forma con la 'testa' (7)
Individuato dai ricercatori di Padova un altro meccanismo con il quale l’attività fisica promuove la nostra salute.
La relazione tra attività fisica e salute è riconosciuta da tempo ed esistono diversi meccanismi biologici che la spiegano: si è visto, ad esempio, che il muscolo in azione produce miochine, molecole ad effetto antiinfiammatorio e che il movimento potenzia la produzione di alcuni sistemi antiossidanti endogeni, proteggendoci da tutte le patologie che sono associate ad un aumento di stress ossidativo. Lo sport migliora il tono dell’umore, l’autostima e le capacità di concentrazione, agendo anche come antidepressivo (aumenta la produzione di endorfine).
Volendo fare qualche esempio sui benefici dello sport sulla nostra salute possiamo citare:
- Prevenzione di malattie cardiovascolari (ipertensione, ictus, infarto);
- Riduzione del rischio di sviluppare diversi tumori (colon, endometrio e seno sono quelli per cui è stata dimostrata una correlazione diretta) e miglioramento della prognosi;
- Controllo della glicemia e miglioramento della sensibilità insulinica (riduzione del rischio di diabete e insulino-resistenza);
- Prevenzione e rallentamento della progressione dell’osteoporosi;
- Regolarizzazione della funzionalità intestinale;
- Miglioramento della risposta immunitaria: lo sport genera un equilibrio ottimale tra risposte pro ed anti-infiammatorie, che stabilizza il sistema immunitario. Quest’ultimo è influenzato da meccanismi neuro-ormonali, legati anche al tessuto adiposo che, se in eccesso, produce molecole infiammatorie. Dunque la riduzione del tessuto adiposo, che si verifica in chi si alimenta correttamente e fa sport in maniera costante, potrebbe essere di enorme beneficio, riducendo lo stato infiammatorio generale.
Per saperne di più sui benefici dello sport associato a una sana alimentazione vedi l’articolo: “Alimentazione e sport - Le regole generali”.
È di giugno 2017 uno studio, messo a punto dai ricercatori del VIMM, l'Istituto Molecolare Veneto con l'Università di Padova e pubblicato su 'Cell Metabolism' che individua un altro meccanismo con cui l’attività fisica ci aiuta a vivere meglio e più a lungo: riduzione dei livelli muscolari dell’ormone FGF21 (Fibroblast Growth Factor 21).
In passato si credeva che tale ormone fosse prodotto soltanto dal fegato e dal tessuto adiposo e che avesse un ruolo benefico, migliorando il metabolismo di grassi e zuccheri e favorendo il controllo dell’appetito (in particolare il craving da carboidrati), attraverso un’azione sul nucleo paraventricolare dell’ipotalamo, una parte del cervello che regola l’assunzione di cibo e l’omeostasi energetica. Gli scienziati hanno scoperto che FGF21 viene prodotto anche dal muscolo, dove risulta in concentrazioni elevate quando è carente la proteina mitocondriale OPA1 (Optic Atrophy 1). Negli anziani sedentari i livelli di OPA1 sono bassi, mentre sono normali in quelli che praticano attività fisica. L'assenza di movimento si traduce dunque nella sovrapproduzione di FGF21, che accelera il deterioramento dei mitocondri.
Quando i livelli di FGF21 nel sangue sono alti per lungo tempo, l'organismo risponde con l'invecchiamento della cute, del fegato, dell'intestino, perdendo neuroni e con un'infiammazione generalizzata. I ricercatori hanno scoperto invece che FGF21 rimane a bassi livelli se si svolge regolare attività fisica, rallentando i suddetti meccanismi associati all’invecchiamento.
Ancora un’evidenza quindi della necessità di incentivare la pratica di attività fisica in tutte le fasi della vita: nei bambini, negli adulti e anche negli anziani!
Sebbene i benefici dell’attività fisica siano ben noti, la tendenza mondiale è quella di un aumento della sedentarietà. A livello globale e in Europa, un adulto su tre non raggiunge i livelli di attività consigliati. Gli italiani risultano tra i più inattivi in Europa, con il 60% che dichiara di non fare mai sport o attività fisica, contro una media europea del 42% e un primato, quello della Svezia, che si ferma al 9%. Di conseguenza, la sedentarietà è divenuta tra i principali fattori di rischio per la salute: in Europa essa è ritenuta responsabile di un milione di decessi (il 10% circa del totale) ogni anno. Si stima che il 5% delle malattie cardiovascolari, il 7% dei casi di diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon siano imputabili all’inattività fisica. Inoltre, negli ultimi decenni, in molti Paesi europei c’è stato un notevole aumento delle persone sovrappeso e obese: in 46 paesi (l’87% dei paesi europei), oltre la metà degli adulti sono sovrappeso od obesi e in diversi casi si arriva a sfiorare il 70% della popolazione adulta. Anche molti bambini e adolescenti sono sovrappeso e obesi, soprattutto in Europa meridionale. È dimostrato che l’inattività fisica insieme a una non corretta alimentazione, sono le principali cause dell’aumento di peso della popolazione europea.
Che tipo di attività fisica andrebbe fatta? E per quanto tempo?
Le forme, i modi e i livelli di intensità in cui è possibile praticare l’attività fisica sono diverse. Essi includono l’esercizio di capacità motorie essenziali, il gioco attivo, le attività ricreative come passeggiare, danzare, fare escursionismo, andare in bicicletta, fare sport ed effettuare esercizi ben strutturati.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, con le nuove Linee guida per l'attività fisica 2016-2020, raccomanda almeno 150 minuti a settimana di attività fisica per gli adulti e 60 minuti al giorno per bambini e giovani. Nel dettaglio ecco le indicazioni pratiche:
- Bambini e adolescenti fra i 5 e i 17 anni: almeno 60 minuti di attività fisica al giorno da moderata a intensa; superando questo livello-soglia la salute ne beneficerà ulteriormente; almeno 3 volte a settimana dovrebbero essere svolte attività di rinforzo di muscoli e ossa;
- Adulti dai 18 ai 64 anni: almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana o almeno 75 minuti di intensità maggiore (o una combinazione equivalente fra i due tipi di attività fisica); ulteriori benefici per la salute arrivano se i minuti di attività fisica moderata diventano 300; almeno 2 giorni a settimana di attività fisica che rinforzi i principali gruppi muscolari;
- Adulti oltre i 65 anni di età: valgono le raccomandazioni precedenti con un’indicazione specifica per le persone a ridotta mobilità. Per queste ultime, l’attività fisica dovrebbe essere praticata almeno 3 giorni a settimana al fine di migliorare l’equilibrio e prevenire le cadute.
Una raccomandazione per tutti: per avere effetto sulla salute cardio-respiratoria, qualsiasi tipo di attività fisica dovrebbe essere svolta in intervalli di almeno 10 minuti di durata.
Cosa s’intende per attività fisica moderata e intensa? L’attività fisica a moderata intensità si riferisce a quelle attività che richiedono un minimo sforzo respiratorio come, ad esempio, una camminata veloce oppure andare in bicicletta o nuotare. L’attività fisica intensa implica tutte quelli attività che fanno respirare più velocemente e in modo più profondo, e che fanno sudare.
In conclusione per avere il massimo dei benefici per la nostra salute bisogna mantenersi fisicamente attivi, e oltre alla classica "camminata di mezz'ora al giorno" o un’altra attività aerobica a moderata intensità, che migliora l’efficienza del nostro sistema respiratorio e cardiovascolare, andrebbero svolti anche esercizi “contro resistenza”, al fine di rinforzare i principali gruppi muscolari e rallentare la perdita di massa muscolare (sarcopenia) e la produzione nel muscolo dell’ormone FGF21 legato all’invecchiamento.
Bibliografia
- “Age-Associated Loss of OPA1 in Muscle Impacts Muscle Mass, Metabolic Homeostasis, Systemic Inflammation, and Epithelial Senescence”. Cell Metab. 2017 Jun 6;25(6):1374-1389.e6;
- “Global recommendations on physical activity for health” World Health Organization 2010;
- “Global Action Plan for the Prevention and Control of NCDs 2013-2020”. World Health Organization 2013;
- Strategia per l’attività fisica OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità 2016–2025. UISP (Unione Italiana Sport Per tutti).
Arrivano le festività e aumentano le occasioni mangerecce e le tentazioni culinarie: dolcetti, aperitivi, cene aziendali, cene con il gruppo della palestra. E poi ci sono i “giorni veri di festa”: la sospirata Vigilia, il pranzo di Natale, il Veglione del 31, il pasto di Capodanno e infine la Befana. Natale non è più solo il 25 dicembre ma inizia con l’Immacolata e finisce il 6 gennaio!
Quanti attentati alla nostra “linea”! Ma niente panico: con dei piccoli accorgimenti è possibile arginare i danni e restare in forma! È necessario tuttavia ricordare che non sono solo gli “extra” del periodo Natalizio a farci mettere Kg in eccesso ma è ciò che mangiamo e quanto ci muoviamo nella restante parte dell’anno a determinare la nostra “forma fisica”.
Ricordati che non si ingrassa tra Natale e Capodanno ma fra Capodanno e Natale! L’aumento di peso non può essere causato solo da uno o due giorni di “sgarri” culinari ma è determinato da un apporto di cibo “cronicamente” superiore rispetto al proprio fabbisogno, che si prolunghi per settimane, mesi, anni. Sono le cattive abitudini alimentari e di stile di vita, reiterate nel tempo, a determinare il peso sulla bilancia e la nostra taglia di pantaloni! È bene quindi per tutto l’anno avere una corretta alimentazione, fare regolarmente attività fisica e soprattutto, cercare di avere un rapporto “sano e sereno” con il cibo, imparando a distinguere i corretti segnali di fame e sazietà. In questo modo si tenderà a mangiare di meno e meglio anche durante le feste e le “abbuffate” non avranno l’entità di quelle di chi mangia per “fame emotiva”, di chi si lascia sommergere dall’ansia delle calorie e delle restrizioni compensatorie e non riesce a riconoscere il senso di sazietà.
Quali sono i consigli per godersi senza sensi di colpa i “piaceri della tavola” nel periodo natalizio?
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Limitate gli “sgarri” ai giorni di “vera festa” e seguite una corretta alimentazione nei giorni che precedono la Vigilia, tra il 25 e il 31 e tra Capodanno e la Befana. Evitate quindi dolci ed “extra” inutili: cercate di concederveli solo nelle occasioni speciali.
Nei giorni di festa in genere il pasto in cui si sta insieme e si mangia di più è solo uno: la cena del 24, il pranzo del 25, il cenone del 31, ecc. Cercate quindi di mangiare meno nell’altro pasto della giornata, consumando, magari, solo delle verdure e, se proprio avete fame, un secondo leggero e magro (carne bianca, pesce), evitando dolci, formaggi, insaccati, carni grasse e limitando i carboidrati.
Riducete leggermente le porzioni ed inserite sempre una buona porzione di verdura, cruda o cotta, che favorisce il senso di sazietà. Un buon trucchetto per limitare i quantitativi delle portate che mangiamo è quello di iniziare il pasto con una porzione di verdure crude: riuscirete a saziarvi più facilmente e contribuirete a ridurre l’indice glicemico del pasto e a minimizzare la ritenzione di liquidi.
Attenzione ai dolci! Pandoro, panettone, torrone…sono un concentrato di zuccheri e grassi! Ciò non significa che non dovete mangiarne, ma che dovreste ridurne almeno le porzioni, facendo dei piccoli assaggi!
Limitate le bevande gassate e alcoliche: a causa dello zucchero e dell’alcol rispettivamente, sono entrambe delle fonti insospettate di tantissime calorie!
Non dimenticate l’attività fisica: la palestra non chiude nel periodo natalizio, a parte i giorni segnati in rosso sul calendario: non abbandonatela! Approfittate anzi dei giorni di festa per fare delle lunghe camminate, anche se fa freddo! Volete una motivazione in più per fare movimento all’aria aperta? Ricordate il detto “il freddo fortifica”: in realtà i microrganismi che ci fanno ammalare alle basse temperature proliferano di meno e quindi per il nostro sistema immunitario dovrebbe essere più facile difenderci da essi! Inoltre il freddo stimola la termogenesi ad opera del tessuto adiposo bruno (produzione di calore per mantenere costante la temperatura corporea) e ciò implica una maggiore dissipazione di calorie!
Infine una raccomandazione importante per chi è a dieta dimagrante è quella di non aspettarsi di perdere Kg tra dicembre e gennaio ma di mirare a mantenere il peso raggiunto pre-festività (è già un buon risultato), mettendo in conto che dopo la Befana sulla bilancia potrebbero anche esserci alcuni etti in più, in parte dovuti alla ritenzione di liquidi. Consiglio inoltre di non seguire regimi dietetici drastici nei giorni successivi alle feste: può essere utile mantenersi “leggeri” per uno o due giorni ma poi sarà meglio tornare alla normale dieta dimagrante. Chi invece non era a dieta e si è ritrovato con un chiletto in più dopo le feste non dovrebbe preoccuparsi esageratamente: gli basterà seguire una sana ed equilibrata alimentazione, mangiando magari più vegetali e proteine magre rispetto ad altri alimenti e fare più attività fisica, per perdere in poco tempo quel piccolo eccesso accumulato.
Non fatevi rovinare il Natale dall’incubo di ingrassare, fate in modo che la moderazione e l’equilibrio prevalgano sempre, a tavola e nella vita! E ricordatevi che il nostro corpo ha bisogno di cibo ma anche di movimento!
Buone feste a tutti!
Alimentazione e sport: l'allenamento inizia a tavola
di Carmen BiscainiRiguardo al rapporto fra nutrizione e attività fisica, è luogo comune, ma errato, ritenere che chi pratica sport debba sempre mangiare di più, aumentare l’apporto di proteine e assumere alimenti speciali o integratori. In realtà è più corretto suggerire un’alimentazione quali-quantitativamente adeguata alle esigenze fisiologiche del soggetto. Tali esigenze nella maggior parte dei casi tendono a essere sovrastimate, con conseguente rischio di malnutrizione per eccesso. D’altro canto esistono, sebbene più rari, casi di malnutrizione che interessano soprattutto giovani agonisti che praticano diete quantitativamente e/o qualitativamente carenti.
Una corretta nutrizione per chi pratica sport è finalizzata a ottenere un effetto positivo indiretto, preservando la salute dell’individuo, ottimizzando le condizioni metaboliche per lo svolgimento dell’attività e fornendo i substrati più idonei a un ottimale “recupero” muscolare post-esercizio.
BISOGNA INCREMENTARE GLI APPORTI?
Di solito chi pratica uno sport a livello amatoriale si allena in media 2-3 volte a settimana, per una durata massima di 2 ore circa; un'attività fisica di questa entità non comporta quasi mai un fabbisogno energetico aggiuntivo. A maggior ragione, in questi casi non vi è alcuna necessità di ricorrere a prodotti dietetici particolari o a integratori alimentari. Anzi, bisogna fare attenzione perché nel caso in cui le entrate siano sistematicamente superiori alle uscite si può ingrassare anche in periodo di pieno allenamento. Quindi un incremento alimentare può essere preso in considerazione solo in chi svolge un’attività sportiva organizzata intensa e per gli atleti agonisti.
NUTRIRSI E IDRATARSI CORRETTAMENTE È FONDAMENTALE PER MIGLIORARE LA PERFORMANCE SPORTIVA!
Per raggiungere un buono stato di forma fisica e quindi poter avere delle prestazioni atletiche soddisfacenti è indispensabile che l'allenamento regolare si accompagni ad un'alimentazione corretta ed adeguata alle attività svolte. L’apporto idrico di uno sportivo deve essere abbondante, non limitato al momento dei pasti principali, ma distribuito in tutto l’arco della giornata anche durante la pratica sportiva, tanto più se svolta in condizioni di alta temperatura e elevata umidità relativa. Infatti, basta una lieve disidratazione (deficit idrico superiore al 2-3 % del peso) per avere un calo evidente della performance sportiva.
Si consiglia perciò di bere 2-3 ore prima dell’allenamento 400-600 ml di acqua; durante l’allenamento può risultare utile sorseggiare 150-200 ml di acqua ogni 20 minuti ed è importante poi, dopo l’allenamento, reintegrare le perdite idriche, bevendo un quantitativo di liquidi pari a 1 volta e mezzo il peso perduto. Durante l’allenamento, soprattutto se lungo e intenso, possono essere indicate bevande contenenti adeguate quantità di acqua, sali e zuccheri semplici, che consentono di risparmiare glicogeno muscolare; si tratta di bevande iso-ipotoniche (250-300 mOsm) composte da: acqua, una quota glucidica (saccarosio, maltodestrine, fruttosio) e una piccola quota salina.
IL TIMING NUTRIZIONALE NELLO SPORTIVO
Rispetto all’allenamento o alla gara, una delle peculiarità della nutrizione sportiva è che la composizione e la tempistica di assunzione dei pasti devono essere modulate tenendo conto dell’orario di allenamento o gara. Ciò al fine di ottimizzare i processi digestivi e le condizioni metaboliche per lo svolgimento dell’attività, oltre che per fornire i substrati più idonei ad un ottimale “recupero” muscolare dopo la stessa. Le raccomandazioni dietetiche generali pre-esercizio sono riassumibili nelle seguenti indicazioni:
- Assumere 3-4 ore prima dell’attività una buona quota di CARBOIDRATI complessi (pasta, pane, riso, patate), per mantenere il più possibile costante la glicemia ed ottimizzare le riserve di glicogeno epatico e muscolare.
- Fornire una quantità moderata di proteine nobili e magre (per garantire l’apporto di aminoacidi ramificati – BCAA = branched chain amino acide –; se però passano meno di 3 ore tra il pasto e l’attività fisica è meglio non assumerle, per il maggior impegno digestivo che esse comportano).
- Limitare la quota di grassi e fibre, che comportano maggiori tempi di digestione, inserendo, eventualmente, olio di oliva e poco parmigiano per condire, delle verdure cotte come contorno e un po’ di frutta a fine pasto.
Se lo scopo del pasto precedente l’impegno sportivo è quello di ottimizzare le scorte glucidiche epatiche e muscolari (fornire carburante per lo svolgimento dell’attività), l’obiettivo del pasto post-allenamento/gara è invece quello di reintegrare le perdite idro-saline e glucidiche e favorire la riparazione e sintesi di fibre muscolari, cercando di portare l’organismo verso una fase di “supercompensazione”, migliorando il livello prestativo iniziale. Ricordiamo ancora il ruolo determinante dell’acqua, prima, durante e dopo l’attività fisica.
INTEGRATORI ALIMENTARI: MODA O REALE NECESSITÀ?
Un’alimentazione adeguata in apporto calorico ed equilibrata in MACRONUTRIENTI (carboidrati, proteine, grassi) e MICRONUTRIENTI (vitamine e minerali) riesce a garantire allo sportivo un corretto stato di salute psicofisico e buone performances sportive.
Negli sport a livello agonistico, l’elevato lavoro muscolare, la sudorazione intensa e l’elevato consumo energetico possono portare alla necessità di un’integrazione di alcuni nutrienti, dato che non è sempre possibile raggiungerne la quantità necessaria con l’alimentazione. Gli sportivi amatoriali, quelli che praticano sport di squadra (calcio, basket, tennis, ecc.) o sport individuali (nuoto, palestra, ciclismo, ecc.), per una durata di circa 1 o 2 ore, da 2 a 4 volte alla settimana, in genere non hanno necessità di utilizzare integratori, salvo diversa prescrizione medica. L'assunzione degli integratori deve quindi avvenire quando c’è una necessità effettivamente dimostrata, utilizzando esclusivamente i prodotti tutelati dalle norme di legge e sotto controllo di un medico o nutrizionista. Bisogna fare molta attenzione all’uso di integratori considerando che, in alcuni casi, l'eccessiva assunzione di proteine, vitamine, minerali o altre sostanze può essere dannosa o causare effetti indesiderati. Inoltre, l’Agenzia Mondiale Anti-Doping (WADA) afferma che «più del 20% degli integratori in commercio per atleti possono contenere sostanze che non vengono dichiarate in etichetta, ma che potrebbero comportare una positività ad un controllo anti-doping».
SPORT SENZA DOPING
Il “doping” è l’impiego di sostanze farmacologiche allo scopo di migliorare le prestazioni sportive. Tali sostanze sono vietate dal Comitato Internazionale Olimpico (CIO) e sono elencate in una lista, aggiornata periodicamente, realizzata dalla World Anti-Doping Agency (WADA). La NORMATIVA italiana ANTIDOPING inizia con la legge 346/2000 per arrivare al Documento tecnico-attuativo del Codice Mondiale Antidoping WADA e dei relativi Standard internazionali (NORME SPORTIVE ANTIDOPING-NSA) in vigore da 10 marzo 2016.
Dal 5 al 7 agosto si è tenuta presso la villa comunale di Paganica la manifestazione “Rugby e non solo…”, organizzata dalla Polisportiva Paganica Rugby insieme all’Associazione Culturale Biblipaganica. Sono stati tre giorni di informazione, testimonianze, sport e intrattenimento, in cui sono stata invitata a partecipare come relatrice del seminario “Alimentazione e doping nello sport”.
Fino a diversi anni fa il ruolo dell’alimentazione nello sport è stato forse persino sottovalutato; oggi invece in ogni disciplina sportiva l’alimentazione è riconosciuta come fattore determinante per il rendimento dell’atleta.
È risaputo che “mangiare bene” è fondamentale per garantire la salute della persona, prevenire diverse patologie e migliorare la performance sportiva.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato che per migliorare l’aspettativa e la qualità della vita, minacciate dalla crescente epidemia di obesità (“Globesity”), è fondamentale promuovere una sana ed equilibrata alimentazione ed uno stile di vita attivo, che preveda la pratica regolare e programmata di attività fisica (almeno 60 minuti al giorno per bambini e adolescenti e 30 minuti per gli adulti).
La corretta alimentazione e l’attività fisica sono indispensabili per contrastare l’incremento dilagante dell’obesità e delle condizioni morbose ad essa associate, quali diabete, malattie cardiovascolari, ipertensione, malattie respiratorie croniche ed altre patologie come i tumori.
I BENEFICI DELL’ATTIVITÀ FISICA
Tra i numerosi benefici che apporta il “movimento” abbiamo: l’aumento della capacità aerobica, la riduzione della frequenza cardiaca, il miglioramento della circolazione periferica e la riduzione della pressione arteriosa.
Lo sport normalizza il profilo lipidico (abbassa colesterolo, LDL e trigliceridi), migliora la sensibilità insulinica (riducendo insulino-resistenza e rischio Diabete di tipo 2), previene la perdita di massa magra (sarcopenia) ed aiuta a prevenire l’osteoporosi.
L’esercizio fisico ed uno stile di vita attivo aiutano a mantenere una buona forma fisica perché diminuiscono il grasso viscerale (addominale) e migliorano la composizione corporea riducendo la massa grassa in generale e preservando/aumentando la massa muscolare.
Recenti studi evidenziano che le cellule muscolari, durante l’attività fisica, producono miochine: citochine che supportano la contrazione del muscolo ed il consumo di grassi, stimolano il metabolismo ed aumentano l’elasticità vascolare, riducendo il rischio di aterosclerosi.
Tra queste vi è la “neo scoperta” INCRETINA, che sembra trasformare il tessuto adiposo “bianco” in tessuto adiposo “bruno”, più ricco in mitocondri, che ha attività termogenetica e quindi è capace di disperdere energia (bruciare Kcal) sottoforma di calore. L’incretina, inoltre, sembra aumentare la sensibilità del recettore tiroideo in molti tipi cellulari e migliorare la sensibilità insulinica, contribuendo a ridurre il rischio di insulino-resistenza e diabete di tipo 2.
Non dimentichiamoci che l’attività fisica è un “toccasana” per il nostro umore, contribuendo alla gestione dello stress e agendo da antidepressivo. Essere fisicamente attivi aiuta a sentirsi meglio, favorisce lo sviluppo delle abilità motorie e migliora la coordinazione; lo sport aiuta a socializzare, trasmette valori importanti della vita (come la lealtà e l’amicizia) ed è una forma di svago e divertimento che accresce il benessere.
Alla luce di tutto ciò, risulta fondamentale promuovere fin dall’infanzia l’adozione di corrette abitudini alimentari e la pratica costante di attività fisica.
MA QUAL È LA CORRETTA ALIMENTAZIONE PER UNO SPORTIVO?
Oggi possiamo affermare con sicurezza che la corretta nutrizione costituisce un aspetto cruciale per il mantenimento del benessere psico-fisico, la prevenzione di numerose patologie nonché per la prestazione sportiva: gli alimenti forniscono il carburante per il lavoro biologico del nostro organismo!
Dieta bilanciata, idratazione ottimale e condizioni psico-fisiche eccellenti sono le tre componenti indispensabili per tutelare e promuovere la salute dell'atleta.
Un’alimentazione sana, varia ed equilibrata, è in grado di garantire il giusto apporto di principi nutritivi (macro e micro nutrienti) e soddisfare il fabbisogno energetico.
È evidente che non esiste una dieta tipo, che vada bene per tutti, perché le esigenze caloriche e nutrizionali variano da individuo a individuo: i fabbisogni di un bambino in fase di accrescimento sono diversi da quelli di un adulto, così come quelli di un agonista sono differenti da quelli di un sedentario; dobbiamo considerare che il dispendio energetico cambia a seconda dello sport, del livello a cui è praticato (amatoriale o agonistico), del ruolo che si svolge nella squadra, delle condizioni ambientali.
Esistono però alcune regole alimentari e comportamentali che consentono di mantenere un buono stato di salute e prevenire patologie che sono valide sia per la popolazione generale che per lo sportivo.
La dieta ottimale per una persona sana è una dieta equilibrata, in cui il 55-65 % dell'energia introdotta giornalmente proviene dai carboidrati (principalmente complessi e integrali), il 10-20 % dalle proteine ed il restante 25-30% dai lipidi (principalmente mono e polinsaturi, contenuti negli oli vegetali, nel pesce e nella frutta secca a guscio).
L'apporto di proteine dovrebbe essere fornito in gran parte da alimenti di origine vegetale (legumi e frutta secca a guscio), ma anche da alimenti di origine animale, privilegiando pesce e carni bianche; le proteine sono contenute anche nelle uova e nei formaggi magri, che andrebbero consumati circa una o due volte a settimana, mentre andrebbero limitate le carni rosse, le carni trasformate ed i formaggi stagionati.
I grassi dovrebbero essere prevalentemente di origine vegetale (olio di oliva o di semi di lino, per il loro rispettivo contenuto di acido oleico e alfa-linoleinico, capostipite degli omega 3), evitando i grassi saturi della carne e soprattutto quelli idrogenati (margarine).
Perché gli Omega 3 sono così importanti? Gli ω3 hanno azione antiossidante, cardio e vaso-protettiva; regolano i livelli di trigliceridi, colesterolo e insulina; hanno effetto anti-catabolico e pro-anabolico; migliorano i livelli di concentrazione, l’umore e le funzioni cognitive. In seguito all’esercizio fisico il muscolo produce citochine pro-infiammatorie: gli acidi grassi ω3 riducono la produzione di IL-6 ed aumentano le prostaglandine PG-1 e PG-3, con effetto antinfiammatorio.
L’alimentazione dello sportivo deve essere ricca di frutta e di verdure, consumate sia crude che cotte per garantire un adeguato apporto di acqua, sali minerali, vitamine e di fibra alimentare. Per far sì che il nostro organismo prenda tutte le vitamine e i minerali di cui necessita è fondamentale variare la nostra alimentazione e consumare molti alimenti di origine vegetale, variandone la tipologia in base alla stagionalità. Sarebbe bene mangiare frutta e verdura di colori diversi!
L’apporto giornaliero di acqua dovrebbe essere di almeno 1,5-2 litri. È bene poi limitare l’uso del sale da cucina, cercando non superare i 5 g al giorno.
Anche per chi pratica sport valgono quindi le indicazioni del modello della “Dieta Mediterranea”, che da anni la letteratura internazionale ha indicato come quello più adatto per promuovere e conservare un buono stato di salute e di efficienza fisica anche nella popolazione generale. Tali indicazioni possono essere schematizzate con la famosa “Piramide alimentare” o del più recente “PIATTO SANO”, elaborato dalla Harvard School of Public Health.
LE REGOLE DEL PIATTO SANO
Un piatto sano dovrebbe essere composto per metà da frutta e verdura.
- Prediligi prodotti freschi e di stagione, variandone il più possibile i colori;
- Le verdure non rappresentano solo un contorno, ad esempio puoi sgranocchiare della verdura fresca mentre apparecchi la tavola, ti aiuterà a tenere a bada il senso di fame, oppure aggiungerla ai primi piatti e ai secondi per comporre ricette colorate, salutari e sazianti;
- Consuma una o due porzioni di frutta ogni giorno.
Cereali e derivati integrali dovrebbero essere presenti ad ogni pasto.
- Prediligi i cereali in chicco, come orzo, farro, grano saraceno, quinoa, riso integrale;
- Cerca di consumare sia il pane che la pasta integrali;
- Quando acquisti prodotti integrali assicurati che il primo ingrediente della lista sia la farina integrale;
La varietà è fondamentale anche per le fonti di proteine.
- Consuma il pesce, in particolare pesce azzurro, importante fonte di grassi essenziali, 3 volte alla settimana;
- I legumi rappresentano un’ottima fonte proteica ricca di fibra. Uniscili ad una porzione di cereali in freschi piatti unici o in calde zuppe, almeno 3 volte alla settimana;
- Altre fonti proteiche, da consumare ognuna massimo 2 volte alla settimana, possono essere la carne bianca, le uova e i latticini (meglio freschi e magri);
- Limita il consumo di carne rossa (manzo, maiale, agnello) ed evita i salumi e gli insaccati;
Condimento principe: olio extravergine d’oliva.
- Prediligi l’utilizzo dell’olio extravergine a crudo;
- Se utilizzi gli oli di semi, acquista quelli spremuti a freddo;
- Insaporisci i tuoi piatti con spezie ed erbe aromatiche;
Bevi almeno 1,5 litri di acqua al giorno.
Abbiamo quindi visto le regole alimentari generali, che servono per star bene, prevenire le patologie ed avere un buon rendimento sportivo.
Nel prossimo articolo vedremo più nel dettaglio come deve essere organizzata l’alimentazione di chi pratica attività fisica.
Al giorno d’oggi si tende a spostare il concepimento in età sempre più avanzata rispetto al passato. L’età femminile gioca un ruolo importante sulla capacità riproduttiva; sembra che la qualità degli ovociti si riduca particolarmente dopo i 35 anni, quando concepire un bambino diventa sempre più difficile. È necessario quindi mantenere le migliori condizioni di salute possibili per contrastare il diffondersi dell’infertilità.
La funzione riproduttiva va difesa fin dall’adolescenza, ricordando che la fertilità risente in maniera importante dello stile di vita e in particolare dell’alimentazione.
Bisogna tener presente che stili di vita scorretti e cattive abitudini (fumo, alcool) sono particolarmente dannosi per gli ovociti; inoltre è fondamentale evitare, fin dall’infanzia, condizioni di cattiva nutrizione (obesità, sovrappeso, magrezza eccessiva) e la sedentarietà.
Una dieta ben bilanciata ed una regolare attività fisica sono fondamentali per il benessere dell’organismo e risultano ancor più importanti in previsione di una gravidanza, in quanto consentono di evitare, oltre al rischio obesità, tutta una serie di problemi metabolici, sia nell’adulto sia nel nascituro.
Lo sviluppo del sistema riproduttivo fetale risente molto di ciò che accade durante la vita intra-uterina, a cominciare proprio dall’alimentazione. Gli ormoni sessuali che controllano la fertilità sono regolati anche da altri ormoni, tra cui l’insulina, che vengono direttamente influenzati dalla dieta della madre. Quindi, se, per esempio, un feto di sesso femminile è esposto ad una scorretta quantità di ormoni maschili (attenzione alle carni di animali trattati con ormoni) si possono avere ripercussioni negative sullo sviluppo del suo sistema riproduttivo, con problemi che ne possono interessare la fertilità anche in età adulta.
È necessario quindi essere consapevoli che il proprio stile di vita, non solo in gravidanza ma già in fase preconcezionale, influisce in modo importante sull’andamento della gravidanza stessa e sulla salute del futuro bambino.
Fertilità e peso corporeo
Condizioni di sottopeso o sovrappeso influenzano negativamente la fertilità femminile. Sembra che le donne obese presentino un rischio di infertilità tre volte superiore rispetto a quelle normopeso; l’adeguata quantità e la corretta distribuzione del tessuto adiposo sono fattori importanti per garantire una regolarità dei cicli mestruali. In particolare, la presenza eccessiva di grasso a livello addominale sembra creare problemi per la funzionalità riproduttiva della donna determinando alterazioni endocrino-metaboliche, che spesso sfociano in uno stato di insulino-resistenza (ridotta sensibilità all’insulina), interferendo negativamente con la funzionalità ovarica. In questo contesto, emerge da diversi studi che già con una riduzione del peso del 5-10% migliora la fertilità.
Anche le donne sottopeso presentano spesso problemi di fertilità, manifestando amenorrea, dismenorrea e riduzione del numero di ovulazioni. Queste condizioni sembrano essere dovute ad una reazione del sistema endocrino, che interpreta la drastica perdita di peso o lo stato di eccessiva magrezza come una situazione di pericolo, non favorevole ad una eventuale gravidanza, e “si difende” riducendo la possibilità di concepimento.
La dieta pro-gravidanza
Non esiste un alimento completo in grado di fornire all’organismo tutti i macro e micronutrienti di cui necessita, quindi l’alimentazione pro-fertilità deve essere varia, completa ed equilibrata, rispettando le corrette proporzioni tra diversi nutrienti nell’arco della giornata e della settimana.
Una sana alimentazione prevede il consumo frequente di alimenti di origine vegetale (cereali integrali, legumi, frutta e verdura, semi oleosi e frutta secca a guscio), che costituiscono una fonte di carboidrati, fibra, vitamine, minerali e di molti micronutrienti protettivi. Bisogna consumare quotidianamente frutta e verdura, scegliendo soprattutto prodotti locali e di stagione (per il maggior contenuto in vitamine e minerali). Inoltre, poiché ogni frutto e ortaggio possiede una composizione caratteristica, si consiglia di variare nella scelta, prendendo frutta e verdura di diverso colore, in modo da fornire all’organismo tutti i minerali, la vitamine e gli antiossidanti necessari.
Bisogna ricordare, ancora, che il contenuto in vitamine ed altre sostanze antiossidanti si riduce progressivamente nel tempo, anche in base ai metodi di cottura e conservazione; per sfruttare al massimo tutte le proprietà di frutta e verdura non bisogna conservarla per troppo tempo in frigorifero, è preferibile prediligere la verdura e gli ortaggi crudi e, se invece è necessaria la cottura, bisogna scegliere quella al vapore, che limita la perdita di micronutrienti.
È necessario limitare il consumo di grassi saturi, contenuti soprattutto negli alimenti di origine animale e nei prodotti industriali (carni grasse, insaccati, burro, formaggi, lardo, merendine, patatine, snack) e in alcuni oli vegetali (olio di cocco, olio di palma). Si raccomanda di favorire, tra i grassi, quelli insaturi, quali i monoinsaturi (acido oleico), presenti in alte concentrazioni nell’olio extravergine d’oliva, i polinsaturi Omega 6 (uova, olio di mais e di girasole, noci, soia) e soprattutto i polinsaturi Omega 3 (pesce azzurro, semi di lino, noci). Purtroppo l’alimentazione odierna sembra mostrare uno squilibrio fra le quantità di Omega 6 e di Omega 3 assunte, con un apporto eccessivo dei primi e uno troppo carente dei secondi.
In generale, un’alimentazione equilibrata prevede che le calorie totali giornaliere derivino per il 45-60% da carboidrati, principalmente cereali integrali e frutta, per il 20-35% da grassi, principalmente monoinsaturi e acidi grassi essenziali e per il 15-20% da proteine, prediligendo quelle di origine vegetale e il pesce. Da non dimenticare poi l’importanza di un corretto consumo di fibre alimentari ed un’assunzione giornaliera di acqua pari a 2 litri per le donne e a 2,5 litri per gli uomini.
L’alimentazione per il concepimento deve basarsi su carboidrati a basso indice glicemico, ovvero alimenti non raffinati come pasta, riso e pane integrali e prevedere nel menu settimanale cereali diversi quali orzo, farro, quinoa, amaranto, miglio, grano saraceno.
È importante garantire un corretto apporto di proteine, attingendo soprattutto a fonti vegetali (legumi) e pesce. Nella settimana si consiglia di consumare anche uova, latticini e carne bianca, limitando il consumo di carni rosse ed evitando quelle cotte alla brace o trasformate (insaccati, carni in scatola). Il ruolo dei latticini è attualmente molto discusso. Latte e latticini sono, com’è noto, alimenti ricchi di calcio nonché di proteine, vitamine e antiossidanti.
Tuttavia, in caso di problemi di infertilità dovuti a cicli anovulatori sembrerebbe preferibile consumare latticini a normale contenuto di grassi anziché magri (questione da confermare come evidenza scientifica). In base ai risultati ottenuti da alcuni studi su modello animale, l’elevato consumo di latticini magri sembrerebbe aumentare il rischio di infertilità anovulatoria, in quanto avrebbero un maggior contenuto di alfa-lactoalbumina, una proteina con effetti androgenici. Un altro studio ha evidenziato come, in seguito all’assunzione di alte dosi di latticini, soprattutto magri, vi sia un aumento dei livelli di IGF-1, ormone che sembra svolgere un ruolo chiave in patologie che comportano infertilità anovulatoria (come la sindrome dell’ovaio policistico, PCOS). Tra i derivati del latte è preferibile consumare yogurt naturale, per il ruolo positivo svolto dai probiotici a livello intestinale (il microbiota intestinale è fondamentale per la salute della donna e del futuro bambino) e per il minor contenuto in lattosio e di IGF-1.
In base a queste considerazioni, non bisogna demonizzare il latte ma neanche rimanere convinti che la sua assunzione è imprescindibile per garantire la salute dell’osso: ricordiamo che il calcio è presente in buone quantità anche in mandorle, semi di chia, semi di sesamo, cavolo verde, broccoli spinaci, rucola, prezzemolo, spinaci, foglie di rapa, basilico, soia, sgombro e anche nell’acqua!
I problemi di fertilità femminile possono essere legati anche a diete sbilanciate, a contenuto carente di micronutrienti, e soprattutto di vitamine del gruppo B: acido folico (vitamina B9), vitamina B6, vitamina B12. Una carenza di vitamina B6 causa un aumento della concentrazione di omocisteina nel liquido follicolare, influenzando negativamente la qualità ovocitaria ed embrionale. Dunque, una corretta assunzione di vitamina B6 favorisce l’impianto dell’embrione, aumentando le probabilità di concepimento e diminuendo il rischio di aborto. Gli alimenti più ricchi di vitamina B6 sono: lievito di birra, prodotti integrali, legumi, frutta, vegetali verdi, olio di germe di grano, pesce e carne (in particolare pollo).
Tra i micronutrienti sembra in particolare che lo zinco favorisca il concepimento agendo positivamente sulla qualità degli ovociti. Esso è contenuto in soddisfacenti quantità nel pesce, nei frutti di mare, nelle uova, nel latte e nella carne.
Cosa limitare o evitare per favorire il concepimento?
Tra le sostanze che possono agire negativamente sul sistema riproduttivo e sulla fertilità vi sono il fumo, l’alcol e la caffeina.
L’abuso cronico di alcol altera i meccanismi di regolazione neuroendocrina sia tramite l’effetto tossico diretto dell’etanolo sulle ghiandole endocrine, sia tramite le modificazioni della funzione epatica, con uno sbilanciamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio che porta ad amenorrea, cicli anovulatori, deficit della fase luteinica e iperprolattinemia persistente. È ormai dimostrato poi l’effetto gravemente tossico dell’alcol in gravidanza per i danni che arreca al nascituro (sindrome alcolica fetale, malformazioni).
Analogamente, un alto consumo di caffeina (più di 500 mg al giorno, ovvero cinque tazze di caffè) può portare a un ritardo nel concepimento, con un meccanismo che non è stato ancora del tutto chiarito. Tuttavia, il moderato consumo di caffeina (una o due tazze di caffè al dì) non sembra influenzare negativamente la fertilità.
Le regole per la fertilità:
⦁ Mantenersi normopeso e fare attività fisica programmata.
⦁ Seguire il modello della dieta mediterranea.
⦁ Mangiare più pesce e frutta secca a guscio.
⦁ Consumare più alimenti di origine vegetale: frutta, verdura, legumi.
⦁ Consumare cereali preferibilmente integrali e non raffinati, preferendo quelli in chicco.
⦁ Attenzione alla qualità degli alimenti.
⦁ Attenzione alla preparazione e alla conservazione degli alimenti.
⦁ Ridurre il consumo di caffè e zuccheri semplici.
⦁ Evitare alcol e fumo.
Per ulteriori dettagli visita il sito www.carmenbiscaini.it
Come ogni anno in questo periodo, l’arrivo della primavera fa tornare alle nostre menti il pensiero della “prova costume”: il sole inizia a splendere, le temperature iniziano a salire, le feste Pasquali sono passate e si risveglia la necessità di rimettersi in forma. Arrivano i buoni propositi: le palestre iniziano a riempirsi, le strade si affollano di runners e, d'improvviso, tutti si ricordano della dieta! Purtroppo, il comune approccio del “tutto e subito” porta a ridursi a strategie di emergenza, drastiche e sofferenti, che fanno più male che bene.
L’atteggiamento migliore, invece, sarebbe quello di prendersi cura della propria salute e della propria forma fisica quotidianamente, tutto l’anno, senza sforzi eccessivi ed in modo equilibrato, per arrivare alla “prova costume” serenamente e senza troppa fatica! L’errore sta proprio nel fatto che si poltrisce tutto l'inverno, mangiando troppo e male e dopo Pasqua si va nel panico.
Ci vuole equilibrio, moderazione e costanza, nell’alimentazione così come nell’attività fisica. Strapazzarsi di palestra tutti i giorni per 2-3 ore, dopo essere stati sedentari per tutto l’inverno, non servirà a molto: l’overtraining non darà risultati più veloci, anzi, probabilmente porterà ad un rapido abbandono dei buoni propositi. Lo stesso vale per le diete drastiche dell'ultimo minuto, che promettono di far perdere molti Kg in pochi giorni! Spesso si tratta di strategie pubblicitarie, con nessuna validità dal punto di vista scientifico, che al contrario possono causare problemi di salute e rallentamento del metabolismo, con rapida e maggiore riacquisizione del peso perduto (effetto yo yo).
È necessario quindi evitare scorciatoie e tenere chiaro in mente che non è possibile avere il "massimo risultato con il minimo sforzo". Non bisogna però pensare che “tutto è perduto”: non scoraggiatevi! Si è sempre in tempo per adottare delle buone abitudini alimentari ed un sano stile di vita, purché si decida di farlo correttamente, rispettando i tempi e le esigenze del nostro organismo. Prima di ricorrere a rigide diete “fai da te”, all'inutile eliminazione di carboidrati e grassi ed al controproducente salto dei pasti, organizziamo la giornata alimentare in modo da renderla equilibrata sia sotto il punto di vista calorico che dei nutrienti. In questo modo risulterà più facile “stare a dieta” ed avremo risultati più duraturi nel tempo.
Ecco alcuni consigli pratici:
- COLAZIONE. Innanzitutto impariamo a non saltarla, per evitare di arrivare con molta fame a pranzo e quindi mangiare troppo e male. Se siamo abituati a fare colazione al bar con cappuccino e cornetto è il momento di passare a qualcosa di più salutare; un esempio potrebbe essere una spremuta (o un frutto) e due o tre fette biscottate con un velo di marmellata senza zuccheri aggiunti oppure uno yogurt naturale (o greco) con frutta secca a guscio (noci, mandorle, nocciole…) e un frutto;
- PRANZO. Se siamo a casa preferiamo un primo piatto di cereali non raffinati (riso integrale, farro, quinoa, orzo, pasta integrale) con della verdura di stagione, cruda e/o cotta, condito con olio extravergine di oliva, preferibilmente a crudo. Se siamo a lavoro evitiamo pizze, focacce, tramezzini, pasti confezionati o precotti di cui non conosciamo gli ingredienti. Prendiamoci dieci minuti a casa, anche la sera prima, per prepararci un pranzo al sacco come un'insalata con un secondo piatto (petto di pollo o tacchino, legumi, ricotta fresca, tonno, salmone) o saltuariamente un panino integrale con verdura e poco affettato magro;
- SPUNTINI. Ricavarsi una pausa di anche soli 5 minuti per mangiare un frutto o uno yogurt aiuta a non avere troppa fame e ci fornisce le giusta energia per la nostra attività;
- CENA. A differenza del mattino, in cui abbiamo bisogno di più energia per affrontare l'intera giornata, la sera ci attende una fase di riposo, per cui il nostro organismo tende a consumare meno energia; quindi non bisogna appesantirsi a cena ma prediligere piatti leggeri con cotture semplici, evitando condimenti eccessivi ed aggiunte “fuori pasto”. Ricordiamoci infatti il detto "colazione da re, pranzo da principe e cena da povero";
- È fondamentale bere tanta acqua, almeno 1,5 litri al giorno, così da allontanare le tossine, reidratare le cellule e i tessuti, ridurre la ritenzione idrica ed aiutare a sentirsi più sazi;
- Naturalmente a tutto questo va associata una buona dose di attività fisica quotidiana.
Per “depurarsi” più facilmente dagli eccessi delle feste Pasquali è consigliabile, inoltre, introdurre alimenti vegetali di diverso colore, ricchi di fibre, acqua, vitamine, antiossidanti e fitocomposti, utili al benessere del nostro organismo. Ad esempio, si possono consumare spesso i finocchi che aiutano le funzioni intestinali e stimolano la diuresi, contribuendo a diminuire quei fastidiosi gonfiori addominali dati dalla cattiva digestione e dalla ritenzione idrica. Per diminuire l’uso del sale da cucina è buona abitudine usare spezie ed erbe fresche aromatiche, dotate di numerose proprietà benefiche per il nostro organismo, talvolta anche antiinfiammatorie e antitumorali. Le crucifere come broccoli, cavoli e cavolfiori sono ricche di antiossidanti e stimolano la produzione di bile, facilitando il lavoro del fegato, messo a dura prova in questi giorni di “stravizi culinari”.
Ricordiamo infine quali sono gli errori più comuni da non commettere:
- Eccedere con la frutta, specie dopo i pasti, per riuscire a saziarsi meglio;
- Saltare i pasti;
- “Piluccare” in attesa che il pranzo o la cena siano pronti;
- Utilizzare il “pezzetto di formaggio” come aggiunta a pasti già completi;
- Non dosare i condimenti: è bene utilizzare il cucchiaio o meglio il cucchiaino per non eccedere nella quantità di olio;
- Bere quotidianamente bibite gasate, zuccherate ed alcoliche;
- Spizzicare patatine, biscotti, dolcetti e cioccolatini ogni sera mentre ci si rilassa davanti alla TV.
Buona primavera a tutti!
Sono una Biologa Nutrizionista aquilana che, dopo la Laurea in Scienze Biologiche, si è trasferita all’estero per un training di 6 mesi, nei laboratori della facoltà di Farmacia dell’Università di Barcellona. Il legame con la mia città mi ha portato a rifiutare la proposta di fare il dottorato in Spagna così che a marzo 2009, proprio un mese prima della notte che ha segnato per sempre la nostra vita e la nostra città, sono tornata a L’Aquila, decisa a seguire la passione per il settore della Nutrizione.
Ho acquisito una formazione specifica nel campo, conseguendo un Master Universitario di II livello in Nutrizione, frequentando la Scuola di Formazione in Nutrizione Clinica presso l’università UNICUSANO di Roma e specializzandomi in Biochimica clinica all'Università dell'Aquila.
La passione per il mio lavoro, unita alla necessità di aggiornarmi continuamente data la continua evoluzione della ricerca scientifica, mi porta a seguire spesso corsi di formazione e convegni riguardanti la tematica della Nutrizione.
Lo scopo della mia attività è quello di contribuire a raggiungere uno stato di “benessere” della persona, promuovendo un’alimentazione sana, naturale, stagionale e soprattutto gratificante: il cibo non dev’essere un estenuante compromesso tra senso di colpa ed piacere. Il principale obiettivo del Percorso Nutrizionale che propongo ai miei pazienti è di fornire innanzitutto una educazione alimentare: bastano a volte pochi consigli per riequilibrare le abitudini alimentari.
Ormai è provato da evidenze scientifiche che il nostro stile di vita ed il modo in cui ci alimentiamo sono condizioni imprescindibili per vivere bene, a lungo ed in salute. Tuttavia, troppo frequentemente si perdono di vista le sane abitudini e la nostra alimentazione viene influenzata da false credenze, conflittualità emotiva e condizionamenti sociali.
La ricerca dell’agognato “peso forma” affligge e condiziona sempre più persone, la cui speranza di dimagrire rimane spesso ingabbiata in una strada senza uscita, caratterizzata da diversi tentativi, spesso anche dannosi oltre che infruttuosi, di diete che danno risultati parziali e temporanei. Una causa comune di tali fallimenti risiede nel fatto che ci si affida a diete avventate, fai da te o dettate dal “passaparola”, che non considerano la naturale fisiologia del percorso di dimagrimento, né le personali condizioni fisio-patologiche.
Si è ancora troppo legati al concetto delle “calorie” o alla paura dei “grassi”; siamo condizionati da quello che ci propina la pubblicità e da ciò che leggiamo su fonti non autorevoli (blog, social, riviste non scientifiche, ecc.); ci confrontiamo con i corpi statuari dei media, palesemente ritoccati a computer o sottoposti a interventi di chirurgia estetica; confondiamo troppo spesso la fame con la golosità e troppo frequentemente mangiamo per enfatizzare o sminuire le nostre emozioni. Numerose evidenze scientifiche dimostrano, infatti, che alcuni alimenti, specie se dolci, grassi o salati (alimenti molto “appetibili”), possano avere un ruolo psicoattivo scatenando la ricerca del godimento edonistico.
L’alimento così può divenire consolatorio, mitigatore di ansia, compensativo di frustrazioni e solitudine e su questo bisogna fare molta attenzione. Si comincia ad ipotizzare che una sorta di dipendenza da cibo sia possibile ma la ricerca scientifica ha ancora molto da lavorare.
Il proliferare di cibi raffinati, ricchi di zuccheri semplici, carichi di grassi saturi e addizionati di esaltatori di sapidità porta facilmente ad un comportamento alimentare guidato solo dalla ricerca della soddisfazione del “piacere”, meccanismo sul quale si basa gran parte della logica commerciale: gli alimenti risultano più appetibili ma meno sazianti ed in questo modo si è indotti a consumarne di più, quindi si mangia troppo e risulta più difficile smettere.
Come si può dunque gestire in modo equilibrato la propensione verso il piacere del cibo e fare in modo che non torni indietro con il boomerang dell’obesità e la sua sequela di problematiche per la salute? Innanzitutto è fondamentale capire che piuttosto che limitarsi alla ricerca della “dieta perfetta”, bisognerebbe usare la “testa”, ragionando su come mangiare “correttamente” e adottando uno stile di vita attivo: ricordiamoci che non siamo geneticamente programmati per la sedentarietà!
Se da soli non si è in grado di migliorare le proprie abitudini e correggere gli errori alimentari è bene affidarsi a professionisti qualificati e competenti, in grado di fornire consigli dietetici personalizzati, costruiti in base alle caratteristiche specifiche del paziente (età, patologie accertate, abitudini di vita, rapporto con il cibo, sport praticato, ecc.).
È bene sottolineare, inoltre, che per mantenere il peso raggiunto bisogna far proprio il nuovo stile alimentare e di vita, evitando di ritornare alle vecchie ed errate abitudini. Una sana alimentazione non serve solo a nutrire il corpo ma può essere anche molto gradevole per i “sensi” e conciliarsi con le varie occasioni di socialità e convivialità.
Infine, ricordiamoci che non fa male concedersi saltuariamente e con moderazione qualche “strappo alla regola”. Non abbiate sensi di colpa se una volta a settimana si cede ad una tentazione.
L’importante è avere una sana quotidianità!
Dott.ssa Carmen Biscaini, Biologa Nutrizionista, Specialista in Biochimica Clinica