Giovedì, 17 Novembre 2016 17:25

Tutto sul super derby L'Aquila-Avezzano. Morgia: "Derby succo vero del calcio"

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Quando a queste latitudini pronunci "L'Aquila" e poi subito dopo "Avezzano", è già successo qualcosa, come un brivido sulla pelle. E' la rivalità del derby.

Intanto però sono passati 20anni dall'ultimo scontro calcistico (escludendo la sfida di agosto in Coppa Italia subito dopo il terremoto di Amatrice) con le due società protagoniste di alterne vicende: il fallimento dei rossoblù del 94', poi quello dell'Avezzano (vedi approfondimento storico in coda) e, arrivando a tempi più recenti, L'Aquila di Pagliari che addirittura si gioca la B con i marsicani dispersi nelle categorie più basse del calcio regionale.

Poi le ultime vicissitudini rossoblù e la clamorosa retrocessione mentre i biancoverdi risalgono nell'interegionale. La tombola dei gironi le accoppia: "L'Aquila e Avezzano".

Negli ultimi anni "il derby" per gli aquilani era diventato quello col Teramo. In precedenza, nella prima metà degli anni zero, non si scordano quelli col Pescara, il vero derby d'Abruzzo o meglio degli Abruzzi, quello che gli aquilani non si stancherebbero mai di giocare.

Però il derby con l'Avezzano ha un fascino tutto suo: è quello del vero campanile, quello con cui sei cresciuto fin da bambino. Una rivalità enorme, forse ineguagliabile.

Per i tifosi marsicani la partita della vita, per gli aquilani una partita che non si può perdere, in tutti i sensi.

E la squadra del capoluogo è in forma. Il gruppo sta bene, c'è entusiasmo e positività in tutto l'ambiente, come se la barriere tra squadra e città fossero cadute insieme a quelle nel nuovo stadio.

Ora quando L'Aquila segna non c'è n'è: l'esultanza e la gioia dei tifosi sono quelle dell'anno di Pagliari, anche se siamo in Cnd. Una categoria in cui L'Aquila spaventa, sopratutto ora che si inizia a portare dietro quelle 400persone a trasferta (sardegna esclusa), quasi come negli anni 90'.

Tutta la squadra vive insieme a Camarda, contenta di trovarsi in un luogo 'incantato' sotto il Gran Sasso. Non è stato sempre così negli anni passati.
D'altronde il ritiro è stato fatto a Campo felice con i giocatori che - senza mai lamentarsi - hanno anche tolto gli escrementi lasciati dai cavalli dal campo.

Al comando della ciurma la figura sciamanica di Mister Massimo Morgia a cui piace avere nella sua barca tanti giocatori volenterosi che remano nella stessa direzione. L'ha riempita infatti di juniores che si allenano con la prima squadra e, il Gran Sasso d'Italia - Italo Acconcia , il pomeriggio, con l'aria pungente e il sole che scalda, si riempie di uno spirito positivo simile a quello che chi è cresciuto per strada col calcio conosce. Questa è la magia che sta tentando anche qui, a L'Aquila, Morgia.

"Io sto cercando di riportare il calcio che mi apparteneva da ragazzino - afferma al microfono di NewsTown l'allenatore rossoblù - quello in cui i derby erano una cosa fondamentale, soprattutto in Italia dove in ogni regione ci sono rivalità cittadine ed extra cittadine, per anni il succo vero del calcio. Cominciavano 20giorni prima ovunque, per esempio a Roma, quando ero ragazzino, per Roma-Lazio. Poi con il calcio business questa cosa è un po' diminuita soprattutto con l'aumento della violenza e certi derby sono stati addirittura proibiti, ma questa è una sconfitta del calcio. Invece il derby deve ritornare a essere una cosa che va oltre... io lo interpreto così: una partita che non è una partita normale. Personalmente ne ho fatti tanti: Nocerina-Salernitana, Livorno-Lucchese, Lucchese-Pisa da giocatore. D'allenatore Palermo-Catania, Livorno-Pisa... spero che i ragazzi interpretino questa partita con l'entusiasmo che sicuramente ci sarà fuori dal campo e non con la paura ed il timore. Sarà una grande giornata di sport che non deve degenerare in altro. Noi in campo saremo super carichi agonistici e cattivi, sempre nel rispetto delle leggi dello sport e spero che questo avvenga anche sugli spalti".

Spalti che saranno gremiti, almeno per quello che sarà possibile per legge. L'Aquila si trova infatti nell'inedita (quanto paradossale) situazione di caccia al biglietto per la capienza ancora ridotta del nuovo stadio. Per questo motivo, dopo la richiesta del Supporters' Trust, la società rossoblù ha ufficilizzato un ulteriore aumento della capienza della curva da 1000 a 1200 posti. Altri 1500 spettatori saranno in Tribuna, 350 nel settore ospiti. In tutto più di 3mila persone con il lato distinti ancora inagibile. Resta inoltre la questione delle questioni: l'onerosa gestione di un nuovo stadio e l'accordo per ora ancora irraggiungibile tra società e Comune.

"Si deve fare di più" è il Morgia pensiero che anche in prima persona sta cercando, insieme alla società, di dialogare con l'amministrazione comunale per un utilizzo più ampio ed efficente del Gran Sasso - Acconcia . "Stiamo aspettando che si firmi questa benedetta convenzione in modo che lo stadio diventi effettivamente casa nostra. E per casa si intende tutto: raggruppare tutte le squadre giovanili e farle stare costantemente con noi".
Per Morgia, ad esempio, sarebbe fondamentale che la parte dietro la curva nord ospite diventi effettivamente un altro campo per l'allenamento, come nel progetto iniziale dello stadio del rugby, e non un mega parcheggio come propenderebbe la Questura per questioni di sicurezza.

Perché il lavoro che Morgia sta facendo quest'anno intorno al nuovo stadio già si vede. Un esempio? La valorizzazione dei giovani. "I giovani stanno facendo bene - conferma il Mister - devo ringraziare chi me li ha fatti trovare. Questo è il grande lavoro che hanno fatto l'anno scorso Ianni e Rossi. Bravo anche Battisti ad individuare tutto il resto".

Contro l'Avezzano mancherà una pedina fondamentale per L'Aquila, Minincleri: "Minincleri è un giocatore che per il suo passato è quello che conosce meglio quello che io voglio, è il terzo anno che gioca con me come in parte anche Russo. E' un giocatore atipico che può ricoprire diversi ruoli e può trasformarsi nella stessa partita da centrocampista a punta. Però queste sono caratteristiche che ha solo lui e senza dobbiamo rivedere qualche cosa".
Di certo Morgia, senza Minincleri, schiererà il 3-4-3 con Russo, Valenti e Ganci davanti.
Il resto sarà un altro pezzo di storia da scrivere in uno stadio nuovo e in un pomeriggio tutto sport e passione. 

Sotto l'approfondimento storico di Matteo Massacesi, curatore per Newstown del blog "Ju fotteballa - storie di sport aquilano"

Avezzano, ancora tu?
a cura di Matteo Massacesi

Sono oltre 60 le sfide ufficiali tra i rossoblù ed i rivali marsicani, la maggior parte delle quali addensate negli anni Settanta ed Ottanta e disputate per lo più nel massimo campionato dilettantistico.

La prima squadra avezzanese si costituisce nel 1919 – nel periodo successivo al disastroso terremoto della Marsica – rimanendo, tuttavia, sempre confinata all'ambito amatoriale. All'inizio degli anni Trenta, contemporaneamente al decollo del progetto sportivo dell'A.S. L'Aquila, viene fondata la S.S. Marsica che poi diventa S.S. Avezzano e, nel 1938, torna all'emblematico nome di Forza e Coraggio già utilizzato vent'anni prima.

È con questa denominazione che i biancoverdi affrontano per la prima volta i cugini aquilani in una partita della leggendaria Coppa dell'Italia Centrale, competizione da cui i rossoblù usciranno sconfitti solo nella finalissima con l'Anconitana. I due club si incontrano nel primo turno eliminatorio ma la differenza d'organico è talmente evidente che, l'8 dicembre 1938, L'Aquila si impone con un perentorio 10-1. La vendetta dei biancoverdi arriva nel torneo di guerra abruzzese del 1945 quando – contro ogni pronostico – i "lupi" battono per la prima volta una selezione aquilana e si piazzano davanti a loro in classifica, meritando così anche l'ammissione al successivo campionato di Serie C.

tabellino 3 0

Dopo alcune combattutissime sfide nel dopoguerra, è negli anni Settanta – quando, alla retrocessione dell'Aquila dalla Serie C, corrisponde nella stagione successiva, il ripescaggio dell'Avezzano in Serie D – che nascono i primi germogli d'una rivalità mai sopita. Per i successivi due decenni, in più d'una occasione, i due club si contendono la promozione (in alcune, come nella Serie C2 1981-82, perfino la salvezza) ed ogni volta il derby richiama allo stadio il pubblico delle grandi occasioni. Tanti anche gli aneddoti e le curiosità legate alla partita, come ad esempio un insperato pareggio raccolto ad Avezzano negli anni Ottanta dai ragazzi dell'Under 18 aquilana dopo un ammutinamento della prima squadra. Ricordato con piacere dagli sportivi aquilani anche il mazzo di fiori deposto al Fattori nel 1991 dall'allora capitano marsicano Enrico Maniero, in ricordo della tragedia di Sulmona del 1979; il mediano ex Napoli – caso probabilmente più unico che raro nella storia dei derby italiani – sarà poi capitano dei rossoblù l'anno successivo, nella stagione conclusasi con lo sfortunato spareggio contro il Gualdo Tadino.

L'ultimo derby in campionato – uno scialbo 0-0 al Tommaso Fattori – si gioca il 5 giugno 1994, pochi giorni dell'assurdo fallimento della società rossoblù. I due club sembrano in procinto di rincontrarsi anche nel 1998, all'indomani della promozione rossoblù nella Serie C2 dove militano i cugini, ma un nuovo fallimento (questa volta della società biancoverde) rende tutto nullo; tra le file marsicane è presente anche un giovane Stefano Bellè che, due anni dopo, sarà protagonista della scalata aquilana alla Serie C1.

Promozioni, retrocessioni e nuovi fallimenti si avvicendano per oltre 22 anni fino alla gara del 28 agosto 2016 valevole per la Coppa Italia Serie D e vinta dai biancoverdi tra le mura amiche. A tre mesi di distanza, il derby torna ora all'Aquila in una cornice tutta nuova – quella dello stadio Gran Sasso d'Italia "Italo Acconcia" – ma con la stessa febbrile attesa di sempre.

 

 

 

Ultima modifica il Venerdì, 18 Novembre 2016 00:36

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