Game over.
L'Aquila Calcio 1927 non si è iscritta al prossimo campionato di serie D e, dunque, ripartirà da zero: a quanto si apprende potrebbe ritrovarsi in prima categoria, nelle 'mani' dell'imprenditore Penzi.
Oggi era il termine ultimo per la presentazione della documentazione relativa ai requisiti mancanti come richiesti dalla Lega nazionale Dilettanti per formalizzare l'iscrizione, e cioé la prova del pagamento dei lodi e il deposito dell'assegno circolare delle somme dovute. Tuttavia, ieri sera la situazione è precipitata con un durissimo botta e risposta tra il presidente del Cda de L'Aquila Calcio 1927, Gianluca Ius, e l'assessore comunale allo sport, Alessandro Piccinini.
Con una nota audio inviata alla redazione di Rete 8, Piccinini aveva rotto gli indugi nel tardo pomeriggio: "A meno di 24 ora dalla scadenza per il ricorso, la situazione è sconfortante. Da parte dell’amministrazione non resta che staccare la spina. Non c’è programmazione per la stagione e se ci sono difficoltà insormontabili per questo primo step immagino cosa potrebbe accadere alle prime scadenze. Chi si era accreditato per salvare L’Aquila ha dimostrato di non avere risorse e neanche un progetto. La città ha mostrato disinteresse. L’amministrazione chiamerà la Figc e ripartiremo da capo. Saranno anni duri ma proviamo a programmare".
Pronta la replica di Ius, che ha pubblicato un video su facebook. "L’aver bruciato la scadenza per il perfezionamento dell’iscrizione alla serie D è stata una mossa molto scorretta e ovviamente tesa a seminare il discredito sulla mia persona e sul mio progetto, fino a pochi giorni fa caldeggiato, senza riserve, dall’assessore Piccinini", l'affondo dell'avvocato romano. "Apprendo inoltre, con sorpresa e sconcerto, che l’Amministrazione, in questo tempo, avrebbe condotto trattative parallele con altri soggetti, che anziché essere accompagnati a sedersi al mio tavolo per il bene della squadra, e quindi dei tifosi, sono stati interpellati al fine di perseguire un progetto diverso dal mio, con altra società. Comprendo anche che l’Amministrazione abbia inteso rispondere alle rimostranze e ai richiami dei RBE, dando un segno di intransigenza che a questo momento, però, sa di boicottaggio. Ancora oggi (ieri, ndr), con il mio staff, abbiamo lavorato alacremente e senza sosta, fino a raggiungere finalmente gli accordi con tutti i tesserati titolari di crediti da vertenze. Tutto inutile il nostro lavoro, una parte della città con il novello appoggio della politica ha in mente altro, un altro molto lontano da me".
Poco dopo, la risposta di Piccinini. "Non ho portato avanti nessuna trattativa parallela; quando ho temuto che il progetto non potesse avere le gambe per camminare, ho mantenuto dei contatti per essere pronti nel caso fosse servito per ripartire da zero. Ma ho sperato fino all’ultimo che potesse nascere questo progetto e si potesse restare in D. Quindi non c’è stato nulla di sleale da parte mia. Ius racconta una favoletta a cui è rimasto solo lui a credere. È vero che sono andato illo tempore a cercarlo, come ho cercato Candeloro o Sebastiani e gli imprenditori aquilani ma senza successo. Il problema è che Ius diventa sempre meno credibile così come il suo progetto. Sinceramente non mi interessa più nulla di Ius, mi interessa molto dell’Aquila calcio. Bisogna ripartire nel miglior modo possibile, mi dispiace aver perso così tanto tempo dietro queste situazioni. Spero da oggi di dovermi occupare solamente di progetto per ricostruire tutto".
E così, si è consumato l'ennesimo tradimento ai tifosi rossoblu, costretti ad assistere al terzo fallimento in meno di vent'anni. Che il progetto di Ius fosse poco chiaro, per usare un eufemismo, era abbastanza evidente. Persino l'arrivo in città di Bruno Conti, con la solita passerella politica, è parso un irritante diversivo. Le responsabilità sono diffuse, ovviamente: oltre Ius, triste parentesi di un paio di mesi in una vicenda che si trascinava da troppo tempo, resta l'atteggiamento incommentabile tenuto in questi mesi della vecchia proprietà, resta il comportamento poco chiaro di alcuni imprenditori aquilani che sembravano pronti, all'ultimo minuto, a salvare la squadra salvo poi fare un passo indietro, resta il tentativo, pure comprensibile, della politica cittadina di trovare una soluzione, inseguendo, però, un progetto che non aveva le gambe per andare avanti.
Dunque, L'Aquila si ritrova con una squadra di calcio che ripartirà da zero.
Durissima la reazione dei Red Blue Eagles che, poco fa, hanno issato uno striscione alla rotonda di Piazza d'Armi: "Soci, dirigenti vecchi e nuovi, politici, imprenditori, sciacalli, Ius, giornalisti, comunicatori, collaboratori, tifosi leccaculo: v...culo a tutti quanti".
"A seguito dell’ennesimo fallimento nell’arco degli ultimi 24 anni e della mancata iscrizione al prossimo campionato di Serie D, chiediamo di ripartire con dignità, con una nuova matricola e con il nostro nome, L’Aquila", hanno chiesto con una nota i RBE. "Non vogliamo prendere (anche qualora ce ne fosse la possibilità) nessun titolo sportivo a nessuna squadra del comune e del comprensorio aquilano (San Gregorio o Amiternina), anche se questo significherà rinunciare a categorie superiori. Gli inetti politici cerchino di rimediare in minima parte ai propri errori, cercando di far iscrivere L’Aquila calcio 1927 in promozione, evitando che la nostra storia sia ulteriormente infangata e calpestata".
Più volte "abbiamo indicato loro la strada da seguire - l'affondo dei tifosi rossoblu - per poter ripartire almeno dalla suddetta categoria non ricevendo però mai ascolto. Per questo, se si dovesse ripartire da una categoria inferiore alla promozione, chiediamo a gran voce le dimissioni dell’assessore allo sport Alessandro Piccinini. Non dimentichiamo però come anche il vice sindaco Guido Liris abbia avuto una parte attiva in negativo in questa vicenda. In ultimo ma non per importanza, è nostra volontà donare ad un’associazione terza il nuovo logo che dovrà essere dato in comodato d’uso alle varie società che si susseguiranno nel corso degli anni. Faremo in modo cosi che non accada ciò che è successo in passato, slegando di fatto i futuri debiti sportivi dal logo che rappresenterà da qui e per sempre L’Aquila calcio 1927. Continueremo a seguire la nostra squadra in ogni dove perché l’amore per la nostra maglia e la nostra città non conosce categoria. Non ci scorderemo mai di tutte quelle persone che sono state artefici o complici di questo ennesimo fallimento… L’Aquila quella vera e senza doppi fini, siamo noi".
Di Benedetto: "La storia dell'ultimo anno è stato un voler credere nelle favole"
"Oggi ci attestiamo come l'eccezione che conferma la regola: l'Avellino, l'Udinese, il Perugia, dopo i terremoti che hanno scosso le rispettive terre, approdarono in serie A; L'Aquila calcio invece ricomincerà dai campionati più bassi, confermando, al paragone, solo la mancanza di una visione di marketing territoriale. Uno scenario davvero preoccupante se pensiamo alla città - cantiere più grande d'Europa e allo stadio, l'Italo Acconcia, pronto per ospitare incontri di ben altro livello".
Così il consigliere comunale del Passo Possibile, Americo Di Benedetto. "Dalle tachicardiche trattative di agosto scorso con il gruppo imprenditoriale Fioravanti, poi naufragate, all'istituzione del comitato dei garanti (formula usata, senza alcun successo, anche nella situazione dell'Aquila Rugby), dalle foto sorridenti allo stadio, Piccinini, Liris, Ius e Conti, alle interlocuzioni, poi smentite dallo stesso interessato,con l'imprenditore Iannini, fino all'ultimo video messaggio al vetriolo di Ius: la storia dell'Aquila Calcio di questo ultimo anno è stata, a dispetto di quanto dichiarato dall'assessore Piccinini, solo un voler credere nelle favole. Le iniezioni di ottimismo sicuramente fanno bene all'umore di tifosi e giocatori, ma come si spiega alla città che si è passati da un possibile rilancio della squadra ad un azzeramento della stessa? Non di certo con il tardivo richiamo paternalistico alla realtà dell'assessore allo Sport e non di certo senza una adeguata relazione in Consiglio Comunale sugli ultimi accadimenti: sono vere le voci di una cordata parallela alle trattative con Ius? Quanto è stato tentato da questa amministrazione per salvare L'Aquila Calcio?".
Allo stato attuale i consiglieri comunali devono accontentarsi solo delle dichiarazioni dei diretti interessati a mezzo stampa e di deplorevoli accuse reciproche. "Di certo è mancata, come in tutti gli altri settori comunali, una pianificazione e dunque una strategia sul futuro della squadra, dello sport e, non ultimi, dei tifosi che non hanno mai smesso di coltivare la speranza di vedere militare L'Aquila Calcio in categorie più adeguate ad un capoluogo di regione. Se si dovesse accertare che l'amministrazione comunale abbia tenuto un comportamento ambiguo e dannoso nella vicenda, intrattenendo trattative parallele con diversi soggetti e comportando il fallimento della squadra, l'assessore Piccinini dovrebbe dimettersi all'istante, riconoscendo alla città un anno di errori".
Piccinini a Di Benedetto: "Alcuni dei soci tra i primi sostenitori della sua campagna elettorale"
"Mi stupisce l'improvviso interessamento da parte del consigliere Di Benedetto sulla vicenda dell'Aquila Calcio. Dopo mesi di assordante silenzio da parte sua e dei suoi ex compagni di coalizione sulla difficoltà di trovare nuovi acquirenti ad una società indebitata fino al collo (oltre €.2.500.000,00), sui mancati pagamenti degli stipendi ai giocatori da parte dei soci proprietari della squadra e, in generale, della drammatiche condizioni vissute dalla squadra (nella sua interezza) per tutto il corso del campionato scorso, con un comunicato stampa fuori luogo e dai lancia accuse incomprensibili nei miei confronti".
Lo scrive l'assessore allo sport, Alessandro Piccinini, replicando a Di Benedetto che ha accusato l'amministrazione di non aver messo a punto una pianificazione e dunque una strategia sul futuro della squadra. "Visto che alcuni dei soci di maggioranza del sodalizio rossoblu sono stati tra i primi sostenitori e finanziatori della sua campagna elettorale -scrive Piccinini- il consigliere Di Benedetto avrebbe potuto intervenire, se avesse voluto, e collaborare per individudare nuovi acquirenti disposti a rilevare le quote societarie".
"Ricordo, infine, che non è compito della politica intavolare trattative con soggetti privati ma, soltanto, quella di farsi mediatrice tra le parti o favorirne l'incontro. Nonostante la complessa situazione debitoria dell'Aquila calcio questa amministrazione ha fatto quanto era nelle sue possibilità per trovare una soluzione che consentisse di non perdere la categoria".
"Quanto alle accuse su una presunta 'trattativa parallela' condotta dal sottoscritto, infine, è evidente come Di Benedetto non abbia compreso cosa stesse accadendo: come spiegato già in precedenti comunicati nelle ultime fasi precedenti all'iscrizione -conclude Piccinini- nel momento in cui mi sono reso conto che non c'erano più le basi per il progetto sportivo di Ius, essendo ormai compressa la permanenza in serie D, nell'ottica di una rifondazione della realtà calcistica cittadina ho anticipatamente perso contatti con forze imprenditoriali disposte, sin da subito, a intraprendere questo percorso".
Di Benedetto: "Reiterata mancanza di spiegazioni su quanto accaduto"
"Rilevo nei contenuti alla nota dell'assessore Piccinini solo una reiterata mancanza di spiegazioni concrete su quanto accaduto all'Aquila calcio che mi costringe a portare io stesso la questione in Consiglio Comunale per gli approfondimenti dovuti all'assise e dunque alla città. La campagna elettorale è finita un anno fa, i cittadini aquilani hanno scelto un progetto di amministrazione differente da quello che noi proponevamo. Un progetto che comprendesse all'interno le soluzioni a tutti i problemi della città, tra cui anche quello relativo al rilancio dell'Aquila calcio. La collaborazione che sembra stia chiedendo adesso l'assessore, patisce tempi e modalità sbagliati, considerata la sua decisione di procedere in autonomia fino al fallimento della società, con il rischio, ancora reale, di non vederla iscritta neanche in promozione".
Così Americo Di Benedetto, nella polemica a distanza con l'assessore Alessandro Piccinini sul destino dell'Aquila calcio. "Se, come lo stesso Piccinini ricorda, il solo compito della politica è quello di farsi mediatrice tra le parti e favorirne l'incontro, non posso non evidenziare che questo compito sia stato disatteso nei risultati tanto da convincermi a reiterare la mia richiesta di dimissioni. Nello sport e nel calcio in particolare modo, le strategie vanno pianificate per tempo per promuovere un marketing territoriale di cui la città ha un assoluto bisogno. E questo tempo mal collima sia con i dodici mesi a disposizione avuti da questa amministrazione che con le interlocuzioni favorite. Viene da chiedersi qual è stato il momento in cui l'Assessore sia venuto a conoscenza dell'inaffidabilità del progetto di Ius: quando faceva le foto insieme al vicesindaco Liris e Bruno Conti in giro per la città o dopo aver parlato con gli imprenditori cittadini? Credo che l'ambiguità tenuta prima con Ius e poi con gli imprenditori locali, sia l'esempio di come su L'Aquila calcio non ci sia stata la comprensione e la volontà reale di entrare nel merito del problema".
La verità che emerge oggi in tutta la sua drammaticità - l'affondo di Di Benedetto - "è come nel cantiere più grande d'Europa non ci siano fondi per contribuire ad assicurare ad un capoluogo di regione una squadra che militi in una categoria degna del suo nome. La città è spettatrice non solo del fallimento della squadra di calcio, ma del fallimento di una compagine politica che non è stata in grado di fare rete intorno ad una eccellenza sportiva come ci testimonia la storia dell'Aquila calcio".