Storica impresa della nazionale di rugby femminile.
Battendo 31-12 la Francia nell'ultima giornata del 6 Nazioni, le azzurre si sono classificate seconde, dietro l'Inghilterra.
E' il piazzamento più alto ottenuto da una selezione italiana nella competizione, una delle più antiche e prestigiose nella palla ovale.
La partita si è giocata sabato 16 marzo a Padova, davanti a 3500 spettatori.
Tre vittorie (Scozia, Irlanda e appunto Francia), un pari (Galles) e una sola sconfitta in Inghilterra. Questo il ruolino di marcia dell'Italia. A guidare la squadra in questa fantastica cavalcata è stato un allenatore aquilano, Andrea Di Giandomenico, che proprio contro la Francia ha festeggiato la sua cinquantesima presenza sulla panchina della nazionale.
Tutto ciò accade proprio mentre l'altra nazionale, quella maschile, ha ottenuto, sempre contro la Francia, il 22° k.o. consecutivo nel 6 Nazioni, raggiungendo forse il punto più basso da quando è stata ammessa nel torneo (nel lontano 2000).
"Questi risultati sono merito del lavoro delle ragazze, che hanno carattere e meritano attenzione" Andrea Di Giandomenico "Andiamoci piano però con i paragoni. Capisco che si facciano, ma con i ragazzi non c’è rivalità e i contesti sono molto diversi. Da noi il professionismo, esasperato in campo maschile, non esiste".
In Italia le donne che giocano a rugby sono poco meno di 8mila. Il professionismo, nel nostro Paese, non esiste. L'unica nazione europea dove ci sono giocatrici di professione è l'Inghilterra, che infatti ha vinto il torneo.
In Italia chi gioca lo fa per passione, per una diaria di 60 euro e facendo acrobazie per conciliare sport e lavoro.
La capitana azzurra, Manuela Furlan, fa l’operaia, carica i treni merci con il muletto; Michela Sillari, di Parma, è ingegnere e gioca centro; ci sono studentesse, impiegate.
"In dieci anni è cambiato tutto" spiega la Furlan "Una volta se dicevi gioco a rugby ti guardavano come fossi una passa. Adesso ti dicono: che bello".