Di Eleonora Fagnani e Silvia Santucci - Sentiamo troppo spesso parlare di "fuga di cervelli" dall'Italia verso altre realtà europee ma non si discute a sufficienza di cosa spinga i giovani ad abbandonare il Bel Paese. Cerchiamo di andare più a fondo.
Quanto ti aspetti di guadagnare nel tuo primo lavoro dopo la laurea?
Secondo il Global Cost of talent Index 2013 dell'Istituto Universum, il confronto tra le previsioni di retribuzione di 430mila studenti in 24 paesi lascia la nostra nazione con l'acqua alla gola.
Gli stipendi più alti del mondo si aspettano in Svizzera. Qui la previsione di stipendio dei neolaureati viaggia sui 7.062 dollari Usa, l'equivalente di 5.134 euro lordi: quasi il triplo dell'Italia. A dare man forte alle aspettative dei ragazzi ci sono dati ben precisi: un tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni che in Italia è più del doppio (il 16,2% contro il 7,7%). Per le studentesse la situazione è però differente: lo studio Universum testimonia che, come in molti altri Paesi, qui le donne si aspettano di guadagnare 986 dollari in meno degli uomini.
In Norvegia ci aggiriamo sui 4.800 euro al mese. Segue la Danimarca con 3.800 euro. Va però considerato l'alto costo della vita, sopra la media europea, e le tasse ordinarie.
Nell'indice Universum segna il quarto posto l'Australia con uno stipendio che non scende sotto i 3.400 euro ma, in realtà l'oscillamento di compenso tra una professione e l'altra può essere notevole: da 48.142 dollari australiani all'anno per un designer grafico (circa 31.650 euro) a 80.540 dollari australiani per gli operation manager (quasi 53mila euro).
Abbiamo poi la Germania con uno stipendio atteso medio di 3.200 auro, anche se i tedeschi, come gli svizzeri, "cadono" sulla parità di retribuzione tra uomini e donne: lo scarto è più di 525 euro. Segue la Svezia con 3.150 euro con una media di ore lavorate pari a 1.664 all'anno contro una media Ocse di 1.776. Solo al settimo posto si colloca, semper secondo lo studio Universum, il sogno americano con una prospettiva di 4.336 dollari (circa 3.150 euro).
E' pur vero che per chi ha appena ottenuto una laurea presso l'élite mondiale in ambito accademico (Yale, Stanford e Mit) può ambire anche a stipendi più alti ma è ormai nota la disparità sociale nell'accedere all'istruzione negli States. La stima di più di tremila euro lordi tocca al Canada, che vanta anche vivibilità e opportunità di business. Gli studenti della vicina Francia pensano che il guadagno potrà essere di circa 2.886 euro ma, come negli Usa, chi si affida all'istruzione pubblica ha meno possibilità di assunzioni presso il privato e il pubblico.
Agli ultimi posti della top ten si aggirano il Regno Unito, molto ambito dagli studenti italiani, con 2.680 euro e la Finlandia con circa 2.745 euro. Quest'ultima offre rette gratis o low-cost, in modo da attirare i talenti internazionali.
Ma arriviamo adesso all'Italia. Il nostro Paese si colloca al 18° posto, dopo Paesi come Austria, Giappone e Spagna. Qui gli studenti pensano che arriveranno a guadagnare circa 1.500 euro lordi. Saranno giusti i pronostici? Ebbene sì. Il dislivello tra la retribuzione italiana e francese, tedesca o americana vola oltre i 10mila euro.
La fuga dei talenti italiani e la mancanza di quelli stranieri
Se il lavoro è poco e malpagato, a demotivare ulteriormente i nostri giovani neo laureati sono le scarse prospettive di fare carriera in Italia.
Se le aziende nostrane puntano poco sui giovani con poca esperienza nel mondo del lavoro - quasi sempre ai neolaureati sono riservati mansioni marginali che non garantiscono il posto fisso - all'estero la carriera è assicurata.
Se il confronto con l'estero, a livello di retribuzione e prospettiva di carriera è impietoso per l'Italia, quali sono i risultati? Ogni anno cinquemila laureati lasciano il nostro paese, con un lavoro già assicurato nelle imprese americane, inglesi tedesche o cinesi.
Si tratta di ingegneri, economisti, ma anche neolaureati in materie umanistiche e politico-sociali, tutti specializzati, usciti dalle nostre università con il massimo dei voti e nei tempi giusti, che vanno a mettere a frutto le loro conoscenze altrove, assicurando profitti alle aziende dove saranno impiegati, e, conseguentemente, contribuendo allo sviluppo di un Paese diverso dal nostro.
Ed è proprio questo il punto. Lasciare che i brillanti neolaureati nelle nostre università vengano assunti all'estero, non è solo un'occasione mancata in termini di crescita del Paese, ma produce enormi perdite economiche per l'Italia. All'impoverimento culturale prodotto dal capitale umano che se ne va portandosi dietro il contributo allo sviluppo del paese, se ne aggiunge uno materiale per le casse dello Stato.
La spesa sostenuta per l'istruzione di questi giovani talenti, infatti, è di circa tremila euro a semestre, che, calcolati su corsi di cinque anni, vuol dire un investimento complessivo di circa 175 milioni che viene messo a frutto oltre le nostre frontiere.
Nel caso dei medici questo aspetto legato alla "fuga di cervelli" è particolarmente evidente. Infatti, anche per i nostri dottori, ormai, le prospettive di lavoro all'estero sono più allettanti che in Italia. Conseguentemente ai tagli e alle riduzioni al nostro servizio sanitario nazionale,infatti, i giovani medici studiano undici anni senza avere nessuna certezza di impiego della nostra sanità.
Considerando che ai costi della preparazione universitaria in medicina, si devono aggiungere quelli della specializzazione retribuita, questo vuol dire enormi costi nel nostro paese, e medici gratis per gli altri.
L'unico modo per trasformare la fuga di cervelli in una risorsa, dunque, è far si che i giovani talenti formati nelle nostre università, possano rientrare in Italia con maggiori abilità e competenze. Ma non è solo verso la riacquisizione del nostro capitale umano, che dovremmo muoverci. Rendere i nostri atenei attraenti per giovani stranieri che un giorno potranno decidere di restare qui, può essere una soluzione. In questo senso, una maggiore apertura delle nostre frontiere, sarebbe senz'altro utile.